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Autore: Golden Eyes    04/04/2015    1 recensioni
Lei atletica, lui sportivo.
Lei bella, lui affascinante.
Lei dolce, lui sensibile.
Gli opposti si attraggono? In realtà credo che vada tutto a caso.
Un'estate per dimenticare e ritrovarsi, per divertirsi e innamorarsi. Un'estate calda come il sole, come il mare a mezzanotte, come un cuore con qualcosa dentro. Con quel profumo particolare, che sa di vita e giovinezza.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Quella mattina mi svegliai perché un insulso raggio di sole mi colpì gli occhi.
Mi capitava spesso durante il weekend: la sveglia non c'era, mi aspettavano due meravigliose ore di pigra dormiveglia, e poi... uno stupido, stupidissimo raggio di sole mi arrivava dritto sulle palpebre. E a quel punto, a meno di non spostare il letto alle nove del mattino, o lo sopportavi o ti dovevi alzare.
Quella mattina mi trovai protagonista dell'odioso evento più o meno alle sette e mezzo.
Il sole era già alto: era giugno! Nulla fu più bello che essere svegliata da quel raggio, nonostante sembri un paradosso: tanto più che, quella mattina, avrei dovuto alzarmi presto per partire.
"Viola! Alzati!". Il grido di mia madre arrivò puntuale. Saltai giù dal letto e in men che non si dica fui lavata e vestita: una canotta bianca, un paio di pantaloncini di jeans e le infradito di paglia. Dio, quanto mi erano mancate quelle infradito. 
Scesi in cucina e mi preparai una tazza di gelato, tutta allegra. Mi madre lo notò, e a quanto pare la contagiai.
"Pronta, piccola?". Si sedette davanti a me e mi sorrise.
"Come non mai" risposi.
A quel punto scesero mio padre e Giona, il terremotino dodicenne di casa. Dicasi anche 'masticatore di matite' e 'fratello minore'. A differenza mia, loro avevano tutta l'aria di chi è stato sbattuto giù dal letto in maniera brutale.
Erano vestiti, però. Non avrebbero potuto tornare a letto nemmeno volendo, ormai.
Partimmo alle otto precise, il tempo di caricare le valigie di mamma e papà (che contenevano anche gli scarsi vestiti di Giona) e la mia, non troppo grande ma tanto gonfia che sembrava quasi di sentire le cuciture che si strappavano.
La macchina era fredda, come succede ad ogni cosa la mattina presto. C'è luce, ma non c'è ancora calore. Adoro questo momento, soprattutto in estate. Il freddo non dà fastidio in questa stagione.
Le ore di viaggio, circa tre e mezzo (Milano - Emilia Romagna) le passammo a fare un classico gioco da auto, scovare la targa più strana. 
Eravamo una famiglia normale: nè ricchi, nè poveri, con un appartamento discretamente grande e classici lavori da ceto medio. Nessuno di noi aveva mai avuto problemi: nè di matrimonio, nè adolescenziali. Non mi dispiaceva.
Quando arrivammo, come al solito mia madre ci mise un casino di tempo per trovare parcheggio. Mi lasciò il tempo necessario a studiare il posto attraverso i finestrini: palme ogni tanto, aiuole di erba e fiori, negozietti di vari tipi sulla strada del lungomare piastrellato. Si stagliava lì vicino la sagoma di un grattacielo. Niente male, insomma.
Finalmente riuscimmo a trovare posto, e salimmo nella nostra stanza d'albergo: piccola ma pulita, con le pareti gialline e i mobili di legno. Dalla porta finestra, che dava su un piccolo balcone, c'era una bella vista del lungo mare, e si riusciva a intravedere anche la spiaggia.
"Carina" sorrise mio padre. Mia madre annuì. "Vi va di andare già in spiaggia o preferite fare un giro?"
"Io voto per il giro" rispose Giona. 
"Preferirei andare in spiaggia, se non vi dispiace" dissi invece io. "Posso andare lì anche da sola, mi porto un libro e magari incontro qualcuno di piacevole".
Mia madre annuì. "Okay, nel frattempo prenota l'ombrellone". Mi allungò una banconota da cinquanta. "Questi dovrebbero bastare".
"Ciao, Viola" mi salutò mio padre. "Poi scrivici il numero per messaggio, okay?"
"Okay".
Uscirono tutti e io me ne andai subito in bagno a mettere il costume: un bikini a strisce bianche e blu, che ben si abbinava ai capelli biondo miele e alle lentiggini. Mi rimisi i vestiti e preparai la borsa: occhiali da sole, crema solare, telo mare, Città di Carta (che avevo iniziato da poco e mi piaceva un sacco) e una bottiglietta d'acqua. 
Arrivai in spiaggia in un battibaleno, considerato anche il fatto che l'albergo era proprio lì davanti. La contrattazione per l'ombrellone fu un po' incasinata, ma riuscii ad aggiudicarmi un posto in quarta fila (il che, considerando che ce n'erano una ventina, era un buon risultato). Non considerai il fatto che era spaventosamente vicino al campo da pallavolo, ma ero troppo orgogliosa per tornare e cambiare posto. 
Non sarebbe successo niente, dopotutto. 
Mi sistemai su un lettino all'ombra e iniziai a leggere.
Non avevo neanche trovato il segno, che quella che sembrava in tutto e per tutto una palla mi colpì dritta in testa. L'angolazione di quel posto era perfetta.
Mi sbilanciai un attimo e il libro mi cadde di mano. 
Quando mi ripresi, qualche secondo dopo, il libro era sotto al mio naso. Qualcuno l'aveva raccolto, e si era rispreso anche la palla. Chissà, era anche venuto a scusarsi?
Mi preparai a trafiggerlo con il mio migliore sguardo arrabbiato, ma quando alzai gli occhi, quello che vidi mi lasciò basita. 
Quel tipo aveva gli occhi azzurri più azzurri che avessi mai visto, come se uno svedese misto norvegese si fosse trasferito in California, la patria dei surfisti. E dei surfisti aveva anche il resto: la pelle era abbronzata, i denti bianchissimi e i capelli biondo oro. Sembrava uscito da un servizio fotografico di Hollister.
Mi guardò con un'espressione preoccupata. "Va tutto bene?"
Mi riscossi e cercai di non sembrare troppo colpita, in qualunque senso. "Sì, tutto okay. Ho la testa durissima" ridacchiai. 
Lui sorrise. "Come ti chiami?". WOW. Uno strafigo mi aveva appena chiesto come mi chiamavo. Quindi ero una strafiga anch'io? W-O-W.
"Mi chiamo Viola" risposi con il miglior tono che mi uscì in quel momento incredibilmente delicato. "Sono qui in vacanza".
"Piacere, Viola. Io sono Luca". Mi porse la mano, io gliela strinsi, tenendo a mente tutte le dritte delle mie amiche (avevano dritte per qualsiasi cosa): nè troppo forte, nè troppo debole, non fare la mano pesante, sorreggila, il polso va tenuto leggermente piegato all'insù, eccetera. Perché nei momenti critici non me le ricordavo mai tutte?
Sospirai segretamente di sollievo quando scoprii che non sembrava troppo scioccato dalla mia terribile stretta di mano senza-tutte-le-dritte.
"Be', che ne dici di una partita? Ci mancava giusto un giocatore, e tu ha la faccia da brava schiacciatrice".
Oh, adoravo il mio ruolo da schiacciatrice nella squadra. Ed ero anche piuttosto brava. Come aveva fatto a indovinare?
Sorrisi. Mi andava veramente di farmi qualche tiro. "Come no. Fammi solo prendere la mia roba". Raccattai tutto nella borsa e me la portai a bordo campo (c'era dentro anche il cellulare).
"Hey, ragazzi, ho una giocatrice!" gridò Luca. "Ha una testa durissima." A quell'affermazione non potei fare a meno di ridere. 
Mi presentò al resto della squadra, che nel frattempo si era radunata intorno a lui.
C'erano tre ragazzi e una ragazza. La ragazza era bassa e minuta, con i capelli neri lisci che sfioravano appena le spalle. Si chiamava Beatrice. I tre ragazzi erano Giovanni, Valerio e Luigi. I primi due somigliavano a Luca: fisici scolpiti, pelle abbronzata, sorrisi smaglianti. Luigi era invece alto e smilzo, con un paio di occhialoni e un'espressione divertita. 
"Dai, Viola e Beatrice sono i due capitani" propose Luca. Gli altri assentirono. "Chi scegliete?"
Beatrice aveva le idee piuttosto chiare: chiamò subito Giovanni e dopo Valerio. Nella mia squadra c'erano invece Luca e Luigi.
Mi allontanai un attimo a prendere un sorso d'acqua, quindi mi posizionai sotto rete.
La partita cominciò.

Note dell'autrice- Raga, sono sicurissima che si mettano qui. e niente, questo è il primo capitolo effettivo. Vi capita mai di svegliarvi prestissimo perché c'è un dannato raggio di sole che vi trapassa il cervello? Come al solito, ditemi tutto, anche i più piccoli errori :) Un saluto, Golden Eyes
   
 
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