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Autore: Nena Hyuga    06/04/2015    2 recensioni
“Yo, Tsukki!”
Tsukishima finse di non averlo sentito, non gli sarebbe nemmeno stato difficile simulare dato che aveva le cuffie sulle orecchie e l’aria stanca di chi aveva appena finito un intenso allenamento.
Non era affatto normale, si ripeteva il middle-blocker.
Non gli aveva detto che sarebbe venuto a trovarlo, e Tsukishima Kei odiava quel genere di sorprese.
Per vedere Kuroo Tetsurou, il biondo aveva bisogno quanto meno di un giorno intero di preparazione psicologica a ciò che avrebbe dovuto sopportare.

[KuroTsuki] [BokuAka]
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kei Tsukishima, Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto, Tetsurou Kuroo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Shortcake e fluff





Capitolo 2 – “Tu chi sei?”
 
 
 
Tsukishima si tamponò i capelli con l’asciugamano e vagò con lo sguardo per la sua camera alla ricerca del cellulare abbandonato chissà dove.
Non avendo gli occhiali addosso aveva solo sentito la suoneria e si era precipitato in stanza prima di finire di asciugarsi la zazzera bionda.
Afferrò l’apparecchio e nemmeno si sforzò di leggere il mittente, sapeva già a priori chi lo avrebbe contattato a quell’ora della sera, ma quell’“Idiota-san” usato come nominativo lo fece sorridere ed era sempre un piacere per gli occhi e per il proprio orgoglio.
“Domani alle 11~”
Tsukishima rimase un po’ perplesso dall’orario, valeva a dire che avrebbero pranzato fuori assieme.
“Devo sopportarti anche a pranzo? Mi si bloccherà la digestione.”
Rispose, sogghignando e gettando di nuovo il cellulare sul materasso.
Sospirò pesantemente, continuando a frizionarsi i capelli umidicci, ma non dovette attendere molto prima di un responso.
“Con la tua acidità non accadrà, credimi.”
Il biondo inarcò un sopracciglio, innervosito. Storse il naso ed afferrò saldamente il telefono, dando delle potenti ditate allo schermo touch mentre digitava una risposta altrettanto sagace.
Fissò la schermata vuota, scrivendo frasi in cui sputava veleno, ma le cancellava continuamente per non sembrare troppo sfrontato nei confronti di Kuroo che era pur sempre un senpai.
Passarono quasi dieci minuti prima che Tsukishima decidesse di far finta di niente, ma Tetsurou era insistente.
“Il gatto ti ha mangiato la lingua?”
Le spalle del biondo ebbero un cedimento. Kuroo, oltre che insistente, era anche esasperante con certe battute, specie se nascondevano una sfumatura maliziosa. O magari la vedeva solamente lui, ma era meglio far finta di nulla.
“No, io spero che il gatto in questione se la morda da solo.”
Lo scambio di messaggi si concluse con un’emoticon di un gatto nero sorridente inviata da Kuroo; quel micio molesto sembrava proprio il capitano del Nekoma e Kei si immaginò esattamente quell’espressione sul viso spigoloso dell’avversario.
Sospirò esasperato, abbandonando di nuovo l’apparecchio e andando ad asciugarsi i capelli velocemente. Sentiva di voler vedere se l’altro avesse continuato la conversazione, era curioso come non lo era mai nella quotidianità di tutti i giorni.
“Oggi ti aspettavi qualcosa?”
Tramite un semplice messaggino era impossibile capire il suo tono. Se lo poteva immaginare serio, come invece con un ghigno sardonico stampato in faccia che si crogiolava nella sua vittoria virtuale.
“Ho smesso di aspettarmi qualcosa dalla gente.”
La risposta di Tsukishima fu breve e sincera. A causa del fratello aveva perso la fiducia nelle persone, era stato un duro colpo per lui, e dubitava che Kuroo potesse capire quel che provava. Non era riuscito a spiegarglielo nemmeno al training camp, dubitava avrebbe avuto mai la voglia di raccontargli la motivazione che lo spingeva a non dare del suo meglio quando giocava a pallavolo, anche se il discorso l’avevano sfiorato con Bokuto del Fukurodani.
Dopo essersi coricato, ancora sul cellulare non compariva alcuna notifica di messaggi ricevuti.
Per un momento esultò tra sé e sé di essere stato in grado di mettere a tacere l’avversario, ciononostante voleva scoprire come si sarebbe continuata la discussione. Chissà se Kuroo si era già addormentato o voleva solo farlo aspettare.
Nemmeno farlo apposta, quando il biondo posò il cellulare sul comò di fianco al letto in stile occidentale, sentì l’avviso di una notifica e mentalmente maledì il capitano dalla testa crestata, perché anche senza essere presente sapeva esattamente come essere fastidioso.
“Significa che da me ti aspetti qualcosa? Oh, sono importante~” il tutto condito con faccine irritanti ed un’ennesima emoticon di un gatto.
Di certo aveva fatto finta di nulla, o non aveva capito che era un discorso generale che includeva anche Kuroo stesso.
“Non mi hai forse detto che da te devo aspettarmi delle fette di torta?”
“Il solito opportunista goloso~”
Quell’aggettivo lo fece avvampare all’improvviso.
Kei era anche solo in camera, ma si nascose comunque sotto alle coperte tirandosele fin sopra al naso. Non sapeva se era più imbarazzante quella parola o l’immagine del gatto che faceva l’occhiolino, ma nel dubbio il biondo adottò la tecnica dell’altro.
“Buonanotte”
Per Tsukishima significava perdere una battaglia, ma la guerra era ancora aperta.
 
 
 
 
Tsukishima controllò ancora una volta l’orologio: era certo fosse quello l’orario stabilito, eppure davanti al cancello della scuola superiore Karasuno non c’era chi aspettava.
Era domenica, quindi la strada era poco trafficata non essendovi corsi o lezioni di recupero, non era come il solito via vai di macchine, autobus che sostavano ad aspettare gli studenti od orde di alunni che si sbrigavano per acchiappare il treno.
Kei si guardò intorno, sistemandosi il colletto della camicia che spuntava fuori da sotto il cardigan beige che gli ricadeva leggermente largo sulle spalle. Era infatti di una taglia più grande, essendo quello smesso di suo fratello maggiore Akiteru.
Fissò l’orologio, poi il cellulare.
Le 11:05.
Tsukishima odiava i ritardi, ma soprattutto i ritardatari. Specialmente se si trattava di Hinata, Kageyama e si era aggiunto Kuroo come new entry nella sua lista nera da quella mattina.
Vi era solo un ragazzo sospetto nei dintorni, ed aveva anche qualcosa di famigliare. Era alto, un fisico snello, capelli neri e abbassati.
No, non poteva essere “Testa crestata”, come lo definiva spesso Hinata, poiché mancava appunto la corvina cresta scomposta e sbilenca.
“Si può sapere perché ti stai guardando intorno come se non esistessi?” chiese l’inconfondibile voce di Kuroo.
Tsukishima sussultò, tanto che il cellulare rischiò di fare un volo sull’asfalto, ma lo riacciuffò in tempo.
Il suo tono caldo e basso, gli occhi sottili ed ambrati: non poteva essere che Tetsurou. Fuorché per i suoi capelli che erano diventati normali.
Ancora una volta quell’aggettivo ritornava, ed abbinarlo così spesso al capitano del Nekoma fece pensare a Tsukishima che il ragazzo potesse davvero essere un tipo comune.
Ma ciò non tolse a Kei il divertimento di tormentarlo un po’, giusto per vendicarsi della sera precedente.
“Chi sei?” chiese, inarcando un sopracciglio e storcendo il naso con aria sdegnata.
“Ora fai lo spavaldo, Tsukki?” replicò, dando una cadenza offesa alla domanda.
Guardandolo più da vicino, però, poteva definire anche il suo modo di vestire casual abbastanza semplice; ciononostante l’effetto che fece su Kei fu quello di erigerlo mentalmente ad un livello superiore di gradevolezza visiva.
“Che hai fatto ai capelli?” domandò su due piedi, dritto al punto.
Kuroo si toccò la testa e sgranò gli occhi perplesso, non capendo davvero cosa intendesse il biondo.
Aveva sentito una volta Kenma parlare con Hinata e riferirgli che la cresta era il risultato della “piega a cuscino”, quindi Kuroo non prestava per nulla attenzione a come si presentasse la mattina. Ciò fece doppiamente irritare Kei, il quale non concepiva tale sciattezza con un risultato sorprendente.
“Perché? Cos’hanno? Ho fatto la doccia stamattina e li ho asciugati di fretta e furia altrimenti mi beccavo un raffreddore. Non potrei mai perdonarmelo se mi ammalassi prima delle qualificazioni.” spiegò tranquillo, mostrando anche il codino dietro la testa con cui aveva fermato la zazzera nera.
“Capisco. Non sono abituato a vederti così, tutto qui. Non ti avevo riconosciuto.”
“Oh, quindi mi stai facendo un complimento, Tsukki?”domandò euforico, mordendosi il labbro inferiore in attesa di una risposta sicuramente non affermativa.
“Certo. Se non ti ho riconosciuto è una cosa buona, significa che non mi hai traumatizzato di prima mattina.” replicò ghignando.
“Ahahah! Dovevo immaginare una risposta simile da te.” concluse con un sorrisetto divertito e facendogli cenno di seguirlo.
Tsukishima non perse tempo e si incamminò dietro il moro che sembrava particolarmente gongolante e su di giri.
Si era stupito che non avesse fatto battute riguardo “l’aspettarsi qualcosa”, argomento delicato toccato la sera precedente. Kuroo aveva letto l’atmosfera ed aveva preferito tacere, lasciando le cose seguissero il loro corso per quella bizzarra giornata.
“Tsukki, fammi vedere una cosa...” lasciò in sospeso la frase, allungando il braccio e facendogli segno di avvicinarsi a lui.
Tsukishima non ci pensò due volte, non sentiva il segnale di pericolo squillare, e non badò poi tanto a ciò che aveva intenzione di fare.
“Cosa c’è?”
“Mostrami la tua mano, stendila bene.” continuò, mimando lo stesso gesto anche lui.
Tsukishima trovò addirittura carino il modo in cui Kuroo arricciò le labbra attendendo che Kei compisse quell’atto.
“Dobbiamo proprio parlare di pallavolo anche mentre siamo fuori?” chiese il biondo scocciato già in partenza di dover affrontare altre discussioni sul come murare, sullo stendere le dita e tenerle ben tese. Di domenica voleva almeno riposarsi, ne aveva abbastanza ogni settimana di allenamenti.
“Si tratta solo di un attimo, volevo confrontare un momento l’ampiezza del tuo blocco.”
“Non ho capito cosa intendi, ma va bene...”
Si arrese all’evidenza che Kuroo era un totale fissato della pallavolo, di certo avrebbe iniziato mentalmente a confrontare la loro muscolatura, per poi prenderlo in giro che con una schiacciata gli avrebbe mandato a monte il blocco centrale a muro.
Gli tese la mano sinistra, aperta, ed il moro vi poggiò sopra la sua destra in un gesto inaspettato ed insensato, ma ancora Tsukishima non capiva dove volesse arrivare.
“Ottimo~”  trillò contento, serrando le dita ed incrociandole con quelle di Kei, tenendogli saldamente la mano.
“Dannazione! Togliti, staccati subito!”
“Fre-ga-to~” cantilenò ancora, non mollando la presa. Eppure non stava facendo troppa forza, ma l’aveva incastrato in modo tale da non potersi liberare facilmente.
Tsukishima si sentì un tale idiota che avvampò all’istante, portando l’altra mano davanti alla faccia per mascherare l’imbarazzo, ma le guance erano ormai tinte di un rosa acceso e Kuroo sembrava bearsi della sua vergogna con un sorrisetto deliziato dipinto sulle labbra.
“Ci vedono tutti!” dibatté il biondo, divincolandosi sempre con meno convinzione.
“È proprio per questo che l’ho fatto qui dove non c’è anima viva e non in città.” rispose prontamente il moro.
Tsukishima sapeva che quel luogo era deserto di domenica, ma qualcuno poteva sempre passare di lì e se li avessero visti in quello stato si sarebbe sparsa la voce. Non avrebbe più vissuto a Miyagi, già era proiettato verso un eventuale trasferimento.
“Non è la fine del mondo, sai? È un modo come un altro per flirtare.” ovviò Kuroo, il quale sembrava particolarmente divertito dal sottolinearlo.
“So perfettamente cosa significa prendere per mano una persona!” ribatté l’altro.
Stranamente si stavano muovendo, camminavano l’uno di fianco all’altro, le dita accavallate le une sulle altre, il passo cadenzato di chi voleva godersi la passeggiata. Tsukishima si trovò a pensare che erano dei gesti così semplici visti dall’esterno, ma ne sentiva il peso come un macigno all’altezza delle spalle.
Inoltre scoprì  una cosa inaspettata: la mano del capitano era calda e leggermente sudata, ciò stupì Kei che rivolse un’occhiata perplessa all’altro, tacendo per un attimo. Kuroo doveva aver mascherato la sua agitazione nell’azione di attirarlo a sé con una stupida scusa, e per quanto non lo volesse far trapelare, anche il moro aveva dovuto far ricorso al suo coraggio per compiere un gesto così sfrontato e sfacciato alla luce del giorno, sapendo bene quanto poco ben visti fossero gli atti affettuosi.
Ancora una volta, Kuroo aveva superato le aspettative di Kei uscendo dagli schemi.
“Lo sai? L’hai studiato a scuola oppure Suga-kun ti ha dato qualche consiglio in merito?” lo punzecchiò, rafforzando la presa sulle mani.
“Non sono nato ieri, Kuroo-san, inutile che ti rifugi in certi giochetti per farmi dire cose tanto palesi.”
“Non c’è proprio gusto con te. Mi sarebbe tanto piaciuto sentirti dire qualcosa di scolastico o imparato a menadito come “Quando due persone provano piacere nel godere della compagnia l’uno dell’altro, talvolta accade che si possano prendere per mano.” O qualcosa di simile...”
“Sei un controsenso continuo. Che senso ha deridere qualcuno del suo essere inquadrato ed oggettivo, quando si sta tenendo per mano quel qualcuno che si suppone ti possa piacere?”
La domanda di Kei era lecita, ma l’espressione di vittoria sul volto di Kuroo fece intuire al biondo che era caduto dritto nella sua trappola per la seconda volta.
L’aveva detto, si era espresso a parole sue per definire quel gesto, sottolineando che a Tetsurou, a quanto pareva, piacesse Tsukishima.
“L’hai detto tu, Tsukki.”
“Sei un vile.”
Ma per quanto la bocca di Kei si muovesse e ripudiasse tutto ciò che aveva un lato umano, sentendo di nuovo la mano umidiccia di Kuroo si ricredette immediatamente.
Non avrebbe mai detto che si rimangiava tale appellativo, men che meno non avrebbe ammesso che quella sensazione di calore iniziava a diventare piacevole.
Tsukishima camminò per svariati metri con lo sguardo abbassato, puntato verso l’asfalto che scorreva lento sotto ai loro piedi.
Kuroo, d’altro canto, aveva smesso di punzecchiarlo e di tormentarlo; aveva inoltre allentato la presa in modo da dargli una possibilità di svignarsela, ma Kei non vi badò, finse di non accorgersene e rimase vittima della gabbia del moro.
“Allora? Che ti va di fare?” domandò d’un tratto il capitano del Nekoma, alzando lo sguardo felino.
“Qualsiasi cosa va bene.”
“Sii meno propositivo, Tsukki! Ho solo fino ad oggi pomeriggio, non posso rimanere per fare tutte queste cose!” scherzò Kuroo, cercando di ironizzare sulla perenne scarsa voglia di fare dell’altro.
Se c’era una persona in grado di dargli una mossa, quella era Kuroo.
Daichi e Sugawara avevano rinunciato nel chiedergli di essere più attivo, e solo quando si sentiva in competizione diretta con Kageyama tirava fuori il meglio –o il peggio- di sé.
Tetsurou, però, aveva dei metodi più fini e diabolici per dare una svegliata a Kei.
“Parti presto?”
“Impiego troppo tempo ad arrivare a Nerima a Tokyo, prenderò il treno delle 16.” spiegò, accennando ad un sorrisetto contento.
Kei conosceva quel ghigno, si stava beando del suo interesse e di riuscire a farlo partecipare alle conversazioni. Diabolico, come l’aveva sempre definito.
“In centro c’è un locale dove possiamo mangiare. Da lì poi prendiamo la strada che costeggia il fiume e ci dirigiamo in stazione.” disse infine, guardandolo in cerca di approvazione “Sulla via ci sono dei negozi di articoli sportivi, videogames...”
Il biondo sfornò qualche idea, pensando seriamente a come ammazzare il tempo.
“Mi affido a te, Tsukki.”
“Ti vorrei ricordare che mi hai invitato tu a questo appuntamento, dovresti essere tu a proporre.”
“Qualsiasi cosa va bene.” lo imitò, facendolo esasperare.
“Giuro che ti abbandono in qualche vicolo con i tuoi simili randagi.”
Ma la minaccia di Tsukishima ebbe solo l’effetto di far scoppiare a ridere il senpai del Nekoma, che subito riprese la discussione.
“Hai detto videogames? Non sapevo fossi un nerd, Tsukki.”
“In realtà l’ho detto per te. Hai così tanto tempo libero che mi sembra di averti sempre con il fiato sul collo, suppongo tu abbia determinati hobby tra cui i videogames per ammazzare le ore.”
“Vedrai che quando avrò ogni giorno impegnato a studiare per gli esami di fine anno, le partite e gli allenamenti, sentirai la mia mancanza e rimpiangerai di non aver trascorso tanto tempo con il sottoscritto.” rimbeccò Kuroo.
Inaspettatamente Tetsurou gli lasciò la mano, e Tsukishima per un attimo guardò spaesato dapprima i loro arti e poi il viso di Kuroo che esibiva un ghigno soddisfatto.
Era come se il suo corpo si fosse ambientato al contatto con le dita del giocatore avversario, il fatto che l’avesse lasciato andare gli aveva procurato una sgradevole sensazione di freddo.
“Visto?”
“Cosa vuoi dimostrare con questo?” storse il naso con aria vezzosa.
“Che dobbiamo prendere la metro per arrivare in centro.” indicò la stazione e poi si rivolse di nuovo a Tsukishima come se fosse la cosa più naturale ed ovvia del mondo “Non erano questi i patti? Non ti ho fatto beccare da nessuno a tenere per mano un rivale del mio calibro.” commentò infine, portando le braccia dietro la nuca con svogliatezza.
“Non mi aspettavo che...nulla. Lascia stare.”.
“Uhm?”
Il moro si fermò in mezzo al marciapiede bloccando la strada a Tsukishima, obbligandolo ad arrestarsi a sua volta.
Non che non si aspettasse un attacco di qualche sorta, ma lì per lì lo stava prendendo in contropiede perché non voleva difendersi per sua scelta, continuava a ripetersi mentalmente.
Le spalle di Kei si curvarono ed i centimetri di differenza che li separavano non furono più così evidenti. Il capitano fu lesto a cingergli i fianchi e poggiare un semplice bacio appena vicino alle sue labbra, né sulla guancia e né sulla bocca.
Aveva mirato a qualcosa di provocante, che lo mettesse in guardia per il resto della giornata, e la reazione inconscia del corpo di Kei di avanzare un passo in avanti fece sorridere Kuroo, il quale si limitò a scompigliargli i capelli con sincero affetto.
“Credevi mi fossi arreso, Tsukki?”
“Non credo sia nel tuo vocabolario quella parola.”
La risposta di Tsukishima fu altrettanto veloce e lucida, forse per via dell’abitudine ed aveva già messo in conto certe “molestie”, ma con una scrollata di spalle si liberò anche della sensazione di stupidità datagli dal rossore sulle gote.
D’altra parte, anche Kuroo fu parecchio stupito di vedere che non si era dimenato o non aveva opposto resistenza, ma diede la colpa al fatto che doveva essersi rassegnato.
Ripresero a camminare e Tsukishima vietò di prendere la shinkansen dato che per strada avrebbero trovato altro con cui distrarsi.
La normalità riprese possesso dei loro discorsi, la naturalezza con cui interagivano li avvolse senza che nessuno dei due se ne accorgesse. E sulla strada per arrivare in centro città, i negozi di articoli sportivi attirarono l’attenzione di entrambi.
“Tsukki! Guarda qui, hanno un nuovo modello che sostiene meglio il carico sulle caviglie.” esclamò Kuroo con aria entusiasta e genuina, mentre mostrava la scarpa da ginnastica in vendita.
Si avvicinò, osservando attentamente la struttura della calzatura. Akiteru gliene aveva parlato e lui evidentemente non gli aveva dato retta liquidandolo con qualche frase sgarbata, ma lì per lì rimase affascinato nel sentir parlare Tetsurou di articoli sportivi.
“C’è anche di un altro colore, per te andrebbero bene visto che sei alto ed essendo un centrale continui a saltare. Non che tu lo faccia, ma...” sogghignò con l’intenzione di prenderlo un po’ in giro.
“Non devo far vedere a te i miei miglioramenti in partita, Kuroo-san.” bofonchiò spazientito, sistemandosi gli occhiali “ In ogni caso Akiteru ne ha portate a casa un paio, non so dove le ho riposte.” continuò la frase, soppesandole tra le mani.
Kuroo ne rimase un po’ perplesso, era la prima volta che nominava quella persona e gli interessava avvicinarsi a Tsukishima anche sul piano famigliare, conoscere di più in ogni senso.
“È un tuo parente?” domandò con finto disinteresse.
“Mio fratello maggiore.”
“Oh. Quindi hai un fratello che ti sopporta.”
“Mio fratello giocava con il Piccolo Gigante, ha qualche anno più di te, Kuroo-san.”
Il moro si accigliò e portò una mano sotto al mento con aria pensierosa.
“Uhm...è quel tipo di cui blatera sempre il vostro piccoletto?”
“Sì, Hinata lo nomina in continuazione.”
Il tono irritato con cui parlava fece intuire a Kuroo che l’argomento non era dei migliori, e che Tsukishima si stava innervosendo, stranamente non a causa sua nonostante gli avesse piazzato una frecciatina ironica. Si stava pian piano abituando a lui, la cosa gli fece intimamente piacere ed il capitano della Nekoma sorrise contento dando una pacca sulla spalla a Kei. Quest’ultimo si massaggiò il braccio e prima che potesse aprire bocca per lamentarsi che gli arti gli servivano interi per sventare i suoi attacchi in partita, Kuroo aveva già cambiato reparto per andare verso le felpe sportive.
“Sei rimasto indietro, Tsukki? Non perderti, stammi vicino!”
“Come se non fossi obbligato a farlo...”
“Non vorrei mai dover andare alla cassa e far annunciare la scomparsa di un bambino alto 190cm. Sai che imbarazzo?” cantilenò divertito, godendosi l’espressione contenuta di Kei che cercava in tutti i modi di non serrare le mani attorno al collo di Kuroo.
A discapito delle apparenze, però, Tsukishima gli fu grato di aver cambiato argomento e di non essere entrato nel dettaglio. Inoltre per quei momenti trascorsi all’insegna del pigro shopping per indumenti sportivi non si stavano rivelando noiosi come avrebbe scommesso, anzi, al contrario si sentiva a suo agio. Per non dire che si stava divertendo.
“Se vuoi ci troviamo qui fra dieci minuti.” propose ancora il moro.
“Come vuoi. Finalmente ho trovato il posto dove abbandonare il randagio.”
“Signorina! Ho un annuncio da fare per un bambin-..”
“Kuroo-san, se non la pianti questo posto diventerà anche la tua tomba.”
La risata divertita del moro fece scemare il prurito alle mani del biondo che rilassò le spalle e si schiaffò una mano sulla fronte.
Le minacce non servivano a nulla e nemmeno arrabbiarsi.
Ciononostante, un sorriso solcò le labbra di Kei.
Era sincero, appena accennato, ma era il chiaro segno che si stava divertendo.
Quel giorno fu la seconda volta che Tsukishima si trovò a porgere la domanda “Chi sei?” al capitano del Nekoma. Non era abituato al fatto che le persone potessero sorprenderlo e stupirlo sul piano umano.
 
 
 
 
 
 
 
Angolino dell’autrice
 
Di solito sono mooolto lenta con gli aggiornamenti, specie se in periodo di esami, ma questa fan fiction mi sta dando modo di distrarmi durante gli studi, ne scrivo un pezzetto ogni tanto e mi rilasso.
Detto questo, spero sia piaciuto il nuovo capitolo <3 è un po’ all’insegna del fluff e della vita quotidiana, mi diverto troppo a scrivere i loro dialoghi/battibecchi.
Oh, e spero che l’immagine di un Kuroo con i capelli raccolti e afflosciati abbia scatenato lo Tsukishima che è in voi *if you know what I mean* ~
Ho la brutta abitudine di soffermarmi sui particolari, ma per me il fatto che Kuroo e Tsukki si diano la mano è un qualcosa di importante. Il tenersi per mano è un gesto molto significativo, di norma i giapponesi non lo fanno se non da fidanzati. E neanche neanche!
Quindi pensate un po’ lo sforzo di entrambi xD
Il bacio invece è una piccola preview.
Ringrazio le persone che l’hanno messa tra le seguite, che l’hanno letta, che hanno messo “Mi piace” su Fb (mi piacerebbe sapere chi siete così che vi possa mandare tanti cuoricini çwç ), chi l’ha commentata, le persone con cui fangirleggio sulla KuroTsuki <3 Brave ragazze <3
Alla prossima~
 
 
Vostra, Nena Hyuga~
 
 
 
 
   
 
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