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Autore: alida    20/12/2008    2 recensioni
Prima si prendevano i colpevoli meno cadaveri si sarebbero dovuti contare....Hotch lo sapeva... Disclamaire: I personaggi appartengono a Jeff Davis, la storia non ha scopo di lucro ma intende divertire e intrattenere chi scrive e chi leggerà. Vorrei invitare chiunque se la senta a riscrivere la mia ff dal punto di vista di un altro personaggio (reid, morgan, prentiss, garcia, jj) senza però modificarne gli elementi base e riportando la dicitura "L'originale è Cuori sanguinanti di Alida" all'inizio del primo capitolo. Vi aspetto...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'appuntamento di Merenth e Osdy era fissato per le 7:30.

Hotch e i colleghi avevano deciso di trovarsi prima alla centrale di polizia e poi andare al parco per le 5:00, calcolavano infatti che il dottor Merenth saebbe arrivato con almeno un'ora di anticipo.

Quando arrivarono sul luogo dell'incontro Morgan e Prentiss cominciarono a guardarsi attorno per capire dove l'S.I. si sarebbe posizionato. C'erano due valide alternative: vicino al chiosco che apriva alle 8:30 oppure all'inizio del sentiero che portava all'interno del bosco.

Morgan, Prentiss e lo sceriffo si posizionarono di guardia all'inizio del sentiero, Reid e Hotch sorvegliavano la zona del chiosco.

Reid sbatteva i piedi per scaldarsi un pò, c'era freddo e stare fermi non era la cosa migliore. Hotch si soffiava le mani strette a pugno.

Era contento di essere lì per concludere la vicenda ma stare a letto sarebbe stato molto meglio. Dormire, svegliarsi, girarsi e rigirarsi tra le lenzuola mentre i pensieri correvano nella testa e non si riusciva a fermarli. E quando si fermavano si veniva assaliti dalla paura di non esistere, essere lì immobili senza sensi percettibili e allora giù di nuovo a pensare senza fine fino a quando la sveglia non squillava e bisognava alzarsi.

La sveglia arrivò tramite Reid che disse -Hotch, io ho pensato tutta la notte a queste tre frecce. Una per il dolore provato quando era bambino va bene, ma una per il dolore che ho creato non l'ho capito fino in fondo. A noi non risulta che fosse aggressivo con la sua famiglia. Qual è il dolore che ha creato?-.

Hotch lo guardò seriamente e rispose -Vedi Reid ogni freccia che lancia serve ad uccidere, ad eliminare un dolore. Con la prima elimina i maltrattamenti subiti, con la terza, con la quale secondo lui saremmo noi a spegnere il dolore, eliminerà i suoi omicidi, la seconda probabilmente è quella più complicata perchè è un dolore che non si aspettava di provare. Cosa gli è mancato quando è cresciuto, Reid? Cosa gli è mancato da adolescente?-

-Un padre- riflettè Reid -è pentito di aver ucciso il padre, perchè sconfiggendo il male con altro male, ha decretato il trionfo del male stesso. Però adesso continua ad uccidere...-

-Non è così semplice- lo fermò  Hotch -Se uccidi per difendere una persona debole può sembrarti un atto dovuto, giusto. Se dopo dodici anni di maltrattamenti uccidi per difendere te stesso, può sembrarti di essere diventato un assassino perchè se hai sopportato per dodici anni finisci col pensare che avresti potuto sopportare altri dodici anni fino a quando.....-

-Fino a quando con una freccia puoi cancellare il dolore che ti sei creato, che provi ma che non ti aspettavi di provare- concluse Reid.

Finalmente alle 5:45 arrivò Merenth, si guardò attorno con molta attenzione e poi si diresse verso il chiosco.
Posò la sacca nera che aveva con sè a terra, la aprì e tirò fuori l'arco e le frecce prima di sentir dire -F.B.I. posi l'arco a terra e tenga le mani alzate-.

Merenth non posò l'arco, la freccia era già tesa. Hotch ripetè l'avvertimento -Posi l'arco a terra e tenga le mani alzate-, guardò Merenth negli occhi e capì che non aveva intenzione di ascoltarlo.

Il dottore indirizzo l'arco verso Reid e BANG ! L'arco cadde a terra e la freccia, poco distante, distrutta in mille pezzi. Hotch aveva centrato il bersaglio.

I due agenti si avvicinarono al dottor Merenth che giaceva a terra morente, cercarono di sollevargli la testa mentre Morgan e Prentiss si avvicinavano di corsa. Il dottore guardò Hotch e disse -Grazie, adesso le freccie hanno tutte un senso-.


Il jet era scomodo, oggi i divanetti spettavano a JJ e Morgan, tutti gli altri si sarebbero addormentati nelle poltrone.

Hotch ricontrollava il rapporto per  la terza o quarta volta, non poteva fare a meno di chiedersi, come tante volte era successo, se l'S.I. fosse il colpevole o la vittima, ma sapeva di aver fatto la cosa giusta perchè anche se il mondo ci vuole colpevoli o vittime spetta a noi scegliere cosa essere.

Chiuse il rapporto e guardò fuori dall'oblo quando lentamente quasi con un pò di imbarazzo gli si avvicinò Reid che restando in piedi  disse -Meglio un padre che ci ama anche se lo dimostra poco che uno che decide di non amarci- e come era venuto se ne andò, lasciando Hotch da solo col cuore che ora gli sanguinava un pò meno.


Non esiste un dovere che noi trascuriamo tanto, quanto quello di essere felici. Robert Luois Stevenson
  
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