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Autore: Adeia Di Elferas    03/04/2015    0 recensioni
[http://it.wikipedia.org/wiki/Minchia_di_re]
[http://it.wikipedia.org/wiki/Minchia_di_re]Sara parla alla madre di Pina e le dichiara le sue intenzioni, cercando di farle capire il perché della sua decisione.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'Sono nata io, Pina.'
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~~“Lei è come un leone in gabbia che, meschina, non sa nemmeno lei contro chi sta ruggendo. Che quelle sbarre sembra che gliele hanno messe nel cuore, e non tutt'attorno. Lei meriterebbe di starsene tranquilla, mentre è da quando è nata che ringhia e si dimena, perchè l'hanno tenuta in gabbia troppo tempo.”
 Mia madre mi guarda e non capisco cosa nascondono quegli occhi scuri. Sembra quasi che voglia piangere, mentre quando parla, la sua voce non trema affatto: “Che ne vuoi sapere tu, di leoni?”
 Mi rabbuio e rispondo, tagliente come il vento della sera: “So quello che mi hanno raccontato, so che c'hanno gli artigli e che...”
 “E che sono pericolosi!” dice, alzando la voce che pare pronta a mangiarmi: “E che sono feroci e che non sono fatti per essere amati, ma temuti!”
 “Non capisci.” scuoto la testa: “Un leone in gabbia è una bestia fiera che deve essere liberata. Merita la vita, che è una creatura di Dio...”
 Non le piace che ho detto che il leone è una creatura del signoruzzo nostro, ma sa di non potermi dare torto, così chiede: “E, in nome della madonnuzza nostra, che c'entri tu, povera figlia, con questa leonessa che si dimena?”
 Vorrei dirci tutte cose assieme, vorrei che ce lo capisse, finalmente, quello che teniamo dentro al petto io e Pina, ma le mie parole s'affollano tutte lì e non ne esce nemmeno una.
 “Se non lo sai nemmeno tu, figlia...” dice allora mia madre: “Dimmi: perchè?”
 La gola mi pare riarsa e per un istante capisco di cosa son fatte le sbarre contro cui lotta ogni giorno Pina e, più di ogni altra volta, voglio essere io a liberarla e sono sicura che stavolta ce la faccio, ce la faccio, ce la faccio...
 “Lei si butta contro la gabbia, madre, ma non vede che la porta è stata lasciata aperta. Io la posso far uscire da quelle sbarre e allora finalmente sarà in pace con questo mondo che le ha fatto tanta guerra...”
 Mi madre mi guarda un po' perplessa e poi abbassa gli occhi: “Ma perchè, perchè figlia mia... Tu cosa ne cavi? Che ti fai ridere dietro dall'isola tutta?”
 “Io ci cavo che divento felice anche io.” rispondo, con sicurezza.
 Lei ancora non alza lo sguardo, che mi pare triste come il giorno che siamo andate via dall'isola e non sapevamo se mai saremmo tornate.
 “Pina diventerà curatolo come a suo padre, c'avrà una posizione e tutta l'isola ci dovrà fare l'inchino e chiamarla 'Signor Pino'.” incalzo: “E quando che faranno la processione, lei sarà davanti a tutti, perchè sarà il capo. Nessuno ci riderà dietro, nessuno oserà. Perfino la madonnuzza e il signoruzzo nostro ci dovranno avere rispetto di Pina.”
 “Ma fimmina com'a tia è!” sbotta mia madre, cominciando a piangere: “Anche se non rideranno in strada, lo faranno nelle loro case!”
 “E allora Pina andrà nelle case di ciascuno di loro e la voglia di ridere gliela farà passare togliendoci il pane da sotto i denti.” ribatto, facendomi dura, che tanto non cedo, nemmeno se piange.
 Ha smesso di versare lacrime e ringrazio il cielo perchè credo che ormai l'ha capito che non cambio idea e che Pina farà tutto, tutto per darci una vita normale.
 “Io senza di lei non ci sto più.” dico, a voce bassa bassa, che ho quasi paura di risvegliare il pianto di mia madre: “Io a lei la sposo e basta.”
 Finalmente i suoi occhi si alzano e si fissano ai miei. È come se leggesse l'anima mia e mi sembra che quello che ci legge, in fondo, non le dispiace. Sa che ho ragione. Sa che o sto con Pina, o felice non la sarò mai.
 “Sei sicura, figlia mia?” mi domanda, anche lei con la voce piccola piccola.
 “Sono sicura.” rispondo subito, ma senza fretta, per farci capire che io ci ho pensato notti intere e che quella è l'unica soluzione che ho trovato perchè è l'unica soluzione che esiste.
 “E allora per me va bene. Solo la tua felicità voglio e se solo così sarai felice, per me va bene e andrà bene anche a tutti gli altri. Hai la benedizione mia, figlia.” fa lei, prendendomi per le braccia e stringendo così forte che è come se temesse di vedermi volar via.
 Sorrido, un po' incerta: “Grazie.”
 Mi abbraccia e sento che ricomincia a piangere, ma questa volta piano, con un lieve sorriso sulle labbra, come un pulcino che ha fame ed ha appena trovato di che sfamarsi. È un pianto leggero, che sa di gioia e disperazione mescolati insieme.
 E mentre ancora mi tiene stretta e pensa a quello che ci aspetterà, io non riesco a smettere di sorridere e piangere come lei mentre penso a Pina e a quello che dirà quando saprà che ho la benedizione di mia madre.
 Non riesco a non pensare a quel leone in gabbia che ha bisogno di essere salvato con la dolcezza, prima che si uccida da solo con i propri artigli.
 Che a Pina la tiro fuori io dalla gabbia. A Pina, ce lo do io un angolo di pace. A Pina, io me la sposo.
 Sì, a questo leone in gabbia, io me lo sposo.
   
 
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