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Autore: anqis    31/03/2015    2 recensioni
"Ti voglio bene, amico" ti ho sussurrato nell'incavo del collo, allontanandomi solo per accettare le tue dita sulla frangia disordinata in una carezza affettuosa. Ci hai guardato, ci ha visto e ci hai dedicato un sorriso stanco, ma sincero nelle rughe agli angoli degli occhi.
E ho pensato che forse saresti tornato davvero e più forte di prima.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Tomlinson, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Let It Go



Trying to push this problem up the hill
When it's just too heavy to hold
Think now's the time to let it slide


È una giornata tranquilla, questa. 
È mezzogiorno, abbiamo appena concluso una intervista e stiamo occupando ogni superficie piana della camera da letto - quella di Niall, credo: è piuttosto in ordine ad eccezione dei vari cappelli che riposano sul comodino e le scarpe da ginnastica nell'angolo, dietro la porta aperta. Si sentono i tecnici e i bodyguard muoversi per il corridoio e quello che sembra il pianto di Lux. 
Siamo solo noi: Liam alle prese con partita di FIFA con Niall che sta perdendo, Harry disteso sul letto che legge una rivista ed io seduto sul ripiano che si affaccia sulla finestra e sul suntuoso giardino che circonda la residenza. Contro la mia spalla, il tuo peso. Con la tempia poggiata sul vetro e gli occhi bassi, respiri silenzioso. Oggi non hai ancora parlato.
Forse dovrei coinvolgerti, dirti qualcosa, ma la stanchezza domina sulle mie spalle come dita di mani nella carne, stringono e non mi permettono un attimo di tregua. Poggio il mento nello spazio tra spalla e collo, chiudendo gli occhi. Tu non ti muovi, immobile nei muscoli che cedono e le ossa che tremano. Profumi di fumo e doccia, non sono riusciti a privarti del tempo che dedichi al getto dell'acqua ogni mattina.
Poco dopo sento la tua mano giocare con la frangia che oggi ho lasciato a scarmigliare la vista del mondo che c'è fuori. Muovi le dita piano con distrazione, come ormai fai con tutto. Con le canzoni, con le interviste, con i servizi. Pure con noi. Non te lo abbiamo detto per non peggiorare la situazione e perché non è colpa tua. È colpa delle nocche dure che adesso picchiano sulla porta e chiedono un falso permesso, perché la soglia è libera e così ogni nostro spazio personale. 
"Zayn", Dave mi guarda mentre ti chiama e capisco che tocca a me irrompere nel tuo rifugio. 
Mi muovo piano, sfuggo al tuo tocco e ti accarezzo il braccio. Ti sento sospirare, mentre Liam preme con più insistenza i polpastrelli sui comandi del joystick. Ti sollevi e non so per quale motivo, ma vederti reggere sulle ginocchia non sembra quasi vero. 
"Posso venire anche io?" mi intrometto, fissando negli occhi Dave che scuote la testa in risposta. Poggio la schiena contro il vetro della finestra e raccolgo le gambe, catturando la caviglia con la destra.
Ti osservo lasciare la stanza con i pantaloni che ti cadono larghi sui fianchi e la maglietta dalle maniche strappate che ti ostini ad indossare per ribadire quella volta che hai accolto le parola di sfida di Caroline - "Hai caldo? Taglia le maniche" "Va bene, lo farò" - e rimarcare quel fegato che non hai ancora ingoiato. Vorrei gridarti di tirarlo fuori, quel fegato, e di strappare qualcos'altro che non sia debole stoffa. Ma non posso, perché alla fine sono qui anche io, con i polsi legati e dietro la schiena per nascondere la vergogna. 
 
 
 
Sono le quattro del mattino e il vento soffia tra le fessure dei finestrini abbassati. Ciononostante, il pullman odora ancora di sudore e di acqua asciutta. C'è quel silenzio sordo che si contrappone alle ore di grida e di voci, che tiene gli occhi aperti e fissi contro il soffitto della cabina dentro cui siamo infilati. Non riesco a dormire, le lenzuola si incastrano tra le gambe nude e il tuo letto è vuoto. 
Ti trovo seduto sul retro, con la canottiera nera che ti ha comprato Caroline per ammettere la sua sconfitta. La tua figura risalta sullo sfondo della strada continua che interrompe la distesa desertica. Sembri così piccolo, sei così piccolo rispetto il mondo. Ti raggiungo con una bottiglia di acqua fresca che ti offro e che accetti con un sorriso tirato. È uno dei pochi che oggi ci hai dedicato, potrei contarli sulle dita delle mani. Comunque, apprezzo e ti affianco sul divanetto. Non parlo, non ne ho voglia e so che sarebbe inutile perché le parole sono sempre le stesse.
Resisti.
Contratto che scade.
Manca poco.
Per le fans.
Per noi.
Ti prego.
Ho imparato ad apprezzare il silenzio accompagnando il tuo passo e mi hai insegnato che gli sguardi e i gesti si possono leggere. Per questo quando i tuoi occhi si posano su di me, mi allungo ed afferro il pacchetto di sigarette a terra, tirandone fuori due. Hai già l'accendino pronto con cui rompi l'oscurità che ci sommerge. Penso a Danny che ci ripete di non fumare sul pullman ed aspiro con maggiore convinzione ed intensità. Il fumo scende caldo in gola e mi viene voglia di bagnarmi le labbra con dell'acqua. 
Fumi con la fronte corrucciata e le pupille che fissano fuori, ma non guardano. Sei bello, anche con le crepe che ti attraversano la pelle e le ombre che giocano sotto le ciglia lunghe. Bello quanto spezzato dentro. Tanto. 
Ti circondo la schiena con un braccio e ti tiro verso di me, offrendoti il mio calore e il mio fianco. Ti lasci cadere senza nessuna protesta, senza nessun appiglio. Volgi la fronte contro la stoffa della maglietta con cui dormo e che non cambio da un po', ma non sembra importartene. 
"Non ce la faccio" dici piano come se non volessi veramente che sentissi. Ed è così, perché sentirlo ad alta voce è diverso rispetto a pensarlo, perché diventa saperlo
Mi mordo le labbra, cosa dovrei dirti? Che siamo sulla stessa barca? Lo sai e non è nemmeno la stessa cosa. Che devi farlo, quando invece puoi scegliere? Anche se scegliere significa dare le spalle a noi, a cinque anni, a tutto ciò che siamo e siamo stati? Perché lo so, anche se non me lo dici, che ci pensi. Ci pensi quando siedi su quel palco buio che non ha più luci per te e le parole lasciano la tua bocca come respiri, dovuti e involontari. Ci pensi quando serri le labbra e abbassi gli occhi sulle scarpe costose, mentre sul microfono parlano voci che non sono la tua. Quando scrivi due parole e poi le cancelli perché "È inutile" affermi, accartocciando un foglio che potrebbe essere canzone e musica. Lo pensi e lo so, ma non te lo impedisco perché è tutto ciò che ti è rimasto. La possibilità di scegliere, anche se ti ostini alla cecità. Devi solo aprire gli occhi ed allora, lo dirai. Che non è ciò che vuoi e neanche in quel momento saprò cosa dire. Ma forse non ce ne sarà bisogno, perché lo leggerai nei miei occhi che va bene così. 
 
 
 
Pochi giorni dopo, siamo quattro sul palco e Liam fissa con rabbia e tristezza quel posto che è ancora tuo. 
"Una pausa" ci hai detto senza guardarci negli occhi, le dita strette attorno alla cinghia della borsa che non hai lasciato un solo attimo. La tua convinzione, la tua decisione.
"Ci mancherai" ti ha detto Harry stringendoti in un abbraccio attento, ma premuroso. 
"Riprenditi" il sussurro di Niall con il mento sulla tua spalla e quella mano familiare sulla schiena. 
"Torna" ti ha chiesto Liam con il palmo contro la barba ruvida del tuo viso magro. "Torna da noi."
"Ti voglio bene, amico" ti ho sussurrato nell'incavo della collo, allontanandomi solo per accettare le tue dita sulla frangia disordinata in una carezza affettuosa. Ci hai guardato, ci ha visto e ci hai dedicato un sorriso stanco, ma sincero nelle rughe agli angoli degli occhi. 
E ho pensato che forse saresti tornato davvero e più forte di prima. 
 

 
Sono trascorse due settimane e Liam è ancora arrabbiato, ma sul palco parla e canta di te. "Having no regrets is all that he knew he wants" scandisce con la voce che trema e gli occhi che si fanno umidi, ma sorride.
Io continuo a sbagliare posizione, mi inserisco in quello schema aspettandomi di girarmi e incrociare una tua smorfia incredula perché una ragazzina di dodici anni ti ha appena gridato una volgarità. Allora riderei, romperei quell'ordine per trovare sotto il palmo della mano la forma delle tua ossa e la tua bocca contro l'orecchio in un sussurro, "È tutto così malato."
Niall cerca di aiutarmi, ma sembra più disorientato di me e Harry è la facciata della band, inciampa e regala smorfie buffe a quegli assoli che sono note tue e che su di noi risultano quasi imbarazzanti. Ce l'ha con te anche lui, ma non vuole farti sentire anche il suo di peso.
"Solo" mi ha detto una sera, tardi dal basso del suo letto. "Non capisco" ha ammesso con la voce soffocata dalle lenzuola a dividerci. E tu lo sai com'è fatto, Harry è nato con le mani grandi per impugnare il microfono e quel sorriso che non si perde nelle foto rubate. "Io non potrei mai, capisci?", stavo per ribatterlo, "Ma immagino che lui non potesse più questo, ecco" ha aggiunto poco dopo con le parole masticate dal sonno e dal disordine. 
Quindi, non ti torturare le labbra quando la telecamera si accende e dall'altra parte ci siamo noi, io di fronte perché ne ho il diritto - "Zayn vuole me, non voi sfigati" - affiancato da Niall che già ride, forse per nascondere un po' quella voglia di pianto che sale quando ci manchi più del solito, ma sappiamo che stai bene e va bene, va bene. Liam cerca di resistere, ma poi ti sente e si avvicina, rimanendo sullo sfondo e sbirciando oltre la spalla di Harry che ti sorride e basta. Non ti mordere le labbra, non aprire le ferite, leccale per farne cicatrici protette dall'inchiostro dei tatuaggi. 




 

Non ho assolutamente tenuto conto degli ultimi avvenimenti - letti solo da poco -, cui sono la litigata avvenuta tra Louis e Naughty Boy su Twitter, di conseguenza la frecciatina che non ha risparmiato al suo amico ("You've let me down, you let these beautiful people down, what have you done?"), sperando sia ancora tale perché non possono non esserlo più. Cullata dai pensieri di altre che sostenevano le ipotesi migliori, ho scritto questo, ma dopo questo ultimo risvolto non so che pensare realmente. Se prima ero delusa della modalità scelta da Zayn, solo di quella, adesso non so che pensare. 
Ciononostante, spero che abbiate apprezzato questo scritto, tenendo da parte idee e avvenimenti.

Anqi.

 
   
 
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