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Autore: Monkey_D_Alyce    03/04/2015    3 recensioni
La mia vita...si può definire tale?
Tutto quello che sapevo su di me, sulla mia famiglia, sul mio passato...può essere semplicemente una menzogna.
E, come se non bastasse, arriva un serial killer a sconvolgermi la vita! Cosa vuole, costui, da me?
Genere: Azione, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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18° capitolo: L’ora della tua morte si avvicina…
 
 

“Liberami subito, schifoso pezzo di merda! Lasciami andare!” continua ad urlare incallito Rufy.
Non so se ridere per i “bellissimi” nomignoli che mi “lancia” contro come frutta marcia o assestargli un bel pugno alla bocca dello stomaco per farlo imprecare per il dolore.
Potrei anche fare una ripassatina a letto con lui, chi lo sa!
 
Mi avvicino a lui con il mio solito modo di fare, credendomi un sottospecie di cowboy sfacciato, per poi ghignare e passarmi la lingua sulle labbra in modo malizioso.
“Su non fare così, dolcezza! Se stai zitto e buono, ti libero. Te lo giuro!” gli prometto facendomi il gesto della croce sul petto, dove c’è il cuore.
“Non credo più alle tue stronzate da un bel pezzo, Doflamingo! Sei solo un grandissimo figlio di puttana!” grida dimenandosi come un’anguilla, mentre del sangue cola da sotto le catene che gli stringono i polsi in modo piuttosto doloroso.
Come ha fatto a ridursi in questo stato pietoso, lo so, e devo ammettere che mi sono piuttosto divertito a torturarlo nei modi più impensabili.
E le sue magnifiche urla di dolore! Una vera melodia per le mie orecchie.
Gli accarezzo la linea accennata degli addominali con un dito, percorrendo con assoluto interesse le sue ferite provocate dai miei coltelli e i morsi datogli per farlo sentire umiliato.
So di essere sadico e anche un po’… come dire… matto da legare, ma che ci posso fare se questo moccioso mi attira come una calamita dandomi del filo da torcere?
 
“Qual è il tuo piano, eh? Attirare Kat e gli altri nella tua trappola? Illuso! Non sono così stupidi! Vi faranno patire le pene dell’Inferno!” mi richiama calmandosi un poco, arrivando persino a ridacchiare sulla parola Illuso.
Ma io non m’illudo di certo, caro Rufy.
Ti posso assicurare che ho ben altri piani nella mente.
Ammazzare quel bastardo di Mihawk sarà molto semplice, sempre che non ci sia qualcuno o qualcosa mettermi i bastoni tra le ruote, mandando tutto a puttane!
“Fufufufufu! Continua a crederci, Rufy!” esclamo ridendo divertito, lasciandolo sorpreso un poco.
“Che cosa vuoi dire?”- domanda facendo per avvicinarsi, se non ci fossero quelle catene ai polsi ad ostacolarlo nell’impresa.
Figuriamoci se gli rivelo i miei piani! Saprà fare dannatamente bene la faccia da cucciolo bastonato, ma con me non funziona.
Quando fa quello sguardo lo trovo ingenuo, ma non sono sprovveduto.
Calcolare, manipolare, mentire, sfruttare e uccidere.
Cose che so fare alla perfezione e che mi fanno esaltare come un drogato quando si fa la sua dose di eroina.
“Ferma la tua curiosità, non ti accontento” lo informo facendolo ringhiare di rabbia.
Quanto può farmi ridere questo moccioso credulone e fin troppo ingenuo?
Tanto e questo mi fa impazzire!
 
Rufy sta per parlare e rispondermi per le rime, ma Mihawk fa la sua entrata tenendo per la collottola uno dei miei uomini, svenuto.
Che testa di cazzo.
Tutte le volte si deve comportare come un bimbo capriccioso in cerca d’attenzioni.
 
Butta il mio “soldato” per terra come se fosse uno straccio per lavare i pavimenti e fa cenno a Leslie di entrare.
Posso sentire la paura di Rufy alle mie spalle.
Ghigno sommessamente e allargo le braccia, salutando i miei due ospiti inattesi.
“Mihawk e la sua dolce consorte! Qual buon vento vi porta qui?” domando loro in modo strafottente e arrogante, irritando non poco Occhi di Falco.
 
Prende la mia sedia accostata alla scrivania in legno d’ebano nera e si siede di fronte a me, lasciando Leslie dietro di lui, nemmeno fosse la sua segretaria personale.
Non riesco ancora a capire perché l’abbia sposata: non la ama, la sfrutta a suo piacimento, non hanno figli e l’ha tradita per un certo periodo con la mia, di figlia.
Mia, perché non è mai stata sua.
Mia, perché voglio bene a Kat nonostante non sia stato il padre migliore del mondo.
Mia, perché lui non la merita.
Né come figlia né come giocattolo.
Nessuno può o deve solamente osare a toccare o maltrattare tutto ciò che mi appartiene.
E avrò la mia vendetta.
Ho pazientato e aspettato a lungo.
L’ora della tua morte è vicina, Occhi di Falco.
 
“Stanno per attaccarci, socio. Quella piccola bastarda e la sua combriccola di amici sta programmando un bel effetto a sorpresa, da quel che mi hanno riferito i miei informatori infiltrati”- spiega seccato, accavallando le gambe come se fosse il Re del Mondo a cui tutto è dovuto. Ma quanto è patetico e divertente nella sua stupidità!- “Dobbiamo sbrigarci. I nostri contatti nel mondo fremono d’impazienza. Vogliono l’arma da distruzione di massa. Non possiamo aspettare oltre. Dobbiamo riprendercela e venderla al più presto”.
Mia figlia un oggetto.
Un’arma, oltretutto.
La mia creazione perfetta che solamente io posso sfruttare.
 
Sorrido in modo indifferente, anche se dentro mi sento bruciare come le fiamme dell’Inferno, se non di più.
Mi dirigo nel mio salotto personale per prendere qualcosa da bere, lontano dagli occhi di quei due.
O forse no.
 
Sento i suoi passi dietro di me, finché non percepisco persino il suo fiato contro la stoffa leggera della mia camicia preferita.
La riconoscerei dovunque.
Lei è inferiore a me.
Lo sarà sempre e non me ne frega un cazzo se si è sposata con quel bastardo ignobile dopo che è venuta a letto con me e mi ha detto di essere incinta a causa mia.
E quell’ingenuotto di Mihawk pensa ancora che sia sua!
Che bel quadretto famigliare!
Io, lui, Kat e la puttana di sua madre.
 
“Non è più tua figlia, questo lo sai, vero? Eri troppo occupato ad andare in giro per il mondo a fare il puttaniere” sputa Leslie con voce velenosa, facendomi ghignare divertito.
Esaltata e fin troppo credulona.
Come tutti, del resto.
Mi volto verso di lei e la fisso nei suoi occhi azzurri (bellissimi. Uguali a quelli di Kat) come il mare, ma spenti da un bel po’di tempo.
“Mi stai incolpando di averti abbandonata?” le chiedo, curioso di sapere la sua risposta.
“Ovvio” risponde, non lasciandomi per nulla sorpreso.
“Capisco! Beh, allora ti rinfresco la memoria! Quando ricevetti la novella, ti dissi di abortire. Ma tu che hai fatto? Hai voltato le spalle e sei andata a cercarti un altro uomo da scopare! Perché questo era il tuo lavoro, no? Sesso a pagamento, mia cara” ribatto per le rime, sorprendendola non poco.
Abbassa lo sguardo e sta per rifilarmi uno schiaffo, ma si ferma.
Povera Leslie! Ha paura di destare sospetti!
 
“Io non sono più una puttana”- sussurra rabbiosa, per poi fissarmi con occhi pieni d’astio- “Tu non dirai nulla a Mihawk! Non gli dirai un bel nulla!”.
“Questa non era la mia intenzione, infatti. Che sei venuta a fare, quindi?” le chiedo sorprendendola ancora una volta.
Io non ho bisogno di raccontare nulla.
I nodi verranno al pettine da soli, senza il mio aiuto.
E sono dannatamente felice, perché sono un bastardo senza cuore, cattivo ed egoista.
Sono io il Mostro della storia, non Kat.
Lei è solamente la dolce principessina da salvare.
E il suo principe azzurro la sta aiutando a sconfiggere i nemici.
Sono davvero impaziente.
Non vedo l’ora che arrivino armati fino ai denti, pronti a sterminarci! Sarà uno spettacolo davvero grandioso!
 
“Ti tengo d’occhio, Doflamingo. Non considerarti al sicuro” mi minaccia puntandomi un dito davanti al petto, richiamandomi dai miei pensieri.
Ridacchio al sentire la sua frase e le rispondo solamente con un: “Sto tremando”.
 
Lei se ne va così come è venuta, mentre io prendo tre bicchieri e una bottiglia di vodka, per poi ritornare dai miei ospiti e offrire loro da bere.
Sorseggio la vodka, gustandomi tutto il suo sapore, rilassandomi un poco, anche se la loro presenza continua ad infastidirmi parecchio.
 
“Hai qualche idea, Doflamingo? Sai bene che non mi piace stare con le mani in mano, ad aspettare che dei piccoli stronzetti ce la mettano nel culo!” sbotta Mihawk in un impeto di rabbia, alzandosi di scatto dalla mia poltrona, per poi buttare il bicchiere ancora pieno di vodka per terra, rovesciando tutto quel ben di Dio e riducendo in frantumi uno dei miei amati bicchieri.
Lui non si rende conto di quanto abbia pagato questo servizio!
L’unica volta che ho pagato onestamente, perché quel fottuto venditore russo di liquori, droga e sigari ci sapeva fare con gli affari e perché aveva una figlia che a letto era una vera bomba!
Ed erano inclusi anche i miei amati bicchierini da vodka!
Oltretutto erano personalizzati!
Se va avanti così, i miei propositi di pazientare ad ammazzarlo vanno a farsi fottere!
Che figlio di puttana!
 
Cerco di rimanere impassibile, sorseggiando un altro po’ di vodka e far finta che non sia successo nulla.
Forse ho sbagliato a prendere quel servizio, ma la vodka è la vodka.
Io sono un grande amante degli alcolici e superalcolici.
Quindi: Dio benedica l’alcool e la droga…
Dovevo comprare più servizi per la vodka.
Cazzo.
 
“Cerca di non andare in escandescenza. Risolveremo tutto, stai tranquillo” cerco di calmarlo con tono neutrale e pacato, facendolo sbuffare come un bambino viziato quando non ottiene qualcosa.
“Il tempo passa, Doflamingo! Non abbiamo tempo di calmarci!” dice quasi gridando, spaventando non poco Rufy, rimasto silenzioso fino ad ora.
Mi ero persino dimenticato della sua presenza.
“Chi va piano va sano e va lontano. Abbi pazienza e quei ragazzetti che giocano a fare gli assassini spietati si ritroveranno in trappola. Fidati di me, socio” affermo calcando per bene l’ultima parola, richiamando la sua compostezza.
Nei suoi occhi leggo una nuova luce per pochi attimi, quasi incuriosito dall’appellativo che non gli ho mai dato.
Ho rischiato troppo, lo so, ma a me piace rischiare e provare l’adrenalina di avere qualcuno che vuole ucciderti.
Tutti, forse, proverebbero terrore, ma non si gustano appieno l’opportunità di quello che potrebbe essere il proprio ultimo istante di vita.
 
Si alza elegantemente, per poi raggiungere Leslie e circondarle la vita con un braccio, stringendola possessivamente a sé.
“Conto su di te” dice prima di andarsene, facendomi sorridere in modo sadico e perfido.
 
Naturalmente la fiducia non lo ripagherà da ciò che gli spetta di diritto: la Morte.
 
 
“Siete solamente dei bastardi…” sussurra Rufy, facendo ciondolare lentamente il capo avanti e indietro per poche volte, per poi fermarsi.
Mi avvicino a lui in poche falcate, fissando la linea del suo collo e delle spalle nude, godendomi la vista di quella bellissima pelle bronzea che morderei molto volentieri.
Mormora qualcosa d’incomprensibile, costringendomi a domandargli cos’abbia detto, sentendolo poi ruggire in risposta: “Non la prenderete! Kat non cadrà nelle vostre mani!”.
 
Gli prendo delicatamente il mento tra due dita, alzando il suo volto verso il mio, ma lui si scansa irritato, facendomi ghignare dal divertimento.
 
In un unico gesto prendo la chiave dalla tasca dei miei pantaloni e lo libero dalle catene, facendo cadere il moccioso in avanti sulle ginocchia, sorprendendolo non poco.
Si riprende velocemente e si accovaccia in posizione fetale, facendomi sorridere.
 
“Come ho già detto: ho altri piani per la mente, Rufy. E nessuno deve provare ad ostacolarmi. Non proverò pietà per nessuno!” gli spiego con tono piuttosto arrabbiato, lasciandolo perplesso.
Alza il suo sguardo verso il mio, fissandomi per pochi secondi, anche se a me sembrano un’eternità.
“Perché?” chiede solamente, con il suo solito fare bambinesco.
E in fin dei conti, anche se si crede maturo, avrà sempre in sé l’animo di un bambino ingenuo e curioso del mondo che lo circonda, avente sempre quella domanda sulla punta della lingua e nello sguardo: perché?
Perché i mocciosi non si accontentano mai di una risposta campata per aria.
Loro vogliono sapere tutto.
E quello che a noi sembra inutile, non lo è per loro.
 
“Forse lo faccio per redenzione nei confronti di una persona a cui tengo molto, chi lo sa!” gli rispondo ridendo, cercando di sdrammatizzare la situazione, senza successo.
“Tu hai un cuore? E da quando?” domanda in tono strafottente.
Il mio piccolo e adorato Rufy.
“Da sempre. Solo che lo uso solo nei momenti più opportuni!”
“Tsk! Allora, oltre a me, hai fatto soffrire anche altre persone? O gli altri meritavano questi momenti opportuni?” continua in tono amareggiato e deluso, sorprendendomi non poco, a dire il vero.
Mi siedo di fianco a lui, facendolo scostare di un poco, quasi avesse paura di scottarsi col fuoco.
“Se vuoi la verità (sia chiaro: io non la dico quasi mai! Anche quella ha i momenti opportuni e questo è uno dei quei momenti) ho provato e provo ancora qualcosa per te. Sai… ho provato a mettere la testa a posto solo per te, perché lo ammetto: io sono pazzo, ma… tu eri diverso… alla fine, però, ho rinunciato. Io non ti meritavo e non ti merito tutt’ora! Non volevo coinvolgere te in questa mia follia proprio per il tuo animo ingenuo e puro. Quindi: ti consiglio di voltare pagina” gli spiego cercando di allontanarmi il più possibile da questo momento fin troppo sdolcinato.
Rischio di farmi venire il diabete solamente per quelle poche cagate vere che ho detto e questo non va bene.
Ci tengo alla mia salute, io!
Come no.
 
“Ti rendi conto che mi hai spezzato il cuore?” chiede con tono rabbioso, mentre copiose lacrime gli rigano il volto in modo imperterrito, quasi vogliano creare tanti solchi quante cicatrici non ancora del tutto rimarginate ha il suo cuore affranto.
“Sì, lo so”.
“MI HAI ABBANDONATO! IO TI AMAVO! MI E’ SERVITO L’AIUTO DI KAT PER APRIRE GLI OCCHI!!!” grida fuori di sé, picchiando i pugni per terra, fregandosene altamente del dolore che può provare.
“Ed è proprio per questo che ti sto dicendo di rifarti una vita. Come ti ho già detto: non ti merito. E’ inutile piangere sul latte versato. Il passato è passato” ribatto con noncuranza, fingendomi indifferente, anche se il mio cuore di ghiaccio pensa tutt’altro.
Estraggo dalla tasca dei pantaloni il pacchetto di sigarette, per poi accendermene una e aspirare il fumo come se non ci fosse un domani, rilassandomi.
“E pensi che non ci abbia provato? Mi trovi così masochista, per caso?” chiede guardandomi allibito, stringendo ancor di più i pugni, fino a farli tremare dallo sforzo.
“Solo un po’” rispondo in tutta onestà, guadagnandomi un destro in pieno viso, facendomi perdere per alcuni attimi l’equilibrio, per poi essere afferrato prontamente per il colletto della camicia dal moccioso.
“Perché cazzo ti comporti così, eh? Non riesci ad essere un umano comune, per una volta?!?” chiede in tono sprezzante, facendomi ghignare mestamente.
È assurdo di come si sia abituato alle stranezze di Kat ma non quelle altrui!
In fin dei conti, mia figlia mi somiglia molto, caratterialmente parlando!
Stessa imprudenza, stesso masochismo, stessa follia!
Anche il sadismo è uguale!
Due gocce d’acqua!
Mi spiace solamente il fatto che non abbia alcun tratto fisico simile al mio.
Tutta sua madre e suo nonno!
Se non è ingiustizia, questa!
 
“Rufy, voglio porti una semplice domanda: secondo te, io sono normale? Sono come tutti gli essere umani?” domando con sopracciglio alzato dalla perplessità, abbandonando momentaneamente la lista dei dettagli dei tratti somiglianti tra me e mia figlia.
“No, non credo…” risponde malinconico, lasciandomi andare.
Mi ricompongo velocemente e finisco la mia sigaretta, per poi alzarmi e gettare il mozzicone nel posacenere posto sul mio bellissimo tavolo.
 
Sto per uscire dalla stanza: aprire la porta e lasciare da solo Rufy, con se stesso e i suoi problemi, perché come ho già detto, io sono il cattivo della storia.
Nessun altro.
 
“Rufy, provi ancora quel sentimento chiamato amore nei miei confronti?” domando lasciandolo senza parole, sentendo il suo sguardo puntato sulla mia schiena, quasi volesse accertarsi di una risposta.
“…Sì…” risponde in un sussurro che a malapena posso sentire.
“Allora non puoi e non potrai mai chiedermi di essere un comune umano. In amore si accettano i difetti e i pregi altrui, qualunque essi siano”.
 
Ed esco di scena, chiudendo il sipario tra me e lui con una semplice frase…






Angolo di Alyce: Ed eccomi tornata dopo un bel po' di tempo! (si nasconde dai lanci di padelle, pentole e vari alieni non identificati)
Lo so, lo so!
Meriterei di essere buttata in una camera blindata, strettamente chiusa e sorvegliata dai quattro moschettieri (che fighi :Q_______) per scrivere.
Non ho scritto perchè ho passato un periodo no e non mi sono ancora ripresa del tutto.
E quindi mi dispiace.
Ma parliamo del capitolo e non di me.
Adoro Doffy! E' così pazzerello e... e... non è normale *^*
Passa da un opposto all'altro: prima è contento, poi, appena vede Occhi di Falco e Leslie, s'incazza.
Quel bastardo di Mihawk gli ha anche rotto il servizio per bere la vodka! D:
Schifosissimo pezzo di merda!
Ma come ha potuto????????
Ok, mi riprendo!
Ma quanto è coccoloso Rufy? No, seriamente, ama ancora Doflamingo nonostante tutto quello che gli ha fatto passare!
Che amore puccioso!!!! <3 <3 <3
Ok, riprendo il mio contegno mancato! (si schiarisce la voce)
Manca poco alla fine della storia.
Lo so, ho fatto una stronzata, perchè ho interrotto la scrittura quasi alla fine!
Il mio povero cervello bacato.
Comunque, voglio ringraziare
KikiShadow93 per il suo stostegno datomi negli ultimi tempi!
Grazie Kiki! Sei stata un tesoro <3 <3
Meriteresti dei monumenti ovunque!!!!
Non riuscirò mai a sdebitarmi, davvero!
Ci vediamo al prossimo capitolo, gente!
Ciao e un strasuperbacione a tutti!
Alyce :))))))))))))))))))))))))))))))))
  
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