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Autore: Spensieratezza    07/04/2015    2 recensioni
Questa è una storia che parla di tre fratelli: Alisea, Alan e Zaffiro e ci sarà anche tanto, tanto amore fraterno!!
Sentì Zaffiro prendergli la mano e si sentì inaspettatamente protetto dalla sua stretta. Si voltò, sentendosi un po’ avvampare quando lo guardò negli occhi.
“Che tipo di visione? Non farmi stare in pensiero, Alan..” disse Zaffiro, prendendogli il viso tra le mani, ma Alan, imbarazzato, si allontanò dalle mani calde e premurose di suo fratello, sfuggendo a quegli occhi azzurri e preoccupati, quegli occhi azzurri come l’oceano atlantico.
(....) “Quanto sei idiota..” disse Alan, nascondendo la testa sul suo braccio coperto dalla felpa.
Non alzò più la testa per un po’. Rimase così, inspirando l’odore della felpa del fratello. era confortante. Sapeva di..casa.
Zaffiro rimase fermo, sorridendo e guardandolo. Alan poteva sentire il calore venire dal corpo di Zaffiro. Calore umano.
Senza quasi rendersene conto – o forse se ne rendeva conto e questa era la parte peggiore – alzò la testa per appoggiarsi al collo di Zaffiro.
ATTENZIONE: questa storia la metto come conclusa, fino a che non capirò come mandarla avanti.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“È  quella bambina dai capelli rossi. È proprio lei.” Disse Marika, schiacciando la faccia contro il vetro del finestrino.

“Cosa? Conosci quelle persone che hanno bloccato la strada?” chiese Stefano, stupito.

“Io….non proprio. Una di loro l’ho vista solo una volta. Devo andare a parlarle.”

“Che…che cosa? No! Non puoi scendere dal pullman. Marika! Marika!”  ma Marika si era già allontanata e stava per chiedere all’autista di scendere.

Stefano si accorse che gli altri ragazzi del pullman lo stavano guardando con aria di sfida e un sorrisetto malizioso per vedere se le sarebbe corso dietro.

Oh andiamo Stef. Vuoi davvero scendere dal pullman per correre dietro a una ragazza che hai conosciuto da dieci minuti? Si disse Stefano dentro di sé.

Oh, al diavolo pensò e si alzò. E riusci a uscire prima che le porte del pullman potessero richiudersi.
 
 
 
 
 

 
 Cosa diavolo è successo? Cosa può aver scatenato una fila così lunga? Pensò Clère mentre sfrecciava con il suo motorino. Decise di accostare e di chiedere a una macchina di passaggio.
 
“Mi scusi, c’è stato un incidente per caso?”
 
“No. Nessun incidente. A quanto pare ci sono delle persone che stanno bloccando la strada!”
 
“Bloccando la strada? E come mai?” chiese Clère sbalordita.
 
“Guardi, non lo so. Io sono qui con lei. È passato poco fa un tizio che disse che c’erano un gruppetto di tre o quattro persone che hanno bloccato la strada e ha borbottato qualcosa su *animali feriti* o qualcosa del genere. Guardi, che ne so… il mondo è pieno di matti” disse il vecchio girando l’indice vicino alla tempia.
 
“La ringrazio, è stato molto gentile” disse Clère. Sentì uno strano campanello d’allarme. Doveva andare a vedere di che si trattava, quindi sfrecciò via con il suo motorino sperando che nessun vigile la fermasse.
 
 
 
 
*
 
 La zia frenò bruscamente e la macchina quasi inchiodò. L’urlo di Alisea l’aveva terrorizzata molto più dell’improvvisa comparsa sulla strada di un gatto nero dal pelo folto e della presenza di un secondo animale. Un piccolo cerbiatto. Per qualche secondo non riuscì neanche a parlare né a fare niente, cercava di dare un senso all’immagine che stava vedendo… e poi…..un rumore la riportò alla realtà.  Era Alisea che aveva appena aperto la portiera.
 
“Alisea, Alisea, torna subito dentro!” Niente da fare. Era uscita. E con lei, anche Alan e Zaffiro.
Uscì anche lei allora, e si ritrovò Alisea accucciata vicino agli strani animali. Aveva un’espressione addolorata. Anche Alan e Zaffiro sembravano scossi.
 
“Ragazzi” cominciò la zia.
 
“Il cerbiatto! È ferito! Zia ti prego aiutalo, aiutiamoli” disse Alisea. Stava tenendo in grembo il gattone nero, che incredibilmente non tentò di graffiare Alisea e neanche di scappare.

Non sembrava ferito.

Il cerbiatto si, però. Aveva graffi ovunque e sembrava piuttosto malridotto. Zaffiro lo teneva in grembo e Alan gli accarezzava la testa.
 
“Levatevi immediatamente da quegli animali. Potreste prendere delle malattie!!!” La zia alzò di qualche grado la tonalità della sua voce. Stava cominciando a mettersi paura. Non si era mai trovata in una situazione del genere e non sapeva che cosa fare. Sapeva solo che doveva cercare di togliere i ragazzi dalla strada il più in fretta possibile, prima che arrivassero le macchine. Aveva il sospetto che non si sarebbero levati di loro spontanea volontà e che non gli sarebbe importato neanche di provocare un ingordo.

Si, ma cosa poteva fare? Non poteva neanche abbandonare quei poveri animali li in mezzo alla strada. Se li lasciavano li, li avrebbero presi sotto e il cerbiatto sembrava già molto ferito.

“Non possiamo abbandonarli” disse Alan con sguardo duro, come se gli avesse letto nel pensiero.

“Alan, ragazzi, cercate di ragionare. Non possiamo fare niente per loro.”

“Non è vero. Il gatto non ha neanche un graffio e il cerbiatto è ridotto male ma non è in fin di vita!” disse Alisea sull’orlo dei singhiozzi.

La zia guardò gli animali e trasse un profondo sospiro.

“Bisogna innanzitutto portarli via dalla strada. Stanno intralciando il traffico. Bisogna…bisogna portarli da un veterinario. Dobbiamo spostare il cerbiatto. Datemelo dolcemente. Cercate di non spaventarlo”. e fece per incamminarsi tra loro.

“Vi accompagno a scuola e poi porto il cerbiatto dal…”

Alisea e Alan sussultarono. Zaffiro la tirò per un braccio: “Non c’è tempo!! Vuoi farlo morire? Chi se ne frega della scuola!” disse indignato.
 
La zia sembrava in preda a un conflitto ma proprio quando stava per acconsentire, arrivò a loro una voce:
 
“Posso accompagnarli io.”
 
I ragazzi si girarono. Era una voce sconosciuta per loro, ma per i ragazzi no.
 
“Clère” dissero all’unisono. La guardarono sbalorditi chiedendosi se era davvero lei.
 
Clère sorrise radiosa ma non c’era tempo per prodigarsi in abbracci e sorrisi. Si rivolse subito alla madre che cercò di parlare per prima: “Clère? Lei è quella che…la ragazza che li ha salvati da…?”
 
Clère la interruppe subito: “Si sono io, sono molto felice di rivedere lei e i suoi ragazzi, ma avremo tempo per parlarne. Ora dobbiamo fare in fretta. Porti questi animali da un veterinario. Io porterò LORO a scuola. Sul mio motorino.”
 
“Cosa? Ma non potete!!! Sarete fermati dai carabinieri. Non si può andare in quattro su una moto!!!”
 
“Siamo vicini alla scuola ormai. Faremo presto e questi animali hanno bisogno di essere curati, io amo molto gli animali e sono d’accordo con loro che devono essere portati il più in fretta possibile da un veterinario” disse Clère con voce gentile ma ferma.
 
Nel mentre Alisea vide una figura coi capelli biondi avvicinarsi a loro, seguita da un altro ragazzo dai capelli biondi.
 
 
Quando si avvicinò, la riconobbe meglio. Era sbalordita.
 
“Marika???” disse basita.
 
“Alisea?” disse Marika con il fiatone. “Ero sicura che fossi tu” disse con voce allegra come se avesse appena incontrato Alisea a un party a sorpresa.
 
“Okay….” Disse Alan arricciando il labbro. “Lo spazio qui si sta facendo sempre più affollato. C’è ancora qualcun altro che deve arrivare?” chiese sarcastico.
 
“Da dove arrivi?” chiese Alisea chiedendosi da dove fosse sbucata.
 
“ Alisea, conosci queste persone?” chiese Zaffiro.
 
“Siamo scesi dal pullman” disse Stefano.
 
“A proposito, come mai sei sceso anche tu?” chiese Marika voltandosi verso Stefano.
 
Stefano non sapeva cosa dire. In realtà neanche lui sapeva la risposta Già, perché sono sceso?  Si chiese. Alla fine rispose con un: “Mi annoiavo.”
 
 
Tutti lo guardarono per qualche secondo. I rumori del clacson delle macchine si facevano sempre più insistenti e fastidiosi. Arrivò anche una bella donna dai capelli biondissimi e lunghi a chiedere degli animali. Aveva un vestito rosa scintillante e si disse disponibile per andare con loro a occuparsi degli animali. Lei avrebbe avuto il posto e lo spazio per tenerli, diceva. “Mi chiamo Ariel” disse radiosa la donna. Rimasero tutti un po’ abbagliati dalla sua bellezza e dai suoi incredibili occhi azzurri in cui sembrava rifletterci un lago.  Alla fine la zia esplose: “Sentite, la compagnia è bella, ma io ho un cerbiatto ferito e un gatto da portare da un veterinario. Quindi se non vi dispiace, io vi lascio. Voi fate un po’ come vi pare” sbottò la zia.
 
 Prese il cerbiatto e chiese ad Alisea di portare il gatto in macchina, e ad Alan e Zaffiro di controllare Alisea per far si che il gatto non tenti di scappare. Obbedirono e sia gatto che il cerbiatto furono comodamente messi sui sedili posteriori dell’auto. La zia si voltò e camminò a passi spediti verso Clère.
 
 Non disse niente, la abbracciò solamente. Clère non seppe che dire.. “Ti ringrazio tanto per aver salvato i miei ragazzi quel giorno.”
 
“Io…grazie” si limitò a dire Clère. Non era mai stata molto brava con le parole.
 
“Adesso devo scappare. Ho dei feriti da portare. “ disse la zia asciugandosi un occhio con discrezione e tornò alla macchina. Ignorò completamente la donna che sembrò delusa ma tutt’altro che intenzionata a gettare la spugna tanto facilmente.
 
 
Alisea, Alan e Zaffiro erano rimasti a contemplare i due animali seduti vicini. Il gatto leccava con tenerezza le ferite del cerbiatto. Alisea, Alan e Zaffiro non avevano mai visto niente di più dolce.
 
 
 
 
 
“Ragazzi su, lasciatemi andare e voi andate con Clère, sbrigatevi.”
 
“Si” dissero i ragazzi senza lasciarselo ripetere due volte.
 
La zia mise in moto, fece il giro della rotonda stradale e tornò nel senso opposto, non prima di aver gridato al finestrino. “Clère ti affido i miei ragazzi.”
 
“Con me sono al sicuro” le gridò di rimando Clère.
 
Dopodiché la macchina spari.
 
Tempo pochi secondi e una seconda macchina la seguì I ragazzi sperarono che quella donna non avrebbe causato troppi problemi.
 
 
 
 
 
Stefano prese subito Marika per le spalle: “Marika, dobbiamo sbrigarci, ora che la strada si è liberata, abbiamo pochissimi secondi, prima che il pullman se ne vada senza di noi.”
 
Marika fece una faccia come se avesse inghiottito un limone.
 
“Mi dispiace, ma non posso portarne più di tre per volta” disse Clère chiedendosi come diavolo avrebbe fatto a portarseli dietro tutti e tre senza farsi ammazzare tutti. Era incredibile che la zia avesse accettato la sua proposta senza battere ciglio, doveva essere proprio sotto shock.
 
Marika e Stefano però stavano già correndo nella direzione opposta. Marika riuscì a gridare mentre correva: “Non preoccuparti. Ce la caveremo” dopodiché anche loro sparirono.
 
 
 
“Credi che riusciranno a risalire sul pullman?” chiese Alisea.
 
“Se rimangono a piedi per colpa nostra…” disse Alan sentendosi un po’ in colpa.
 
“Se la caveranno” disse dolcemente Clère.
 
In quel momento Alisea, Alan e Zaffiro si voltarono verso di lei e la strinsero in un abbraccio collettivo mozzafiato.
 
“Ehi ehi. Andateci piano. Ricordatevi che sono di lacrime facile” disse Clère.
 
Dopodiché la lasciarono.
 
“Prima ci salvi la vita e poi piombi qui a salvare la loro” disse Alan facendo un cenno al posto dove prima stavano gli animali.  “Non è che sei un angelo?”
 
Clère con aria furbetta disse loro. “Non ne discuteremo ora. Ora dobbiamo ancora raggiungere la scuola e speriamo di arrivarci sani e salvi.”
 
“Ci viene difficile credere che potresti mettere a repentaglio la nostra vita dopo avercela salvata” disse Zaffiro ridacchiando.
 
E tutti si misero a ridere.
 
 
Dopodiché Clère cercò di sistemare i ragazzi in modo da non essere di pericolo per nessuno di loro. Alisea sarebbe stata davanti mentre Clère gli faceva da scudo con il suo corpo. Zaffiro si sarebbe tenuto a Clère e Alan avrebbe completato il cerchio, aggrappandosi a Zaffiro.
 
 
 
“State tranquilli li dietro. Mi raccomando tenetevi forte” gridò Clère.
 
“Alan, hai sentito? Aggrappati al mio giubbotto, se non vuoi fare un volo e sfracellarti sull’asfalto” disse Zaffiro. Cercava di prenderlo sullo scherzo ma la voce tradì una certa ansia.
 
Clère capi che se dovevano stare li a pensare, non si sarebbero mai mossi dalla strada. Doveva avere fiducia. Si sforzò di non pensare al peggio e mise in moto. Con un bel rombo partirono.
 
 
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  Note dell'autrice: 

Rieccomi xd scusate davvero tanto per il ritardo T_T sono stata molto occupata con le altre mie storie e devo dire che questa faccio fatica ad aggiornarla costantemente, anche a causa delle recensioni che non arrivano ç_ç 

Io cercherò di fare del mio meglio comunque xd
   
 
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