Capitolo 3
Il Teorema del Mezzo Bicchiere di Vino
Non
so cosa sia successo ma... Grazie, hai davvero migliorato la mia giornata.
Non
vedo l’ora di vederti oggi!
Sheldon
mostrò l’sms a Maddie e Lucy, che esultarono come delle matte e batterono il
cinque, entusiaste come non mai.
“Siamo
state bravissime!” urlò la prima, rossa in volto e sorridente al massimo.
“Direi
di sì, per quanto io non sia solito riconoscere i meriti degli altri. Avete
sbagliato carriera, comunque, direi che invece di studiare chimica le vostre
piccole menti sarebbero più adatte a lavori umili quali l’organizzare incontri
amorosi o matrimoni, ma dopotutto nessuno è bravo nelle scelte di vita, non
almeno quanto me. Potete andare, grazie, ci vediamo oggi alle quattro.
Filate a lezione” le congedò Sheldon,
con un cenno della mano.
Le
ragazze obbedirono, senza nemmeno prendersela per il non poi così velato
insulto che il fisico aveva rivolto loro, e imboccarono il corridoio a destra.
“E’
quello a sinistra, stupidine!” urlò Sheldon, e con un sospiro le vide
ridacchiare e cambiare direzione, come se nulla fosse.
“Il
futuro è nelle mani di giovani stupidi che non hanno un minimo di senso dell’orientamento.
Ecco perché devo trovare il modo di morire il più tardi possibile e riuscire a
conservare intatto il mio cervello, sì...” disse tra sè e sè, diretto verso il
dipartimento di Fisica.
Si
sentiva carico, energico, pronto a dedicarsi al massimo alla ricerca che
perseguiva da giorni ma senza successo.
Il
pensiero che Amy fosse felice grazie a lui lo faceva sentire bene come non mai
anche se non lo avrebbe mai ammesso con anima viva.
Mancavano
pochi passi al suo ufficio quando si ritrovò i suoi amici davanti, che lo
guardavano in un modo decisamente strano, tra il curioso e il dispiaciuto.
“Buongiorno,
signori” disse, per poi provare a sorpassarli, ma senza alcun successo.
“Ciao,
Sheldon. Volevamo scusarci per ieri” iniziò Leonard, torturandosi le mani visto
che scusarsi con il suo coinquilino era sempre un qualcosa di più unico che
raro, oltre che difficile visto che il fisico era in grado di dire cose
decisamente antipatiche che potevano far scomparire la voglia di scusarsi.
“Sì,
siamo stati poco... Ehm, gentili. Ma sai, vederti così preso da Amy a tal punto
da...” iniziò Raj, ma fu interrotto dalla voce del suo interlocutore.
“Ho
raggiunto il mio scopo, e ho comunque trovato delle aiutanti mediocri quanto lo
sareste state voi, quindi non m’importa delle vostre scuse” disse,
sorpassandoli con quel poco di forza che aveva – ma sufficiente per
oltrepassare tre individui molto più bassi di lui – e prendendo le chiavi del
suo ufficio.
“Lo
sai che alla fine siamo amici e dobbiamo aiutarci, quindi vogliamo tu sappia
che se hai bisogno siamo qui per te” disse a malincuore Howard, sotto lo
sguardo minaccioso di Leonard.
“Bene”
replicò Sheldon, entrando nel suo ufficio.
Gli
altri lo seguirono e lui sbuffò, lanciando loro un’occhiata minacciosa per aver
invaso il suo spazio.
“Sicuro
che non ti serva niente?” domandò Raj. “Ricorda che rimango sempre un
romanticone e ho stilato una lista di cose fighe da fare quando si è al liceo,
frutto di tutti i film americani a tema che ho guardato negli anni”.
“Io
direi che Sheldon abbia tutto ciò che gli serve” osservò stupito Leonard,
guardando la lavagna su cui c’era lo schema fatto da Maddie e Lucy. “Le... Le
hai portato una rosa e oggi la porterai ad ubriacarsi in un parcheggio?!”
chiese, stupito come non mai, leggendo cosa prevedeva il giorno uno.
“Ti
ubriacherai con Amy?” domandò Howard, scioccato.
“Ma
quanto siete sciocchi! Lei prenderà del vino se vuole, io prenderò il mio amato
succo di melograno”.
“Sheldon...
Ricordi cosa successe la prima e ultima volta che Amy si è ubriacata in un
parcheggio, vero?” osservò cautamente Leonard, ricordando la sera di circa tre
anni prima, quando Penny e Bernadette erano uscite a fare shopping senza Amy,
la quale si era ubriacata in un parcheggio dietro un negozio di liquori.
Sheldon
annuì, sospirando, mentre appoggiava la sua borsa a tracolla sulla scrivania.
“Mi
ha chiamato “coccolino” e pretendeva che la portassi in un motel, sì. Magari ce
la porterò e la farò dormire lì, se lo ripropone” disse.
“Quindi
ci hai pensato...”.
“Pensato
a cosa?”.
“Sheldon,
accidenti, dillo che hai pensato a tutte le implicazioni possibili del far bere
del vino ad Amy in un parcheggio visto che la cosa è già successa!” esclamò
Howard.
“Sei
un uomo, dopotutto!” gli ricordò cautamente Raj. “E voglio che tu sappia che
noi siamo fieri di te e...”.
“Uscite
dal mio ufficio, accidenti, mi sembrate un gruppo di comari!” intimò loro
Sheldon, a cui non andava proprio di ricordare ciò che la sua mente geniale gli
aveva suggerito quando aveva pensato alla situazione in cui stava per
cacciarsi.
“Ma
io lavoro con t...e. Ok, andrò a trovare Leonard in ufficio” sospirò Raj,
uscendo di corsa con i due amici alle calcagna. “Ve lo dico io, mi sa che
l’essere homo novus di Sheldon
consiste nell’avere il ciclo ventiquattro ore su ventiquattro” disse, deciso,
ottenendo il consenso degli altri.
“Grazie,
ragazze, ora posso cavarmela da solo” disse Sheldon circa sette ore dopo,
quando si ritrovò di nuovo davanti alla “Pasadena’s High School”.
“Grazie
a lei per averci aiutato con i compiti di chimica”esclamò entusiasta Lucy, che
adorava poter tornare a casa senza avere assurdi esercizi da svolgere invece di
uscire.
“Dovere,
non potevo sopportare la vista dei vostri stupidi errori. Ci vediamo domani con
l’operazione del secondo giorno” aggiunse, scendendo dall’auto.
“Buon
pomeriggio, Dottor Cooper!” esclamarono le due ragazze, per poi rimettere in
modo e accendere finalmente lo stereo al massimo volume, cosa che l’uomo aveva
totalmente proibito.
Sospirando
e sentendosi come Spock durante una delle sue missioni, il fisico teorico notò
la macchina della sua fidanzata e rimase fermo davanti ad essa, sentendosi un
po’nervoso.
Poteva
sempre fuggire e prendere un autobus in caso di emergenza, sì...
Ma
la sua fuga fu interrotta da Jamie, che lo vide mentre usciva.
Gli
si avvicinò con passo minaccioso, tanto che lui indietreggiò fino ad urtare
l’auto della sua ragazza.
“Di
nuovo qui, adescatore da quattro soldi?” domandò con il suo tono poco
femminile, facendo scoccare le nocche delle mani.
“Cara
signora bidella, sono qui per la mia fidanzata, di nuovo, quindi si abitui
perché mi vedrà qui spesso. E se non è una bidella ma un bidello visto che si
chiama Jamie e ha dei comportamenti molto virili le chiedo scusa, ma si sa che
nel settanta per cento dei casi il suo mestiere viene intrapreso dalle donne e
quindi la probabilità...”.
“Che
cosa hai detto....?!” urlò Jamie.
“Jamie,
cara, la tua giornata lavorativa è terminata, non vorrai mica che ti paghiamo
gli straordinari!” intervenne per la seconda volta in quel giorno Cindy, che
stava uscendo dall’edificio scolastico a sua volta.
Sorrise
a Sheldon e gli fece l’occhiolino. “Amy sta arrivando!” esclamò, per poi
prendere Jamie per il braccio e trascinarla lontano dall’uomo.
Ella
lo guardò comunque con aria minacciosa, per poi puntare due dita prima verso i
suoi occhi e poi verso l’uomo, mimando “Ti tengo d’occhio!”.
Scosso
come non mai, Sheldon a stento vide la sua fidanzata uscire dall’edificio di
corsa, con la rosa in mano, guardarsi intorno, notarlo e correndogli incontro,
raggiante come non mai.
Prima
che potesse obiettare e scansarsi, le braccia di Amy erano attorno al suo
collo, in una morsa quasi ferrea, e il suo profumo invase le sue narici insieme
a quello del fiore.
“Scusami
ma non potevo trattenermi, sono felicissima!” urlò la ragazza quando si separò.
“Come... Come ti è venuto in mente di fare una cosa del genere? Non mi
fraintendere, l’ho adorata!”.
Sheldon
scrollò le spalle.
“Quando
te ne sei andata, due giorni fa, Penny mi ha fatto vedere Mean Girls e ho capito quanto deve essere stato duro il liceo per
te, quindi ho deciso di migliorare la tua esperienza in questo liceo” disse.
Vedere
Amy quasi in lacrime per la gioia, senza parole, quasi lo mandava in tilt ma allo stesso tempo
lo spaventava, perché era abituato a vedere le persone in lacrime al suo
cospetto solo per delle offese che lui non voleva intendere come tali, bensì
come semplici osservazioni.
“Come
sei arrivato qui?”.
“Ho
i miei segreti. Ora tocca a te guidare, ti darò le indicazioni stradali senza
dirti la meta. Guiderei io ma sappiamo entrambi quanto io non sia tagliato per
una cosa simile”.
Obbediente
e ancora contenta per quel pomeriggio pieno di sorprese, Amy annuì.
“Ma...
Siamo in un parcheggio, quello del negozio di liquori in cui mi ubriacai anni
fa”osservò senza capire Amy. “Non vorrei offenderti, ma sei sicuro di non aver
sbagliato strada?” chiese, perplessa.
“Vorrei
fosse così, ma se non ricordo male – e io non ricordo mai male – tu dicesti che
era qui che venivano i ragazzi popolari e non ti invitavano mai. Beh, oggi sei
stata invitata! Alla faccia di quell’ubriacona di Cindy!” esclamò Sheldon, per
poi rabbrividire quando vide dei tipi loschi uscire dal negozio.
La
mascella di Amy avrebbe potuto toccare terra, se solo avesse potuto.
Si
voltò di scatto verso il suo fidanzato e lo guardò attentamente, provando ad
articolare una frase di senso compiuto che non lo avrebbe offeso o fatto
arrabbiare.
“Mi
stai dicendo che vuoi bere del vino con me, qui?” chiese lentamente, studiando
la sua reazione.
“L’implicazione
del verbo “volere” è totalmente errata, Amy. Io voglio vincere un premio Nobel,
ma voglio anche che tu sia felice e da quel che ho capito questa è una delle
cose che ti farebbe sentire felice” ammise Sheldon senza scomporsi.
La
ragazza avrebbe voluto molte, fin troppe, cose, ma pur di godersi quel momento
sospirò, sorrise ed annuì, avviandosi verso il negozio.
“Aspetta”
disse Sheldon.
“Sì?”.
Lui
le si avvicinò di più e la prese cautamente per mano.
“Da
quel che mi hanno detto gli adolescenti si spostano così per far vedere a tutti
che stanno insieme” rivelò.
“Veramente
lo fanno tutte le coppie, non hai mai
notato Penny e Leonard che si tengono sempre per mano quando escono?”.
“Sì,
ma io credevo che fosse dovuta alla paura di Penny di perderlo tra la folla a
causa della sua bassa statura” si giustificò il fisico, innocentemente.
Amy
rise di gusto, scuotendo il capo, per poi trascinarlo nel negozio, sentendosi
leggera come un palloncino.
“Perché
non assaggi nemmeno un sorso? Non ti danneggerà, davvero, e lavorerai tra più
di sedici ore” mormorò Amy, prendendo uno dei bicchieri di plastica che avevano
acquistato insieme alla bottiglia di vino e a quella di succo.
“Amy,
non insistere! Lo sai che il mio codice morale prevede l’assenza di alcool nel
mio corpo e ho fatto un’eccezione solo quando non sapevo di cosa occuparmi dal
punto di vista scientifico”.
“Lo
so ma... Non voglio bere del vino da sola, a questo punto preferisco prendere
un po’ del tuo succo” si lamentò Amy, mentre si sedeva sul marciapiede.
Guardò
Sheldon che la guardava come se stesse facendo chissà quale atto riplorevole e
lo fissò con aria interrogativa.
“Io...
Io non mi siederò lì, non starò a contatto con germi e...”.
“Dimenticavo
la tua germofobia” sbuffò, alzandosi di nuovo e dirigendosi verso la sua
macchina.
“Che
fai?”.
“Sheldon,
se dobbiamo stare qui e devo fare tutto
da sola, tanto vale che torniamo a casa, tanto ho già fatto tutto questo da
sola in passato, non ho bisogno di un deja-vu” esclamò Amy, aprendo la portiera
dell’auto ed entrando con uno scatto.
Scioccato
dall’evoluzione degli eventi, Sheldon entrò a sua volta nell’auto, senza sapere
cosa dire o fare: sedersi sul marciapiede era fuori questione, ma il piano non
prevedeva far arrabbiare Amy.
“E’
ovvio che tutto questo non sia opera tua, chi ti ha aiutato, Penny? Senti, non
voglio la tua carità, che tu faccia questa cosa perché devi, e...”.
“Io
voglio sul serio darti una mano a vivere il liceo che avresti voluto, Amy! E’
solo che... Non conosco il lato sociale delle superiori e sono in difficoltà,
scusami. Potremmo rimanere in macchina, dopotutto siamo in un parcheggio
comunque” propose il fisico teorico, sforzandosi di risultare cordiale.
Si
sforzò di sorridere, e Amy comprese l’impegno che ci stava mettendo, tanto che
alla fine ricambiò il sorriso e annuì, prendendo la bottiglia di vino.
“Solo
che devi bere anche solo un goccio con me” chiese cautamente.
Sheldon
alzò gli occhi al cielo, poi, alla fine, annuì, e si sentì stranamente sollevato
quando vide la sua ragazza tutta entusiasta mentre gli versava un po’ della
bevanda nel bicchiere.
“Si
chiamano Maddie e Lucy. Le ragazze che mi stanno aiutando” spiegò poi, mentre
Amy glielo porgeva. “Si erano perse all’università e le ho aiutate in cambio di
aiuto. Mi dispiace ma non sapevo come fare, i ragazzi si sono rifiutati e Penny
ha detto che dovevo vedermela da solo... Solo che volevo farlo, davvero, e
spero che valga lo stesso. Sei intelligente, Amy, e avrai capito subito che non
era farina del mio sacco” ammise, prendendo l’oggetto e facendo spallucce.
“L’avevo
capito ma sono felice perché... Beh, perché stai facendo una cosa che
normalmente non avresti mai fatto. E la stai facendo per me! E’ un po’ come il
quarterback che chiede ad una di stare ufficialmente con lui mentre ha fatto il
finto tonto con tutte le altre” dichiarò Amy, voltandosi verso di lui.
Ignorando
cosa fare – i momenti rivelatori erano sempre i più difficili da vivere per lui
– Sheldon guardò il bicchiere e ne vuotò il contenuto, per poi storcere il
naso, infastidito.
“Vino,
succo d’uva che brucia” sentenziò.
Nel
momento in cui vide Amy sorridere timidamente, la sua memoria eidetica gli fece
notare la situazione precedente in cui aveva detto esattamente quelle stesse
parole, e il solo ricordarlo gli rese la gola secca.
“Solo
che hai già bevuto, speravo in almeno un brindisi!” mormorò Amy.
“Goccio
più, goccio meno, spero non faccia una grande differenza” sospirò Sheldon,
prendendo la bottiglia e versandone un altro po’ nel suo bicchiere.
Felice,
la ragazza avvicinò il suo bicchiere al suo e disse: “Cin cin!”.
“Lo
sai da dove deriva la parola brindisi?”.
“Lo
so ma non mi scoccerò mai di sentirlo da te”.
“Brindisi
significa... Oh, questo succo d’uva brucia davvero!” esclamò Sheldon, che
stranamente aveva bevuto di nuovo quel poco di vino contenuto del bicchiere.
“Mi ricorda quella sera sul treno”.
Amy
bevve il primo bicchiere e scrollò le spalle.
“Tu
pensi sempre ai treni” constatò,
versandosi altro vino.
“No,
cioè, sì” mormorò Sheldon, prendendo a sua volta la bottiglia e versandosene
ancora un altro po’. “Ma volevo dire che il vino mi fa ricordare... La nostra
breve discussione e il bacio. E’da quella sera che ci baciamo dopo ogni
appuntamento. Ricordo il sapore delle tue labbra, sapevano di brownies.
Guardando la dinamica dei baci tra i miei amici e le loro ragazze ho sempre
pensato che quello scambio di saliva fosse disgustoso ma da quella sera ho
capito cosa ci fosse di speciale. Mi è piaciuto tanto. Scusami, l’implicazione
dell’imperfetto potrebbe farti capire che ciò si riferisce ad un’abitudine del
passato, quando invece sarebbe corretto usare il presente” rivelò, per poi
svuotare di nuovo il bicchiere.
Muta
e sbalordita, Amy non sapeva cosa fare.
Adorava
sentire quelle parole, ma temeva che fosse tutta colpa del vino e lei voleva
che Sheldon le dicesse cose belle da sobrio, non solo da ubriaco, ragion per
cui, a malincuore, gli tolse la bottiglia di mano.
“E’
il vino che parla, quindi sarà meglio finirla qui” disse.
“Sono
sobrio! Voglio dire, sì, sento un lieve rossore alle guance e sento l’alcool
scorrermi nel corpo ma... Per il resto sono me stesso. Avrò bevuto a stento
mezzo bicchiere. Cosa dicevo, comunque?”.
“Che...
Ti piace baciarmi” ammise Amy.
Guardò
il suo fidanzato e notò che non era ubriaco, no – aveva bevuto meno di un
bicchiere intero, alla fine – solo che il vino sembrava averlo reso senza
filtri e più audace.
“Sì.
Ehi, io ho una memoria eidetica, come è possibile che non lo ricordassi...?”.
Amy
scrollò le spalle. “Sono felice di saperlo. Anche a me piace baciarti. Tanto.
L’ho sognato per anni e...”.
Le
parole le morirono in gola, perché Sheldon era davvero, davvero, troppo vicino
al suo volto.
Si
ripeteva che aveva bevuto pochissimo, che non era ubriaco, che era solo un po’
su di giri, e tutte alla fine hanno pomiciato con il proprio ragazzo su di
giri.
“Di
solito non mi baci mai prima della fine dell’appuntamento” disse, dandosi della
stupida. Perché parlava invece di godersi il momento?
“Perché
sono convinto che quello sia il protocollo sociale, in realtà lo farei anche
prima”.
“Puoi
farlo prima, quando vuoi. Davvero”.
“Davvero?
Ma secondo il contratto tra fidanzati...”.
“Il
contratto non prevede visite a parcheggi e negozi di liquori, rose rosse e
sorprese, eppure siamo qui. Puoi fare tutto ciò che vuoi...”.
Fu
una lenta tortura sentire il respiro di Sheldon sempre più vicino, i loro nasi
sfiorarsi, la mano di lui cingerle un fianco...
Quando
la baciò, Amy comprese che se fosse stata alzata le sarebbe mancata la terra
sotto i piedi, ma non le sarebbe dispiaciuto affatto.
Qualche
istante dopo, la distanza tra i due posti dell’auto iniziò ad essere scomoda, e
lei provò ad avvicinarsi a Sheldon senza fare rumore, ma mai si sarebbe
aspettata di sentirlo stringerla a sè a tal punto di farla spostare goffamente su
di lui.
Il
cuore di Amy batteva a mille, e constatò che ciò valeva anche per Sheldon
quando appoggiò la mano sul suo petto.
“She-Sheldon...”
sospirò tremante, contro le sue labbra, così incredula di trovarsi su di lui,
di aver ricevuto un bacio così diverso da quelli brevi e automatici a cui era
abituata.
Aveva
gli occhi chiusi, perché aveva paura che stesse sognando, e non voleva che
tutto ciò avesse fine.
“Amy...
Per favore, non chiedermi di andare in quel motel come l’altra volta” sospirò
Sheldon senza guardarla negli occhi, quando smise di baciarla, con il capo
appoggiato alla sua spalla.
“Non
lo farei mai, lo sai! Ero ubriaca, mentre ora...”.
“Ho
paura perché una parte di me ti direbbe di sì” confessò il fisico teorico,
ancora senza guardarla negli occhi, ma stringendola a sè per i fianchi.
Con
gli occhi quasi fuori dalle orbite, Amy sgranò la bocca e sì sentì tremare, ora
più sicura che mai di star sognando.
Lentamente,
fece in modo di trovarsi faccia a faccia con lui, ancora seduta sulle sue
gambe, e lo guardò.
“Sei
ubriaco...”.
“Non
sono ubriaco! Amy, ho paura, mi sono sentito come se le rigide regole che
osservo ogni giorno non esistessero più e... Non mi importava! Possibile?”.
“E’
possibile. Mi sono sentita così poco dopo averti conosciuto, in realtà, e da
allora sono più felice che mai” rivelò la ragazza, per poi accarezzargli una
guancia e tornare a sedersi cautamente al suo posto, seppur a malincuore,
incredula e scossa come non mai.
Ho pomiciato con Sheldon
in auto, in un modo decisamente spinto tanto che mi sono trovata seduta su di
lui, gli ho toccato il petto, e lui mi ha chiesto di non chiedergli di andare
in un motel perché una parte di lui gli avrebbe fatto dire di si. Sto sognando?
Rimase
così, senza fiato, per chissà quanto tempo, e quando si voltò notò che Sheldon
si era addormentato con un’espressione decisamente pacifica dipinta in faccia,
tanto da farlo sembrare un angioletto.
Non
era ubriaco ma comunque il vino aveva sortito un effetto su di lui visto che
non era abituato.
Forse
era meglio così, non avrebbe obiettato sul fatto che non potesse guidare visto
che aveva bevuto un po’ di alcool, pensò, ma non riuscii a non sorridere
ripensando alla sua confessione.
Le
bastava sapere che una parte di lui avrebbe voluto avere una relazione fisica
con lei, e sapeva che un giorno lui, sobrio come non mai, si sarebbe deciso a
donarle il suo amore senza problemi.
Era
felice, quella giornata sul serio l’aveva aiutata a recuperare tutti gli
arretrati del liceo.
Poi,
prima che rimettesse l’auto in moto, le vibrò il cellulare.
Domani
iniziamo i preparativi per il ballo di primavera!
Ti va da fare da chaperon?
Puoi portare il tuo dolcissimo fidanzato, se vuoi!
Era
Cindy, ovviamente.
Poi
però pensò che a causa sua, in un certo senso, aveva vissuto una giornata
magnifica...
Che
fosse la loro fata madrina?
Non
poteva saperlo, ma lei sul serio iniziava a sentirsi una Cenerentola,
ovviamente una Cenerentola intelligente, con un dottorato, con un principe
malato per l’igiene che aveva assunto due topoline che studiavano chimica pur
di farla felice.
Sarebbe
andato tutto bene, pensò.
Ne
era così convinta che non riuscì a trattenersi e prese il telefono.
Non
potete capire!
Io
e Sheldon abbiamo appena pomiciato in auto, in un parcheggio,mentre ci
baciavamo sono finita sulle sue gambe e lui mi ha chiesto di non chiedergli di
andare in un motel perché una parte di lui avrebbe voluto!
E
gli ho toccato il petto!
Inviò
il messaggio, raggiante, e subito dopo il suo telefono vibrò.
Era
di sicuro Penny, pensò.
Non
mi devi dire cazzate!
Era
Raj.
E
con orrore scoprì che per l’euforia non aveva notato di aver mandato il
messaggio nel gruppo che condivideva con le ragazze, ma in quello in cui
c’erano tutti e sette.
*°**
Alloooraa...
Le cose iniziano a farsi calienti, eh?xD
Scherzo,
sono molto preoccupata per l’ultima parte perché temo di aver sfiorato l’OOC,
ma la mia mano ha scritto da sola senza il mio consenso... Vale come
giustificazione?
Idiozie
a parte, mi sono azzardata ad inserire la scena in auto sulla base degli ultimi
sviluppi dell’8 stagione: dopo il bacio, l’attacco di panico appena ha visto
Amy vestita per il ballo, il “Ti amo”, la volontà di prendere una tartaruga con
lei e l’averla invitata su Marte, direi che è palese che ormai manca solo una
piccola spinta per far in modo che Sheldon realizzi che non gli dispiacerebbe
affatto andare oltre.. E in questo caso, un po’ di vino ha aiutato la
situazione.
Ci
tengo a precisare che Sheldon ha bevuto pochissimo, meno di mezzo bicchiere in
totale, e non è ubriaco come quando bevve due long island interi, quindi era
solo un po’ “vivace” del solito.
Che
dire, sono curiosa di conoscere il vostro parere!
Grazie
a chi legge, segue e ha recensito la storia!
Bacioni,
milly.