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Autore: Rie_chan    21/12/2008    4 recensioni
E' difficile dire cosa sia esattamente un eroe.
Spesso ci immaginiamo esseri perfetti dall'armatura scintillante, i cui confortanti riflessi dorati sembrano proteggerci, allontanandoci da ogni male. Non sapete quanto ci sbagliamo...

A distanza di qualche anno dalla storia originale, i protagonisti ormai adulti cercano di trovare una risposta, combattendo con un passato difficile da cancellare.
Genere: Drammatico, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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08 - Still more fighting

Chapter 08: Still more fighting



Drizzò la testa in direzione del segnale dell'ultima squadra ANBU, annotando con soddisfazione l'ennesima conferma.
Lo scudo di chakra circondava l'intera platea, vegliando protettivo il sonno forzatamente indotto degli spettatori e sembrava quasi risplendere sotto i riflessi di una luna piena straordinariamente luminosa.
Evitare il coinvolgimento dei civili era stata la loro indispensabile priorità e non appena avevano ricevuto il via libera da Shizune-san, i ninja dispersi strategicamente nei diversi punti dello stadio avevano iniziato a comporre i sigilli necessari ad innalzare quella protezione, per poi addormentare i presenti racchiusi al suo interno una volta terminato il primo compito. In quel modo non soltanto avevano garantito la loro incolumità, proteggendoli da eventuali attacchi nemici o dalle loro sgradevoli conseguenze, ma, cosa ancora più importante, avevano assicurato ai combattenti una maggiore libertà di azione, diminuendo le preoccupazioni del caso, facilitandoli nella focalizzazione dell'obbiettivo prescelto e accorciando drasticamente il tempo necessario a fare piazza pulita degli invasori.
Infatti adesso, nel terreno secco e roccioso che ospitava l'imponente costruzione, stavano ammassati in maniera scomposta i resti impolverati di quelli che, fino a poco tempo fa, erano stati i ribelli di Oto, le cui ambizioni erano state definitivamente stroncate dal tempestivo intervento della squadra speciale. In un lasso di tempo talmente breve da sfociare nel demenziale.
Privati dell'effetto sorpresa, su cui dovevano aver puntato certamente la riuscita di quel loro piano sconclusionato, senza validi elementi a sostenere il confronto con gli shinobi preparati ed agguerriti di Konoha, quegli sprovveduti non erano stati capaci di fare null'altro che soccombere e così la loro clamorosa incursione si era risolta semplicemente in un patetico balletto durato si e no cinque minuti.
Un risultato perfettamente conforme ai più elementari processi di pensiero o alle logiche considerazioni di chiunque si fosse fermato ad analizzare la situazione in maniera critica ed obbiettiva. Purtroppo però aveva l'impressione che l'unica cosa in cui quelli avessero investito
il loro misero ingegno fosse stato il discorso minaccioso che aveva accompagnato la loro apparizione.

Gettò un'occhiata distratta ai corpi inanimati disseminati ai suoi piedi, facendosi strada tra le travi di legno del palchetto allestito per l'occasione, ormai ridotto ad una serie di cumuli indistinti di macerie e, nonostante fosse abituato a scenari ben più cruenti, forgiato dalla legge di innumerevoli battaglie, non potè trattenere la propria meraviglia.
Stentava davvero a credere che qualcuno fosse disposto ad imbarcarsi nell'assurda impresa di attaccare un villaggio ninja - e il più forte per di più - servendosi unicamente di un'accozzaglia di marionette male assortite.
Perchè quelli non erano affatto dei guerrieri.
Contadini, allevatori, sarti, piccoli commercianti, adolescenti con gli ormoni impazziti, bambini privi di ogni ragionevole capacità di discernimento, ma non guerrieri. E neanche mercenari. Solo tizi disperati disposti a tutto per raggranellare qualche ryo, addestrati per sentito dire o neppure quello.
Non si battevano per un ideale, ma erano abbastanza folli da esserne convinti.
Intontiti da chiacchiere sulla libertà e sul desiderio di giustizia, si erano sacrificati per quell'immaginario bene superiore in cui avevano scorto una preziosa quanto effimera possibilità di riscatto. Nel grigiore delle loro esistenze, fatte di privazioni e di stenti, quelle parole di speranza si erano trovate immediatamente un posto di rilievo nelle loro menti semplici offuscate dal desiderio, portandoli ad accettare come oro colato ogni ordine imposto da quegli sconsiderati ciarlatani che, senza nessun ritegno o rispetto per alcuno, si spacciavano per eroi della patria. Come se per diventare un eroe bastasse elaborare frivoli piani di conquista e mandare un centinaio di persone a morire inutilmente.

Arrestò il passo, arrivato finalmente al centro dell'arena, annuendo pacato allo sguardo eloquente rivoltogli dal suo superiore.

"Tutte le divisioni hanno dato esito positivo. La situazione è stata ristabilizzata con un ristretto numero di feriti e nessuna perdita. Insomma un completo successo Kakashi-senpai." chiarì infine, troppo compiaciuto per non illustrare dettagliatamente la brillante riuscita delle operazioni.

"Bene Yamato." fu la replica dell'altro mentre con un movimento distratto del capo riportava l'attenzione sul precedente soggetto delle sue osservazioni.

Seguì meccanicamente quello stesso percorso, ritrovandosi a fissare un ragazzo dall'espressione truce, costretto pancia a terra da brillanti fili di chakra azzurrino che gli fasciavano dolorosamente il corpo, impedendogli qualsiasi azione e stordendolo con scariche più o meno intense ad ogni suo tentativo di fuga. Senza dubbio un artificio dello shinobi accanto a loro che, con il volto coperto dalla maschera animalesca e le mani giunte, sembrava assorto nel mantenimento di quella particolare tecnica, chiuso in un involontario silenzio.

"Lui è..."

"L'unico superstite. Pensavo di passarlo ad Ibiki per cavargli qualche informazione utile." spiegò il copy ninja, anticipando le sue parole.

Yamato annuì grave, ricordando gli eventi che avevano preceduto l'improvvisa battaglia. "Si, è una buona idea. Prima hanno detto di fare parte di una specie di esercito di liberazione, quindi devono essercene sicuramente degli altri e potrebbero tornare all'attacco. Conoscerne di più ci farebbe comodo... forse, con un po' di fortuna, riusciamo anche a localizzare il loro quartier generale."

Almeno ci sperava.
Sebbene non fosse affatto entusiasta al pensiero di dover assistere nuovamente ad un'inutile carneficina, non poteva permettere che un branco di fanatici creasse presupposti per un'altra guerra. Non ora che erano riusciti così faticosamente a riconquistare la pace. Lui che aveva sperimentato sulla propria pelle le sofferenze del conflitto, che si era visto strappare senza rimorsi l'innocenza di bambino, vittima involontaria dei progetti perversi di una mente malata, che aveva assistito alla morte di troppi compagni - di troppi amici - per poter ancora credere nella giustizia della guerra, non auspicava affatto il ripetersi delle stesse tragedie.
Infiammare gli animi con il seme della rivolta gli sembrava un'azione riprovevole, che non poteva restare impunita anche se gli istigatori si rivelavano dei marmocchi irresponsabili. Perciò dovevano stroncare quella fiammella sul nascere se volevano scongiurare il divampare dell'incendio e di tutte le sue catastrofiche ripercussioni.

Una risata bassa e fastidiosamente persistente, giunse d'un tratto alle orecchie di tutti i presenti, scuotendo debolmente la figura del prigionero e catturando di nuovo il loro interesse.

"Non vi dirò un bel niente...stronzi...tra poco farete la fine...che vi meritate..." sibilò con disprezzo mentre a fatica cercava di osservarli, sfoderando un'espressione di sfida ed un ghigno beffardo che lasciavano trasparire un'ingiustificata sicurezza.

"Taci, ribelle." sbottò seccato l'ANBU, rinforzando con stizza la presa delle corde di chakra, senza però ottenere alcuna diminuzione dell'indisponente ilarità che aveva causato quello scatto.

Kakashi scrutò impassibile la scena, preda di considerazioni non troppo positive.
Quello era un pivello, sprovveduto ed idealista. Avrebbe dovuto starnazzare insulti, intimargli con minacce assurde di liberarlo o, al limite, restarsene muto a tremare come una foglia, non avere quell'atteggiamento spavaldo e controllato. La sua reazione non era normale e, unita alla miracolosa facilità con cui li avevano sgominati, si caricava di un pesante alone di sospetto.

"Sta ridendo" decretò serio, cercando di imprimere tutte le sue preoccupazioni in quel commento stringato.

Yamato gli indirizzò un'occhiata incredula. "Vedo." risolse, stupendosi dell'ovvietà gratuita della precedente affermazione.

"E' strano." aggiunse allora, convinto di riuscire ad instillare il dubbio nella mente dell'altro interlocutore.

Ma questi lo guardò ancora e, per nulla turbato, si limitò a scrollare le spalle.

"Sarà impazzito...o magari è sempre stato stupido." concluse superficiale, poco propenso ad accettare l'ipotesi allarmante che infine era arrivata a sfiorare anche lui.

Eppure di lì a poco, sarebbe stato costretto a ricredersi.
Il suolo venne scosso da tremiti violenti ed uno scricchiolio sinistro sancì l'apertura di più crepe in alcune parti delle spesse mura di cemento che, incapaci di resistere incolumi ad ulteriori sollecitazioni, si erano rovinosamente accartocciate su loro stesse, vomitando frammenti dalle dimensioni varie su qualunque cosa si trovasse in linea d'aria.

"Che sta succedendo?" chiese ansioso, trovando difficoltà persino nel rimanere in equilibrio sulle proprie gambe mentre il suo sguardo si perdeva nella ricerca infruttuosa della risposta.

Kakashi imitò il suo tentativo, allertando i sensi con un'angoscia crescente. "Non lo so, ma non è nulla di buono." articolò, notando una strana figura al limitare del suo campo visivo.

L'andatura era barcollante ed indecisa. Sembrava trascinare i piedi nel terreno piuttosto che eseguire dei passi ed i suoi contorni risultavano indistinti, sfumati da un'inspiegabile polvere giallognola sospesa a mezz'aria. Si portò la mano al coprifronte, sollevandolo con un gesto secco e spalancò l'occhio ormai libero, certo che lo Sharingan si sarebbe dimostrato un valido aiuto nell'identificazione del nuovo venuto. E in effetti fu repentinamente in grado di inquadrare la situazione, anche se ciò che vide non gli piacque per nulla.

"Yamato avverti immediatamente tutte le squadre dello stato di emergenza e digli di rilasciare la tecnica. L'arena deve essere evacuata ed i civili scortati nel nascondiglio sotto il monte degli Hokage, il piano è cambiato." ordinò fulmineo, cogliendo di sorpresa i due shinobi alleati e acuendo le manifestazioni di allegria del prigioniero.

"Sbrigati!" lo incitò, aiutandolo a superare lo smarrimento iniziale così che potesse iniziare ad armeggiare con la ricetrasmittente appuntata sul collo dell'uniforme.

Un suono metallico particolarmente acuto decretò lo stabilizzarsi della frequenza utile per le comunicazioni, ma non fece in tempo ad aprire la bocca che una voce agitata lo precedette.

"Yamato-taichou...c'è una cosa...la sabbia sta...argh!" furono le uniche parole, prima che il contatto si interrompesse bruscamente e la linea ritornasse muta.

"Ehi, mi sentite, rispondete..." provò invano il ninja mentre lo scudo di chakra, privato di una delle sue sorgenti, si dissolveva emettendo un ultimo intenso bagliore.

"Merda!" imprecò Kakashi, anticipando Yamato ancora una volta.

"Riprova con un altro gruppo e tu..." disse poi, volgendosi verso l'ANBU, "allontanati e portatelo dietro. E mi raccomando, non lasciartelo scappare. Quelle informazioni adesso sono indispensabili." concluse, accennando al ragazzo disteso ancora a terra che sembrava gustarsi, divertito, la sua inquietudine.

"Che hai intenzione di fare?" si informò l'altro, intuendo già i suoi propositi dalla semplice osservazione della posizione appena assunta.

La sua mano si caricò di una crepitante luce bluastra e, aspettando che il Raikiri prendesse la forma desiderata, fissò duro la sagoma mostruosamente deformata, ora chiaramente visibile. "Io cerco di prendere tempo"

"E' inutile...morirete tutti!" soffiò il ribelle, terminando la frase con un'altra irritante risata.

E sebbene odiasse ammetterlo, una piccolissima parte di lui non potè che dargli ragione.








"Come sarebbe a dire che non ne avete idea?" domandò Neji, squadrando i due uomini di fronte a lui con un'occhiata glaciale.

Il tono era calmo, perfettamente misurato, ma chiunque sarebbe stato in grado di scorgere l'evidente contrarietà con cui aveva formulato la precedente richiesta, specie considerando l'impercettibile sollevarsi della sopracciglia destra che, sorprendentemente, gli aveva permesso di sfoggiare un'espressione singolare, diversa dall'abituale indifferenza, manifestando un'inaspettata capacità di mostrare emozioni e suggerendo ai suoi scettici sottoposti la miracolosa possibilità di annoverare anche il loro capitano tra i comuni esseri umani.
Scoperte queste che, sebbene avessero dell'incredibile, non riuscirono a ritagliarsi il giusto spazio, soffocate dalla gravità degli eventi che, a ragion veduta, avevano catturato tutte le meritate attenzioni.
Ad ogni modo quell'improvvisa dimostrazione di umanità non servì affatto a rasserenare gli animi dei giovani ANBU ma, al contrario, esacerbò ulteriormente la loro agitazione, ammutolendoli per qualche istante.

"Non ne sappiamo nulla. Quando siamo arrivati era già così." si affrettò a rispondere il più temerario non appena ebbe ritrovato il coraggio sufficiente per fornirgli quella inconcludente spiegazione e la tranquillità necessaria per esporgliela senza balbettare.

Erano soldati e, per quanto potessero essere scossi, non dovevano lasciarsi sopraffare dal nervosismo, tantomeno di fronte ad un superiore. Anche se la scena cui avevano dovuto assistere non era esattamente una gioia per gli occhi.

Lo Hyuuga scosse il capo, forse infastidito dai contorni misteriosi ed inspiegabili di quella faccenda, mentre impassibile riportava il suo sguardo sul corpo orrendamente maciullato del jonin.
La sua fisionomia era irriconoscibile, ridotta ad una gelatina informe, tanto che erano riusciti a risalire alla sua identità solo grazie alla lista dei turni di guardia. Ogni cosa nel raggio di duecento metri e forse più era imbrattata con schizzi di sangue e rimasugli della vittima che sembravano essere stati scagliati lontano dalla fonte originaria da un'intensa onda d'urto, come se fosse saltata in aria.
Eppure, neanche utilizzando il byakugan era riuscito ad individuare la minima traccia di esplosivo. Perciò, per quanto assurda, l'unica altra ipotesi che era riuscito a formulare in proposito era che si fossero divertiti a spremerlo come un limone.

"E non c'è nessun testimone?" chiese dopo un po', continuando ad analizzare quel macabro spettacolo.

"Io e Akira siamo stati i primi a trovarlo e abbiamo fatto subito rapporto. Hirohata-san era il solo ad essere di guardia alla porta est e questa è una zona poco frequentata." chiarì sempre lo stesso ragazzo mentre l'altro si limitava ad annuire, confermandone la versione.

In effetti quella parte del villaggio era sempre stata piuttosto isolata ed ora, con il matsuri in corso, dubitava che qualcuno potesse prendersi la briga di passare di lì piuttosto che godersi la festa. Ma, considerati i fatti, non poteva trascurare alcun dettaglio e, sebbene la sua indole fosse poco propensa ai colloqui ed alle chiacchiere inutili, doveva considerare tutte le probabili alternative, anche a costo di uscirsene con domande superflue o completamente idiote.

"Qualche indizio?" continuò infatti, stavolta puntando le iridi atone sui volti mascherati dei suoi interlocutori come se, con quel gesto, avesse potuto spingerli a ricordare un qualche particolare interessante, fosse stata anche solo una minuzia, utile al proseguimento delle indagini.

I due, dopo essersi scambiati un'occhiata dubbiosa, sembrarono chiudersi in un'assorta riflessione e quando ormai tutte le aspettative del loro comandante parevano essere sfumate dallo sterile ed eccessivo protrarsi dell'attesa, una nuova speranza ruppe quel silenzio incompleto, disturbato dal sottofondo di rumori della battaglia poco distante e dall'armeggiare frenetico della restante parte della squadra investigativa.

"La sabbia!" fu la risoluzione del ninja che, fino ad allora, non aveva ancora aperto bocca.

E, inevitabilmente, il suo compagno non potè che fissarlo interdetto. "E' tutto coperto di sabbia, non c'è nient'altro che quella...se si esclude il sangue." concluse, meravigliandosi della stupidità di quel commento.

"No, Fukasa. Volevo dire che se si osserva bene si notano delle scie di sabbia che si allontanano dal cadavere e che si ripetono in maniera regolare una dopo l'altra come se seguissero dei passi. E le tracce proseguono addentrandosi nel villaggio. Me ne sono accorto quando siamo corsi a dare l'allarme." spiegò sicuro, indicando i minuscoli ammassi di polvere che fuoriuscivano effettivamente dal luogo del delitto.

"Cioè stai dicendo che l'assassino dopo aver combinato tutto questo macello si è pure preoccupato di lanciare cumuli di sabbia per segnarsi il percorso?"

Akira annuì con naturalezza, per nulla scoraggiato dal suo tono sarcastico. "Può essere. Magari non conoscendo Konoha, aveva paura di perdersi." ipotizzò ingenuamente, guadagnandosi lo sconcerto di Fukasa e spingendolo a battersi violentemente una mano sulla fronte in preda allo sconforto.

"Non puoi crederci sul serio." affermò diffidente, ma la palese confusione che si fece largo negli atteggiamenti dell'altro fugò inesorabilmente ogni sua riserva.

"E dove portavano questi passi?" si informò Neji, uscendo d'un tratto dalla silente meditazione in cui era caduto ed interrompendo involontariamente la comica diatriba nata tra i due ragazzi, cui non si era minimamente prodigato di prestare ascolto.

"Uhm...beh, fino a che ho potuto seguirle sembravano puntare verso sud-ovest." replicò un po' incerto, voltando il capo nella direzione appena menzionata, seguito prontamente dagli altri due.

E non appena fu capace di realizzare la reale pericolosità di quella rivelazione, Fukasa sgranò gli occhi, atterrito dalle sue sgradevoli prospettive.

"Lo stadio." sussurrò a mezza voce, quasi asfissiato dalla sua stessa angoscia mentre gli occhi perlacei del capitano si caricavano di una strana luce e le sue parole di una rinnovata determinazione.

"Tornate ai vostri posti e aiutate i jonin a ripulire la periferia. Eliminate quei ribelli con qualsiasi mezzo, ma risparmiatene qualcuno per gli interrogatori." ordinò categorico, indirizzando loro un'ultima significativa occhiata.

"Hai taichou!" assentirono all'unisono i due soldati in parte contagiati dalla sua risolutezza, allontanandosi infine con un agile scatto.

Ormai solo, tornò a concentrarsi sulla raccapricciante devastazione che lo circondava, soffermandosi poi sull'operato degli altri membri della squadra, indaffarati a riportare un po' d'ordine in quello scempio.
Neji non era mai stato un tipo impulsivo e neanche aveva mai disobbedito ad un qualsiasi ordine, rispettando con ragionata consapevolezza tutte le direttive dei piani alti, proprio come ci si sarebbe aspettato da un ninja qualificato ed affidabile, nonchè uno dei più talentuosi del villaggio. Ma questa volta, ne era fermamente convinto, sarebbe stato meglio fare un'eccezione.
La sua presenza lì non era per nulla necessaria e, anzi, gli appariva addirittura inadeguata.
Avrebbero potuto cavarsela egregiamente anche senza la sua supervisione e d'altra parte lui non aveva la benchè minima intenzione di restarsene dov'era a sprecare così scioccamente il proprio tempo.
Chiunque si fosse reso artefice di quel massacro adesso stava allegramente scorrazzando per Konoha, pronto a mietere chissà quante altre vittime e, approfittando della confusione generale, si stava persino dirigendo verso lo stadio, dove la concentrazione di potenziali bersagli aumentava vertiginosamente.
Era al corrente del piano dell'hokage e sapeva bene quanto efficiente ed impeccabile fosse la strategia di protezione dell'intera platea, infatti era stato proprio lui a spingere Tenten a partecipare a quell'evento, certo che non ci sarebbe stato posto più sicuro per trascorrere quella serata. Un singolo uomo, per quanto potente, avrebbe avuto non poche difficoltà nel fronteggiare l'intero battaglione di ANBU dispiegato per l'occasione e, se si considerava la partecipazione di elementi come Kakashi e Yamato, le già irrisorie possibilità di successo si estinguevano completamente.

Però c'era qualcosa che non tornava.

Non riusciva con esattezza a capire cosa, ma era indubbiamente sicuro che non portasse delle belle notizie.
L'assassino aveva ridotto un jonin in poltiglia senza consentirgli di lanciare una qualsivoglia richiesta di soccorso o quantomeno di avvisare i suoi compagni del pericolo e questa straordinaria capacità, confrontata con le patetiche esibizioni di incompetenza professate dai gesti degli altri invasori, era un fatto da tenere in buona considerazione.
Perciò, lasciate tutte le disposizioni del caso e assicuratosi che venissero rispettate, abbandonò la sua postazione, avviandosi deciso verso la fonte primaria delle sue preoccupazioni, con la segreta speranza di essersi miseramente sbagliato.








Tossì un paio di volte, annaspando alla ricerca di aria, soffocato dalla polvere e dalla mancanza di spazio.
Non appena aveva aperto gli occhi, ancora stordito, si era guardato intorno cercando di riordinare la mente e di accennare anche solo un pensiero che desse senso alla realtà che lo circondava. E quando era riuscito finalmente a ricordarsi dove fosse e perchè, aveva compreso che il bagliore visto un attimo prima di perdere conoscenza non doveva essere stato esattamente un fuoco d'artificio.

Sollevò il braccio destro, scopertosi improvvisamente incapace di muovere il sinistro, ripulendosi del sangue che gli sporcava la vista, cadendo pigramente da un fastidioso taglio poco sopra la palpebra. Eppure, nonostante fosse solo un bambino, non sembrò curarsi troppo dei suoi acciacchi e, ignorando stoicamente il dolore provocatogli da qualsiasi azione tentasse di realizzare, attivò senza remore il byakugan nella speranza di scorgere i volti familiari dei suoi amici e di sincerarsi delle loro condizioni.

Le persone continuavano ad agitarsi in preda al panico, correndo da una parte all'altra in un assordante contorno di rumori di varia provenienza ed intensità, dando luogo ad un clima di confusione generale orrendamente inquietante. Vedeva gli ANBU combattere con delle sottospecie di cloni di sabbia nei posti più disparati e sapeva che laggiù, nell'arena, Kakashi-sensei stava affrontando un...un...un qualcosa, che dava l'impressione di avere ben poco di umano. Ma per quel momento stabilì di non interessarsene, preferendo concentrarsi sulla sua esplorazione.
Compito che si rivelò piuttosto arduo, vista l'impossibilità concreta di mantenere una posizione fissa, sballottato com'era dal frenetico andirivieni della folla, e che divenne praticamente inattuabile quando fu scaraventato nuovamente a terra dallo spintone energico di qualcuno che, nella fuga, doveva essersi dimenticato delle più elementari leggi della fisica, conquistando indiscriminatamente spazi già precedentemente occupati, e anche della cortesia, allontanandosi lesto senza neanche degnarsi di chiedere scusa.

"Oggi non è proprio la mia giornata." sospirò con un risentimento spruzzato di rassegnazione, premendo la mano sulla fronte per darsi un po' di sollievo mentre, trattenendo dei gemiti afflitti, riusciva ad incrociare le gambe di fronte a lui per mettersi almeno seduto.

Non ancora soddisfatto, si sforzò di fare leva sull'unico braccio sano nel tentativo di rialzarsi ma, inaspettatamente, una mano si poggiò sulla sua spalla, cogliendolo di sorpresa.

"Masaki!" pronunciò il nuovo venuto, manifestando un'insolita preoccupazione.

"Koichi, stai bene!" concluse questi, incontrando sollevato gli occhi azzurri del Nara ed accertandosi, con una veloce ispezione del byakugan, del suo stato di salute.

Sembrava essersi procurato solo delle lievi escoriazioni alle ginocchia ed ai gomiti e lo scorrere tranquillo dei canali del chakra non lasciava presagire alcuna disfunzione degna di nota. Si rilassò, socchiudendo le palpebre stanche, per poi appoggiarsi riconoscente alle spalle dell'amico ed accettare di buon grado l'aiuto offertogli per rimettersi in piedi.

"Si...tu un po' meno mi sa..." risolse l'altro, scoccando un'occhiata obliqua in direzione della sua figura malconcia.

Ma lo Hyuuga glissò, ritenendo il suo benessere di secondaria importanza rispetto alle questioni più urgenti che gli si profilavano.

"Che diavolo sta succedendo? Dov'è Michiyo?" furono infatti le sue parole, mentre si staccava improvvisamente da lui per ritornare a sorreggersi, sempre un po' traballante, sulle sue sole gambe.

E Koichi era fin troppo abituato a quella condotta per stupirsene.

"Non ne ho idea. Quando ho aperto gli occhi c'era solo gente che correva e urlava, ma non ho trovato nessuno di voi due."

"Ma...perchè? Insomma...prima eravamo insieme...come è possibile?" chiese ansioso, molto più propenso a sentire spiegazioni che a fornirle.

Fortuna che il Nara fosse di tutt'altra pasta.

"Beh, eravamo vicini alla ringhiera e l'onda d'urto dell'esplosione deve averci spediti a qualche metro di distanza." chiarì senza scomporsi, scrollando leggermente le spalle.

"Comunque dobbiamo trovarla, probabilmente anche lei ci sta cercando. Non dev'essere molto lontana, no?" risolse spiccio, distogliendo lo sguardo da lui ed incamminandosi verso la folla, in realtà privo di una meta precisa, ma intenzionato a scrutare ogni dettaglio lo circondasse.

L'altro annuì, grattandosi nervoso la base dell'orecchio.

"Però dobbiamo fare in fretta. Qui non mi sembra granchè sicuro." aggiunse un attimo prima di seguire i suoi passi, analizzando teso la confusione intorno a loro.

Procedettero per alcuni minuti, usando tutto il fiato di cui disponevano per urlare il suo nome e sperare che lei potesse accorgersi del loro richiamo, a dispetto di ogni ragionevole previsione.
Sebbene l'uso prolungato del byakugan cominciasse a far sentire i suoi effetti, compromettendo la chiarezza della sua visuale, Masaki continuò imperterrito la ricerca, stringendo con forza il pugno per impedirsi di cedere alla fatica. Koichi, di fianco a lui, era stato più volte tentato di proporgli un po' di riposo, impensierito dall'andatura malferma e sofferente dello Hyuuga, ma si era trattenuto dall'esporgli quelle intenzioni non solo per il precipitare sempre più prossimo della situazione, che pareva avvertirli dell'esiguità del tempo di cui disponevano, ma soprattutto perchè conosceva la sua testardaggine e sapeva che niente e nessuno avrebbe potuto convincerlo ad abbandonare quell'impresa.
Masaki avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di ritrovare Michiyo e di accertarsi che stesse bene e non avrebbe desistito da quel proposito neanche se ne fosse andato della sua stessa vita. Cosa che non si sentiva di escludere, considerate le sue condizioni.

Un ulteriore tremito, stavolta più pronunciato, si impadronì delle mura che li ospitavano, minate dallo svolgersi della cruenta battaglia sotto di loro, rendendo ancora più precario l'equilibrio dei due bambini.
Masaki scivolò in ginocchio, sfregando dolorosamente la pelle sul terreno e procurandosi l'ennesima ferita. Era stremato ed il suo respiro pesante, spasmodico ed accellerato, costituiva una prova concreta della sua spossatezza.
Fu allora che Koichi scelse di abbandonare il suo mutismo.

"Masaki...forse sarebbe meglio..." si azzardò, sporgendosi verso di lui, ma questi rialzò prontamente il capo, interrompendolo prima che potesse completare la frase.

"No, ce la faccio, non ti preoccupare." disse, mentre la bocca si inarcava nella pallida imitazione di un sorriso rassicurante. Per nulla riuscito, ad essere sinceri.

Ancora a terra, riportò l'attenzione di fronte a sè e, quasi fosse stata una visione, finalmente riuscì a vederla. Con gli occhi rossi ed i capelli arruffati, stava correndo verso di loro, gridando qualcosa che però non fu in grado di recepire. Istintivamente allungò il braccio in avanti come se con quel gesto avesse potuto afferrarla ed allargò ancora di più quel sorriso, stavolta sorprendentemente luminoso, così che anche Koichi, voltando la testa perplesso, potesse accorgersi della sua scoperta.
Ma l'espressione di gioia fu repentinamente sostituita da una smorfia di terrore alla vista di ciò che stava per succedere.

"Michiyo!" urlò, scattando in avanti con un'energia che non si sarebbe mai aspettato di possedere.

Raggiungendola pochi istanti prima che il muro le crollasse addosso, la spintonò deciso, allantonandola da quella pericolosa traiettoria e finendo irrimediabilmente con il sostituirla. Vide le pietre avvicinarsi minacciose verso di lui e, troppo stanco anche solo per tentare la fuga, chiuse semplicemente gli occhi, aspettando l'impatto.
 
Non rimpiangeva la sua scelta, anzi era davvero contento di essere riuscito a proteggere Michiyo ed era sicuro che, se ne avesse avuto l'occasione, non avrebbe esitato a farlo ancora. L'unica cosa di cui sembrava dispiacersi sinceramente era di non aver realizzato il suo sogno. Già, gli sarebbe piaciuto diventare Hokage ma evidentemente il destino, cui suo padre pareva così affezionato, non era stato del suo stesso parere.
Eppure, nonostante fossero tracorsi parecchi secondi, l'unica cosa che lo colpì fu la voce sconosciuta e leggermente alterata di quello che, in seguito, avrebbe classificato come il suo salvatore.

"Voi Hyuuga...sempre a poteggere gli altri con quei fottutissimi occhi."

Attirato da quelle parole, sollevò piano le palpebre in tempo per notare di essere ancora vivo e lontano dal pericolo di un probabile schiacciamento. Qualcuno l'aveva sollevato di peso e se l'era caricato in spalla per poi mollare la presa nei pressi della compagna che aveva cercato di salvare. Lui l'aveva squadrato, esitando incerto sulla sua fisionomia, sforzandosi di immaginare il motivo per cui gli sembrasse così familiare e solo quando quello era sparito in una nuvola di fumo, il suo cervello gli aveva fornito l'esatta risoluzione dell'enigma, ricollegando tutti i tasselli.
Capelli biondi sparati in aria, estranei a qualsiasi traccia di ordine.
Occhi azzurri, limpidi e fieri.
Abilità sorprendenti e contegno eroico, con tanto di salvataggio in extremis.
Non aveva alcun dubbio. Quello era Yondaime...o il suo spirito, tornato per proteggere Konoha.
E tralasciando tutte le lucide considerazioni sul fatto che nessuno, per quanto grandioso, potesse ritornare dal regno dei morti o che comunque uno spirito non potesse in alcun modo assumere una consistenza tangibile, si convinse della sua inammissibile tesi, accigliandosi al pensiero di uno strano particolare.
Non ricordava che il quarto avesse dei graffi sulle guance.





Ragazzi questo capitolo mi è sfuggito proprio di mano! Non solo è il più lungo che abbia mai scritto, ma mi è uscito completamente diverso da come l'avevo immaginato...però alla fine ve l'avevo detto che Naruto avrebbe fatto solo una comparsata. In realtà l'ultimo pezzo avevo pianificato di scriverlo in un'altra occasione, dopo alcune spiegazioni che avrebbero potuto anche aiutarvi a capire la frase che ha pronunciato, però ormai eccolo qui, in tutto il suo splendore (?), sperando che l'abbiate apprezzato e che non sia risultato troppo confusionario o frettoloso. Dal prossimo si passa all'azione vera e propria, visto che con questi ci stavamo solo scaldando, ma non vi assicuro granchè perciò non sperateci troppo :P
Forse la sto portando un po' per le lunghe e mi rendo conto che non tutti possano apprezzare, ma preferisco narrare con calma e dare un po' a tutti il giusto spazio perchè già così è complicato stare dietro a tutti i personaggi e se li ignorassi per concentrarmi solo su Naruto, non credo che riuscirei neanche a rendere l'importanza della sua apparizione. Lo so, con me ci vuole pazienza:P Comunque per chi non se lo ricordasse il "cadavere"...chiamiamolo così...è il povero jonin sfortunato del quarto capitolo che, avete visto, non ha fatto proprio una bella fine...chissà se avete capito chi l'ha ridotto così...
E adesso ringraziamenti:

gracy110: ecco qui l'entrata in scena del nostro amatissimo Naruto! *__* E considera che questa è solo l'entrata secondaria! La principale ci sarà nel prossimo capitolo e credo si capisca anche meglio leggendo l'anticipazione. Ti spiace per Masaki? Già, in realtà lo sto maltrattando veramente tanto e in questo capitolo poi ho superato me stessa...mi sa che forse ho la strana tendenza a maltrattare i personaggi che mi piacciono di più...perciò figurati che sarò in grado di combinare a Naruto XD Per la questione di Hiruzen ci hai preso in pieno! In fondo Shikamaru è pigro, ma di fronte alle cose importanti non si tira mai indietro, tantomeno di fronte alla promessa di prendersi cura del figlio del suo sensei e Koichi non poteva non affezionarsi al suo fratellone^^ Sono contenta che ti sia piaciuto lo scorso capitolo e spero che questo non ti abbia fatto cambiare idea...in fondo c'è NarutoXD

_matthew_: beh, quindi alla fine sono riuscita a spiegare un po' la situazione, ma ve l'avevo detto che non si risolveva tutto così facilmente. In fondo un attacco a Konoha non può essere fatto alla leggera U.U Mi fa piacere che ti sia piaciuta la parte sul "triangolo" (e non hai ancora letto quello che ho in mente di far succedere XD) ma per adesso, vista la situazione, mi sa che quei due faranno meglio a sotterrare l'ascia di guerra e posticipare le loro divergenze a fine battaglia. Grazie per la rassicurazione sui dialoghi, anche se a me continuano a non convincere molto e anche per il consiglio sulle scene d'azione. Suspance dici?...ci proverò sicuramente nel prossimo anche se credo di non potercene mettere più di quella che già c'è! Si, sono una vera frana:P Comunque grazie infinite per il tuo commento e spero che, nonostante tutto, questo capitolo non ti abbia deluso.

izayoi007: tu non lo sai ma io ti adoro!*__* Fosse anche solo perchè Naruto è il tuo personaggio preferito ma ovviamente ci sono una valanga di motivi oltre a questo. Ogni volta che leggo uno dei tuoi commenti mi sciolgo e non dico per dire. Le tue riflessioni sui personaggi, i tuoi ragionamenti, i tuoi desideri mostrano che la mia storia in qualche modo riesce a suscitarti quelle emozioni che provo io stessa nello scriverla e che avrei intenzione di instillare anche nei lettori e quindi puoi ben capire come mi faccia piacere leggere le tue recensioni chilometriche (come potrei mai odiarle? sono pienamente d'accordo con tutto quello che hai detto!) e saperti tra le mie commentatrici! Ti ho fatto aspettare un pochino e mi dispiace tantissimo ma eccoti il capitolo in cui finalmente Naruto torna a Konoha. Certo era un bushin non quello vero e ha detto si e no dieci parole, però da qualche parte dovevo pur cominciare XD Ma ti assicuro che da questo momento in poi parlerò di lui a tutto spiano e hai voglia di patemi mentali che usciranno fuori...
Per quanto riguarda Masaki, si sa, i genitori non sono perfetti e se hanno dei caratteri difficili come quello di suo padre, l'errore è dietro l'angolo...ma secondo me sono io che mi diverto a rendere la vita difficile ai personaggi che adoro... E Shika ovviamente metterà da parte le scaramuccie personali per concentrarsi sulla battaglia, anche se poi nel post...vabbè poi vedrai XD
Ti ringrazio infinitamente per i tuoi complimenti, sapere che tu apprezzi il mio stile talmente tanto da reputarlo migliore del tuo che pure sei così brava, mi inorgoglisce e mi da la carica per affrontare la scrittura dei prossimi capitoli che, per i miei standard, non saranno così semplici da scrivere. Ed io che avevo scelto di ambientarlo dopo la fine della guerra per non dovermi cimentare troppo nelle scene d'azione...questa fic mi sta davvero sfuggendo di mano e considerando che siamo solo all'inizio, non penso sia un bene...bah...grazie ancora per la tua meravigliosa recensione*__*

E alla fine, come sempre, un ringraziamento a coloro che leggono e che mi hanno aggiunta nei preferiti! Non so se riuscirò ad aggiornare durante le feste, ma vi prometto che mi impegnerò. Bye bye^^



Coming soon: 09 - The place I'll return to someday


E adesso, quando ogni cosa sembrava perduta, un vortice di energia azzurra si era abbattuta sul suo carnefice, lasciando che il vento, sollevatosi impetuoso a colpire i loro volti, accompagnasse la sua apparizione.

"Rasengan!" aveva urlato una nuova figura, nascosta dal polverone generato dalla sua stessa tecnica.

Ma lo Sharingan poteva vedere ben oltre il pulviscolo.

"Yondaime-sama!" sussurrò Kakashi, quasi inconsciamente, meravigliandosi dei suoi stessi pensieri.

Eppure, per quanto fosse improbabile, l'ipotesi che quello fosse il suo sensei risultava addirittura più verosimile dell'alternativa. Però, a conti fatti, non avrebbe potuto aspettarsi nient'altro dal ninja più imprevedibile di Konoha.

  
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