Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: didi_95    30/03/2015    5 recensioni
Dal testo: "La sua voce...non credevo che l'avrei sentita di nuovo; non qui, non adesso.
Eppure è lei: unica, testarda e dolcissima..è lei il mio personale richiamo alla vita."
Questa storia parla di amore, coraggio e grandi azioni; ma anche dei piccoli passi avanti fatti giorno per giorno nella grande palestra della vita, dove ogni errore serve a migliorarsi.
Jari, il padre di Fili, ripercorrerà i momenti salienti della sua vita, fino al momento per lui più importante: l'incontro con Dìs, la madre dei suoi figli.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Dìs, Dwalin, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Hannarr e Dyra





< Jari! Voglio sapere dove stai andando con quella spada! E questa volta non accetterò scuse, voglio saperlo ADESSO! >
Mi volto verso mio padre, cercando di divincolarmi dalla sua solida stretta sul mio braccio, ma senza risultati.
Gli allenamenti con Frerin vanno avanti da qualche mese; sono sempre riuscito a sgattaiolare via di nascosto, senza che i miei genitori sapessero dove mi dirigevo..ma i segreti non restano mai segreti a lungo; questa volta dovrò dire la verità.
< Lasciami il braccio papà.. > gli dico lentamente, la voce ridotta a un sussurro.
< Solo se mi dirai dove te ne vai quasi tutti i giorni con una spada in mano! > replica lui, la voce incrinata dalla rabbia.
< Hannarr... > mia madre appare sullo stipite della porta, lo sguardo triste di chi sa di non poter evitare qualcosa di brutto.
< Non adesso Dyra...non è il momento! > la zittisce lui con un gesto della mano.
Senza badare alle sue parole, mia madre si avvicina a noi e si appoggia alle spalle di suo marito, come per sostenerlo.
Sentendo la presenza della moglie, gli occhi di mio padre si addolciscono leggermente e la presa sul mio braccio si allenta progressivamente, fino a che non mi ritrovo libero.
< Su tesoro...dicci dove stavi andando. > sussurra lei con dolcezza.
Sono sicuro che lei sia a conoscenza di tutto, mia madre mi ha sempre capito più di mio padre; lei sa quali desideri si agitano dentro la mia anima, sa cosa vorrei diventare, ma ne ha anche molta paura.
Molto spesso i guerrieri non tornano a casa e lei lo sa bene..perché mio nonno era un grande guerriero, ma non ho avuto mai la possibiltà di conoscerlo.
< Io..andavo ad allenarmi con la spada. >
Gli occhi di mio padre si dilatano, in quelli di mia madre invece vedo solo consapevolezza. 
Non riesco a sostenere i loro sguardi, dentro di me sento diffondersi il senso di colpa..forse non avrei dovuto disobbedire.
Tuttavia, dopo qualche attimo, ripenso alle sensazioni che provo quando combatto, ripenso a quanto la mia vita sia diversa da quel giorno al mercato e la vergogna svanisce per essere subito sostituita dalla rabbia.
< Tu...ad allenarti con la spada? E con chi, se posso chiederlo? > riprende mio padre.
Potrei mentire...potrei dire che mi alleno da solo..ma, ora che sono qui, tanto vale dire la verità: < Con uno dei principi..Frerin. >
Mia madre si porta una mano alla bocca, trattenendo un'esclamazione di sorpresa.
< Non è vero...ti prego figliolo, dimmi che non è vero. >
< Invece sì..è questa la mia vita, papà. > dico, cercando di ignorare il suono disperato della sua voce.
< Vita? VITA? Cosa ne sai tu di vita? Ti credi forse un nano adulto? Sai almeno che cosa significa fare il guerriero, morire in battaglia? Fare soffrire le persone che ti amano partendo e non tornando mai più? Perché è questo che accade a chi diventa guerriero per desiderio di gloria e puro egoismo! Eh no Dyra! Questa volta dirò quello che penso! - continua con voce alterata allontanandosi da mia madre che ha cercato di fermarlo - Non so come tu abbia fatto ad avvicinare uno dei principi e non mi interessa nemmeno, da oggi in poi non voglio che tu lo incontri più! Starai con me nelle fucine e diventerai fabbro a tutti gli effetti, perché questo è quello che sei destinato a diventare! Non hai scelta, come non l'ho avuta io. Sei un umile fabbro ed è inutile giocare a fare il guerriero con chi ti usa per fare allenamento, io non lo permetterò! >

Ognuna di queste parole uccide una parte di me, esse penetrano a fondo e mi infilzano, come tanti pugnali.
Adesso capisco che cos'è a farmi così male..ho sempre desiderato essere compreso da mio padre, ho sempre voluto sentirmi dire: "puoi farcela.."

Invece, l'unica cosa che Hannarr ha saputo darmi è stato un percorso obbligato, un vicolo cieco che finisce nel buio rossastro delle fucine, dove la schiena diventa curva, i polmoni deboli e gli occhi dolorosamente sensibili alla luce del giorno.
Non voglio questo e lui non è mai riuscito a capire perché.
Non riesco ad impedire ad alcune lacrime di scorrermi sulle guance, ma farò sì che siano solo simbolo del mio dolore, non della mia sconfitta.
Comincio a parlare lentamente, anche se la mia voce si fa sempre più forte via via che proseguo.
< Non sono più un nanetto e tu non puoi decidere per me, non più. Non ti è mai importato di ciò che voglio IO, quindi adesso permettimi di infischiarmene di quello che vuoi tu. Che tu ci creda o no, Frerin è mio amico e si allena con me perché, al di là del rango, mi ritiene un suo pari; perché entrambi diventeremo guerrieri, ed un nano che combatte non è nulla senza il nano che combatte al suo fianco.
Ma tu questo non puoi capirlo..che ne sai di fratellanza?
Che ne sai di comprensione, tu che non hai nemmeno saputo capire tuo figlio?
Che tu lo voglia o no, io intraprenderò una strada che mi fa sentire vivo..non diventerò MAI come te, non morirò al buio tossendo e forgiando spade con cui altri possano essere valorosi! Io la mia spada la impugnerò saldamente e senza paura, perché sono orgoglioso di essere un nano di Erebor! >
< JARI!! >
La voce alterata di mia madre fa crollare in un secondo il muro di rabbia che stavo costruendo e, per un attimo, mi rendo conto di ciò che ho detto.
Le mie parole sono state irrispettose e amare, ma ormai le ho dette e non posso tornare sui miei passi.
La mia mano stringe ancora convulsamente l'elsa della spada.
< Chiedi scusa a tuo padre.. >
Queste parole riaccendono in parte la mia rabbia ed in più mi sento tradito.. lei sapeva, lei mi capiva...come può adesso mettersi dalla sua parte?
Dentro di me un uragano di sentimenti contrastanti: vorrei che non fosse successo nulla, vorrei non aver ascoltato le parole di mio padre, vorrei non avere pronunciato le mie, ma soprattutto vorrei essere compreso...
Così, comincio a mormorare: < No.. >
< Dammi quella spada su.. > mi ignora Hannarr tendendo la mano.
Ancora osa ignorarmi...dopo tutto quello che è successo.
< NO!!! > urlo sollevando la spada davanti a me e puntandola verso di lui.
I miei genitori fanno un balzo indietro spaventati.
Cosa ho fatto?
Corro via senza nemmeno guardarli..non posso, posso solo fuggire lontano da qui.
< Jari!! >
La voce di mio padre, senza più alcuna traccia di rabbia, raggiunge le mie orecchie, ma poi si affievolisce..sono già lontano, tuttavia mi volto un attimo e lì vedo là, davanti alla porta di casa nostra, abbracciati; e l'unica cosa che penso mentre continuo a correre, è che, nonostante tutto, vorrei fare parte di quell'abbraccio.

I miei ricordi continuano inesorabili a mescolarsi con il mio presente...
Mia Dìs...forse mio padre aveva ragione, forse avrei dovuto accontentarmi di fare il fabbro e, a quest'ora saresti davanti a me con lo splendente sorriso che ti caratterizza, a rimproverarmi di non essermi pulito dalla fuliggine prima di sedermi a tavola oppure ad intrecciarmi i capelli come solo tu sai fare.
Ma forse non avrei nemmeno potuto conoscerti e senza di te nulla avrebbe avuto senso.
Tuttavia quel giorno corsi per i corridoi di Erebor, corsi con una spada in mano per dimenticare un brutta lite, forse con la stessa intensità con cui sto correndo adesso per salvarmi la vita, ma all'epoca, per quanto mi sentissi grande, ero solo un giovane nano. 
Non ho mai saputo se credere nel destino, mi piace pensare che il destino siamo noi a crearlo.
Ma ora che sto guardando indietro, tanti piccoli particolari si incastrano insieme e mi portano a credere che forse tutto quello che è successo era stato scritto.
Se infatti non avessi cominciato ad allenarmi, se quella mattina estiva non avessi cercato di uscire di nascosto con una spada, se non avessi litigato con i miei genitori....ebbene, sarei morto con loro.
Perché l'ultima immagine che ho di Hannarr e Dyra è proprio quella sfocata dalle mie lacrime e dalla lontananza che li ritrae abbracciati sulla porta di casa, appena delusi dal proprio figlio.

< Aspetta! >
La voce tesa di Frerin mi riscuote e mi affretto a cancellare dai miei occhi l'immagine dei miei genitori.
Il nano moro si ferma all'improvviso dietro una roccia, osservando l'enorme e buia entrata di Moria dalla quale escono miriadi di orchi.
Il mio cuore perde un colpo..sono tantissimi, troppi per noi.
< Dove sono Thorin e Dwalin? > chiedo, cercando di riprendere fiato.
Frerin si volta verso di me, l'orrore negli occhi scuri, per un momento sembra non dare un senso alle mie parole, ma poi si passa una mano sul volto, asciugandosi il sangue che esce copioso dal taglio al sopracciglio, e mi guarda..come se lo facesse per la prima volta.
< Non so dove siano ora...li ho lasciati qui, vicino all'entrata, a proteggere il Re.
C'era Balin con loro e anche Thrain, ma poi, l'orco che mi ha fatto questo - dice, sfiorandosi la guancia sfregiata - mi ha trascinato lontano, come se volesse dividerci.
Ma per fortuna così ti ho trovato...Thorin era preoccupato, chi la sente Dìs se torniamo senza di te?  >
Un sorriso, più vicino ad una smorfia, gli si dipinge sul volto sporco di polvere e sangue. E' preoccupato per il fratello, glielo leggo negli occhi.
< Vedrai che staranno bene.. > continua senza troppa convinzione nella voce, ricominciando ad osservare l'entrata al di là della roccia.
< Se anche fosse? Siamo inferiori di numero, non vinceremo mai contro di loro. >
Dico appoggiando pesantemente la schiena ferita alla roccia.
Frerin si volta verso di me, ignorando le mie parole...solo perché sa che ho ragione, tutto qui.
 Il suo sguardo si posa sul mio bendaggio di fortuna, del tutto inzuppato di sangue.
< Forza, andiamo a cercarli. Non voglio nascondermi qui dietro come un coniglio. >
Prorompo, tirandomi su e cercando di ignorare il capogiro che mi coglie non appena in piedi.
Frerin mi mette una mano sulla spalla e mi guarda con lo stesso sguardo che aveva quel giorno lontano, quando l'esilio della casa di Durin ancora non era cominciato.
< Adesso mi fai vedere quella ferita, non ho voglia di vederti crollare davanti al primo orco che ci viene incontro. E poi, come ti ho detto molto tempo fa, per combattere non serve solo il coraggio, ma anche un po' di cervello. Fermarsi un attimo a valutare la situazione non è codardia, ma solo prudenza. >
Annuisco sorridendo e cominciando a sciogliere il nodo della benda.
< Sei sempre stato bravo con le parole..Ahi! > gemo, mentre il ruvido tessuto dello stendardo si stacca a fatica dalla mia pelle, mettendo a nudo la ferita.
Frerin inarca le sopracciglia e comincia a tastare il foro lasciato dalla freccia; le mie mani si contraggono, artigliando la roccia.
< Te la sei tolta da solo vero? > mi chiede il nano, con voce critica.
< Scusa ma non avevo molte altre possibilità in quel momento.. > replico con un tono che, in una situazione normale, sarebbe sarcastico, ma adesso suona solo sofferente.
Anche Frerin, come me, ha sempre avuto due nature: quella di guerriero e quella di guaritore. Tuttavia, mentre io non ho mai saputo scegliere tra il fabbro ed il guerriero, appare subito chiaro cosa Frerin ama fare, la sua passione è far stare meglio gli altri e non ama molto combattere, anche se è davvero abilissimo con la spada.
< Hai ragione.. ma hai reso la ferita più dolorosa di quanto poteva essere.. > mormora con voce concentrata.
< Adesso ci butto sopra un po' di questo, così almeno non si infetterà. - continua mostrandomi una piccola fiaschetta - Raccontami qualcosa per distrarti, farà male. >
< Mi stavo arrendendo prima, Frerin...ma la voce di tua sorella mi ha convinto ad alzarmi.. > Mi interrompo per mordermi le labbra e non urlare quando il liquido alcolico penetra nella mia carne, bruciandomi dall'interno.
Alcune lacrime mi spuntano ai lati degli occhi ed il respiro mi diventa affannoso, avevo dimenticato quanto fosse atroce la sensazione dell'alcol su di una ferita.
Senza staccare gli occhi dalla mia schiena, Frerin mormora:
< Già...Dìs è sempre stata molto convincente, è nella sua natura. Tuttavia volevo ringraziarti Jari.. Mi sono reso conto di non averlo mai fatto. >
Mi volto, reprimendo un gemito.
< Per cosa? >
< Per averla riportata alla vita...dopo quel giorno non era più lei, è tornata solo grazie a te. E adesso sta' fermo mentre ti rimetto questa specie di benda...Mahal solo sa quanto sudicio ci sia qui dentro! Oh! - esclama il nano riconoscendo i colori sbiaditi sul pezzo di stoffa -  Thorin si arrabbierà molto quando saprà che hai strappato il suo stendardo..era il suo preferito. >
Le parole scherzose di Frerin e anche il bruciore sordo alla schiena mi arrivano attutiti, come se facessero parte di un altro mondo.
Quel giorno...ecco un altro ricordo non proprio felice che si somma agli altri, ricollegandosi perfettamente alla morte dei miei genitori, perché Hannarr e Dyra morirono quel giorno insieme a molti altri nani...il giorno in cui Smaug decise di prendersi Erebor.
 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: didi_95