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Autore: Soly_D    02/04/2015    4 recensioni
#05. Speranza – It’s [not] a matter of genetics
...allungò una mano verso il visino addormentato di Ace, così liscio e paffuto che doveva per forza essere fatto di gomma e che sarebbe stato indubbiamente in grado di allungarsi. Insomma, si trattava di Monkey D. Ace: era o non era suo figlio?
[Raccolta RuNami partecipante alla Challenge "One Piece... emotions" indetta da Emanuela.Emy79]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami | Coppie: Rufy/Nami
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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contest
Pairing: Rufy/Nami
Genere: romantico, commedia, slice of life
Rating: giallo
Prompt: passione/disperazione
Note: questa fanfiction partecipa alla Challenge One Piece... emotions indetta da Emanuela.Emy79 sul forum di EFP.

Captain & Navigator
[every king needs a queen]



#04. (Un)pleasant night meetings

Quando Rufy la trascinò nella sua cabina e la intrappolò contro il muro per baciarla, infilando le mani al di sotto del vestito, Nami pensò che quello stupido di un capitano non smetteva mai di stupirla. Solitamente, nei momenti di intimità, si comportava in modo dolce e impacciato, ma la lunga astinenza che gli aveva imposto aveva avuto un effetto del tutto inaspettato su di lui, rendendolo decisamente più passionale e sfrontato.
«Rufy, avevamo stabilito di farlo solo quando siamo da soli sulla nave...».
Il capitano si lasciò sfuggire un sospiro che si infranse sulle labbra della navigatrice.
«Ma è troppo tempo che non stiamo soli, Nami...».
«Hai dimenticato cosa è successo quando Robin ci ha scoperti?», gli ricordò lei assumendo un cipiglio severo. «Le ho fatto promettere di non dire nulla alla ciurma, ma sono sicura che Zoro e Franky sospettano già qualcosa. Immagina cosa dovesse succedere se Sanji-kun...».
«Lo so, lo so», si lamentò il capitano con un broncio infantile. «È che con questo vestito sei bellissima e...».
Nami sorrise compiaciuta. Rufy glielo diceva poche volte, che era bella. «Davvero?».
«Davvero», rispose lui, e le loro labbra si incontrarono ancora.
Nami pensò che a quel punto fosse inutile opporsi, tanto valeva andare fino in fondo.
«E senza?», lo provocò con sguardo malizioso. «Come starei senza?».
Rufy arrossì un po’. Nami lo trovava adorabile in quei momenti.
«Uhm... fammi vedere». Poi le saltò letteralmente addosso.


«Rufy, dove diavolo è il mio vestito?».
Poggiata con i gomiti sul letto del capitano, Nami si guardava intorno cercando di intravedere, nella penombra della stanza, il suo bellissimo vestito rosso, autore di quella notte di passione. Una passione decisamente più travolgente del solito, a giudicare dalla fretta con cui Rufy la sera prima glielo aveva sfilato per poi gettarlo in qualche angolo remoto della stanza.
«E che ne so...», borbottò il capitano, voltandosi su un fianco e dandole le spalle.
Nami sbuffò irritata. «Mi spieghi come accidenti faccio a raggiungere la mia stanza, ora?!».
Rufy tastò il pavimento con una mano per poi sollevare in aria la sua inconfondibile casacca rossa. «Ecco, mettiti questa».
Nami osservò l’indumento con aria incerta. Non le dispiaceva per nulla indossarlo − odorava di Rufy, in fondo − ma se qualcuno l’avesse vista girare per la nave con la casacca del capitano addosso, sarebbe scattato il putiferio, ne era certa.
«Non credo che sia una buona idea».
«Oh, quante storie...». Il capitano le gettò letteralmente in faccia la sua casacca e Nami, per ripicca, gli diede una gomitata nel fianco che lo fece mugugnare di dolore. Poi, non trovando altre alternative, la navigatrice si decise ad indossare l’indumento. Infine afferrò le scarpe e attraversò a piedi nudi la stanza. Era appena arrivata alla porta quando la voce di Rufy la bloccò. «Nami».
«Che c’è?», rispose lei, voltandosi.
Nella penombra, Rufy le sorrideva divertito. «Sei... uhm... eccitante... con la mia maglietta addosso».
La navigatrice si sentì arrossire. Chi l’avrebbe mai detto che un giorno dalle labbra del suo ingenuo capitano sarebbero uscite parole del genere?
Be’, stava decisamente crescendo, e anche piuttosto bene, doveva ammetterlo.
Ridacchiò. «Idiota».


Era appena sorta l’alba quando Sanji si richiuse la porta della stanza alle proprie spalle, pronto a cucinare la colazione per la sua insaziabile ciurma. Addentrandosi nel corridoio, però, intravide un’ombra che si rivelò niente di meno che l’elegante figura di Nami-san − oh, quale mirabile visione! − mentre usciva dalla cabina del capitano con una casacca rossa addosso, decisamente troppo larga e lunga, che somigliava molto a quella di Rufy.
Sanji, come sempre, ne rimase ammaliato. Quando poi lei sparì in fondo al corridoio, si concesse un lungo sospiro sognante e... un momento.
Nami-san? Nami-san che usciva dalla cabina del capitano? Nami-san che usciva dalla cabina del capitano con la sua casacca rossa addosso?
Sanji non ci mise molto a fare due più due. «N-Nami-san... l-la mia p-piccola, adorata N-Nami-san...».
A quel punto trattenne il respiro, sgranò gli occhi e poi...
E poi, semplicemente, svenne.


Un’oretta dopo, i membri della ciurma, non trovando la colazione pronta in tavola, avrebbero cercato preoccupati il cuoco trovandolo poi nella cabina di Rufy, mentre alternava imprecazioni dirette al capitano e pesanti testate contro il muro, in un perfetto ritratto della più cronica disperazione.
E in più, un Rufy dolorante e pieno di bernoccoli rannicchiato tra le coperte.












Note dell'autrice:
Povero il mio Sanji-kun, mi fa male il cuore a rappresentarlo in questo modo, ma mi serviva per il prompt "disperazione" T.T
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, critiche e commenti sono ben accetti. Grazie a tutti coloro che mi seguono ♥ a presto!

Soly Dea
  
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