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Autore: Chingu Mato    05/04/2015    2 recensioni
2) Se a delle ragazze qualunque basta tirar fuori le tette per ottenere un drink gratis, uno come lui può benissimo ricevere un letto caldo con uno sguardo. Himchan ne è certo, ha solo bisogno dell’idiota adatto; e quando i suoi occhi cadono su un candido bruno che ride in maniera imbarazzante, capisce già d’averlo trovato.
3) Sono semplicemente loro due: Yongguk ed Himchan, ormai ufficialmente amici e segretamente qualcosa di più... o almeno per lui. Se c’è una sola cosa che infatti non riesce a leggere nel ragazzo è proprio in che termini veda il loro rapporto; si domanda se gli stia versando l’ennesimo bicchiere di vino per riprendere da dove si erano lasciati l’ultima volta, o se invece stia cercando d’usare l’alcool per liberarsi delle sue eccessive premure.
4) Quando gli hanno detto che Yoo Youngjae è su una sedia a rotelle, Daehyun ha automaticamente pensato si trattasse di un vecchietto impacciato; invece davanti a lui si trova un ragazzo vivace - forse anche troppo - che gli sorride dal basso. Si sente strano a troneggiare così su un coetaneo, ma bastano poche parole per capire chi è davvero tra i due ad avere il comando.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Paradosso
 
 


 
Quando gli hanno detto che Yoo Youngjae è su una sedia a rotelle, Daehyun ha automaticamente pensato si trattasse di un vecchietto impacciato; invece davanti a lui si trova un ragazzo vivace - forse anche troppo - che gli sorride dal basso. Si sente strano a troneggiare così su un coetaneo, ma bastano poche parole per capire chi è davvero tra i due ad avere il comando.
« Tu devi essere Jung Daehyun. » comincia infatti il moro. « Mi hanno detto che sei un novellino, in questo mestiere. ».
« Sì. Grazie della fiducia. ».
« Non mi fido. » lo gela immediatamente. « Ho solo pensato che fosse meglio non dare un imbranato a qualcuno più bisognoso di me. ». Il ragazzo ride per alleggerire il tono, ma questo non nasconde che sia serio; tutt’altro. « Toglimi una curiosità: come c’è finito un poco più che ventenne a farmi da badante? ».
« E come c’è finito su una sedia a rotelle? » reagisce alla provocazione, mentre entrambi ghignano di sfida. « Fammi indovinare: sei stato indiscreto con le persone sbagliate. ».
« Molto spiritoso, Jung. La prossima volta che ti affidano qualcuno ricordati di leggerne la scheda. ».



Ha passato il test, Daehyun: l’ha trattato come avrebbe fatto con qualunque stronzetto irritante, non come un malato per cui provare pena. Adesso però Youngjae si deve impegnare a spezzare la barriera della prima impressione, se vuole che il suo rapporto col ragazzo somigli a quello perfetto che aveva con la donna che lo seguiva prima di lui – quella che l’ha momentaneamente abbandonato a causa della maternità, e che lui stesso vedeva come una seconda mamma.
Ad ogni modo, rimediare col biondo si rivela piuttosto facile: le provocazioni del primo giorno si confondono con lo scherzoso punzecchiarsi divenuto parte della loro routine, insieme alle uscite al parco, ai film in tv, ai pranzi abbondanti... Sono entrati talmente in confidenza che Daehyun lo ha persino invitato ad una festa - quella sera -, dicendo convinto che i suoi amici sono simpatici, che lo tratteranno benissimo.
« Sarei un imbucato. » ribatte lui, incerto.
« Ma figurati! Basta che fai il muso da cucciolo, poi io dico “Era tutto solo, non ho resistito... Possiamo tenerlo?” e il gioco è fatto. ». Il minore scoppia a ridere.
« Grazie, Dae, davvero... ma sarei a disagio, è meglio che vai da solo. Però magari torna per darmi una mano col pigiama. ».
Il biondo gli sorride, con quella singolare tenerezza che parte dalle labbra per estendersi poi fino agli occhi: senza che parli, è sufficiente quello per capire che lo farà.




« Sono tornato, bimbo. Pronto per il pigiamino? » dice Daehyun, aprendo la porta di casa. Si è preparato quell’entrata già da qualche minuto, convinto che fare il simpatico sia il modo migliore per scusare le due ore di lavoro saltate. Youngjae però non risponde a quella frase, e neanche alle successive. Resta in silenzio persino quando lui lo raggiunge nella sua stanza, pronunciando il suo nome. « Youngjae. » ripete, sfiorandogli una spalla; il ragazzo sussulta. « Perché non mi rispondi? ». Tenta nuovamente a posare una mano sulla pelle lattea, che però si irrigidisce e scansa un’altra volta. « Dimmi cosa è successo. ».
« Sei il mio assistente, Daehyun, non il mio confidente. » replica dunque, atono.
« Assistere significa aiutare: se non mi fai sapere cos’hai mi è difficile. ». Mette due dita sul dorso del moro, alle quali aggiunge lentamente le altre e l’intero palmo – senza che stavolta quello si ritragga. Continua però a non parlare. « Jae, guardami almeno. ». Ne solleva il mento rigato da lacrime ormai secche, incrocia quegli occhi tristi e vede il taglio sullo zigomo sinistro, che ha lasciato una macchia rossa sopra il cuscino: « Oddio, Youngjae... Che hai fatto? ».
« ..volevo leggere un libro, ma non ci arrivavo. » confessa finalmente, imbarazzato. « Per tirarlo giù è caduta altra roba, così... Mi sono spaventato un sacco, Dae. E insultato mentalmente fino ad ora. » sorride amaro, mentre lui protettivo si stende istintivamente al suo fianco.
« Non devi fare certe cose da solo. ».
« Lo so. Scusami. ».
« E non devi neanche chiedermi scusa, idiota. » lo avvicina ulteriormente a sé, ma quello riprende a piangere infantile. « Shh, shh, va tutto bene. » comincia quasi a cullarlo. Lo accarezza, gli bacia i capelli, gli canta una ninna-nanna... e tutto ciò li fa sentire estremamente in pace.


Un tuono improvviso lo sveglia di soprassalto, e tuttavia Daehyun continua a riposare tranquillo al suo fianco, apparendo bello come Youngjae non l’ha mai visto: la pelle insolitamente chiara a causa della luna, le labbra rosse e semiaperte rivolte al soffitto.
Allunga un braccio, sfiora quell’attraente carnosità con il polpastrello dell’indice e la tocca in delicati frammenti di secondo - come se giocasse sulla fiamma d’una candela -, fino a che il maggiore non si gira verso di lui, arricciando il naso. Per un momento teme che si sia svegliato davvero, ma il respiro pesante gli permette presto di capire che il ragazzo è ancora nel mondo dei sogni – visto quanto ora le loro labbra rischiano di sfiorarsi, non può far altro che augurarsi lo rimanga a lungo. Si avvicina infatti a quella bocca indifferente, l’accarezza appena con le labbra e vi preme leggermente la propria in un intenso e fugace contatto, ma così teso da stringergli lo stomaco, da renderlo ancora più irrazionale; eccitato. Spinge allora nuovamente sulle labbra del ragazzo, questa volta con un sospiro profondo quanto il bacio a cui dà adito - in parte desideroso di vederlo rispondere, in parte terrorizzato all’idea d’una sua qualunque reazione -, mentre l’assenza d’un riscontro lo spinge ad aderire sempre di più al corpo di fronte al suo: gli afferra una mano avvicinandola a sé, prima di intrecciare le dita d’entrambi per inserirle dentro le mutande, attorno al membro su cui le guida nei movimenti.
La lingua di Daehyun spinge a sorpresa sulla sua umida, calda, morbida... così diversa dalla mano ansiosa e gelata di Youngjae, che comincia a percorrere il corpo dell’altro, a scovarne l’eccitazione indurita. E finalmente anche il respiro del biondo cambia, mutando lui stesso: quasi violento passa una mano sul volto del più piccolo, mentre col bacino preme ulteriormente contro il suo palmo. Youngjae allora fa scivolare l’altra mano dal proprio sesso alla zip di Daehyun, per aiutare le dita frenetiche con cui - fallendo - aveva tentato d’aprirla. Ora che i suoi movimenti non lo controllano più, però, il maggiore sembra realizzare finalmente cosa sta succedendo; e così si bloccano entrambi, guardandosi immobili, divorandosi l’un l’altro... Il membro del ragazzo appena scoperto, solo per farli stare peggio.
« Devo andare. ».
« ..Lo so. » risponde piano, mentre Daehyun continua a tenere gli occhi nei suoi, come se fosse incapace di compiere qualunque altra azione. Youngjae è quasi stupito persino da che abbia parlato, così ci pensa lui a tirare nuovamente su l’elastico dei boxer, a riallacciargli i pantaloni... Fa finta di non notare il sospiro rauco che ha raggiunto lo stomaco dell’altro, ma quello si avventa nuovamente sulle sue labbra.
« Al diavolo. » freme, cominciando a mordergli la mandibola, a leccargli il collo. Afferra le sue cosce e le porta ai fianchi, premendo tra i suoi glutei talmente affondo che Youngjae per un momento quasi crede che siano già nudi.
« Spogliami. » richiede, e comincia ad assaggiare il petto dell’altro. Daehyun sale sopra di lui, con l’erotismo che sembra finalmente illuminargli il volto assonnato; sfila in un colpo la maglietta del minore, assapora la sua pelle e gli solleva il bacino, liberandolo dai vestiti scomodi mentre Youngjae si sporge quanto può, pur di baciarlo nuovamente. « Prendimi adesso. » gli mormora sulle labbra, ed ormai nudo provoca col corpo il sesso del maggiore, che sente pulsare sotto la stoffa sottile.
« No. » risponde quello in un improvviso sussurro, allontanandosi con uno scatto dal tocco caldo che ha sfiorato i suoi addominali, attraverso la camicia. « Devo andare davvero. ».



« Non te ne sei andato. » osserva il moro di prima mattina, quando entra nel salone e vi trova Daehyun, rannicchiato in un angolo del divano a causa del diluvio che l’ha bloccato lì.
« Facciamo che sono appena arrivato. In anticipo, per recuperare le due ore di ieri. ».
« Non dovremmo parlarne prima di fingere che non sia mai successo? ».
Il biondo si morde un labbro: « Tu vuoi farlo? ».
« Sì. ».
« Ok... Perché mi hai baciato? ».
« Tu perché hai risposto? ».
« ..Ero intontito, credo. Non capiterà ancora. » mente a metà, facilitato dagli occhi bassi dell’altro. « Perché mi hai baciato? » insiste.
« Ho ceduto. Nonostante quello che dicessero tutti - persino gli amici dei miei genitori -, ero certo che avrei trovato qualcuno... Invece sono solo, ed avendoti accanto non sono riuscito a resistere: era la prima volta che mi capitava un’occasione del genere. Mi dispiace, scusami. ». Youngjae continua ad incollare gli occhi alle mattonelle fredde – mortificato, rosso di vergogna.
« Ti ho già detto che non devi scusarti con me. » tenta di rassicurarlo, nervoso. « ..che cosa dicevano gli amici dei tuoi? ».
L’altro permette finalmente a Daehyun di incontrare il suo sguardo, appena lucido: « Che spreco. » mormora. « Che spreco che un ragazzo così carino sia costretto su una sedia a rotelle. ».
« Che spreco che dei genitori così meravigliosi abbiano amici tanto aridi. » ribatte lui, duro.
« Chi ti dice che sono meravigliosi? ».
« Ho conosciuto il figlio. ». E Youngjae sorride, mentre le lacrime cominciano definitivamente a invadergli le ciglia. « Adesso però non innamorarti di me, eh. ».
« Perché no? » domanda serio il moro, spaventandolo.
« Perché non devi permettere a nessuno di ferirti; neanche a me. ».




Spesso lui e Daehyun sembrano la coppia perfetta: si adorano, c’è intesa, attrazione fisica... Dopo ogni scherzosa provocazione a parole si guardano persino come se volessero vendicarsi l’un l’altro con del sesso violento, con dei giochetti da far girare la testa; ma alla fine nessuno dei due muove un dito. Vanno avanti così da tre settimane, e Youngjae si libera quasi ogni sera sotto le coperte frustrate, chiedendosi se l’amico faccia lo stesso o se - giustamente - dopo il lavoro vada a divertirsi con compagnie più gradite della propria mano destra. Di una cosa è certo, però: in qualche modo deve fare, perché se entrambi non scaricassero altrove la tensione che c’è fra loro, nelle settimane passate l’avrebbero fatto già almeno otto volte – in quelle occasioni perfette che si sono create, a cui hanno faticosamente resistito e che il suo cervello insiste a propinargli ogni notte.
« Youngjaeee. » la voce di Daehyun interrompe sul più bello uno di quei sogni, che lui tenta di continuare in semi-veglia, vanamente. « Alzati, pigrone! Oggi hai la tua prima seduta. ».
« Non mi va. Stavo dormendo così bene, Dae... Lasciami stare. » stringe le labbra come un bambino, e l’altro non si fa sfuggire l’occasione per pizzicargli una guancia.
« Eddai, piccolino. Non vorrai che le tue gambe restino due rigidi tronchetti. ».
« Se posticipiamo non succede niente. » borbotta ancora sul cuscino, lagnoso.
« Basta con questi capricci, Jae: adesso ti vesto e andiamo. Che cavolo di sogno stavi facendo che ti ha reso così rompicoglioni? ».
Il tono sembra retorico, ma stavolta è lui a voler cogliere la palla al balzo. « Te lo racconto? » domanda, assecondando il maggiore che gli sfila il sopra del pigiama.
« Se riesci. » lo sfotte, a causa della voce intorpidita; non sa che è solo grazie alla sonnolenza se si azzarda ad essere così disinibito, se dimentica così facilmente la razionalità.
« Camminavo in un negozio di scacciaspiriti, ubriaco. Decine e decine di questi magici oggetti pendevano dal soffitto, riverberando la luce ed emettendo acute melodie che i miei occhi e le mie orecchie - aiutati dall’alcool - percepivano come se fossi in Paradiso. E poi, riflessa in una cascata di rombi metallici, vedo voltarsi la schiena priva d’ali di un “angelo”; non ti riconosco finché l’immagine del tuo volto non raggiunge le dimensioni del mio, finché le tue dita non mi toccano i fianchi. A quel punto ti stringo le mani, le passo davanti al mio ventre per farti aderire col petto alle mie scapole ed una folata di vento fa impazzire gli scacciaspiriti come il tuo bacino, che sento spingere appena. A quel punto sfiori col respiro il mio orecchio ».
« Finiscila. ».
« e mi sussurri un “non qui” raschiato. » conclude, bloccandosi non appena sente la quasi contemporanea richiesta del ragazzo. « ..ti stai eccitando? ». Daehyun non risponde - intimidito da quello sguardo intenso -, ma qualcos’altro parla forte e chiaro sotto i pantaloni che il moro sta cominciando a slacciare. « Se vuoi ti faccio vedere come finisce. ».


L’ha girato di scatto e gli ha spinto la schiena verso il materasso, finché il petto non ha toccato le coperte tra le gambe piegate, pallide come i fianchi su cui ha ancorato saldamente le dita. Senza mai abbandonarli è affondato nel bacino di Youngjae – il quale è stato costretto a toccarsi da solo, a sforzarsi di capire il suo ritmo per venire insieme a lui. E quando stava per farlo, Daehyun gli ha afferrato il mento con due dita per obbligarlo a girare il volto, per morderne la mandibola e ammirarne le labbra ansimare infuocate.
Ora invece il ragazzo è immobile sotto di lui, abbandonato su quel letto da cui ha smesso di tenerlo sollevato. Se l’è scopato senza sfiorarlo, senza baciarlo... e anche adesso lo tratta come un oggetto, a cui è già tanto che passi un fazzoletto per ripulirsi.
« Ti sei pentito. » osserva il minore, spostandosi faticosamente per cercare di guardarlo in faccia. Daehyun si convince finalmente ad aiutarlo, mentre nega. « Allora perché sei così freddo? ».
« Non voglio darti un’impressione sbagliata, Youngjae: io non cerco una relazione. ».
« E infatti non te la sto chiedendo. ».
« Credevo di sì. » ammette. « Non sembrava dispiacerti l’idea di provare qualcosa per me. ».
« Solo perché vorrei sapere cosa significa essere innamorati... Questo non implica il volere una storia. E comunque puoi stare tranquillo: suonerà superficiale, ma non sei proprio il mio tipo; e poi ti manca molto di quel che vorrei in un partner, quindi non mi faccio certo ingannare da sesso e amicizia. ».
« ..Che mi mancherebbe, scusa?! ».
Youngjae scoppia a ridere, probabilmente notando il suo tono offeso. « Ma non lo so, è una sensazione. Queste cose non si possono spiegare. ».
« ..sei tutto strano, tu. ».
« Lo so, non mi capisco neanch’io: ti dico solo quello che penso. Ma adesso che abbiamo messo in chiaro ogni cosa... » comincia con voce allusiva, allungando le mani per avvicinarlo nuovamente al letto.
« Jae, non è professionale. » afferma il maggiore, finendo di rivestire l’altro. Gli allaccia la cinta, mentre quello fa scorrere un braccio e la testa nel maglione grigio, da cui sbuca sorridente.
« Ha importanza? ». No, però lui non riesce a trovare un’altra scusa plausibile. La verità è che non è abituato a fare sesso più volte con la stessa persona, e ancora meno a farlo con qualcuno a cui tiene; teme che ciò possa implicare l’accendere dei sentimenti da cui è sempre scappato, e dai quali intende continuare a fuggire. « No, vero? » sussurra più provocante sul suo collo.
« Giochi sporco. » lamenta Daehyun, a causa dei baci con cui il ragazzo comincia ad invadergli il corpo: morbidi, appena umidi, sexy... di quelli che glielo fanno venire subito duro. « Fermati. ».
« Dae, io non cammino. Se davvero non vuoi, puoi sempre scansarti. ».
« ..non ci riesco. ».



Alcuni lo chiamano amore platonico, altri semplicemente amicizia, ma quando i soggetti in questione rischiano continuamente di saltarsi addosso da un momento all’altro, trovare un appellativo adatto risulta ancora più complicato. Tuttavia per Youngjae non ha importanza: dare un nome a quello che c’è tra lui e Daehyun gli sembra inutile quanto il “solo per questa volta” che esce tra le labbra incerte del ragazzo – le quali gli stanno facendo perdere velocemente la concezione di sé. Percepisce solo il sangue premere fra le cosce e la propria voce richiedere incontrollata di sedere sopra i fianchi del biondo.
« Voglio che questo sia l’ultimo aiuto che mi dai. » aggiunge - seducente - mentre sfila la cinta che lega ai polsi dell’altro, riversati contro la spalliera; il più grande sospira eccitato e lui prende a baciarlo con veemenza, senza smettere neanche per un istante di premere contro il suo sesso – di spingere il bacino avanti e indietro.
« Mmh- » gli freme tra le labbra Daehyun, col ventre in fiamme quanto la bocca; e Youngjae dà un ennesimo colpo secco di glutei, a cui quello risponde afferrandogli un capezzolo attraverso la stoffa.
Il minore sorride e solleva una gamba dell’altro, in modo da scontrarsi perfettamente con la sua eccitazione: sente le due erezioni premere fra loro, così vicine ed al contempo troppo lontane. Quei jeans cominciano a torturare il biondo più del continuo strusciare del ragazzo – il quale ha già ripreso a rincorrergli la lingua, smanioso.
« Ahh-aspetta. » geme ad un tratto, incontrando subito gli occhi erotici di Youngjae.
« Cosa c’è? » affanna lui, mentre lo sente pulsare imperterrito tra le sue gambe.
« R-rallenta o vengo nei pantaloni. ».
Il moro lo guarda provocante: « E dove preferiresti venire? ».
« ..tra le tue labbra. ».
Youngjae lo vede arrossire, mentre lui è tutt’altro che imbarazzato. Anzi, sogghigna e comincia a scendere con fatica lungo quegli addominali impazienti, dopo averne baciato il petto agitato. « E dove vuoi che venga io? » gli mormora contro l’ombelico, prima d’aprire coi denti la zip.
Il suono prodotto dalla lampo fa deglutire Daehyun, pregustando già il resto: « Dentro di me. ».



Forse se lo sarebbe dovuto aspettare, ma risvegliarsi senza il moro al suo fianco lo infastidisce più di quanto la logica possa giustificare; e questo lo porta a desiderare di stare ulteriormente solo. Il cigolare del letto rivela però che non sta più dormendo, finendo così per essere accompagnato dal rumore di ruote: Youngjae lo raggiunge nella stanza, massaggiandogli le spalle nude che lui - stiracchiandosi sul bordo del letto - sta sfruttando per non guardarlo, contrariato.
« Ti è piaciuto? ». Le labbra inesperte del ragazzo articolano improvvisamente quella domanda scomoda sulla sua schiena, provocandogli un brivido.
« L’ultima parte non troppo. » risponde piatto, ma sente l’altro ghignargli appena contro la pelle.
« Strano, da come gridavi avrei detto il contrario. ».
« ..mi riferivo alla tua fuga. ».
« Dormivi e me ne sono andato, tutto qui. Volevi che restassimo abbracciati in stile coppietta? » lo deride, e Daehyun sente il sangue andargli al cervello.
« Di solito sono io a dileguarmi... Non c’ero abituato, mi ha fatto sentire usato. ».
« Vorrà dire che la prossima volta ce ne ricorderemo entrambi. ». Il ragazzo coglie il riferimento al trattamento che aveva riservato a Youngjae dopo la loro prima volta, ma i sensi di colpa non lo distolgono certo dall’affermazione errata che quello ha pronunciato.
« Ho detto che non ci sarà una prossima volta. ».
« Ma sappiamo entrambi che dopo un paio di bacetti sul collo cambi idea. ».
Scatta in piedi, lontano da quel letto che odora di loro e da quelle braccia che gli stringono innocenti la vita, con un velo di malizia che ritrova poi anche negli occhi del proprietario; questa però sparisce immediatamente, lasciando spazio ad un’espressione confusa.
« Sei stato solo fortunato. Pensi che se mi venisse nuovamente voglia di scopare mi prenderei ancora un handicappato? ».
Il moro non ragiona più e si sporge dalla carrozzina per colpirlo, facendo leva su quelle gambe che ovviamente non riescono a sostenerlo. E cade in terra – soccorso solo all’ultimo dalle braccia automatiche di Daehyun, che l’hanno afferrato come meglio potevano; il ragazzo guarda la testa del minore china verso il pavimento: è chiaro che non voglia incrociare i suoi occhi compassionevoli, ma lui tenta ugualmente di sollevarlo e riportarlo a sedere.
« Lasciami. » gli ordina Youngjae - prevedibile -, e continua a ripeterlo con voce via via sempre più strozzata. Il biondo non può che ubbidire: lo abbandona delicatamente sul parquet ed esegue anche la richiesta successiva, varcando la soglia dell’appartamento – accasciandosi poi distrutto nel pianerottolo.


Non sa cosa abbia convinto Youngjae a perdonarlo, ma è lampante che l’accaduto abbia incrinato il loro rapporto. Nei giorni seguenti il moro è sempre distante, spento, acido... Ricorda un po’ il ragazzo che ha conosciuto il suo primo giorno lì, ma privo di quello stimolante cervello che glielo ha fatto entrare nel cuore quanto nei pantaloni.
Sente la mancanza “del vecchio Jae”, ma quando un giorno lo rivede apparire in braccio ad un giovane alto e carino, capisce ad un tratto di non averne più troppa nostalgia.
« Dae! » esclama guardando nuovamente allegro anche lui, tanto che per un momento il biondo quasi dimentica d’essere agitato. « Questo è Junhong, un mio caro amico. ».
« Sì, piacere. » s’inchina poco convinto, ricevendo solo un cenno della testa in risposta – dato che il nuovo arrivato non sembra intenzionato a mollare Youngjae.
« Stringi più forte, Zelo. Non vorrai mica che ti casco! » scherza quest’ultimo, accendendolo di rabbia.
« Ma che dici, ti tengo benissimo. ».
« Pff, per favore. Hai sempre faticato a portarmi persino dalla cucina alla camera da letto! ».
« Solo perché lì ti ingozzavi come un maiale. » sfotte il più piccolo, sorridendo al ragazzo che gli si pressa ulteriormente al petto, dando vita ad una scenetta che Daehyun si sarebbe volentieri risparmiato.
« Senti, Junhong. » interviene allora. « Non devi andare a scuola? Mi sembri piccolino. ».
« Sono all’ultimo anno. Le lezioni iniziano tra un’ora. ».
« Ecco, l’ultimo anno. Non puoi permetterti di fare tardi. » osserva, costringendo Zelo a poggiare l’amico sul mobile dell’ingresso, come un peluche. « Ciao ciao! ».
Youngjae lo guarda disorientato spingere Junhong e chiudere rumorosamente la porta: « Ehi, quanta fre- ». Daehyun non gli permette neanche di finire la frase; si impossessa di quelle labbra derisorie come se non le toccasse da mesi, e con le mani ghiacchiate si infila sotto la maglietta calda, premendo sulla pelle che rovente sussulta appena al tocco.
« Dimmi che sei solo mio. » sussurra, staccandosi vulnerabile dall’altro.
« ..Cosa? ».
« Dimmelo. ».
« Ma che ti prende? ». Il moro lo guarda leggermente spaventato, e quegli occhi per lui sono come un pugno in faccia.
« Tu mi fai odiare me stesso, Youngjae. Mi fai essere tutto quel che non vorrei essere, mi porti a fare scenate di cui mi vergogno. » confessa umiliato, generando un silenzio che lo fa sentire ancora peggio. « Dimmi che sei mio, che mi sto rendendo ridicolo per qualcuno che è ridicolo quanto me. ».
Si aspetta che il minore adesso lo cacci, ma non accade; anzi, incrocia gli occhi di Daehyun e ne percorre con le dita la mandibola, risalendo fino all’orecchio e ai capelli, che stringe appena per avvicinare il viso al suo. E continuano a baciarsi finché le labbra non diventano scarlatte, finché l’intrecciarsi delle lingue non risulta automatico quanto respirare... Eppure, quel contatto blocca facilmente lo stomaco e i polmoni di entrambi.
« Avrei dato di matto anch’io. » conferma ad un tratto il moro. « Se ti avessi trovato con un altro, sarei stato geloso. ».
« E quindi? » lo incalza, come volesse strappargli quella confessione che in realtà non vorrebbe mai sentire.
« Non lo so... Mi fa così strano pensare ad una relazione con te, e invece se ti sapessi felice con qualcuno ne sarei davvero contento. Però se ti vedessi con lui... Non ha senso, ma- ».
« Dici solo quello che pensi. » conclude al suo posto.
« Sì. Non so spiegarlo, ma è come se per me tu fossi diviso in due parti con le quali mi rapporto diversamente: una quando parliamo e l’altra quando... scopiamo. ». Arrossiscono entrambi. « Probabilmente sono anche due aspetti diversi di me, e non riesco a far coincidere tutto questo. Ma tanto non lo vorresti neanche tu, giusto? ».
« Giusto. » afferma, accarezzando il volto dell’altro e posandovi un bacio in fronte. « Però io non sono come te, Jae: le esperienze che ho avuto mi hanno impedito di ragionare e fantasticare per vent’anni sul mio ideale di ragazzo. Sono una persona molto meno riflessiva e più a contatto con la realtà; una persona che ha davanti qualcuno con cui si trova meravigliosamente a livello sia caratteriale che sessuale e... ho paura. Ho paura che amicizia e attrazione fisica possano bastare per farmi innamorare di te, per farmi fare la figura del cretino. ».
Youngjae gli sorride appena, ma quella risata trattenuta è solo un accompagnamento dolce all’inumidirsi degli occhi. « Vuoi licenziarti, non è vero? ».




È stato da solo per circa due settimane: dopo Daehyun non ha avuto assolutamente voglia di richiedere un altro assistente, e se tra qualche ora avrà nuovamente un aiuto è solo perché la sua vecchia badante è uscita finalmente dal periodo di maternità – pronta quindi a tornare da lui, quel pomeriggio. A sorpresa però il campanello suona prima del previsto, e Youngjae fa pressione con le mani sulle ruote per raggiungere la porta d’ingresso; è impresentabile, ma la cosa non sembra toccarlo neanche quando si trova il biondo alla soglia.
« Volevo controllare in che stato eri, per non far girare brutte voci sul mio conto. » spiega quello, con un sorriso forzato che non gli si addice per niente. « Fai abbastanza schifo: ho fatto bene a passare. »; critica il fatto che non si lavi da tredici giorni, proprio come il non aver aperto neanche mezza finestra in quel dannatissimo appartamento – che ha girato con indosso sempre lo stesso lercio pigiama. « Facciamo un bagno, eh? » propone, spalancando tutti i vetri possibili.
Il moro lo vede tornare nella sua direzione, per guidarne la carrozzina fino alla vasca. « No. » risponde secco, un attimo prima di mettere il blocco alle ruote.
« Non complicare le cose, Jae; ti prego. » lo supplica, ma lui non si smuove – o almeno finché il ragazzo non lo prende in braccio; a quel punto infatti ricopre di pugni i pettorali dell’altro, nella speranza d’essere lasciato in pace. Ovviamente non funziona: Daehyun lo porta a lavarsi e lo spoglia mentre l’acqua comincia a scorrere e salire, calda; Youngjae la osserva contrariato – principalmente per non incontrare gli occhi del biondo, ai quali però si rivolge spazientito non appena delle mani cominciano a strofinargli brutalmente una spugna sulla schiena.
« Fa’ piano, Dae! Vuoi staccarmi la pelle?! » grida, e quello lo guarda impassibile.
« Non voglio rischiare che la tua badante arrivi senza che io ti abbia pulito del tutto. ».
« Sono sicuro che c’è ancora un po’ di tempo. ». Il maggiore non sembra ascoltarlo: prende nuovamente a frizionare col sapone, che rivela il rossore solamente quando l’acqua lo fa scivolare via; ed a quel punto Daehyun sembra finalmente capire d’aver esagerato, dato che la sua espressione lascia ormai trapelare le emozioni che prima tentava di reprimere. « Ti sono mancato? » domanda allora il più piccolo, approfittando di quella momentanea debolezza per ricevere la risposta che desidera da quando si è trovato il ragazzo nuovamente in casa.
« Sei stronzo a chiederlo. » mormora l’altro.
« Dimmi perché sei tornato. ».
« Per lavoro... Se l’agenzia scopre come hai passato gli ultimi giorni, col cavolo che mi danno nuovamente un posto. Non fosse per i soldi avrei continuato ad evitarti. ».
Daehyun sfrutta l’essere passato a lavargli le gambe per non ricambiare il suo sguardo: questa volta strofina delicatamente, nonostante sappia che lì la sensibilità del moro sia notevolmente inferiore... Vederlo così triste - tuttavia - gli fa molto più male.
« Mi dispiace di averti messo in questa situazione. » dice sincero, piegandosi leggermente in avanti per accarezzare il volto del maggiore e bloccarne i movimenti; gli occhi già umidi del biondo si chiudono subito dopo, mentre si gira appena verso la sua mano.
« Mi ci metto da solo. ».
Youngjae sente le labbra del ragazzo sul palmo, e poi la bocca che lo risale fino ad inumidire le punte delle dita – incapace di resistere alla dolcezza con cui lo stanno sfiorando. Infine posa la spugna, lo tira fuori dalla vasca e lui gli si avvicina all’orecchio, mordendo per un istante il lobo di Daehyun mentre gli percorre il busto coi polpastrelli.
« Tra quanto devi andare? » sussurra eccitato.
« Tra poco... Rispetto a quanto vorrei stare con te è sicuramente troppo poco. ».
« Se vuoi posso farti venire velocemente. ». La voce erotica, le dita che vanno a slacciare un bottone dei jeans e il palmo che accoglie la punta gonfia, accompagnandone il sesso fuori dai boxer. « Non vuoi? » continua provocante, insoddisfatto dal mero deglutire del ragazzo.
« È solo per questa volta, Jae. » ripete nuovamente quella frase, che suona ormai come l’ultima sigaretta di Zeno Cosini. Il moro sorride, e con le labbra tese accarezza quelle piene dell’altro.
« Solo per questa volta. ».

 
  
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