Un
passo indietro
Ancora
incosciente e in balìa del veleno, Ariel si perse nei ricordi della sua
infanzia. Ripensò al suo villaggio, alla vita tranquilla e spensierata che
aveva condotto, divisa tra gli incontri in piazza con il Maestro e le sfide con
gli amici; era stato proprio in occasione di una di quelle competizioni che i
suoi poteri erano emersi. Aveva avuto solo sei anni, eppure, nonostante il suo
fisico minuto, non si era mai tirata indietro di fronte ai pericoli. Quella
volta Tundur, un ragazzino corpulento di undici anni, aveva coinvolto il suo
gruppetto di giovani avventurieri nella ricerca di un orso. Il piano era stato
di avviarsi nel primo pomeriggio nel boschetto ai confini del villaggio e di
appostarsi sulle vecchie querce vicine al fiume, così da catturarlo mentre si
abbeverava.
Avevano
percorso il sentiero con noncuranza, fischiettando qualche motivetto o
prendendosi scherzosamente in giro. Come sempre, Ariel era stata la più
bersagliata: tutti l’avevano sempre canzonata per la sua indole ribelle e il
suo atteggiamento da maschiaccio e lei tutte le volte aveva messo in dubbio la
loro virilità, dato che venivano sconfitti da una mocciosa. Erano stati
talmente presi dalle loro chiacchiere da non essersi accorti di essere
osservati: un lupo infatti li aveva seguiti pazientemente, in attesa del
momento opportuno per colpire.
L’opportunità
si era presentata quando Brodht si era allontanato dal gruppo per raccogliere
un fungo, diventando così un bersaglio facile: senza esitare, la bestia si era
avvicinata con un ringhio sommesso e si era avventata su di lui con un balzo.
Sentendo le grida terrorizzate dell’amico, i ragazzi si erano precipitati ad
aiutarlo, ma non avevano previsto l’arrivo dell’intero branco. Ariel aveva
scagliato qualche sasso raccolto tra i fili d’erba, però il predatore era stato
più rapido e l’era saltato al collo: era stato proprio in quell’istante che la
magia dentro di lei era esplosa come una tempesta talmente potente da spazzare
via tutte le belve e farle sbattere violentemente contro gli alberi.
Ancora
sgomenti, Tundur e gli altri avevano deciso di tornare a casa per rimettersi in
sesto, tuttavia nessuno aveva avuto il coraggio di proferire parola durante il
cammino. La strega era stata terrorizzata dalle reazioni degli abitanti, gente
semplice che non aveva mai avuto contatti con la stregoneria: l’avrebbero
uccisa?
Il
terrore era divenuto tale da spingerla nuovamente in quel boschetto, decisa a
catturare l’orso per dimostrare l’utilità delle sue doti. Trovare il bersaglio
era stato semplice, il problema era la sua inesperienza nell’uso della magia:
come avrebbe fatto a usarla? Aveva optato per provocare la bestia con un sasso
e lasciarsi attaccare per scatenare i suoi poteri, ma tutto ciò che aveva
ottenuto era stato un colpo violento sul viso, perdendo conoscenza.
Si era svegliata qualche ora dopo nella dimora dell’anziana Mitrel, la quale l’aveva rimproverata bruscamente, ammonendola sull’uso sconsiderato della magia e offrendosi di insegnarle a padroneggiare le sue abilità: quello era stato l’inizio della fine del villaggio culminata con l’agonia di una moribonda Ariel, la cui ora sembrava giunta.
Spazio di Chloe:
I’m back, people! *passa un cespuglio
secco*
Ammetto di aver temporeggiato
parecchio, più che altro perché questo sarebbe un vero e proprio capitolo a
parte: il turno in questione richiedeva una storia di 500 parole che mettesse
in mostra le abilità di Ariel, cosa un po’ complessa data la fine dello scorso
capitolo... Spero di essere riuscita nell’intento senza tediarvi troppo... Ringrazio
tutti coloro che seguono le avventure della mia piccola strega: se avete
suggerimenti, critiche o verdura andata a male da lanciare, vi aspetto a braccia
aperte! ;)
Baci!