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Autore: _Lillian_    01/04/2015    8 recensioni
"Sarà come se non fossi mai esistito".
Aveva detto così prima di scomparire e così sarebbe stato se dentro me non stesse crescendo qualcosa che mi lega ancora più inesorabilmente a lui.
"Quando non si ha più nulla a cui potersi aggrappare anche il pericolo diventa un'ancora di salvezza, e i Volturi per me, per loro... lo sono stati"
Mi chiamo Isabella Marie Swan e sono un'immortale.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Volturi | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
Capitoli:
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Chapter 14
 
POV LILIAN


Elettrica.
Si, sicuramente era la definizione giusta per il mio stato d’animo in quel momento.
Erano passate esattamente tredici ore da quando Robert aveva ricevuto quella maledetta  telefonata da parte di Daniel, e ad ora, non sapevamo ancora nulla.
Nella mia mente quella notte, si erano formate le immagini di tutte le possibili mille e uno cose che potevano esser successe, ma solo un nome era urlato a gran voce nel mio cervello.
Nicholas.
Tremavo al solo pensiero che potesse essergli successo qualcosa e a nulla erano valse le parole di mamma sul ‘non preoccuparsi’ o sul ‘ non sarà successo nulla’.  Se nulla fosse successo, Robert avrebbe continuato la sua sfuriata telefonica e lei non avrebbe passato la maggior parte del tempo a tentare invano di rintracciarlo o comunque con gli occhi puntati ansiosamente sul cellulare.
Proprio come me.
Pregavo chissà quale divinità affinché il display del mio iPhone si accendesse e, a caratteri cubitali, lampeggiasse il suo nome.
Ma evidentemente Santo Anti-Lilian, Santo Informatico e Santo Tecnologico in questa vita avevano deciso di odiarmi più che mai. Manco avessi sconvolto gli equilibri naturali della terra o fossi la causa diretta della guerra e della fame nel mondo.
Passai convulsamente una mano fra i capelli riavviandoli all’indietro.
 
“Ti stavo aspettando Lilian”.
Nicholas.
 
“Sissi abbi pietà di me, hai comprato tutto il negozio! Andiamo a casa?!”
Nicholas.
 
“Tu devi essere Lilian, semplicemente la mia Lilian”
Nicholas.
 
“Sei la ragazza più pazza che esista a questo mondo Lils, ma a me va bene così”.
Nicholas.
 
“Con chi ti piacerebbe essere tra, che so, cento anni?”
“Devo davvero risponderti Lily?”
Nicholas…
 
BASTA!
 
Passai stancamente una mano sul viso, dovevo smetterla di torturarmi con tutti quei ricordi o sarei impazzita di lì a poco.
Giuro sul mio onore che se si è fatto ammazzare lo resuscito solo per riammazzarlo di nuovo con le mie mani! Quanto è vero che mi chiamo Lilian Cullen!
Stupido, stupido, stupido Nicholas stupido!
Sospirai osservando per l’ennesima volta il mio riflesso allo specchio e sarei stata pronta a giurare che quella ragazza, non fossi io. I miei occhi nocciola quel giorno apparivano molto più scuri e spenti, la mia pelle troppo pallida sembrava tirata e quasi traslucida, i capelli, di un blu intenso tendente in molte parti all’azzurro, erano scombinati.
Nessuno avrebbe mai pensato a me, maniaca dell’aspetto, ridotta in quello stato. Se Nicholas mi avesse vista gli sarebbe sicuramente preso un colpo.
Sorrisi lievemente all’immagine della sua espressione sbigottita, sarebbe stata comica…
Dove sei Nick?
 
“Tesoro posso?” chiese mia madre battendo lievemente le nocche sulla porta già di suo spalancata, facendomi sussultare.
Non risposi. Lo avrebbe fatto lo stesso.
“Scusa piccola non volevo spaventarti. Sono venuta per dirti che gli altri sono pronti, stanno aspettando te” disse ponendosi alle mie spalle e accarezzandole con le sue mani gelide.
“Perché dobbiamo andare a scuola?” chiesi venendo spaventata quasi subito dal tono che fuoriuscì dalle mie labbra. Sembrava un gemito strozzato.
Vidi sul viso di mia madre passare emozioni che andarono dalla preoccupazione alla tristezza e cercai di darmi un contegno.
“Amore è inutile stare qui e aspettare. E poi non eri tu quella che voleva una vita  da normale adolescente? Beh, questa normalità comprende anche presenziare in classe durante le ore di lezione”.
Normalità…
Avrei tanto voluto prendermi da sola a sberle. A quale normalità ambivo?
Credevo forse di poter passare davvero le mie giornate tra cheerleader, compiti in classe, studio e divertimento come tutti gli altri? Di poter andare con Nicholas in giro per negozi o semplicemente prendere un gelato al parco con tutti?
Io non ero normale, nessuno intorno a me lo era.
Io ero un illusa, una stupida illusa.
In ogni momento perfettamente costruito per essere normale nella mia vita, ci sarebbe stata una chiamata, un succhia anima o un vampiro pronto rovinare tutto.
Sempre e comunque.
Neanche andare a scuola era più normale. Passavamo la maggior parte del tempo preoccupati che magari da dietro l’angolo sarebbe sbucato un membro della famiglia Cullen pur sapendo che non erano davvero presenti.
Patetico.
 
“Devi stare tranquilla amore, vedrai che al tuo ritorno Robert e gli altri saranno a casa sani e salvi. Ne avranno solo combinata una delle loro” disse cercando di metter su una maschera di finto sollievo.
Provavo per mia madre un amore smisurato ma il suo tono calmo e i suoi tentativi di prendermi per il naso mi fecero innervosire ancora di più. Scattai in piedi come un fulmine e l’irruenza del gesto fece cadere rovinosamente sul pavimento lo sgabello sul quale ero seduta.
“Ora vado” dissi sbrigativamente senza guardarla neanche negli occhi, sapevo che non avrei retto altrimenti.
“Lilian” sentenziò lei sbarrandomi la porta.
Oh no…
“Buttar fuori tutto ciò che si prova  può solo far bene, ricordalo” continuò mia madre guardandomi in modo apprensivo
Odiavo quello sguardo.
“Io non ho nulla dentro mamma. Assolutamente nulla” ribattei prima di scomparire giù per le scale facendomi spazio.
Bugiarda.
 
Uscii fuori da quella casa le cui mura parevano volermi schiacciare da un momento all’altro ed entrai velocemente in macchina non fermandomi per un solo singolo istante a guardare le espressioni dei miei fratelli. Sapevo che ci avrei trovato compassione, tristezza, pietà… tutto ciò di cui non avevo bisogno insomma.
Il silenzio che tuttavia regnava nell’abitacolo mi fece capire che anche loro, come me, erano preoccupati per ciò che stava succedendo. Qualsiasi cosa fosse stata, ovviamente.
Osservai distrattamente il paesaggio schizzare fuori dal finestrino e sospirai.
“Pensate davvero che questo pesante silenzio e questi continui sospiri possano aiutarci in qualche modo?” sbottò Renesmee seduta al fianco del guidatore sfregando ripetutamente le mani sui jeans chiari.
“Andiamo gemelli non siamo di alcun aiuto in questo stato, qualsiasi cosa sia successa dobbiamo essere reattivi. E poi dove c’è scritto che debba essere successo per forza qualcosa di cattivo? Per Robert è puro terrore anche vederci scambiare semplici baci o mangiare un hot dog!”.
“Ness per carità non urlare, ho la testa che mi scoppia” sospirò stancamente Anthony facendo sbuffare rumorosamente la mia gemella meno avvezza ai lunghi silenzi.
Sentii la mano di Deliah poggiarsi sulla mia e voltandomi nella sua direzione vidi un sorriso dolce far capolino sul suo viso.
Quasi senza accorgermene mi trovai a sorriderle di rimando. Tra me e Deliah l’empatia tra gemelli era stata appurata sin da subito, bastava così poco per capirci nonostante fossimo le gemelle agli antipodi… lei molto più simile ad Anthony ed io molto più a Nessie.
Ma forse era proprio quella diversità a renderci tanto complete insieme.
“Qualsiasi cosa io ci sono” sussurrò al mio orecchio lasciandomi un leggero bacio sulla guancia.
“Per sempre sorellina” risposi prendendo la sua mano nella mia e stringendola forte. Quello si che era il conforto di cui avevo disperatamente bisogno.
“Arrivati nella selva oscura! È una settimana che è iniziata questa dannata scuola e già ne ho piene le scatole! Mi sento così… in gabbia, possibile?” disse Ness alleviando la tensione ancora una volta.
“Si se si parla di te Ness” dissi sorridendo appena.
“Beh, per il sorriso dobbiamo lavorarci, ma l’acidità è tutta la tua. Bentornata tra noi Lils” disse schiacciandomi un occhiolino.
Ed ecco il modo di consolare della gemella più simile a me.
Le sorrisi accarezzandole un braccio e di tutta risposta mi trovai strangolata nel suo abbraccio da polipo a diciotto tentacoli.
“Ness non respiro!”
“Oh tanto non muori comunque!” rise saltellando verso l’entrata.
“Ma non era lei quella triste e in gabbia?” domandai retorica a mio fratello che di tutta risposta sbadigliò sonoramente cercando contemporaneamente di dirmi qualcosa.
“Certo Anthony è come dici tu!”.
 
POV EDWARD
 
“Ma almeno posso abbracciarli?”.
“Emmett no! Non sono bambini di tre anni!” sbottò Alice quel giorno molto ma molto isterica.
“E allora quanti anni hanno?” chiese Emmett ignaro della furia che si sarebbe scatenata di li a poco su di lui se non l’avesse smessa di fare domande.
“Non lo so! Dimostrano diciotto anni o giù di lì, ma non credo sia quella la loro vera età” rispose il folletto guardando fuori dal finestrino della BMW rosso fiammante di Rosalie.
“Beh e perché non posso abbracciarli? A diciotto anni sono vietate le forme d’affetto zio-nipote?” rimarcò Emm mettendo la sua vita seriamente in pericolo.
Vidi Alice voltarsi indietro con uno sguardo assassino e un cipiglio omicida.
“NON SONO VIETATE MA NON DEVI FARLO OK?!”gridò a pieni polmoni facendo quasi vibrare i vetri.
Emmett si raggomitolò contro Jasper facendosi piccolo piccolo e borbottando sottovoce qualcosa su quanto fosse isterica e despota sua sorella, decise di non controbattere più.
“E in ogni caso se ti avvicinassi troppo ad Anthony sono sicura  ti sbranerebbe” disse con un tono di voce molto più umano Alice, ritornando a guardare fuori dal finestrino.
Beh quello era poco ma sicuro.
“E Anthony chi sarebbe ora?” chiese avvilito l’orso.
Sospirai. La parentela e i nomi non erano mai stati il suo forte.
Dal mio canto invece, riversavo in un convulso stato d’agitazione, i giorni seguenti alla scoperta come un codardo avevo evitato l’edificio scolastico come la peste e i miei fratelli con me.
Non mi sentivo pronto a rivederli e non mi sentivo pronto ad aver sbattuta nuovamente in faccia una realtà che agli antipodi era tanto bella ma al contempo tanto triste.
In quei cinque giorni il mio cuore in un moto di contrazione continuo, si distruggeva e si rianimava alla stessa velocità di un battito di ciglia.
Non riuscivo ad accettare che quel Robert fosse il compagno di Isabella, anche se non ne ero sicuro, il modo in cui la guardava e la confidenza che lei aveva nei sui confronti non erano fattori da niente. Avevo avuto modo di accettare una figura umana accanto ad una altrettanto Bella umana, ma la verità, è che non l’avevo mai accettato per davvero.
Il fatto che, al sol pensiero, il mio cervello andasse in corto circuito era la prova schiacciante di quanto io non avessi mai smesso di essere egoista nei confronti del mio angelo.
Non volevo che fosse di nessun altro.
Solo mia, nient’altro che mia.
Rivederla era stata un emozione indescrivibile, saperla viva era stato un unguento lenitivo per tutte le mie ferite.
Ma a quale prezzo?
Era un vampiro, ora anche lei era un anima dannata e questo non poteva che essere colpa mia.
In qualche modo l’avevo scaraventata io in quel mondo tanto abbietto e in qualche modo solo grazie a me ora era così.
O meglio, solo grazie alla sfortuna che nella sua vita ero stato in grado di portarle.
Dall’altro lato invece, sentivo il mio cuore, giorno dopo giorno, gonfiarsi d’amore per quelle quattro splendide creature che avevo avuto sotto al naso  in diversi momenti e che avevo scambiato per demoni.
I miei figli…
Tre parole che ancora ora era difficile pronunciare anche solo con il pensiero.
Nonostante non li avessi più visti, nonostante non avessi fatto ancora nulla per avvicinarli e nonostante sapessi il loro odio nei miei confronti, come una esplosione nel mio petto sentivo l’amore che era in me sprigionarsi nei loro confronti.
Ripercorrevo il ricordo dei loro volti, trattenendo a stento la voglia di presentarmi alla porta di casa per osservarli  ore ed ore e poterne fissare ogni singola sfaccettatura.
E stavo male.
Oh quanto stavo male per essermi perso la loro nascita, i loro primi passi, le loro prime parole, tutte le loro prime esperienze…
Ricordavo che da umano e soprattutto da bambino, sentivo il forte bisogno di entrambe le figure di riferimento. Mi sentivo perso senza il bacio di mia madre o l’abbraccio di mio padre.
E loro?
Loro avevano sentito la mia mancanza?
Avevano trovato difficoltà nel colmare il vuoto che inconsapevolmente avevo lasciato?
Mi avrebbero permesso di colmarlo ora?
 
“Siamo arrivati” esordì Rosalie parcheggiando l’auto  e  portandomi alla realtà.
Il mio sguardo setacciò tutto il parcheggio alla loro ricerca ma subito mi resi conto che non conoscevo né le loro auto né quelle degli amici nel caso non fossero stati loro i guidatori.
Mentalmente maledii tutta quella mia ignoranza nei loro confronti.
“Quella è una di loro” disse Alice stizzita attirando la nostra attenzione per poi indicare una ragazza bionda ferma nei pressi del cancello principale.
La riconobbi subito.
Era la stessa ragazza che con la lingua tagliente aveva zittito mia sorella quella fatidica notte.
A pochi passi da lei riconobbi anche uno dei due gemelli dagli occhi azzurri e l’altra ragazza bionda. Avevano un aria preoccupata e stanca ed io non potei che andare in panico come riflesso incondizionato.
Perché avevano quelle espressioni?
Dov’erano i miei gemelli?
 
Miei…
 
Zittii tutte le voci fastidiose nella mia testa per poter acuire bene l’udito verso la loro direzione.
 
“Dove sono andati a finire tutti?” domandò la prima ragazza.
“Non lo so, penso che alcuni siano già entrati ed altri siano rimasti a casa o chissà dove” rispose secco l’unico ragazzo del gruppo.
Vidi le due ragazze guardarlo con preoccupazione mista a tensione.
“Andrà tutto bene Kein. Deve essere così e così sarà” sentenziò la seconda ragazza appoggiandogli una mano sulla spalla.
“Si Aria, sarà così”.
“Che lezione avete alla prima?” chiese Aria incamminandosi verso le scale.
“Secondo l’orario provvisorio Chimica. Dovremmo essere con Anthony” rispose Kein mentre l’altra ragazza di cui ancora ricordavo l’identità, annuiva. A quel nome m’irrigidii ma allo stesso tempo sospirai.
Anthony stava bene.
“Io fisica con Grace, ci si vede fuori”
 
Dopo averli visti scomparire all’interno dell’edificio, posai lo sguardo sui miei fratelli sicuro che avessero ascoltato tutto anche loro.
“Anche io ho Fisica, ma da quel che ho capito non sono con nessuno dei Cullen” esordì Rosalie portandosi una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio.
Vidi Alice lanciarmi un occhiata furtiva per poi spostare lo sguardo verso sinistra.
I miei occhi saettarono nello stesso punto e il mio respiro si mozzò.
Con le mani nelle tasche dei jeans scuri e i capelli scombinati come non mai Anthony stava avanzando verso l’entrata.
“Oh mio Dio… è uguale per davvero” sussurrò Rose con tanto di occhi spalancati.
“Mitico! Sembra uno davvero tosto!” continuò Emm sorridendo come non mai.
Panico…
Nonostante fossi così felice di vederlo il panico si stava lentamente impossessando di me.
Dov’erano le alte tre?
Dov’erano le mie bambine?
Perché Anthony sembrava tanto triste, preoccupato, avvilito…
Perché lo sembravano tutti?
Bella…
E se fosse successo qualcosa ad Isabella?!
“Edward calmati!” sbottò Jasper guardandomi male.
“Ma dove sono le mie nipotine?” chiese Emmett per niente accortosi della tensione che aleggiava nell’aria.
“Vorrei saperlo anche io Emmett… vorrei tanto saperlo anche io” dissi più a me stesso che a lui.
“Una non è lì?” chiese Jasper fissando stavolta verso destra.
Vidi Renesmee a qualche centinaio di metri di distanza, guardare male un libro e sorrisi.
Un altro peso mi si tolse dal cuore.
Anche lei stava bene…
Nonostante sembrasse avere un cipiglio preoccupato come tutti gli altri, fasciata da quei jeans chiari, avvolta da quel maglioncino color pesca e con i capelli raccolti in una morbida crocchia non poté sembrarmi più bella.
 
“Ness guardare intensamente il libro di storia non ti renderà preparata per la verifica” le disse la ragazza dalla folta chioma rossa, sua amica.
“Qui ci vorrebbe solo un miracolo Grace! E se salto l’ora nel migliore dei casi mamma mi uccide” sbottò Renesmee pizzicandosi la base del naso con il pollice e l’indice esasperata.
Sorrisi per ciò che delle madre aveva detto. Chissà com’era vedere la mia Bella nei panni della mamma autoritaria.
 
“Si avvisano i signori studenti che le lezioni della prima e della seconda ora sono state sospese. Causa comunicazione interna che avverrà nell’aula magna da parte del preside. Si pregano tutti i suddetti di entrare silenziosamente nell’edificio e accomodarsi al più presto nell’aula appena indicata. Grazie e buona giornata”
 
La voce nell’altoparlante si diffuse in tutto il parcheggio facendolo esplodere in un boato di consensi e risa.
 
“Ma quanto puoi essere fortunata!?” sbottò Grace verso mia figlia che aveva preso a saltellare dalla felicità.
Sorrisi anche io nel vederla e vidi che la stessa espressione incantata era anche sui volti dei miei fratelli.
Di comune accordo, non appena Renesmee scomparve all’interno dell’edificio, decidemmo di incamminarci verso l’aula magna e la tensione tornò a colpirmi.
Non solo mi resi conto che all’appello mancavano Lilian e Deliah, ma capii anche che tra poco mi sarei ritrovato anche nella loro stessa stanza. Di nuovo tutti e cinque sotto lo stesso tetto.
Rabbrividii e presi un grosso respiro dinanzi alla grande porta bianca, per poi varcarne la soglia.
Tutti gli studenti erano ammassati in modo poco omogeneo per tutta la stanza e nonostante le loro voci mentali mi arrivarono con la stessa potenza di un pugno nello stomaco cercai di isolarle quanto più possibile per udirne una delle loro.
“Sono lì!” disse Alice indicando un angolo a destra accanto ad una panca.
Senza perder tempo posai lo sguardo sul punto indicatomi e li vidi.
Anthony a braccia incrociate, era poggiato con la schiena al muro bianco sporco e setacciava con sguardo infastidito la calca di studenti dinanzi a sé.
Che stesse cercando me? Era per quel motivo che aveva dipinta quell’espressione sul volto?
Al suo fianco vidi la testa di Deliah ciondolare stancamente sulla spalla del fratello che, per una frazione di secondo, distolse lo sguardo dagli studenti per accarezzare dolcemente la figura della sorella al suo fianco.
Sembrava essere due ragazzi diversi. Uno scontroso e distaccato mentre l’altro dolce e premuroso.
Mi faceva impazzire questa cosa… lui chi era davvero?
Preoccupato e sollevato ritornai sulla figura di Deliah. Sembrava essere molto stanca…
Ma cosa avevano fatto in quei giorni per ridursi a quel modo?!
Seduta poco più a sinistra, tra Grace, Aria e la ragazza bionda  c’era Renesmee intenta a fissare la punta delle sue scarpe.
Perché non sembrava più felice?
“Ma non erano quattro?” chiese Jasper osservando la mia espressione tesa.
Quattro…
Dov’era Lilian?!
 
POV LILIAN
 
C’era qualcosa che non andava e di questo ne ero sempre più sicura.
Da una buona mezz’ora, ad ogni minuto che passava, delle fitte lancinanti alla schiena mi mozzavano il respiro. Mi ero allontanata da tutti gli altri per non destare sospetti e fortunatamente quella comunicazione di servizio era arrivata come una manna dal cielo per me.
Non capivo cosa mi stesse succedendo, non ero ferita né avevo mai provato un normale mal di schiena data la mia natura.
Certo mi raffreddavo, raramente prendevo la febbre ma anche se fossi caduta dolori reumatici non li avrei comunque mai provati.
E allora perché?
Dopo l’ennesima fitta fui costretta ad aggrapparmi alla porta del bagno in cui ero rinchiusa per non capitolare sul pavimento non proprio immacolato.
Ero spaventata, confusa ma non per questo mi sarei fatta vedere da tutti gli altri.
Avrebbero capito al volo che ci fosse qualcosa che non andasse in me e si sarebbero allarmati, cosa che proprio in quel momento, non era il caso succedesse.
Inizia a prendere lunghi respiri ma neanche quello aiutò la mia causa. Ad ogni tentativo era sempre peggio. Il bruciore si stava velocemente propagando anche verso il petto ed il dolore mi stava annebbiando via via la vista.
Tutto intorno a me era sfocato e girava vorticosamente ma dovevo mantenere la calma.
Una vibrazione mi riscosse dallo stato d’intorpidimento nel quale ero caduta, facendomi velocemente portare la mano all’interno della tasca dei jeans.
Il mio cellulare.
Cercai di mettere a fuoco il mittente leggendo poi il contenuto.
Era la mamma.
 
Lils, torna a casa.
 
Sentii chiaramente il momento in cui il mio cuore, di per sé già molto veloce, iniziò a battere infuriato.
Erano a casa, lui era a casa… me lo sentivo!
Ed era successo qualcosa.
Tra il dolore lancinante ed il panico che pian piano mi stava attanagliando lo stomaco, non riuscivo più a capire dove stessi mettendo i piedi o dove fossi diretta.
Sapevo solo di star correndo.
Correndo lontano da quel posto, lontano da quegli stupidi sorrisi di quegli altrettanto stupidi e spensierati studenti, correndo via dai miei amici e correndo da lui.
I corridoi sembravano esser tutti uguali e mai come quella volta maledii il mio scarso senso dell’orientamento.
Sembravo un topolino rinchiuso in un impossibile labirinto.
Un’altra fitta più forte delle altre mi fece piegare in due, ma non dovevo, non potevo fermarmi.
Mi alzai di fretta andando a sbattere contro qualcuno ma non ci feci caso e proseguii senza chiedere scusa.
“Lilian!”.
Mi sentii chiamare da una voce poco conosciuta ma al contempo molto dolce. Se avessi avuto tempo e se fossi stata in una condizione migliore molto probabilmente mi sarei fermata a parlare con lo sconosciuto che avevo urtato e gli avrei fatto i complimenti per la sua bella voce.
Ma non avevo tempo.
“Lilian fermati!”.
Mi sentii presto avvolta da due forti braccia e non potei far altro che fissare lo sguardo in quello di…
“Ed..Edward?”.
Gli occhi color oro di mio padre erano fissi nei miei e sembravano… preoccupati?
Ma non era il momento! Non potevo perdere tempo dovevo andare a casa, io dovevo andare da Nicholas.
“Ti… ti prego lasciami andare!” dissi cercando di scrollarmi dalle spalle le sue mani.
Mi fissò accigliato per poi stringere la presa su di me.
Credevo mi sarei fatta male, ma la sua stretta benché forte, era così delicata…
“Cosa ti è successo Lilian?” chiese in tono fermo ma molto più dolce rispetto al precedente.
“Io devo… Nicholas è a casa e io sono qui! Io devo andare…devo andare a casa ma non…non ci riesco… è un labirinto è tutto un labirinto!” sbottai in modo sconnesso dimenandomi come un uccellino in gabbia.
Un ‘altra fitta mi fece sbattere contro di lui e gemere dal dolore.
“LILIAN!”.
“Ti prego…ti supplico portami... a c-casa” sussurrai pregandolo a cuore aperto.
“Ma certo, sta tranquilla piccola ti porto a casa” disse accarezzandomi la testa.
Piccola…
Mi prese per mano trascinandomi letteralmente di peso fino al parcheggio.
“Stringiti a me più che puoi”.
Feci come mi aveva ordinato e una volta avermi fatto salire sulla sua schiena mi aggrappai al suo collo come se fosse l’ultimo mio appiglio per tenermi in vita.
Lì, con il viso contro la sua spalla e stretta dalle sue braccia mi sentii al sicuro, almeno per un po’.
Cercai di dargli le giuste indicazioni e in men che non si dica fummo dinanzi alle tre ville.
 
POV BELLA
 
“Oh mio Dio! NICHOLAS!”.
Vidi Robert poggiare il ragazzo privo di sensi e gravemente ferito alla schiena, sul grande divano color sabbia.
Mi avvicinai a Nick portandogli una mano fredda sulla fronte bagnata di sudore.
I riccioli neri erano appiccicati al viso e un espressione sofferente era dipinta sul volto cereo.
“Ma cosa è successo?!” chiesi spaventata ai ragazzi appena rientrati continuando a scrutare l’espressione dolorante del ragazzo.
“In una delle stradine di Cuba avevamo avvistato tre succhia anime, avevano ucciso due ragazze e stavano per togliere la vita ad una terza quando Nicholas si è frapposto tra i due” mi rispose Daniel quasi ringhiando.
“Noi non abbiamo fatto in tempo a salvarlo è successo tutto troppo velocemente Isabella e non ci siamo riusciti! È tutta colpa nostra!” continuò Cameron con la voce spezzata.
“Non dite idiozie! Non è colpa di nessuno!” sbottò Robert prendendo il suo cellulare e guardando come impazzito qualcosa sullo schermo.
“Che stai facendo?!” chiesi in uno stato di pura tensione.
Il mio pensiero corse a Lilian.
“Devo avvisare Aro di quanto successo e dobbiamo farci mandare un medico al più presto!”.
“Robert non possiamo aspettare che un medico arrivi dall’Italia! Non c’è tempo Nicholas sta male!” sbottai arrabbiata.
“Isabella che altro posso fare?! Nicholas non è un ragazzo normale e un normale medico potrebbe accorgersene!” sbottò irritato più che mai.
Non aveva mai usato quel tono con me.
“Al diavolo Robert! Non metteremo la vita di Nicholas in pericolo solo per preservare il nostro segreto! Non possiamo farlo” dissi alzandomi e prendendo una mano dell’uomo tra le mie.
Vidi nei suoi occhi passare la preoccupazione e l’incertezza più pura.
Sapevo quanto per lui tutto ciò fosse doloroso. Nicholas come tutti gli altri, era come un figlio.
E ora lui non era altro che un padre dilaniato dal dolore per la possibilità di perdere un figlio.
“E cosa possiamo fare… cosa?!” chiese avvilito passandosi la mano libera dalla mia stretta fra i capelli.
Sentimmo Nicholas tossire e ci irrigidimmo all’istante.
Vidi Robert scattare verso di lui e sostenergli il capo.
Dovevamo fare qualcosa.
“Quanto tempo è passato dall’aggressione?” chiesi velocemente ai ragazzi impalati di fianco al divano.
“Quasi un giorno e soprattutto ieri ha perso moltissimo sangue” rispose Cameron quasi in un sussurrò continuando a guardare l’amico spaventato.
“Daniel prendi il mio cellulare e  avverti tutti di ritornare a casa poi va da Nassiri e portala qui!” dissi autoritaria iniziando a prendere in mano la situazione.
“Cameron vai di sopra riempi due bacinelle con dell’acqua tiepida e prendi quanti più asciugamani di telo puoi”.
“Si!” risposero in coro prima di fare ciò che gli era stato ordinato.
“Robert togligli la maglia e giralo su un fianco”.
Ero laureata anche in medicina, ma non avevo mai avuto un vero paziente.
Troppo emotiva.
L’unica cosa che mi aveva spinto a intraprendere quel corso era stata la preoccupazione che un giorno sarei potuta servire ad uno dei miei bambini ma poi avevo scoperto quanto fossero indistruttibili e letali e tutto era stato lasciato al caso.
Accidenti a me!
Vidi Cameron scendere poco dopo con ciò che gli avevo chiesto e prendendo tutto il coraggio di cui disponevo, con entrambe le mani inizia a tamponare la schiena di Nicholas con l’asciugamano bagnato.
Lo sentii gemere ad ogni tocco mentre violente scosse di tosse scuotevano il suo corpo.
“L-lil....”.
“Shss Nichols shss, va tutto bene, tra poco tutto passerà” dissi continuando il mio lavoro.
“Lili-an io d-devo salvare…Li-ls” sussurrò iniziando a delirare e a muoversi.
“No Nick no! Lilian sta bene tesoro non le è successo nulla” cercai di dirgli con la voce più dolce di cui disponevo.
Pensare che anche in uno stato del genere per quel ragazzo, mia figlia fosse più importante, mi riempii il cuore di gioia.
“Robert tienilo fermo!”.
“Lei…lei era l-lì, io d-devo salvare Lil…”.
Iniziò a dimenarsi come impazzito e a pronunciare parole sconnesse e prive di senso facendoci spaventare.
Lanciai una veloce occhiata a Robert giusto il tempo per notare la stessa espressione allibita dipinta sul suo volto, specchio della mia.
“Nick, tesoro Lilian è sempre stata qui al sicuro. Non avere paura vedrai che tra poco arriverà e starà al tuo fianco” dissi accarezzandogli i ricci.
“Lei è s-salva?” chiese parendo trovare uno sprazzo di lucidità.
“Si Nicholas, è salva” dissi sorridendogli rassicurante.
 Il campanello trillò impazzito.
“Saranno arrivati tutti, spero non facciano il loro solito casino. Quando sono in ansia quelle bestiacce diventano ingestibili!” disse Robert lasciando temporaneamente le spalle di Nicholas per andare ad aprire.
Ritornai alla schiena del ragazzo cercando di essere quanto più delicata possibile.
“E tu cosa ci fai qui?!”.
Il ringhio con cui Robert accompagnò quelle parole mi fece sussultare all’istante. Mi voltai repentinamente giusto in tempo per veder dipinta sul viso di mia figlia un espressione di puro terrore. Pur tuttavia non fu solo quello a destabilizzarmi quanto invece, la persona che alle spalle di Lilian mi trafiggeva con lo sguardo.
“Edward…” sussurrai più a me stessa che a lui.
“NICHOLAS!”.
L’urlo di Lilian mi fece accapponare la pelle e ritornare alla realtà.
Come un fulmine si avvicinò al ragazzo prendendo il suo viso tra le mani e accarezzandolo convulsamente.
“Lil…Lilian” rispose flebilmente il ragazzo accennando un sorriso.
“Sono qui Nick, io sono qui con te!” disse mia figlia poggiando la sua fronte contro quella del ragazzo.
“Se-sei qui…sei s-salva…meno…male” sussurrò il ragazzo alzando con non poco sforzo la mano sulla testa della mia bambina.
“Scusami Nick, scusami. Io dovevo essere lì con te, perdonami” singhiozzò Lilian non riuscendo a trattenere le lacrime.
“Perché non vedo alcun dottore?!” gridò isterica subito dopo aver ispezionato la stanza.
“Non possiamo chiamare un medico Lilian” rispose Robert stanco di non poter far nulla.
“Ma che cosa stai dicendo?! CHI SE NE FREGA ROBERT!? PORTA SUBITO UN MEDICO QUI!” urlò autoritaria.
Vidi con la coda dell’occhio Edward prendere il cellulare tra le mani e comporre un numero.
“Carlisle sto per mandarti un indirizzo, corri subito qui c’è un emergenza” disse secco per poi ritornare a digitare l’indirizzo sul tastierino.
Carlisle…
Perché non ci avevo pensato prima!
Lo guardai riconoscente e lui ricambiò lo sguardo accennando un lieve sorriso.
Dio quanto mi era mancato!
“Lilian cos’hai!?” chiese Robert facendomi gelare qualsiasi cosa nelle mie vene scorresse.
Mi voltai di scattò in tempo per osservare inorridita mia figlia accasciarsi al pavimento.
Nello stesso momento io ed Edward scattammo verso di lei afferrandola prima che sbattesse la testa contro il tavolo di vetro.
“LILIAN!” urlammo in coro.
 
Angolo Autrice
Ma buon salve!
Come si va gente? A me tutto bene e spero anche a voi.
Certo non si può dire la stessa cosa di Nicholas o Lilian .-.
Che cosa sarà mai successo a Lilian?
Che cosa succederà a Nicholas?
Come la prenderà Bella questa inaspettata presenza di Edward in casa sua?
E Edward come si sentirà nel vedere sua figlia accasciarsi al pavimento preda di chissà quale cosa?
 
Tutto questo nella prossima puntata xD

Ciao belli
   
 
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