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Autore: Cassandra14    21/12/2008    1 recensioni
“…Sofia correva, il respiro era affannato, la milza le doleva…eppure correva per sfuggire alle grinfie del suo aggressore. [...] Era spaventata, impaurita terrorizzata quando dietro di lei apparve lui che avanzava con passo lento; lei tentò di indietreggiare, la sua camminata da gambero finì quando la sua schiena premeva contro l’altro ostacolo, lui avanzava sempre di più, alzò il coltello, la lama luccicava colpito dalla luce di uno dei lampioni. Lui avanzò ancora di più, alzò il coltello e…”
Genere: Generale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il blocco dello scrittore

Il blocco dello scrittore

 

“…Sofia correva, il respiro era affannato, la milza le doleva…eppure correva per sfuggire alle grinfie del suo aggressore. L’ombra dell’uomo, illuminata a tratti dai lampioni che davano un po’ di luce a quella sera novembrina, la seguiva distante di molti passi da lei. Correva con lo stesso affanno, ma lui riusciva a tenere il passo costante. In mano aveva un coltello affilato, il medesimo col quale l’aveva ferita colpendola alla coscia, procurandole un taglio.

Sofia svoltò verso un vicolo, pensava di essere al sicuro, invece le sue speranze caddero quando vide un muro di mattoni che le sbarrava la strada. Era spaventata, impaurita terrorizzata quando dietro di lei apparve lui che avanzava con passo lento; lei tentò di indietreggiare, la sua camminata da gambero finì quando la sua schiena premeva contro l’altro ostacolo, lui avanzava sempre di più, alzò il coltello, la lama luccicava colpito dalla luce di uno dei lampioni. Lui avanzò ancora di più, alzò il coltello e…”

 

L’uomo stava di fronte al computer portatile. Le dita picchiettavano velocemente sulla tastiera; la luce dello schermo illuminava la sua faccia: era un uomo sulla quarantina, una leggera barba ricopriva il suo mento, gli occhiali gli stavano sul naso, ogni tanto scivolavano fino alla punta e lui, con abilità, li riportava al loro posto.

Alla sua sinistra, poggiato sulla grande scrivania di legno dove lui lavorava, c’era un posacenere pieno di cicche di sigarette; la stanza era completamente buia, la luce dello schermo del computer era la sola che illuminasse l’ambiente, con debolezza dato che la zona più colpita era la faccia dell’uomo.

L’uomo continuava il suo lavoro al portatile senza stancarsi, nella sua testa vi erano tante idee per quella storia, che attendevano solo di essere messe su quel foglio virtuale; la Musa lo stava premiando, era ispirato per la sua nuova storia, il suo editore ne sarebbe stato felice, anche perché lui come autore valeva molto. Era stato premiato molte volte per i suoi racconti gialli, piacevano alla gente perché pieni di suspance.

Ora stava lavorando ad un nuovo capolavoro, una nuova storia; pareva un grande lavoro e di sicuro sarebbe riuscito ancora meglio visto che la Musa oggi stava dalla sua parte, l’ispirazione era tanta e forte.

Le dita scorrevano veloci sui tasti, l’icona sulla pagina bianca scorreva anch’essa senza fermarsi mai, era veloce e le lettere comparivano una ad una dalla rapidità impiegata dal fenomenale artista.

 Scrisse l’ultima parte della frase “alzò il coltello e…” e all’improvviso tutto finì.

Si era bloccato, non aveva più ispirazione per andare avanti.

La Musa non gli stava più vicino, un modo piacevole per dire che lo aveva abbandonato.

Si appoggiò allo schienale della sedia, osservò ininterrottamente lo schermo luminoso del computer, come se fosse rimasto incantato. Si passò una mano tra i capelli, sbuffò. Allungò il braccio e con la mano afferrò l’orologio da polso che aveva messo sulla scrivania vicino al portatile; erano le sei in punto.

Sbuffò ancora. Si portò davanti al computer e osservò l’ultima parola che aveva digitato, l’icona lampeggiava in attesa di altre lettere. Puntò i gomiti sul tavolo, si tolse gli occhiali e si stropicciò il viso. Sospirò nuovamente.

Cominciò a giocare con la bocca, emettendo dei suoni, sembrava un bambino alla scoperta, invece lui stava solo pensando…continuò così, emetteva sospiri e sbuffi. Pensava che fosse passata un’eternità, beh, non proprio un eternità, ma almeno qualche ora, invece riguardando l’orologio nuovamente con grande rammarico constatò che erano passati solo dieci minuti. Decise di uscire da quell’angusta stanza di Hotel, si avvicinò alla poltroncina dove aveva buttato la giacca a vento, notò la spessa e pesante tenda che copriva la finestra facendo cadere la stanza nel buio più totale. La discostò, una luce rosso fuoco inondò la stanza illuminandola tutta.

Prese la giacca e si avviò verso la porta. Giunto di fronte ad essa ebbe la sensazione che non fosse solo nella stanza…si girò lentamente fino a quando non vide una figura davanti alla finestra. Si spaventò.

La figura si girò e mostrò il coltello che brillò alla luce rossa; lo riconobbe, era l’assassino su cui stava scrivendo la sua storia…si spaventò ancora di più andando a sbattere con la schiena contro la porta, il quadro con le misure di sicurezza in caso di incendio cadde a terra e il vetro si frantumò.

La figura lo guardava passando il dito sulla lama che di certo doveva essere affilata.

“Cosa diavolo mi sta accadendo?” pensò l’uomo respirando a fatica e guardando la figura che stava sempre davanti a lui. Non emise alcun suono, cominciò soltanto a camminare verso di lui alzando il coltello in modo da fargli capire che voleva uccidere. Sapeva ora come la sua protagonista si sentiva, era terrorizzato dall’idea che venisse trucidato da quella persona, almeno nei modi che erano stati descritti nel libro.

 Si avvicinò ancora di più e mentre alzava il coltello per colpirlo sorrise; lo scrittore aveva più volte provato a gridare ma la voce gli moriva in gola, il fianco gli doleva, come se avesse corso per troppo tempo.

“Co-cosa vuoi da me?” chiese l’uomo con un filo di voce, la figura sorrise ancora di più, “Stammi lontano per favore; io ti conosco, sei l’assassino di cui sto scrivendo il libro” continuò lo scrittore temendo il peggio per la sua vita.

“Stai scrivendo su di me? Beh, io lo so…ma non ti farò continuare perché ti ucciderò prima che tu possa porre la conclusione a quel racconto” disse la figura alzando ancora di più il coltello e puntandolo verso la sua vittima.

“M-Ma io mi sono bloccato! Non so più cosa scrivere nella storia, non so come continuarla!” urlò l’uomo cercando di trovare un modo per risolvere a suo vantaggio la situazione.

“Ma stai tranquillo, ti leverò io il pensiero. Ti ucciderò così non sarai più bloccato” concluse in tono pacato la figura, l’uomo urlò di no, ma prima la figura si avvicinò ancora di più; abbassò il coltello e…l’uomo si svegliò di soprassalto respirando a fatica.

Si accorse di essersi assopito sulla tastiera e di aver fatto un brutto sogno, come se avesse vissuto in prima persona ciò che aveva fatto vivere alla protagonista. Era stato orribile.

Si rimise gli occhiali e osservò lo schermo luminoso: una serie di lettere digitate a caso avevano ricoperto decine di quei fogli virtuali; cancellò tutto.

Sospirò nuovamente, quel sogno lo aveva terrorizzato e non gli piaceva affatto sentirsi così, decise infine che una bella passeggiata lo avrebbe calmato e gli avrebbe disteso i nervi, doveva scappare dalla stanza e dal suo lavoro.

Si alzò, prese la giacca e si avviò verso la porta; diede uno sguardo fugace dietro di lui: non vi era nessuno.

Fece un sospiro di sollievo e afferrò la maniglia.

Nel farlo spalancò gli occhi e rimase senza parole: sentiva ripensò alle parole che il suo assassino gli aveva detto e poi capì che la soluzione per continuare stava proprio lì.

Si precipitò davanti al portatile, rischiando di farsi del male contro il tavolo e la sedia. Cominciò a picchiettare nuovamente sui tasti, la sentiva…sentiva che le idee erano tornate e con essa l’ispirazione.

Il sole tramontava e il cielo divenne sempre più buio. La città cominciò ad illuminarsi fino a mostrare la bellezza della vita notturna.

L’uomo continuava a scrivere senza sosta…passarono i secondi, passarono i minuti, passarono le ore…il cielo si fece buio e calò la sera.

 

Pose l’ultima parola “Fine”, il racconto era concluso e lui era soddisfatto del suo lavoro e soprattutto che fosse terminato. La storia era stata portata a termine dopo vari giorni e notti che aveva passato a scriverla e poi quel blocco che lo aveva frenato.

Ripensava alla fatica e la soddisfazione crebbe. Salvò il lavoro e si stiracchiò mentre il computer si spegneva. Diede un’occhiata all’orologio: le undici e mezza.

Si alzò dalla sedia e osservò la finestra: sorrise. Sbadigliò e pensò che l’idea migliore era quella di mettersi a letto, anche perché era distrutto.

Si buttò sul materasso ma un pensiero tornò al suo editore: riattaccò il telefono, nessun messaggio lasciato. Non ci credeva, solitamente lo tempestava di telefonate per sapere a che punto era con l’opera. Prese il telefonino e accese anche quello, inserì il pin e attese. Dieci chiamate perse.

“Ha fatto un passo avanti” mormorò tra sé sorridendo “la scorsa volta solo ventiquattro chiamate”.

“Ho sconfitto il mio blocco. Conclusa la storia. Firmato lo scrittore” compose velocemente il testo del messaggio e lo inviò. Si buttò nuovamente sul letto.

Ora non ebbe più alcun pensiero, spense la luce e Morfeo lo accolse tra le sue forti braccia come se lo stesse attendendo da giorni.

 

 

 

Commento dell’autrice:

 

Ecco qui una One-Shot molto veloce e spero che sia anche piaciuta.
Cosa dire di questa storia? Beh inizialmente doveva essere una storia per il giornalino scolastico, ma poi ho pensato anche di pubblicarla qui. Il tema è appunto il blocco dello scrittore, e l’idea mi è venuta appunto perché desiderando tanto scrivere qualcosa per il giornalino non avevo idee per buttare giù una storia, così mi è venuto in mente di scrivere qualche cosa sul Blocco dello Scrittore, e così ecco questa storia.

Vi ringrazio per la lettura e per i commenti,

 

Cassandra14

   
 
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