Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Rubus idaeus    06/04/2015    1 recensioni
L'insegna recitava a caratteri eleganti e dorati:
"Gregor R. Agravaine, Mago."
E subito sotto, legato ad una catenella, un cartello di legno grezzo con delle scritte in vernice rossa brillante:
"Si prega di non disturbare
fin quando sarà presente questo
annuncio."
E sotto ancora, come se il mago si fosse reso conto di poter apparire scortese, un altro cartello più piccolo:
"Grazie della pazienza."
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Salve cari lettori, prima di tutto spero che abbiate passato bene questa Pasqua.
Vorrei scusarmi per la lentezza e la staticità dei primi capitoli. Dicono molto e annoiano altrettanto, immagino. Ma erano inevitabili per dare un'infarinatura generale alla storia, che inizia da questo capitolo, o forse serebbe più corretto dire, dal prossimo. Sarà una storia piena di magia e -perchè no?- anche di romanticismo, quanto basta, ovviamente. Grazie di leggere Il trentaduesimo ingrediente e buona lettura.




Ginevre tornò a casa alla solita ora, anzi, con un leggero ritardo. Aveva dovuto trattenersi in pasticceria a causa di un piccolo problema con la crema al cioccolato. Ben e Fil, i due fratelli che gestivano la pasticceria -che per l'appunto si chiamava "I dolci di Ben&Fil" -, le avevano gentilmente chiesto di aiutarli a risolvere il piccolo problema e lei li aveva accontentati di buon grado. Gin, in realtà, si occupava ufficialmente della cassa e delle ordinazioni, ma con il tempo aveva acquisito anche alcuni trucchi e segreti della preparazione dei dolci. Così, occasionalmente, veniva promossa ad aiutante pasticciera e, grazie alla sua incredibile capacità di imparare velocemente, aveva sviluppato un'eccezionale abilità nel risolvere i problemi di quel genere. Insomma, per Ben e Fil Ginevre era il migliore dipendente che lavorava nella loro attività: era versatile, efficiente, competente e intraprendente. Le riservavano sempre un trattamento di estrema cortesia e delicatezza, perché non avevano alcuna intenzione di perderla. Conoscevano bene il suo caratterino un po' permaloso, si era già licenziata da diversi posti prima di lavorare per loro.
Gin era una ragazza molto giovane, ma lavorava volentieri e con brio e non si risparmiava mai. Tuttavia non tollerava che qualcuno -nessuno!- le desse specifici ordini. Avrebbe preferito rischiare di spezzarsi la schiena per una richiesta fatta cortesemente, piuttosto che alzare un solo dito per un comando.
Ben e Fil la consideravano quasi una nipote ormai e non la obbligavano mai a far nulla se non era necessario.
L'affare della crema al cioccolato aveva causato un forte scombussolamento in pasticceria e il caos con la crema aveva lasciato insoddisfatti diversi clienti che l'avevano specificatamente richiesta. Ma con l'intervento di Gin, la situazione era stata risolta e gli affari di fine giornata erano stati salvati per un pelo.
Nel complesso, quella era stata una giornata come molte altre, senza niente di particolare. E la ragazza si aspettava che si sarebbe conclusa allo stesso modo in cui si concludevano di solito le sue giornate.
Ma quando vide una cospicua folla davanti all'ingresso di casa sua, un po' si preoccupò. Il suo pensiero corse subito al padre.
-Scommetto che si è azzardato ad uscire di casa senza bastone ed è ruzzolato a terra su queste benedette pietre.
Sibilò tra i denti, convinta che non ci fossero altre spiegazioni. Era già pronta a gettarsi a soccorrere il genitore e a sgridarlo per la sua imprudenza, quando notò che l'attenzione della gente era rivolta ad uno strano personaggio che si divertiva a far scorrere tra le dita una pallina rossa. Facendosi faticosamente largo tra le persone, Gin riuscì a raggiungere un posto comodo dal quale osservare il suddetto soggetto. L'uomo sfoggiava un brillante sorriso perfettamente regolare e i suoi occhi chiarissimi brillavano come due pietre preziose mentre seguivano attentamente il movimento della pallina tra le proprie dita. Sulla sua spalla destra un gufo sonnecchiava tranquillo, dato che i movimenti dell'uomo erano rapidi, ma per niente bruschi.
Gli occhi delle persone intorno a lui seguivano letteralmente incantate i movimenti della pallina, che, manovrata dal quel giovane, prima saltava, poi scompariva in una mano per riapparire nell'altra e ancora rimbalzava e poi si moltiplicava tra le dita. Ma Gin era più che altro attratta dalla figura vestita di nero. Egli sprigionava un fascino tale che a Ginevre sembrava quasi di toccarlo.
Gli occhi dell'uomo, d'un tratto, abbandonarono la pallina e si puntarono dritti su di lei, senza che lui smettesse tuttavia di far fare quelle acrobazie folli alla pallina. 
Gin impallidì.
-Finalmente, Givevre. Stavo cominciando ad annoiarmi.
La gente smise di ammirare i giochi con la pallina e si rivolse curiosamente a lei, che invece avrebbe voluto sprofondare all'istante. Odiava sentirsi al centro dell'attenzione.
-Ti ho aspettata a lungo.
Cominciò a dire l'uomo vestito di nero facendo dissolvere la pallina a mezz'aria e avvicinandosi a lei fino a che il suo petto quasi non sfiorò il mento della ragazza. Quella incredibile vicinanza scosse internamente Ginevre, che deglutì a fatica. Quell'uomo doveva essere il mago. 
-Tu hai qualcosa che mi appartiene.
La ragazza sobbalzò.
La sua voce calda si era posata sulle sue orecchie come una musica, ma il timore che si era impossessato di lei da quando aveva preso consapevolezza che egli sapeva che lei aveva la sua lettera, le impediva di rilassarsi.
-Sono qui per chiederti di restituirmelo. Sai bene a cosa mi riferisco, sforzarsi di dissimulare non serve con me.
Mentre diceva così si era chinato leggermente e aveva accompagnato queste ultime parole con un gesto che provocò un nuovo impeto di paura in Gin. Le aveva preso il mento e aveva avvicinato il suo viso al proprio. Una vicinanza spaventosa. La ragazza deglutì un'altra volta, mentre un brivido freddo le percorreva la spina dorsale.
-Vai immediatamente a prendere la mia lettera e dì a tuo padre che starai via per un po'. Starai a casa mia, potresti essermi utile.
Le sussurrò con un soffio leggero di voce. Poi sorrise, quasi divertito.
-Devi incontestabilmente venire via con me, so che hai letto la lettera, piccola ficcanaso. Non posso rischiare che tu spifferi qualcosa a qualcuno quindi per un po' non avrai contatti con nessuno all'infuori di me. Ora vai e non provare a fregarmi. Ti aspetto qui. 
Concluse alzando la voce e dandole una leggera spinta verso la porta di casa sua. Ginevre, con mani tremanti aprì la porta e senza guardarsi indietro, attraversato rapidamente l'ingresso, cominciò a salire lentamente le scale.
Le gambe quasi le cedevano.
Ad ogni scalino scavava nella sua mente per cercare di trovare un modo per sfuggire a quella spiacevole situazione.
A metà scale, però, si bloccò senza riuscire a proseguire. 
Non avendo alcuna idea di come fare a salvarsi, pensò di riconsiderare la sua posizione. Un ricco e avvenente mago era appena venuto a trovarla per costringerla a stare con lui per un po' di tempo, dandole la squisita possibilità di venire a contatto con un mondo del tutto nuovo per lei, ovvero quello della magia, e per giunta l'occasione per allontanarsi da Ardo Berbery, cioè il suo promesso sposo, dal quel odiato matrimonio combinato e da tutte le relative seccature. Se fosse inoltre riuscita a sottrarre qualche filtro magico o qualche moneta d'oro al mago, sarebbe stato un bell'aiuto per il patrimonio familiare. Il lato negativo, tuttavia, era che sarebbe stata costretta ad abbandonare il padre per un arco di tempo di cui non conosceva la durata e in più non era sicura di cosa avrebbe potuto farle il mago. Era una ragazza assennata e sapeva bene che chi si fidava di un mago lo faceva a suo rischio e pericolo. Immaginava che il mago l'avrebbe rinchiusa nella sua casa costringendola effettivamente più ad una distanza psicologica che fisica dalla sua città e dai suoi abitanti. Ma in fondo lei non aveva altra scelta a quanto pareva e si ripromise di mantenere i nervi sempre saldi.
Prese la lettera che aveva nascosto accuratamente nel cassetto del comodino e andò nello studio del padre per avvertirlo. Ma poiché lo trovò addormentato -meglio così pensò- non lo disturbò e preferì scrivergli un rapido biglietto in cui gli chiedeva di non preoccuparsi per lei e gli prometteva che sarebbe tornata presto. Gli lanciò uno sguardo di arrivederci e con un sospiro richiuse la porta dello studio.
Quando uscì da casa sua, notò che la folla non si era dispersa e il mago era lì in prima fila ad attenderla. Questi le afferrò violentemente il braccio e la trascinò via senza dire una parola. I volti della gente erano magneticamente attratti verso di loro con espressioni preoccupate e turbate.
-Quanto tempo dovrò stare via?
-Quanto sarà necessario.
Rispose lui freddamente mentre camminava con sicurezza sui sassi sconnessi.
-Non potrò proprio tornare a casa occasionalmente?
-No.
Il tono del mago era duro e perentorio, ma Ginevre non riusciva ad esserne davvero spaventata. Ciò che più la infastidiva veramente era l'indiscrezione della gente che si erano lasciati alle spalle. Avvertiva il loro sguardo pungente martellarla da dietro e sentiva il brusio che si era sollevato da quando il mago l'aveva afferrata per portarla via con sé.
-Non vi farò nulla di male, se è questo di cui avete paura.
Proruppe lui avendo probabilmente notato il suo turbamento, ma Gin non se la sentì di rispondere. Effettivamente non si sentiva al sicuro, ma il pensiero di poter finalmente prendere una pausa dalla sua vita la rassicurava. 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Rubus idaeus