Capitolo 3- La famiglia
Akuma
Era finalmente uscita dall’Arena in cui era stata
rinchiusa per anni ed ora si trovava all’ingresso di un campo di battaglia
probabilmente ancora più pericoloso, la villa degli Akuma. Davanti all’enorme
cancello c’erano due guardie con armature scintillanti con l’emblema della Casata
che servivano in rilievo sul petto.
Ice aveva indagato sul quella Demon Lord che le aveva offerto lavoro come sua
guardia del corpo. Quello che aveva scoperto incrementava in modo esponenziale
i dubbi che aveva su di lei; si diceva in Arena che la famiglia
Akuma fosse una delle più forti, se non quella con maggior potere tra i clan
dell'oscurità, grazie a delle capacità donate direttamente dalla divinità
dell'oscurità denominata "Oscura Signora".
Le guardie all’entrata la guardarono con aria schifata, rigonfi del loro
orgoglio di purosangue, ma la lasciarono entrare, bisbigliando qualcosa che
somigliava ad “Adesso si fa difendere dagli schiavi pur di disobbedire al
padre”.
Scuotendo la testa e stringendo l’elsa della spada, la stessa che le aveva lasciato
sul tavolo la demone, bussò al portone d’ingresso della reggia.
Non si
sentiva molto rumore provenire dall’interno della casa. Le due governanti che
le aprirono la porta la scortarono in una stanza in cima alle scale,
raccomandandosi di presentarsi alla signorina ed al signor Akuma dopo essersi
ripulita accuratamente e aver indossato la veste che le era stata regalata
dalla signorina Yami. Ice, nonostante tutti i servitori che abitavano in quella
reggia, era l'unica di sangue misto e anche quella con meno poteri. Dopo un
bagno abbastanza lungo per cancellare l’odore di sangue, sudore e di polvere,
indossò quella tunica azzurro ghiaccio e si mise la spada dietro la schiena,
dirigendosi verso il salone delle udienze, da dove proveniva tutto il poco rumore
della casa. Quando la presentarono, tutti i nobili presenti nella stanza si
girarono, coprendo le loro risate con un ventaglio davanti alle labbra o con
lisciatine di baffi. Ice si avvicinò ai due troni, dove i proprietari di casa
erano seduti, e si inchinò sussurrando il suo nome e quello che avrebbe fatto
se ne fosse stata in grado, ovvero proteggere la demone.
Yami le sorrise, rassicurante, mentre il padre la guardò con odio. La
mezzosangue aveva capito che le creature come lei non gli piacevano, era uno di
quei Demon Lord che odiava tutti i non
puri.
“Non sarà una vita facile” si disse osservando di soppiatto l’altra demone,
quando si alzò dal suo posto.
-Perdonatemi padre, accompagno la mezzosangue a
visitare il castello, dopodiché mi riposerò nelle mie stanze, sono leggermente
affaticata. Con il vostro permesso- disse inchinandosi al demone, che le fece
segno di andarsene, per poi piegarsi nuovamente verso gli invitati- signori e
signore.- Gli altri nobili si inchinarono al passaggio delle due continuando a
bisbigliare sulla nuova arrivata.
Yami camminava decisa davanti ad Ice, nel più totale silenzio. L’ex gladiatrice
notò le corna della signorina, cosa che prima non aveva fatto, forse anche a
causa dell’oscurità delle celle.
-Le avevo nascoste con un incantesimo. Sempre meglio non mostrare quanto potere
si ha, in luoghi del genere.- le disse, senza smettere di camminare, prima di
girarsi verso di lei.
-Sì, se c’è silenzio e mi concentro riesco a leggere nella mente delle
creature.- continuò sorridendole.
La guerriera arrossì, abbassando lo sguardo. Così la sua nuova padrona poteva
giocare con le menti altrui, uno dei poteri più pericolosi dei demoni
dell’oscurità.
Fissò nuovamente quelle corna nere dalla forma inusuale, si alzavano di un
poco, per poi allungarsi dietro la testa, scendendo seguendo i capelli.
-Non ne ho mai viste di questa forma, se posso permettermi di dirlo- rispose
abbassando il capo, maledicendosi per aver parlato.
-Siamo solo noi due, non essere rigida. Andiamo nelle mie stanza, lì potremo
parlare con maggiore libertà rispetto ad un semplice corridoio.- commentò
girandosi e continuando a camminare, guidando la sua guardia del corpo
attraverso corridoi, non mancando di descriverle le stanze in cui passavano.
Appena entrata nei suoi alloggi la proprietaria di
casa si stese sul letto in posizione prona, invitando l’altra ad avvicinarsi e
sedersi sul letto matrimoniale.
-Parlavamo delle corna, giusto? In effetti soltanto la nostra famiglia le ha di
questa forma, e neanche tutti i membri; io ad esempio le ho ricevute da mio
nonno, che a sua volta le ha ricevute dal suo, da quel poco che so indica la
differenza di potere.- le disse guardandola con la coda dell’occhio e spiegando
le ali.
-Effettivamente ce le ha lunghe e grosse quanto suo padre.- notò Ice, sapendo
che in base a questi particolari si riconosceva il potere di un demone.
L’altra mugolò in assenso, muovendo lentamente le ali, prima di sussurrare alla
mezzodemone di massaggiarle, sorridendo. Dopo secondi di sbigottimento ubbidì, leggermente
imbarazzata: le ali di Yami erano morbide e sembravano quasi angeliche. Iniziò
a toccarle la membrana bianca, quella nella parte superiore, cercando di non
stringere troppo forte, perché sapeva di avere delle mani ruvide e callose, per
via della sua vita da guerriera.
Dopo un po’ di gemiti, la demone mosse le ali, pregando Ice di fare con un po’
più di delicatezza se le fosse possibile; la guerriera si scusò arrossendo, e
riprovò a massaggiarla. Questa volta la padrona non si lamentò anzi, con un
sorriso sul viso, cominciò a rilassarsi con gli occhi chiusi.
-Raccontami di te. Come vivevi prima di finire in Arena?-
-Se posso permettermi, perché le interessa saperlo? Non sono nessuno di cui
valga la pena sapere.-
-Mi interessa perché sei la mia guardia del corpo. Devo conoscerti per poter
fare affidamento su di te, specialmente dato che sono perennemente a rischio di
vita.- disse senza smettere di sorridere -ora puoi lisciarmi le piume?-
L’ex gladiatrice ubbidì, andando ad accarezzarle singolarmente ogni piuma,
notando la loro consistenza, erano più dure di quello che sembravano, avrebbero
potuto trapassare una cotta di maglia se le avesse scagliate ad una velocità
abbastanza elevata.
-Mia madre è, o era, la signora di un castello in una provincia delle Lande
Ghiacciate. Un demone purosangue di classe media. Mio padre invece era lo
stalliere di palazzo. Ovviamente la relazione non era ufficiale e quando mia
madre mi diede alla luce, cacciò mio padre da palazzo e mi scaricò ai membri
della servitù.
La mia vita continuò pressoché normalmente e quando raggiunsi l’età per
impugnare una spada, rimasi con il maestro d’armi per allenarmi; quando
ricevetti la sua approvazione mi arruolai nell’esercito e mia madre mi mise a
capo di una piccola guarnigione. Un giorno eravamo in ricognizione vicino ad un
nostro villaggio e cademmo in un imboscata, i miei compagni furono uccisi
davanti ai miei occhi e io fui trasportata in questa città e venduta all’Arena,
in quanto sapevano chi fossi, forse grazie a delle spie nel palazzo. Ho vissuto
metà della mia vita a combattere per sopravvivere e tutti i lord che mi presero
con loro abusarono del mio corpo, per poi riportarmi in Arena, dato ero restia
a dar loro piacere. Questa è la mia storia.- raccontò senza smettere di lisciarle
le piume, smise soltanto quando Yami mosse le ali, prima di ritrarle.
La corvina era rimasta ad ascoltare in silenzio la
storia della sua guardia del corpo e quando ebbe finito le rimase addosso una
strana sensazione, un dolore al petto. Non le era mai capitato, forse era
quella cosa che chiamavano “compassione”. Il soffrire insieme ad un’altra
creatura era una cosa nuova per lei.
-Per quanto valga, mi dispiace per ciò che è successo. In un certo senso
abbiamo una storia simile.-
Ice stava per replicare, ma la demone non glielo concesse, mettendole un dito
davanti sulla bocca, prima di stendersi supina per guardarla meglio.
-Mio padre mi odia. Secondo un’antica credenza della mia famiglia ogni due
generazioni il primogenito deve essere un maschio, non ha ritenuto opportuno
dirmi il motivo. Quando sono nata ha ucciso mia madre, incolpandola del mio
sesso. Mia nonna me lo rivelò in punto di morte, quando avevo dieci anni e da
quel giorno ho iniziato ad odiarlo di rimando. Quell’uomo mi ha sempre tenuta rinchiusa,
facendomi fare commissioni soltanto per suo tornaconto personale, ma un giorno
mi sono resa conto di avere nel mio corpo più potere di lui e da allora gli
tengo testa, conscia che se avesse tentato di ammazzarmi avrei potuto
difendermi. Ultimamente ha insistito tanto nel trovarmi una guardia del corpo
che mi ha fatto pensare che volesse uccidermi proprio con una di quelle, anche
per questo ho deciso di andare sugli spalti in arena e cercare un essere che
non avrebbe mai potuto corrompere. La mia scelta è ricaduta su di te, data la
tua bravura con la spada e il tuo status di mezzodemone. In un certo senso ti
ho usato e di questo mi dispiace leggermente, ma non rimpiango la scelta che ho
fatto, prendendoti al mio servizio.
Mio padre probabilmente cercherà di cacciarti da palazzo, ma finché non vorrai
andartene di tua iniziativa, per una ragione valida, cercherò di ostacolarlo il
più possibile. Posso affidare la mia vita nelle tue mani, Ice Darkaga?-
La demone la fissò dritta negli occhi mentre pronunciava
le ultime frasi ed Ice ebbe l’impressione che la stesse guardando dentro,
cercando suoi dubbi o resistenze e questo la spaventò, però non distolse lo
sguardo dalla sua signora anzi lo ricambiò perdendosi in quell’oscuro viola.
-Sono grata dell’onore che mi state offrendo, mia signora. Morirei pur di
salvarvi la vita- le rispose inchinandosi
-Non essere così formale quando siamo solo noi due- le disse sorridendo,
appoggiando una mano sulla sua guancia – ti ringrazio per quello che farai da
ora in avanti.- la guerriera arrossì e la padrona continuò, ridendo –
nonostante la tua maturità diventi rossa ad una velocità inaudita!-
L’altra rimase affascinata dalla risata della più giovane, ritrovandosi a
pensare che forse, il suo alloggio in quella villa sarebbe stato più piacevole
del previsto.
Dopo qualche minuto in silenzio la corvina si alzò, spiegando nuovamente le ali
e portò la sua guardia del corpo con sé, facendole terminare il giro della
reggia.
Le mostrò le cucine, la biblioteca, dove Yami passava la maggior parte del
tempo, gli alloggi delle guardie, le sale da pranzo e le mura di cinta. Ice
rimase affascinata dalle differenze che c’erano tra il castello nelle sue terre
e quello della famiglia Akuma. Nonostante la bellezza dei cristalli di ghiaccio
che ricoprivano quello nelle Lande, gli affreschi di battaglie passate, i
rilievi sul tempio e i ritratti di ogni componente del nucleo familiare curati
nei minimi dettagli erano spettacolari, nel posto in cui avrebbe servito da
quel giorno fino alla morte. Tornarono dentro il palazzo, dopo aver visto il
campo di allenamento che le avrebbe tenute occupate l’indomani.
Quella sera, a cena, il padre della demone rimase scandalizzato e infastidito
dalla presenza al loro stesso tavolo della mezzodemone, con grande gioia della
figlia.