Anime & Manga > Rossana/Kodocha
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Autore: Light Clary    05/04/2015    4 recensioni
♬ Rossana credeva che la sua vita fosse perfetta. Era una semplice ragazzina di diciassette anni con una fama internazionale, fin quando un incontro inatteso non le ha rivelato di essere l'ultima discendente della stirpe degli Angeli Guardiani.
Tocca a lei e a Eric, intrepido ragazzo Demone, ad affrontare mille peripezie tra Vampiri, Streghe e Mostri, per salvare il fantastico mondo di IMPERIA. I due scopriranno presto di appartenere l'uno all'altro, ma potrà la loro unione sconfiggere la forza oscura che vuole impossessarsi dei loro cuori e annientare l'umanità? ♬
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: Lemon | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Rossana strabuzzò gli occhi. Credette di aver capito male.
-Come scusa? – domandò.
Il ragazzo che le aveva appena salvato la vita, cocciutamente ripeté le stesse identiche parole: - Sei una scema. Idiota – aggiunse.
La ragazza si scrollò di dosso tutta la paura che provava fino a qualche attimo prima. Ora a padroneggiarla erano estremo fastidio e infinita rabbia.
-Mi perdoni, ma non credo di capire. Innanzitutto lei chi …
-Dammi del tu. Se non l’hai capito non sono un sornione – disse il ragazzo.
Il suo tono era così perentorio e indisponente che Rossana sentì la faccia arrossarsi: - Va bene … chi sei?!?!
-Piacere. Sono un Demone Bianco Solitario di Serie B – la descrizione era identica a quella che gli aveva fatto Rei mentre erano in macchina – Mi chiamo Eric. E mi stupisco di credere che tu sia Rossana Kurata.
Lei strinse i pugni: - Scusa, perché?
-Perché ci vorrebbe una bella sprovvedutezza per i perpetui, credere che sei tu l’erede al posto di nuovo Angelo Guardiano.
-E’ stato difficile anche per me crederlo.
-Non mi riferivo a quel genere di credenza. Insomma … sei sguaiata.
-Come scusa? – ripeté Rossana.
I due, appena conosciuti, si erano completamente scordati di essere ancora circondati dai monumenti che popolavano il museo e da un Rakasa ora più furioso che mai, ricoperto di schegge di vetro.
-Sei indecente – ripeté Eric – Insomma, stupida! Se ti è stato riferito di possedere poteri soprannaturali e non li usi quando vedi di essere circondata da mostri che ti vogliono ammazzare, tu che fai? Esiti? Piangi? E’ un comportamento da bambina. Per questo sei una stupida. I Perpetui non si lagnano mai. Combattono sempre con coraggio e destrezza.
-Beh – Rossana incrociò le braccia – Scusa tanto se è solo da un’ora che ho scoperto di possedere “poteri soprannaturali” e non sono ancora in grado di svilupparli! Fino a ieri ero solo una semplice cantante internazionale e oggi mi ritrovo a combattere contro statue di marmo!
-Ah, scusa tu se la salvezza del mondo viene prima della tua carriera.
-Ma chi ti credi di essere, ragazzino? Guarda che …
Un gemito improvviso la riscosse. Rei era ancora privo di sensi, sdraiato al suo fianco e respirava a fatica.
La ragazza si riscosse da quella stupida litigata transitoria e si chinò sull’uomo.
Il cuore gli batteva ancora ma la ferita sul ventre pulsava e sgorgava come un fiume. Bisognava medicarla alla svelta.
-Dobbiamo portarlo via – gli disse Eric senza smettere di sorreggere la transenna protettiva.
-Come? – chiese la ragazza per la prima volta rivolgendosi a lui senza aggressività – Siamo circondati! – indicò il Rakasa che in tutti i modi cercava di oltrepassare la barriera dando colpi feroci con i suoi artigli.
-Beh, siccome sei ancora tanto ingenua da non saper sconfiggere questo tipo che volendo potresti polverizzare anche solo con un mignolo – disse il ragazzo – Ci conviene farci strada fino all’uscita.
Lei s’irritò: - Vale a dire? – chiese a denti stretti.
-Continuerò a reggere la barriera – spiegò Eric – E’ mobile. Potrò trasportarla come una cupola. Tu però devi stare al passo. Prendi Rei e preparati a correre.
Sana non volle sapere i dettagli. Il mostro là fuori continuava a gridare che presto li avrebbe uccisi uno per uno divorandoli. Con la nausea, si fece passare il braccio di Rei intorno al collo e lo sorresse. Provò a svegliarlo ma l’amico non dava segni istantanei.
-Dobbiamo muoverci! – esclamò.
-Va bene – Eric tese ancora di più il braccio che gli formicolava – Allora, tre … due … uno … VIAA!
Prese a correre con la ragazza alle sue spalle.
Lei era incredula. Man mano che si facevano largo tra la folla di sculture assatanate, la barriera intorno a loro non scompariva. Uno scudo che gli accompagnava un po’ da tutte le parti.
Eric però faceva fatica a reggerlo. Dovevano raggiungere al più presto raggiungere l’uscita.
Imboccarono vari corridoi, mentre avevano il Rakasa e i seguaci alle calcagna.
Molti mausolei andarono distrutti e Rossana si chiese per un attimo cosa sarebbe successo quando i guardiani del museo avrebbero trovato quel casino. Inoltre si domandò se il giorno dopo le statue sarebbero state ancora vive.
A quanto sembrava, Eric conosceva la strada per tornare alla strada principale. Riconoscendo i vari reparti oltrepassati in precedenza con Rei, Rossana si disse che erano sempre più vicini alla salvezza.
Le veniva molto difficile reggere il corpo dell’uomo e allo stesso tempo seguire il ragazzo mentre alle loro spalle la mandria di perversi si avvicinava. La luce non aiutava visto che nella maggior parte delle sale era ancora spenta. Si aspettava terrorizzata di sentirsi agguantare alle spalle nell’oscurità. Ma non avvenne.
Arrivarono alla scalinata che li trasportò finalmente nell’androne principale.
-Preparati! – disse Eric mentre avanzavano rapidi verso l’ingresso.
-Perché? – chiese Sana.
-Per aprire la porta, la barriera dovrà essere interrotta – gli spiegò il ragazzo – Quindi dovrai essere super rapida. La spalancherò e ci precipiteremo fuori. Tratterrò le porte con un incantesimo di pochi minuti. Tu devi allontanarti il più possibile!
-C’è la macchina di Rei qui fuori! – ricordò la ragazza.
-Perfetto! Saltaci dentro.
-Ma io non so guidare!
-Provaci! Io ti raggiungo dopo e ti sostituisco! – e non disse altro.
La ragazza non era affatto convinta che quel piano geniale inventato sul momento sarebbe funzionato. Sempre meglio che finire ammazzati da ammassi di gesso.
-Pronta? – gli chiese Eric.
Lei col cuore in gola annuì.
Il ragazzo allora abbassò la mano e la transenna protettiva scomparve.
Si fiondarono entrambi sulla porta spalancandola come la anta di un armadio e si precipitarono sugli scalini.
-Non andrete da nessuna parte! – sentirono sibilare al Rakasa, ormai ad un passo da loro.
Eric però riuscì a sprangare nuovamente le ante e con un gesto delle mani, queste furono sigillate da una specie di magma melmoso.
-Vai! – ordinò alla ragazza col sudore che gli cadeva dalla fronte.
Lei non se lo fece ripetere. Tenendo ben stretto Rei, corse verso la sua macchina. Il parcheggio dei carri non era troppo distante.
Rossana la riconobbe al volo visto che era quella più scura.
Grazie al cielo era aperta e le chiavi erano dove le aveva viste lasciare a Rei. Nel portaoggetti.
Rapida distese il corpo dell’uomo sul sedile posteriore e tremante si mise alla guida.
Una volta le era capitato di guidare una macchinina ma era stato durante le riprese del suo primo Music Video in cui interpretava una giovane ragazza che si divertiva a girare Hollywood a bordo della sua Ferrari. Ma era stato tanto tempo fa. Alcune cose però le ricordava.
Prima di tutto avviare il motore, con le mani a dieci e dieci sul voltante, mettere la prima senza lasciare momentaneamente la frizione. Non si mosse.
-Porca Miseria! – imprecò provando nuovamente a svegliare Rei, inutilmente.
Si rassegnò: - Dai, Rossana – si disse – Non deve essere tanto difficile! – dei tre pedali su cui poggiava i piedi distinse l’acceleratore dal freno. Seppe già quale schiacciare.
Fortuna che la macchina non era stata parcheggiata di profilo.
Pigiò sull’acceleratore e le ruote partirono.
Gridò senza lasciare il volante mentre sfrecciava sulla strada deserta di Central Park. Riprese a schiacciare la frizione lasciando contemporaneamente l’acceleratore e maneggiò a casaccio il freno a mano.
-Merda! – frignò sul punto delle lacrime. Temeva che qualsiasi mossa sbagliata l’avrebbe portata ad un incidente mortale.
Invece riuscì a prendere il controllo dell’auto.
Si concentrò soprattutto sulla frizione e sul volante.
La strada era tutta dritta. Per un po’ avrebbe saputo cavarsela.
Abbassò il finestrino e gridò a squarciagola rivolta al museo: - MUOVITI! IO NON RESISTO!
Non riuscì a vedere cosa stesse succedendo.
Se Eric avesse messo k.o. il Rakasa e la stesse raggiungendo.
Il cuore le andava a mille. E se stesse andando contromarcia? Non ricordava esattamente da dov’erano arrivati.
Già. Domanda principale. Dov’era diretta?
Una volta giunta alla prima curva sarebbe stata la fine.
E se avesse provato a compiere una magia?
Non se la sentiva però di chiudere gli occhi mentre guidava per la prima volta.
-Rei, ti prego, svegliati! – piagnucolò scuotendo con la mano l’uomo.
Vedendo che la sua ferita s’infettava, strillò ancora fuori dal finestrino.
-ERIIIIIC! – lo chiamò per la prima volta per nome. Le risultò strano: - MUOVITIIII!
Con sventatezza fendé troppo il volante e la macchina sterzò violenta.
Rossana gridò coprendosi il viso con le mani. Non lasciò andare il piede dalla frizione. Con orrore aveva visto che stavano andando a scontrarsi contro uno dei grossi alberi che componevano l’immenso parco.
-Aiuto! – mormorò.
Passarono alcuni minuti. Forse di più. Si aspettava di schiantarsi sul vetro e di finire con l’airbag in faccia. Ma neanche stavolta i dolori che preannunciava si fecero sentire.
L’auto non tremava. Non era più in moto.
La ragazza con vari attimi di titubanza, aprì gli occhi. Era ancora tutta intera. Rei era ancora svenuto sui sedili posteriori. Niente di strano.
A parte che erano sollevati a un kilometro da terra e Central Park con tutti i grattacieli che lo circondavano, si estendeva sotto di loro.
Rossana gridò. La loro auto volava.
-OH, MIO DIO! Ma che … ???
-Calmati – disse una voce. Rei non si era svegliato. C’era solo lei. Chi era? – Sono qui – ridisse la voce.
La ragazza si tese un po’ di più verso la vetrata. Una testa capovolta si chinò fissandola dal tettuccio. La testa di Eric. Rossana sobbalzò.
-Ma cosa … - dopo aver ripetutamente controllato che lo sportello fosse ben serrato, si sporse dal finestrino e diede un’occhiata sopra di lei.
Rimase senza parole.
Il ragazzo volava.
Volava e reggeva la macchina dall’antenna che spuntava sul capote, tenendo sospesa anche lei.
-Sorpresa? – chiese con sopracciglia inarcate.
-Ma  … che stai … - Rossana non continuò la domanda ricordando improvvisamente una cosa.
Rientrò nell’auto e premendo un pulsante, azionò il tettuccio apribile. In questo modo gli bastò soltanto mettersi in punta sul sedile e sbucare nell’aria notturna.
-Che stai facendo?  - chiese finalmente squadrando Eric negli occhi.
-Ti salvo – rispose lui – Per la seconda volta.
-Ma che è successo?
-Succede che se fossi il tuo insegnante di guida, non ti metterei neanche un “Non Classificato”
Lei sbuffò: - Che è successo? – ripeté.
-Ho sistemato quel ciccione – raccontò il ragazzo – Ho sistemato i danni arrecati al museo, facendo tornare tutto come prima e poi sono venuto a sollevare quest’auto prima che si spaccasse su un tronco, con voi due dentro.
-Ma tu … sai volare? – il vento le scompigliò i capelli mentre osservava sotto di lei il panorama più bello del mondo che non le fece venire le vertigini.
-Anche tu sai volare – disse Eric – Ma al momento non ci riesci.
-Riesci a reggere pesi così grossi?
-Sì. Perché a differenza tua, io so padroneggiare i miei poteri.
E ritornarono a discutere.
-Insomma, perché ci tieni così tanto a sfottermi?
-Io non ti sfotto. Dico la verità. Sei idiota.
-Ma perché??
Lui la squadrò con i suoi inquietanti occhi ambrati: - Ora voglio che tu mi dica una cosa. Cos’hai pensato quando hai visto che vi stavate per schiantare?
-Ecco … io …
-La verità!
-Ho pensato … al peggio.
-Brava. È questo il tuo problema. Ti fai prendere troppo facilmente dal panico e non pensi che sei capace di evitare qualsiasi catastrofe con uno schiocco di dita. È un comportamento da stupidi perché nei sei consapevole ma non ci provi!
-Beh, scusa tanto se ho da poco scoperto di appartenere ad una stirpe di Angeli Guardiani che deve salvare il mondo dal male! Non è una cosa che avviene spesso nella comunità. Lo sai?
-Ma a te è successa e devi accettarne le conseguenze.
-Oh, senti non so che farmene delle tue prediche! Dobbiamo aiutare Rei! Portami all’ospedale più vicino.
-Ospedale? Accipicchia, ma allora sei proprio imbecille!
-Perché?!? – sbraitò Sana.
-Per guarire qualsiasi tipo di lesione, un Perpetuo non ha bisogno dei rimedi umani. Ha bisogno di sale.
-Come, di sale?
-Un sale particolare, ragazzina. Il sale del Mare degli Scenari.
-Il cosa?
-E’ chiamato così perché da qualunque prospettiva si gode una splendida vista. Ogni volta sulla spiaggia lascia grandi quantità di sale e schiuma.
-Com’è possibile?
-Si svuota. È stregato. Espelle tutto quello che lo commuta e poi si ricompone. È una massa medicinale.
-Ma dove si trova?
-Ad Imperia.
-Intendi … il Regno dei Mille? – la ragazza ricordava qualcosa.
-Vedo che qualcosa la sai.
-Senti smettila di fare il “so tutto io”. Piuttosto … dovresti riportarmi al mio albergo – si allarmò improvvisamente – Rei aveva lanciato un Detacmun … un Deta … Detach …
-Detachment – disse Eric.
-Si quello. Sarebbe durato soltanto due ore. Ho paura che si siano già accorti della mia assenza.
-Oh, non ti preoccupare. Avevo già intenzione di scaricarti, mentre io portavo Rei al Mare. Saresti un peso.
-Insomma! Ci siamo appena conosciuti, ma mi tratti come se mi odiassi! Si può sapere che ti ho fatto?
-Assolutamente nulla.
-Allora perché ti rivolgi a me in questi termini?
-Non mi fido. Tutto qua.
-Cosa? Non ti fidi di me? Perché?
-Perché sei troppo insicura. Devi credere di più in te stessa, sviluppare il potere che racchiudi e poi aiutarci nelle battaglie.
-Guarda che io non ho mai detto di voler venire coinvolta in questa storia.
-E’ il tuo destino. Da quando sei nata.
-Senti io …
La loro chiacchierata fu interrotta da uno sbalzo.
Eric per un attimo aveva allentato la presa all’antenna, gemendo e toccandosi la spalla destra. Per un attimo non finivano addosso ad un grattacielo. Il ragazzo riprese il controllo e si sollevò ancora di più.
Rossana era barcollata e non aveva evitato un urlo: - Dico ti sei ammattito? – chiese. Non ebbe risposta.
E fu allora che i suoi occhi si posarono sulla spalla di Eric.
Sbiancò.
Mezza camicia era ricoperta di sangue.
-Oh, mio Dio! – si tappò la bocca – Ma … cosa ti è successo?
-Niente – disse lui freddo.
-Ma sei ferito!
-Ho detto niente!
Sana ebbe un’intuizione: - E’ stato lui, vero? Il Rakasa?
-E anche se fosse? – Eric era rigido – Tu non eri lì. Ho dovuto cavarmela da solo e come al solito ne sono uscito vivo. Ti dirò una cosa, ragazzina. Uno tosto come me non lo fotte nessuno. Ma non sempre le persone che vogliono difenderti usciranno vive dai combattimenti. Per questo ti dico che sei una scema. Lo dico e lo ribadisco più seriamente.
Rossana ebbe un tonfo al cuore. Dunque era a questo che si riferiva. Il fatto che siccome non era intervenuta, lui ci aveva quasi rimesso la pelle. Rei era quasi morto cercando di difenderla. E lei non aveva mosso un dito. Si sentì uno schifo di persona. Decise di rintanarsi nell’auto fino alla fine del volo.
Ma prima che l’intero tettuccio si chiudesse, volle dire un’ultima cosa ad Eric: - Grazie. Comunque io mi chiamo Rossana.
Lui la guardò sparire nella macchina. I suoi occhi si soffermarono a contemplare il tettuccio chiuso per un po’. Poi tornò a sorvolare New York accennando un minuscolo sorriso divertito.

  
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