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Autore: Artemisia_Amore    31/03/2015    2 recensioni
La trama di questa storia si svolge su due piani temporali.
{I fili del presente si intrecciano continuamente con il passato dove è ambientata la maggior parte della narrazione.}
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Break riapre gli occhi dopo una sanguinosa battaglia. Ha da tempo perso l’uso della vista, e il suo cuore stanco vortica inesorabilmente intorno a quel ricordo che lo ha a lungo perseguitato. Nel frattempo, Reim ripercorre i passi che lo hanno portato alla scoperta di un sentimento inconfessabile, mentre Sharon rivive il giorno in cui cessò per sempre di essere una bambina.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Reim Lunettes, Sharon Ransworth, Xerxes Break
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Precipitando
 

Un’istantanea offuscata del soffitto avorio della mia stanza, e, un momento dopo, intorno a me è il buio. Il buio e il caos, mentre premo ancora più forte il polso sopra i miei occhi, mentre i denti affondano nelle labbra, mentre il cuore rimbomba nelle orecchie e la voglia di gridare squarcia il mio torace.

Ho paura.

Ho paura e non capisco.

Perché sto piangendo?

“Mi ha stretta forte e le sue labbra… Oh, sono salate, sai?

Calmati. Fai un respiro profondo, rilassati. Ciò che sta accadendo è una reazione naturale alla tensione. E’ pura e semplice adrenalina: il cuore che aumenta i battiti, il sangue bollente che scorre, le pupille che si dilatano, il corpo che si prepara a scappare o combattere. Il Duca sarebbe potuto tornare in ogni istante. Chiunque sarebbe potuto entrare in quella camera. Scarica l’agitazione, siediti, bevi un bicchiere d’acqua, respira.

Respiro.

“Mi ha stretta così…”

Sento d’un tratto i polmoni fallire il semplice compito di soffiare l’aria. Sento il cuore staccarsi dalle arterie che lo incatenano e rimbalzare, scalmanato e irragionevole, contro ogni angolo del mio petto. Fa male. Fa così disperatamente male.

“Hai baciato molte donne, Reim-san?” 

Premo il palmo contro la bocca, soffoco un gemito di sordo dolore. I miei occhi si stanno ammutinando, le lacrime scorrono senza che possa evitarlo. Perché… questa domanda, Sharon? Perché… proprio lui?

Mi lascio ricadere sul materasso duro del mio letto. Dopo tutti questi anni, non sono ancora riuscito ad abituarmi al fastidioso scricchiolio del legno. Premo i polpastrelli sugli zigomi, costringo le lacrime a inondare le mie dita anziché le guance. Poi, finalmente, apro gli occhi. Finalmente sospiro.

Perché?

Perché fa così male?

Sfioro il velluto verde scuro della mia veste là dove il tuo corpo si è premuto al mio. Risalgo lungo il torace, premo la punta gelida delle dita sulla gola, scivolo verso l’orecchio. Ho sentito il tuo respiro caldo proprio qui, così inaspettato, così intimo. Per un istante ho rischiato di perdere lucidità. Ho rischiato di compiere gesti imperdonabili. Ho rischiato di rovinare tutto.

Sospiro ancora, e una voce dietro i miei occhi si lamenta. Vorrei non essere me. Vorrei non essere un tale vigliacco. Vorrei aver avuto il coraggio di stringerti, di premerti contro il mio petto, di essere selvaggio, di respirarti, di scoprire la natura di questo sentimento che mi rende irrequieto, che mi inonda lo spirito e il corpo di pensieri confusi e crudeli che facilmente potrebbero spingermi persino a tradire gli amici pur di dissetarmi.

Perché vi vedo ancora insieme? Perché, se chiudo gli occhi, le vostre bocche si divorano l’un l’altra, si chiamano, si uniscono ancora? Siete ovunque, ovunque guardi: tra le mie dita, sul palmo della mano, sui miei polsi, sul soffitto, su ogni parete. Siete un incubo che mi rincorre, una prigione da cui non potrò mai scappare. Uscite dalla mia testa. 

No!

No, vi prego, non fatelo!

Non andatevene, stavo… Non ero in me, ho parlato senza pensare.

Bravo, Reim, così. Chiudi gli occhi e sorridi. Sorridi nonostante le lacrime che hanno ripreso a scorrere brucino la pelle. Sorridi e ignora il calore insopportabile che si sprigiona dai punti in cui il suo corpo ha incontrato il tuo. Dimentica queste sensazioni. Non chiederti altro, non indagare la loro natura. Dimentica e basta.

Mi rannicchio come un bambino mentre combatto contro me stesso, mentre trattengo i pensieri e…

Inevitabilmente…

Fallisco.

Un ricordo improvviso sta avanzando dentro il mio cuore. Lo sento. E’ dolce e terribile, spaventoso. Si fa strada con le unghie e con i denti, aprendo una breccia nella carne, nei muscoli, nei tendini. Rivedo lo scintillio caldo e pericoloso di un vino borgogna colpito dal sole. Respiro un profumo di menta, di glicine, di lavanda, di fiori, d’estate. Lo sento scorrere sotto la superficie sottile della mia pelle, lo sento raggiungere il cervello e comandare al mio sangue di scorrere ancora, più velocemente, più velocemente. Vedo quel sorriso, quelle labbra, così pallide, così perfette che potrei morire solo nel tentativo di tracciarne il contorno con la punta delle dita. Oh, e il mio cuore grida, grida ancora più forte mentre allungo in aria la mano e desidero, fremo con tutto me stesso per schiudere quella bocca, per essere io — io! — a rubare quel bacio.

IO!

Ma… che cosa sto dicendo?

Il braccio ricade al mio fianco. Osservo la mano inerme, il respiro si calma. I miei occhi sono secchi, ma non ho nessun interesse a battere le ciglia. Che mi importa? La vista si offusca e mi ripeto che non sono state le mie labbra ad assaporare quel bacio. Non lo saranno mai.

Sospiro. Tutto questo non ha senso. E’ tutto profondamente sbagliato.

Tiro via gli occhiali dal viso, li lascio cadere a terra senza curarmi del danno che potrei procurare loro. Che le lenti vadano in frantumi. Che vada in frantumi il mondo intero.

Ditemi la verità, vi prego, sull’amore.



 


Nota dei Narratori

Amati lettori,
perdonateci questa nota: dobbiamo implorare la vostra pazienza ancora una volta. Stiamo attraversando un periodo abbastanza fastidioso che rende la casa dove abitiamo un luogo che non concilia esattamente la creatività. Tuttavia, speriamo di poter presto tornare ad aggiornare questa storia con la frequenza con cui abbiamo iniziato questo lungo racconto.
Siete ancora con noi? Se sì, grazie davvero, dal profondo del cuore.

Uh, un altro piccolo appunto a margine: l'ultima frase pronunciata da Reim deve la sua vita alla splendida poesia di Auden "O Tell Me The Truth About Love". Speriamo che il capitolo, sebbene più breve rispetto ai nostri standard, possa piacervi e non deludere troppo le vostre aspettative.

Con tutto l'amore,

i Narratori

 






   
 
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