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Autore: Sonskyn    01/04/2015    2 recensioni
«Angelina, dimmi che hai»
È Fred. E la sua voce è perentoria.
Il mio silenzio è ostinato e la mia bocca rimane chiusa. Non voglio ferirlo con la verità, non voglio che questi brutti sentimenti che mi porto dentro escano e lascino il segno, su entrambi.
O più semplicemente non vuoi dirgli la verità perché hai paura che ti veda finalmente per la pessima amica che sei.
«Angie, guardami negli occhi e dimmi che va tutto bene, che non ho niente di cui preoccuparmi e che tutto questo è dovuto solo alla stanchezza e allo stress» dice Fred. «Guardami e dimmelo»
Mi fermo e alzo lo sguardo fissandolo nel suo. I nostri sguardi si aggrappano l’uno all’altro, alla ricerca di una risposta, di una verità troppo scomoda per entrambi.
«Non posso dirtelo» mormoro. «Non posso dirtelo perché sarebbe una bugia»
Ripenso alle parole che ho appena buttato addosso a Fred come una secchiata di acqua fredda e le lacrime cominciano a sgorgare. Sento ancora il suo tono distaccato nel dirmi che sono una pessima ed egoistica amica e mi rendo conto che potrei perderli seriamente ora.
Credi che ti perdoneranno mai?
Non ne ho idea.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Il trio protagonista, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'Angelina P. Granger - A brand new ginger world'
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VI

 
 
“Is this hell or heaven?
I can't tell when we're together”
 
-Heaven, Hurts




 L'immagine originale è di Viria 13, dal sito Deviantart,
e in seguito modificata da me.





 
Oggi è S. Valentino. Ho solo voglia che questa giornata finisca in fretta, non so quanto potrò resistere prima di avere una crisi isterica. Mi alzo controvoglia dal letto, scostando il lenzuolo e aprendo le tende. Odio essere svegliata dal sole, per questo le tengo sempre chiuse.
«Buongiorno Angie»
«’Giorno Miranda» le rispondo sbadigliando. «Dov’è Ginny?»
«Deve essere già uscita. Mi ha detto che si sarebbe incontrata con Dean e voleva fargli una sorpresa prima che si svegliasse»
«Ginny?» chiedo stupita.
«Ah, non chiedermi niente» dice alzando le mani. «Anche io vorrei tanto sapere che le prende a quella ragazza»
Scuoto la testa, raccolgo la salvietta e mi do una sciacquata in bagno prima di vestirmi e scendere nella Sala Grande. Una volta entrata, mi dirigo trascinando i piedi verso il mio tavolo e mi siedo nel primo posto che mi capita.
«Grazie tante, ora non ti siedi nemmeno più accanto a noi?»
«Bell’ amica che abbiamo, fratello»
«’Giorno» dico senza nemmeno alzare lo sguardo dal mio bicchiere di succo di zucca e dalla ciambella che mi trovo davanti.
«Sembri uno zombie»
«ed è un complimento vista la faccia che ti ritrovi»
«Grazie ragazzi» dico. «Voi si che sapete tirare su di morale una ragazza»
«Ti sei vista allo specchio stamattina?» mi dice George con disgusto. Lo guardo di traverso, cercando di disintegrarlo con la sola forza del pensiero.
«Ehi, se l’avessi fatto non reagiresti così» dice. «Anzi, ci daresti ragione in pieno»
«Va’ al diavolo, George» rispondo ridendo e gli lancio un pezzo di ciambella. Peccato la mia non sia un’ottima mira e la ciambella ha completamente mancato George, in compenso ha colpito qualcun altro. Qualcuno che desidererei non esistesse sulla faccia della terra.
«Non si spreca il cibo, tua mamma non ti ha insegnato niente?» dice con un ghigno impertinente Malfoy.
«Idiota» sibilo. Stringo  i pugni, le nocche diventano bianche e il mio corpo si irrigidisce. La mano destra vola attorno all’impugnatura della bacchetta, ma quella di George tiene saldamente il mio polso.
«Malfoy, fatti un giro» risponde duro Fred. «Oggi non è giornata»
«Oh-oh altrimenti che fai?» ride. «Mi colpisci con un’altra ciambella?»
«No»
Draco non ha nemmeno tempo di rendersi conto di quello che sta per succedere che Fred si alza e lo colpisce in pieno viso con un pugno. Io guardo la scena sconcertata, George scoppia a ridere e applaudire, Malfoy porta le mani a coppa verso il naso sanguinante e comincia a inveire contro l’aggressore, mentre Tiger e Goyle lo sorreggono.
«Te ne pentirai amaramente, Weasley»
Draco e i due idioti si allontanano a grandi falcate, diretti verso l’Infermeria.
«Che diamine è successo qui, signor Weasley?» chiede la McGranitt tutta trafelata.
«Professoressa, mi creda, lei avrebbe fatto lo stesso» dice Fred addentando un biscotto al burro.
«Signor Weasley, mi vedo costretta a togliere dieci punti a Grifondoro» dice la McGranitt arricciando le labbra.
«Questa è un’ingiustizia» sbotta George. «Dovrebbe toglierne a Serpeverde, è stato quell’idiota a cominciare»
«Non voglio sentire storie» risponde perentoria la professoressa. «E non voglio più assistere a scene simili, mi sono spiegata?»
«Sì, professoressa McGranitt» rispondono in coro Fred e George.
La donna si allontana scuotendo la testa ed io mi volto verso Fred guardandolo allibita. I muscoli e i nervi del mio corpo si sono sciolti e la tensione di poco prima se n’è andata, sostituita dalla meraviglia e dalla sorpresa.
«Che accidenti ti è frullato per quella cavolo di testa?» chiedo colpendolo sulla fronte.
«Ehi, dovresti ringraziarmi» borbotta.
«Non ti ho mai visto colpire qualcuno con un pugno» mormoro pensierosa.
«Lascia perdere» ribatte il ragazzo. Si massaggia delicatamente la mano che ha colpito Malfoy e si lascia sfuggire una smorfia di dolore. Mi volto verso di lui e gliela prendo tra le mie, guardando i danni che ha subito.
«Non è niente di grave» gli dico, continuando a tenere la sua mano. «Ma così la prossima volta ti ricorderai di non colpire il naso di nessun altro»
Fred mi guarda sorridendo ed io gli sorrido di rimando.
«Sentite, tra poco meno di venti minuti si parte per Hogsmeade» annuncia George guardando il mio orologio da polso. «Ci conviene andare»
Prendiamo le nostre cose e ci avviamo verso il portone d’ingresso, dove ritroviamo Gazza che spunta i nomi. Ci facciamo segnare e saliamo sulle carrozze magiche che ci conducono al villaggio.
Fred e George discutono di scherzi da mettere in atto prima di andarsene, ma non mi prendo nemmeno la briga di seguire quel discorso e distolgo la mia attenzione da loro per dirigerla verso il paesaggio che mi circonda: il viale di alti pini, con i loro aghi di un verde brillante, ondeggiano alla gelida brezza invernale e le nuvole bianche si rincorrono nel cielo terso zigzagando tra i raggi di un tiepido sole.
Beh, questo è tutto ciò che riesco a vedere dalla carrozza, ma in lontananza mi sembra già di vedere i tetti delle case di Hogsmeade e le insegne colorate dei negozi, di sentire il profumo dei dolci di Mielandia o della Burrobirra dei Tre Manici di Scopa. Ma questa visione viene distrutta e, come un palloncino, si sgonfia in fretta nel momento in cui mi ricordo che quello sarebbe stato il giorno più snervante di tutto l’anno perché Hogsmeade sarebbe stata invasa da dolci rosa, insegne rosa, vetrine addobbate in rosa e qualsiasi altra cosa rosa!
«Angie, tu non scendi?» La voce di Fred mi riporta alla realtà.
«Scendo, Fred, un attimo» rispondo alzando gli occhi al cielo e sbuffando.
Il ragazzo mi tende la mano ed io la guardo inclinando leggermente la testa, combattuta se accettarla o meno, ma, prima che io riesca a decidere, Fred ha già afferrato la mia e mi sta aiutando a scendere.
«Per fortuna che doveva essere “un attimo”» dice dandomi un buffetto sulla guancia.
Io ridacchio e scuoto la testa.
«Allora che si fa per prima cosa?» chiedo alzando lo sguardo e incrociando il suo.
«Mielandia» dice George. «Sono irremovibile»
Vedo il suo sguardo cadere sulle nostre mani ed è proprio in quel momento che mi accorgo che sono rimaste intrecciate. Sciolgo in fretta il contatto e infilo le mani in tasca, come a nascondere un’arma del delitto. Sono sicura di essere arrossita, quindi mi volto in direzione Mielandia, celando il viso tra i capelli e mi incammino a passo veloce in quella direzione.
«Allora, che state aspettando?» dico con una risatina nervosa, troppo acuta per riuscire a nascondere l’imbarazzo. Fred mi guarda e sorride, George guarda il fratello e me per un paio di volte, poi solleva le spalle e scuote la testa.
«Ti ricordo, Fred che mi devi la mia prima rata di Cioccorane se vuoi sapere il nome geniale che la mia mente geniale ha prodotto» dico puntandogli un dito contro.
«Perché non facciamo che per ogni volta che pronunci la parola “geniale” ed ogni suo derivato, sarai tu a dover pagare una Cioccorana a testa a noi?» ribatte George esasperato.
Fred ridacchia divertito e scuote la testa. «Non ti preoccupare, mantengo sempre la parola data, Angie. Avrai le tue Cioccorane»
«Sentite, ho cambiato idea facciamo che… l’ultimo che arriva offre» urla George e comincia a correre tenendosi il cappello con una mano e la sciarpa con l’altra, mi sorpassa velocemente facendomi una smorfia e sparisce dietro l’angolo. Decido di seguirlo a ruota, ma solo per non dare la possibilità a Fred di raggiungermi e rimanere soli.  Non so il perché, ma comincio ad avere una brutta sensazione allo stomaco quando sto vicina a lui. È come essere sulle montagne russe, quando gli organi interni si attorcigliano e vanno sottosopra e ti viene quella leggera nausea e la testa gira; quando parti seduta nel tuo posto, con le cinture e le attrezzature di sicurezza pensi che non potrà mai succedere nulla di male, ma poi cominci a prendere velocità e la paura sale, il tuo corpo produce adrenalina e ti viene voglia di scendere immediatamente: stai per schiantarti e non vuoi, con tutte le tue forze non vuoi provare quel senso di vuoto dovuto alla caduta e quel dolore nel momento dell’impatto.
Corro per le vie di Hogsmeade pensando a questa stupida metafora che la mia mente ha prodotto, senza ben capire cosa tutto questo possa significare, anche se sono propensa a pensare che sia una brutta e terrificante cosa, e improvvisamente mi scontro contro qualcuno. Tipico!
«Oddio, scusami tanto» comincio a dire. «Ero di fretta e…»
«Tranquilla»
«Ehi, ma..» dico guardando in faccia il malcapitato. «Adrian!»
«Angelina, ciao» mi saluta sorridendo. «Ti ho vista stamattina, eri indaffarata con Malfoy, ah? Il tuo amico ha decisamente un buon destro»
«Già» rispondo ridendo. «Appuntamento romantico con qualcuno?» chiedo curiosa.
«Non direi proprio» risponde lui divertito. «Dovrei incontrarmi con alcuni miei amici di Corvonero, ma devono essersi persi lungo il tragitto»
In quel momento, Fred mi raggiunge e vedo il suo sorriso sparire dalle sue labbra. Mi guarda e poi sposta lo sguardo su Adrian.
«Fred, giusto?» dice il ragazzo pensieroso. Fred annuisce e fa un mezzo sorriso, quasi forzato. «Stavolta ho indovinato»
«Vieni, Angelina?» mi chiede appoggiandomi una mano sulla spalla. Vedo tensione nel suo gesto e aspettativa nei suoi occhi. Annuisco e dico: «Vi raggiungo subito, tu vai intanto»
Sofferma ancora per qualche secondo il suo sguardo su di me e poi si incammina a passo svelto verso Mielandia. Ed io torno a guardare Adrian.
«Puoi sempre aspettarli con noi se vuoi» propongo. «E magari poi andiamo a bere qualcosa ai Tre Manici. Offro io»
«Ma figurati, avrai sicuramente altri programmi che passare la giornata di S. Valentino con me» ribatte lui.
«Se te lo sto chiedendo è perché non ho altro da fare» ribatto. «A parte qualche stupido scherzo organizzato dai gemelli» aggiungo ridendo.
«Vedi?» dice lui. «Non voglio che tu abbandoni i tuoi amici per me…»
«Ma anche tu sei un mio amico» lo interrompo. «E posso sempre stare con i gemelli prima e raggiungere te ai Tre Manici di Scopa dopo»
«Sei proprio una tipa determinata, né?»
«Direi proprio di sì» rispondo sorridendo di rimando.
Ci incamminiamo per Hogsmeade diretti verso il locale e quasi mi viene il voltastomaco, le mie previsioni erano esatte: tutto è rosa.
«Rosa, rosa, rosa, rosa ovunque» dico sconsolata. «Ora, dimmi come è possibile che ad una persona sana di mente possa piacere questo dannato colore?»
«Semplice: non è sana di mente» risponde Adrian ridacchiando.
Entrambi scoppiamo a ridere.
«Angie» sento urlare il mio nome e mi guardo intorno alla ricerca della fonte: poco lontano Fred e George si stanno sbracciando cercando di attirare la mia attenzione.
«Ti ricordo che offri tu!» urla George. «Quindi vedi di affrettare il passo, in vetrine c’è l’ultimo pacchetto limited edition di Api Frizzole al mango»
Scuoto il capo e dico ad Adrian: «Sarà meglio andare»
«Buongiorno… Adrian? Dico bene» lo saluta George. Ha il suo solito sorriso incoraggiante, mentre Fred sembra abbia messo il broncio. «Deve venire anche lui con noi?» chiede.
«Si, gli ho chiesto io di unirsi a noi mentre aspetta i suoi amici» rispondo. «Forza entriamo, prima Fred mi compra le Cioccorane che mi spettano, prima vi dirò il nome del negozio che ho inventato»
«Ti ricordo che tu, invece, ci devi offrire per essere arrivata ultima» dice George sventolandomi l’indice davanti al naso. «Tu non ti preoccupare, che quando arriviamo alla cassa me la vedo io» rispondo aprendo la porta e detto questo me ne vado a gironzolare per gli scaffali stracolmi di dolciumi, cercando di evitare con tutta me stessa il Reparto degli Innamorati allestito per l’occasione. Finito il giro usciamo tutti e quattro con le braccia stracolme di Gelatine Tutti i Gusti + 1, Cioccorane, Api Frizzole, Scarafaggi a Grappolo, Bacchette di liquirizia e delle strane caramelle gommose di un viola acceso. Ovviamente tutto offerto da me.
«A proposito, qual è il nome fantastico che hai trovato per… per noi?» chiede George evitando di parlare di un negozio davanti ad Adrian. Ma non credo che si sarebbe accorto della cosa, visto che è così impegnato a mangiare tutti i suoi Scarafaggi.
«Finché Fred non si muove a darmi le mie Cioccorane, il nome rimane per me» ribatto. Allungo le mano chiuse a coppa verso Fred per ricevere il mio pagamento.
«D’accordo, d’accordo» dice il ragazzo sbuffando. «Lo sai che mantengo sempre le mie promesse.» E così dicendo, una dozzina di Cioccorane finisce tra le mie mani. Sorrido felice e le metto nella sacca.
«Tiri vispi Weasley» dico soddisfatta. I due gemelli mi guardano con un’iniziale espressione interrogativa, che subito dopo si trasforma in un sorriso stupito. Almeno quello di George, Fred non sembra ancora convinto.
«Mmmm… Non so, non mi convince del tutto» ribatte.
«Solo scuse. Sai quanto questo nome in realtà sia incredibilmente bello e non vuoi ammetterlo» dico scimmiottandolo.
«Questo sì che è un colpo basso» dice Fred imbronciato. «Usi le mie stesse parole contro di me»
«Ho imparato dai migliori» ribatto sorridendo. Fred mi scompiglia i capelli e mi sorride di rimando.
«Mi hai convinto» dice. «È proprio un ottimo nome»
«Mmm.. ragazzi, ora che si fa?» chiede Adrian con la bocca piena di dolci, parlando per la prima volta da quando siamo usciti da Mielandia.
«Noi abbiamo un programma ben preciso» dice Fred squadrandolo. «Non dovevi incontrarti con i tuoi amici?»
Guardo Fred scocciata dal suo comportamento e gli do una sberla sul braccio. Lui mi guarda imbronciato, massaggiandosi il punto dolente.
«Lo accompagno ai Tre Manici di Scopa» dico in risposta. «Così non rimane solo mentre aspetta i suoi amici»
«Angelina, non c’è problema» dice in fretta Adrian. «Posso…»
«Mi spiace, ma tu fai parte del programma» risponde Fred afferrandomi per il braccio, ma prima che riesca a trascinarmi da qualche parte, riesco a divincolarmi e liberarmi dalla presa.
«Non credo proprio, Fred»
«Fred che ti prende?» sussurra George dando una gomitata nelle costole al gemello.
I nostri sguardi sono fissi uno nell’altro, ma non riesco a decifrare l’espressione dei suoi occhi. So solo che ora sono arrabbiata con lui. Non capisco che gli prenda. Sembra quasi che sia infastidito dal fatto che ho un altro amico, qualcun altro con cui passare il mio tempo. Se non lo conoscessi bene, direi che è geloso. Sbuffo e scuoto il capo, prendo Adrian per il braccio e mi incammino verso la parte opposta del villaggio.
«Forza, andiamo» dico infilando le mani nelle tasche e tirando la berretta sulle orecchie.
«Senti, io..» comincia Adrian camminando accanto a me. «Non volevo che rinunciassi a loro per me»
«Non importa» rispondo imbronciata.
«Davvero?» chiede dispiaciuto. «Guardami e dimmi che non importa.»
Alzo lo sguardo verso di lui, sorrido e gli poggio una mano sulla spalla. «Davvero non importa»
Adrian mi sorride raggiante. Siamo arrivati ai Tre Manici e lui mi apre la porta per farmi entrare. Accanto all’entrata noto uno dei manifesti, Per ordine del Ministero della Magia, che riempiono le vie del villaggio, dove si vede un’immagine dei dieci Mangiamorte evasi e l’annuncio di una ricompensa di mille galeoni a qualunque mago o strega che fornisca informazioni utili alla cattura dei fuggiaschi.
È strano come, qualche anno fa, con la scomparsa di Sirius, Hogwarts e Hogsmeade sono state invase dai Dissennatori, mentre ora, con dieci Mangiamorte a spasso per il Mondo Magico, non ce ne sia nemmeno uno. Scuoto la testa, scacciando quei pensieri che mi turbano e rimandandoli a più tardi, ed entro ai Tre Manici. Il locale è affollato, alcuni tavoli sono occupati da coppie che festeggiano S. Valentino in maniera sana e normale, altri da combriccole di studenti ridenti. Non ci sono addobbi eccessivi, anzi direi che non si può proprio definire un locale decorato per l’evento e questa cosa mi piace, molto aggiungerei. Ci dirigiamo verso un tavolino in un angolo, l’unico rimasto vuoto, e ordiniamo due Burrobirre: la mia aromatizzata alla menta, mentre quella di Adrian alla vaniglia.
«Allora, raccontami qualcosa di te.» Sorseggio la bevanda che Madama Rosmerta ha appena portato e guardo il ragazzo negli occhi, aspettando che parli.
Adrian fa spallucce e passa un dito sul bordo del bicchiere. «Non saprei. Che vuoi sapere?»
«Da dove vieni, chi sono i tuoi genitori, come hai scoperto di essere un mago. Quali sono le tue passioni, cosa ti piace e cosa non ti piace…»
«Frena, frena.» Ride e butta la testa all’indietro. «Risponderò alle tue domande, ma una alla volta.
Allora, vengo da Jedburgh, in Scozia» dice, con un mezzo sorriso sulle labbra. «È il villaggio in cui è nata mia madre. Lei era Babbana ed è morta due anni fa per un cancro al seno»
Lo guardo piena di compassione. «Mi dispiace». È poco più di un sussurro. So come si sente, o meglio, non completamente: io non ho mai conosciuto mia madre.
«Tranquilla» dice sorridendo tristemente. «Mio padre lavora alla Gazzetta del Profeta, è un giornalista di secondo piano, ma ogni tanto riesce ad accaparrarsi la prima pagina. Ovviamente ho sempre saputo di essere un mago, insomma, mio padre mi ha cresciuto come tale»
«Com’è stato crescere con la magia?» gli chiedo.
«Come se fosse una cosa normalissima» dice e alza le spalle. «Facendo parte della mia vita fin dai primi giorni, ho sempre pensato fosse una cosa scontata, anzi, mi chiedevo perché gli altri bambini avessero giocattoli inanimati o perché c’era un uomo che tutte le mattine girava con la sua bicicletta per consegnare lettere, invece di usare un gufo»
Sorrido con una leggera malinconia. «Già, come se fossero gli altri quelli strani e non tu»
Inclina la testa di lato e mi studia stringendo gli occhi. «Ma parliamo un po’ di te. Dimmi, da dove vieni?»
«Ho.. » Mi blocco con un groppo in gola. Non mi vergogno del mio passato, sia chiaro, ma ci sono ricordi legati alla mia infanzia, a quell’orfanotrofio, che non voglio riportare a galla. Ricordi di cui non voglio parlare. So che è sbagliato, che dovrei dirgli la verità, ma cosa cambia per lui se ho passato metà della vita in un edificio che odio o in una famiglia stupenda che mi ama? «Vengo da Londra, sono stata adottata quando avevo poche settimane e i miei genitori sono entrambi Babbani, fanno i dentisti.» dico infine. «Decisamente strano essere finita in una famiglia con una figlia strega»   
«E per voi come è stato scoprirlo?»
«Sconvolgente. La magia era una di quelle cose che per Hermione esisteva solo nei suoi libri e per me nelle sue storia, sai non amo molto leggere, quindi quando un gufo è planato nel nostro giardino siamo rimasti un pochino spaesati.» rido divertita al ricordo del rapace posato sulla ringhiera del nostro cancello con una lettera nel becco. «Diciamo che per i primi giorni pensavamo fosse uno scherzo, finché Hagrid non si presentò a casa nostra e spiegò tutto quanto, compreso il fatto che anche io ero una strega e che avrei dovuto attendere ancora un anno per entrare ad Hogwarts»
«Wow» dice ridendo.
«Già»
Senza sapere che altro dire, sorrido e bevo la Burrobirra, facendo vagare lo sguardo nel locale. Vedo Harry entrare di corsa nel locale, zuppo dalla testa ai piedi, studia i volti cercando qualcuno, finché non incontra lo sguardo di Hagrid  e si siede con lui dopo essersi fatto strada a fatica tra i tavoli.
«Ehi, ma quello non è Harry Potter?»
«Già, ma che ci fa qui?» dico, più a me stessa che in risposta ad Adrian.
«Perché?»
«Da quel che sapevo, oggi aveva un appuntamento con una ragazza» dico facendo spallucce e portando le labbra al boccale di fronte a me. «A quanto pare deve essere successo qualcosa»
«Angie!» sento il mio nome e mi volto. Vedo Hermione arrivare a grandi falcate, con il viso arrossato e i capelli bagnati incollati alla fronte. Estrae la bacchetta e si riordina, asciugando abiti e capelli.
«Herm, che ci fai qua?» chiedo guardandola curiosa. «A quanto pare fuori c’è il diluvio universale»
«Più o meno» risponde passando da me ad Adrian con un sorriso divertito in volto. Alzo un sopracciglio, cercando di farle intendere che non è come sembra.
«Lui è Adrian, un mio amico» dico, enfatizzando l’ultima parola.
«Ciao» la saluta il ragazzo alzando la mano, mentre le sue guance si colorano leggermente di rosso.
«Ciao» gli risponde la mia adorata sorellina sorridendogli incoraggiante.
«Insomma, chi stai cercando, Herm?»
«Oh, giusto» dice tornando a guardarmi. «Harry, sto cercando Harry»
«È proprio là, lo vedi?» le dico indicando il tavolo dove il ragazzo è seduto.
«Grazie mille» mi dice e mi scompiglia i capelli. La vedo andare a sedersi ad un tavolo in fondo al locale, chiamando Harry perché la raggiunga. Mi accorgo che il tavolo non è vuoto, due posti sono occupati dalle più improbabili compagne di bevute che possa immaginarmi: Luna Lovegood e Rita Skeeter.
Mi chiedo il perché di quella strana combriccola. Penso corrucciando la fronte e mi riprometto di scoprirlo la sera non appena avrò l’occasione di parlare con Hermione.
E subito dopo mia sorella, ci raggiunge un gruppo di ragazzi del quarto e quinto anno di Corvonero. Devono essere gli amici di Adrian. Me li presenta non appena si siedono al nostro tavolo e cominciano a scherzare e fare battute. Non avrei immaginato che i Corvonero sapessero essere anche spiritosi, forse è perché sono piena di stereotipi riguardo alle casate di Hogwarts.
Quando abbiamo finito di bere la nostra Burrobirra, usciamo dai Tre Manici di Scopa  tutti insieme e torniamo alle carrozze che ci riportano a scuola. Ci salutiamo al portone d’Ingresso ed io me ne vado nella Torre Grifondoro.
Decido di sprofondare in una delle poltrone accanto al fuoco scoppiettante. Dalla tasca dei pantaloni estraggo una piccola busta trasparente sgualcita dal tempo dove tengo alcune foto: una raffigura me davanti al cancello dell’orfanotrofio con una calla bianca tra le mani; nell’altra io, Hermione e i nostri genitori sorridiamo all’obbiettivo della macchina fotografica nella cucina della nostra casa; nell’ultima ci siamo io, Fred e George che ridiamo abbracciandoci felici.
«Ehi»
Mi volto e Fred si appoggia al bracciolo della poltrona dove io mi trovo.
«Ehi»
Mi guarda, ma io non voglio incrociare il suo sguardo. Tengo gli occhi fissi sulle fiamme che danzano nel camino, le braccia strette attorno al busto e le labbra serrate.
«Sei arrabbiata con me?» chiede in un sussurro.
«Tu che dici?»
«Strano» dice ridacchiando. Ma subito la risata gli muore in gola nel vedere il mio sguardo tagliente. «Senti, che vuoi che ti dica?» dice allargando le braccia esasperato. «Che mi dispiace per come ho trattato il tuo amico?»
«Potrebbe essere un buon inizio» rispondo voltandomi verso di lui. «Dopotutto non è stato molto carino da parte tua il modo in cui gli hai parlato, dico bene?»
«Non mi sembra di avere avuto chissà quale atteggiamento» ribatte il ragazzo. «Per le mutande di Merlino, che avrei dovuto fare? Mettergli sotto i piedi un tappeto rosso? È solo uno stupido ragazzino di Tassorosso che non sa nemmeno come allacciarsi le scarpe.»
Il tono della sua voce si è alzato e i suoi occhi mi scrutano in cerca di un appoggio o di perdono, sa di avere detto una cattiveria, sa di aver fatto qualcosa che mi da fastidio. Perché si comporta in questo modo? Perché tutta questa ostilità nei confronti di Adrian?
«Io… » comincia Fred. Incontro i suoi occhi dispiaciuti e sinceri, sono convinta che, dopotutto, non pensi realmente le cose che ha appena detto. Fred allunga la mano e la appoggia sulla mia. Sento quella strana sensazione allo stomaco salirmi fino alla gola. Presa dal panico di non sapere cosa sia quella strana bestia, mi rannicchio nella poltrona, come per nascondermi a quegli occhi.
«Voglio rimanere da sola» rispondo secca e subito scosto la mano.
«Angie… ?» dice stupito.
«Lasciami sola, Fred» ripeto.
Il ragazzo allunga una mano verso di me, ma subito la ritrae, scuote il capo e aggrotta le sopracciglia. Non mi volto per guardarlo mentre se ne va, esce dalla Sala Comune e lascia il ritratto chiuso dietro di se. Mi sento sola e in balia delle emozioni strane che ho dentro; emozioni a cui non riesco a trovare una risposta e a cui, sinceramente, non ho nemmeno una domanda.



 
NdA

E finalmente, dopo settimane, riesco ad aggiornare.. YEEEE! 
Scusatemi, scusatemi, scusatemi davvero, ma ho avuto un sacco di cose da fare, tra cui cominciare a muovere un po' le chiappette visto che il sole ha iniziato ad uscire e andare a camminare in vista della prova costume... ehm, si, diciamo così!
Comunque... Oggi è anche un giorno moooooooolto importante e no, non è uno scherzo, non è un pesce d'aprile, è veramente un giorno importante. Oggi due tra i miei personaggi preferiti, nonché protagonisti di questa storia, compiono gli anni, oggi è il compleanno dei miei Fred e George.. Okay, un po' triste a pensarci, ma solamente George, ad oggi, potrebbe festeggiare il suo trentasettesimo compleanno (credo sia giusto! >.<). E già mi scendono le lacrime ç_____ç
Detto questo, augurato ai nostri gemelli preferiti un buon compleanno, vi lascio alle recensioni! :3


Buon primo aprile a tutti
Sonskyn
   
 
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