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Autore: Better_Than_Words    07/04/2015    0 recensioni
Quanto può essere difficile svegliarsi sempre con il terrore di non sapere chi tu sia?
O quali saranno le difficoltà che dovrai superare con quella nuova identità?
Le domande sono molte, ma di riposta ce ne è solo una.
!Attenzione!
La storia non è mia!
L'autore, Filippo Cardoni, mi ha solo dato l'autorizzazione a pubblicargli la storia!
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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~Ricordo di non ricordare (Part II)~

Il mio riflettere fu interrotto dalla vibrazione del cellulare. Mi alzai dunque dal letto, presi il cellulare e chiudendo un occhio lessi la notifica. A quanto pare anche Jamie stava passando una brutta notte, sicuramente persa tra i suoi pensieri, le sue seghe mentali. Uno dei messaggi parlava chiaro, molto chiaro.

«Dobbiamo parlare, dobbiamo…devo, scusarmi.»

«Poi c’è…una cosa importante che devo dirti. Ti prego, incontriamoci di nuovo allo stesso bar.»

Non riuscii a trattenermi dal rispondere a quest’ultimo con:

«Già, Non vedo l’ora di incontrare di nuovo quel bel fustacchio del Barista!»

Alla fine decisi di accettare comunque. Voleva scusarsi e in un certo senso mi andava bene. Qui, l’unica che aveva torto era lei e sicuramente non mi meritavo il trattamento che mi era stato riservato.  Guardai fuori dalla finestra tirando le serrande, la luna era splendida, piena. Rischiarava il cielo e le onde del mare, brillava come un diamante su nel cielo. «Jamie abita qui vicino» pensai. Poi grattandomi la testa mi chiesi come facevo a saperlo. Decisi dunque di chiamarla, se davvero voleva parlare poteva farlo benissimo in quel preciso istante, non stava dormendo e nemmeno io e la malinconia era allietata dal chiarore della luna. Inoltre, se davvero il mio intuito aveva ragione e lei veramente abitava nelle vicinanze non sarebbe stato un gran problema incontrarci e discutere.

«Pronto, Jamie? Sono Aiden.»

«Ah, Aiden…dimmi pure, credevo stessi dormendo…»

«No, non proprio. C’ho provato, prima di ricevere i tuoi messaggi.»

«Scusa, non volevo svegliarti. Cosa c’è?»

«Niente, pensavo solo che forse potevamo parlare ora, se ti va»

Ci fu una pausa. Lunga abbastanza da creare un certo imbarazzo e troppo corta per organizzare le idee.

«Ci vediamo sotto casa tua?»

«Tra 5 minuti, non tardare.»

Attaccai. Attesi per 5 interminabili minuti l’arrivo di Jamie sotto casa mia. Nell’aspettarla misi i piedi nudi sulla fredda sabbia e mi avvicinai alla sponda del mare, sedendomi. Ed ecco che, in poco tempo, arrivò. Si sedette accanto a me senza dire una parola e dedussi che stava aspettando la mia ramanzina, che non arrivò. Non riuscii a voltarmi verso il suo viso, perciò parlai alla luna.

«Di cosa volevi parlarmi?» chiesi lei.

«Aiden Io…non so cosa stia succedendo.»

«Cosa intendi dire? Non sai di essere innamorata del barista?»

«No! Cioè sì. Ma non era quello che intendevo.»

«Taglia corto allora.»

«Ecco io non…ricordavo proprio di avere un appuntamento con te, Aiden»

Mi si strinse qualcosa in gola. Mi voltai di scatto verso di lei prendendola istintivamente per le spalle. Devo esserle sembrato un maniaco, perché mi accorsi di averle fatto paura con un gesto così improvviso. Poi, mi fissai e la sua domanda venne istantanea.

«Tutto apposto?»

Non risposi.

«Come mai ti sei…fissato?»

Mi ci volle un secondo, un lungo secondo per focalizzare la situazione. Lasciai cadere un braccio sul suo, mentre con l’altra mano le spostai i capelli davanti agli occhi.

«È che i tuoi occhi al chiarore di luna risplendono più di quanto non lo facessero già.»

Questa volta fu lei a fare una pausa e ad abbassare lo sguardo. Un piccolo sorriso si fece largo sulla suo volto, quel sorriso che solitamente copriva con la mano. Quel bellissimo sorriso. Poi, prese la mia mano e la sposto dal suo viso.

«Aiden ne abbiamo già parlato più di una volta…io non provo nulla per te» rispose.

Poche volte mi capitava di percepire completamente il silenzio della notte, ma quella frase credo mi fosse entrata dentro
come una spada rendendomi vuoto e silenzioso. Deglutii e poi aggiunsi:

«Ma non era di questo che dovevamo parlare, no? Cosa significa che non ricordavi di avere un appuntamento con me?»

«Non so risponderti di preciso, so solo che è stato come se il mio istinto quella mattina mi avesse detto di andare in quel bar e di salutarti…e così ho fatto.»

Ora la faccenda era decisamente strana. Decisi di indagare ancora più a fondo.

«Jamie, ti vedi diversa di tanto in tanto?»

«Diversa? No. Non so cosa intendi…ma no.»

«E per caso ti ricordavi il tuo nome, il tuo lavoro… insomma la tua vita?»

La sua espressione si fece enigmatica e perplessa.

«Mi prendi in giro Aiden?»

I suoi occhi si muovevano piuttosto velocemente ora.

«Jamie, mi sta succedendo qualcosa di strano da un po’ di tempo ormai e…»

«Se stai sparando cazzate finiscila ora, Aiden.»

«E allora fottiti!»  le urlai. I nostri sguardi si incrociarono molteplici volte nel lasso di tempo in cui il silenzio faceva più
rumore di ogni altra cosa, dentro di noi. Poi feci un respiro profondo e continuai. «Non mi riconosco più, Jamie. Un giorno mi sveglio e sono in un modo, l’altro giorno mi sveglio e sono in un altro. Cambio spesso città, identità, aspetto…!»

«Ma rimani pur sempre un cretino, Aiden. Lasciatelo dire, con te è tempo sprecato.»

Si alzò togliendosi di dosso la sabbia e lasciandomi in balia dei miei dubbi. Mi concesse un ultimo sguardo, uno sguardo di compassione, poi mi disse:

«Facciamo finta che non sia successo nulla. Che questa notte entrambi eravamo a dormire e domani, quando ti risveglierai, non cercarmi. Dammi un po’ di pace e fanculo al tuo…al nostro istinto. E tanto per la cronaca, io mi sono già scusata e tu, sei sempre lo stesso cafone.»

Poi si allontanò e il vento portò via le impronte che lasciava sulla sabbia. Mi sdraiai, cullato dal vento e dalla luna, immerso in una pacifica solitudine e in un fragoroso silenzio in cui mille, diecimila ricordi e pensieri infestavano la mia testa.

«Facciamo finta che non sia successo nulla» dissi tra me e me. Mi convinsi che fosse la cosa più giusta da fare, che lottare per i miei interessi era una cosa inutile. Ormai stanco, mi addormentai.
Il mattino seguente fu un risveglio non proprio bellissimo: Erano le 5.30 del mattino, faceva freddo. Ero in dormiveglia quando iniziai a sentire dei passi veloci che si muovevano sulla sabbia ritmicamente. Pensai di aprire gli occhi, ma non feci a tempo a farlo che mi ritrovai qualcuno davanti.

«Stai bene? Mi senti?» Chiese.

«Sto…bene» risposi.

«Menomale! Stavo facendo jogging e ti ho visto sdraiato a terra, ho pensato ti fosse successo qualcosa.»

«No sto bene, tranquillo. Grazie mille in ogni caso…ehm…?»

«Ah, che sbadato. Mi chiamo Logan!» disse porgendomi la mano.

«Aiden» risposi, stringendo quanto basta la mano.

«Hehe, hai una stretta forte, per esserti appena svegliato!»

Erano dettagli, ma ero abituato a stringere con una certa forza le mani degli uomini. Fa parte di una di quelle regole non scritte ed è semplice: Se la tua stretta di mano è troppo pacata, passi per un insicuro, mentre se la tua stretta è forte quanto basta passi per un uomo sicuro di te. Strano, ma è così che la gente interpreta la stretta di mano.
I pochi minuti che mi servirono a svegliarmi li passai facendo amicizia con questo Logan. Pare si fosse trasferito da poco anche lui e che avesse problemi nel fare nuove amicizie. Gli chiesi perché lo trovava difficile e mi rispose semplicemente che non c’era nessuno che potesse presentarlo a qualche persona e che quindi si trovava ad andare in giro da solo, o a fare jogging da solo come in questo caso. Logan guardò attentamente i miei capelli e mi chiese:

«Quanto ci hai messo a farteli crescere fino al collo? Sono proprio fighi»

«Ormai ho perso il conto. Non saprei dirtelo con precisione» risposi.

Gli risposi così perché non lo sapevo. Non lo ricordavo, e poi era forse solo un caso che mi fossi svegliato con quei capelli, quegli occhi, quella faccia. Decisi di conoscerlo più a fondo e visto che lui aveva fatto complimenti ai miei capelli, decisi di fargli anche io qualche tipo di complimento.

«Tu in compenso hai una bella forma fisica, ti alleni spesso?»

«Puoi dirlo forte. Altrimenti che ci farei qui a quest’ora?»

«In effetti, ma vedi che mi sono appena svegliato. Ti assicuro che durante il giorno sono meno idiota.»

«Spero tu non sia così idiota da passare ogni notte in spiaggia, amico!»

«No è che… è stata una giornata particolare, quella di ieri. Con un amaro finale.»

Tra maschi ci si intende. E Logan lo aveva intuito subito che si trattava di qualche sorta di problema sentimentale. O almeno deve averlo capito, questo ho pensato, perché mi chiese subito di andare a farci un drink da qualche parte.
 «Perché no?»
pensai.

«Logan, c’è un bar a poca distanza da qui, ti va di andare?»

«Ma certo. Offro io!»

«Non farmi ridere, offro io che sono del posto.»

«Offre chi arriva per primo!»

Iniziò a correre velocemente, forse convinto di poter arrivare prima di me. Anche io ne ero convinto, data la sua forma fisica, ma lo vidi fermarsi a poca distanza. Iniziai a ridere da solo, lo puntai con un dito e gli dissi:

«Non sai nemmeno dove devi andare!» e risi, parecchio. Lui iniziò a ridere insieme a me e io piano piano mi avvicinai.

«È di qua, andiamo. Offro io.»

«Va bene, va bene, se proprio insisti.»

Camminammo per un bel po’, passammo per la solita foresta. Tuttavia quella volta non ero da solo e perciò la mia mente non iniziò ad elaborare strane fantasie, perché occupata a sentire e elaborare ciò che mi stava dicendo Logan.

«Ecco il bar!» dissi indicando l’insegna.

«Woah Aiden! Ma quello là è un tapiro?!» fece indicando un punto non preciso nella foresta. Ovviamente mi voltai per vederlo e lui contento come un bambino a cui era appena riuscito uno scherzo, mise piede nel bar dicendomi:

«Fottiti Aiden, offro io!»

Mi arresi all’idea. Allora gli dissi che andavo a prendere un paio di posti mentre lui ordinava una Coca-Cola per me e
quel che cazzo voleva per lui. Lo avevo appena conosciuto, ma c’era già una certa intesa, a volte succede.  Lui si voltò verso di me, puntò  due dita vicino ai suoi occhi, poi le rivolse a me dicendomi:

«Hey, prendi quel posto accanto a quella gran gnocca!»

Lo guardai come per dirgli «Davvero?» e mi voltai. Non ero proprio il top nel rapportarmi con gnocche sconosciute che erano sole al bar, magari stava aspettando qualcuno o magari no. In ogni caso, mi avvicinai e presi il mio posto. Al suo ritorno Logan si avvicinò a me, mi diede una pacca sulla spalla e si rivolse alla donna accanto a noi. Non so esattamente cosa gli disse, ma prese la mia Coca-Cola e gliela diede. Poi aggiunse:

«È di questo timidone qua, ma ti assicuro che te la offre volentieri!»

Allora non potei far altro che voltarmi. Non so dove trovai il coraggio, ma ripresi la Coca dalle delicati mani della donna, della gnocca come la chiamava Logan e guardando entrambi dissi che era mia.

«Non mi sembra poi tanto timidone come dicevi» disse lei.

«Timido non significa idiota o debole, sai?»  specificai.

Era una situazione divertente: Logan era andato da lei per rimorchiarla ed ora era passato ad essere un semplice spettatore. Presi un sorso di Coca-Cola, mi schiarì un po’ la voce e poi rivolgendomi a lei le chiesi il suo nome.

«Mi chiamo Nikki. Piacere»

«Io sono Aiden»

«Io sono Logan!» aggiunse lui, intromettendosi nel discorso.

«Che ci fa una donna così, da sola in un bar come questo?» chiese Logan. A me sembrava davvero spaventoso, uno di quei maniaci che incontri appunto nei bar, morti di figa impressionanti che fanno battutine scontate e risultano patetici.

Ignorammo tutti la sua domanda, rivolgendogli sguardi enigmatici, quasi a chiederci se fosse serio. Poi guardai Nikki e le chiesi se stava aspettando qualcuno. Lei disse che non stava aspettando nessuno e che si stava svagando semplicemente un po’. Pare che anche lei avesse rotto da poco un legame con qualcuno a lei caro e tentava di affogare i dispiaceri nella Coca-Cola.

«Strano…solitamente i dispiaceri si affogano nell’alcool.» le dissi.

«Ma vedi, l’ho sempre affogati nell’alcool. Talmente tanto che l’alcool stesso alla fine sapeva di lui. Quando mandavo giù un sorso di scotch mi sentivo come se stessi mandando giù il sapore delle sue labbra. Ed ogni volta che succedeva qualcosa tornavo a bere, se lo facessi pure ora che sto bene in realtà tornerei a deprimermi, perché l’alcool mi farebbe ripensare a tutto ciò»

La sua risposta mi spiazzò, e spiazzò anche Logan che tentò di rompere quell’atmosfera di tristezza che si andava
creando.

«Ragazzi sentite, sono arrivato da poco in questo posto, non fatemi iniziare subito con le cose tristi!»

«La tristezza è un po’ ovunque, Logan» risposi in modo sarcastico abbozzando un sorriso.

Nikki invece sembrava averla presa seriamente la mia frase, si era fatta cupa. Guardandola capii che c’era qualcosa che effettivamente non andava e decisi di farle qualche altra domanda. Si trattava ormai o di creare un bel rapporto, o di ferirla quel poco che basta per farmi dimenticare.

«Non sei l’unica, sai?»

Lei rimase silenziosa.

«Io stesso ho rotto ieri con una persona a me cara, in un certo senso.»

Logan poggiò i palmi delle mani sul tavolo sporgendosi verso Nikki, poi guardandomi disse:

«Ci sono così tanti pesci nel mare, forza!»

«Logan, ci saranno pure tanti pesci nel mare, ma lei era il mio mare.»

Ci rimasero di stucco. Sia lui che Nikki; ero sempre stato bravo a parole, forse meno a fatti.

«Puoi sempre tentare in un altro mare, Aiden» aggiunse Nikki.

«Faccio schifo a pescare, non ci spreco più nemmeno tempo.»

«Forse non sei tu che fai schifo, semplicemente usi un amo inutile. Un pesce speciale si pesca con un amo speciale, ricordatelo.»

La scrutai negli occhi. Aveva occhi comuni, nulla di speciale. Ma in essi si celava una certa profondità, lo si percepiva. Il modo in cui era seduta, il modo in cui si atteggiava e in cui parlava. Erano segni di una persona matura e che sapeva ciò che diceva.

«Ci penserò su. Posso avere il tuo numero, se ogni tanto mi servisse un amo speciale?»

«Solo se mi prometti che tenterai di pescare qualcosa.»

«Affare fatto.»

Ci scambiammo i numeri. Io, Nikki e Logan. Dopotutto se non fosse stato per lui non ci avrei mai nemmeno parlato, perciò mi sembrava brutto tenermi il numero solo per me. Poi, Nikki se ne andò.

«Forza, forza che questa ce la bombiamo Aiden!»

Lo guardai scocciato. Era sempre così.

«Che fine hanno fatto le persone che prima del sesso pensano semplicemente al rapporto?»

Logan scoppiò a ridere e mi abbracciò. Mi diede qualche pacca sulla schiena, poi mi disse:

«Andiamo, l’hai appena conosciuta, era da sola al bar e ci ha retto il gioco. Forse tu non hai voglia di farci solo del sano sesso, ma io non mi lascio sfuggire l’occasione!»

«No aspetta, seriamente credi che basti così poco per portarti a letto una sventola del genere?» gli chiesi.

«Ma tu non eri quello che pensava al rapporto? E ora vieni a dirmi che è troppo gnocca per portarmela a letto con facilità? Allora anche tu sei superficiale, caro il mio Aiden.»

In effetti mi mise un po’ in difficoltà. Ma arrivai a trovare una risposta adatta.

«Vedi Logan, è ovvio che l’apparenza ha il suo impatto. Così come tu hai scelto lei perché è una bellissima donna, viceversa una donna vuole un bellissimo uomo. Ovviamente tu non andresti mai a conoscere una persona che ti sa brutta, giusto? Ma metti che l’hai già conosciuta…come con Nikki, allora passa tutto in secondo piano. Non parli più alle sue orecchie ma al suo cervello. Non guardi più i suoi occhi ma la sua anima. Non senti più le sue parole ma il suo cuore. E generalmente, non fai sesso, ma fai l’amore.»

Logan mi fissò un attimo con due occhi tali da sembrare fatto e mi disse:

«E cosa cambia scusa?»

«Cambia tutto. Quando fai sesso è una cosa che dura poco tempo. Non sto dicendo che non sia importante, anzi. In un rapporto di coppia è importante, ma solo quando hai già creato sicurezza, fedeltà, un ottimo rapporto insomma. Quando fai sesso rilasci tutte le tue emozioni in quell’atto, e tutto finisce nel giro di pochi minuti. Ma quando fai l’amore, Logan, non rilasci solo emozioni, le crei. Non si tratta di minuti, ma di ore, di giorni, perché ti rimangono impressi i ricordi. Una delle camere del tuo cuore inizia ad ospitare il tuo partner. Così quando poi ti svegli la mattina dopo, non sei di fretta perché hai scopato una sconosciuta, ma sei tranquillo e felice perché hai dato parte di te e ricevuto parte di un altro.»

Purtroppo le parole che mi disse Logan furono le stesse che mi dissero centinaia di persone:

«Sei troppo…sofisticato, Aiden. Troppo profondo se permetti. Cazzo un pozzo è meno profondo di te… se vuoi fare questi discorsi leggiti un libro, guardati un film, ma ti assicuro che non è la vita reale, Aiden.»

Decisi di concludere il discorso, certe parole non vanno sprecate con chi non le capisce.

«Allora vai, mostrami come è la vita reale e trombatela. Quanto tempo ti serve?»

«Dammi due settimane al massimo e ti giuro che sarà fatto.»

La sua sicurezza mi dava il voltastomaco. Solitamente una grande sicurezza è da apprezzare, ma la sua sicurezza, in questo ambito era puramente da cafoni. Ma stetti zitto, logicamente.

«Se ci riesci ti offro qualche drink… a te e a lei» chiusi il discorso così.

Decidemmo di tornare ognuno a casa propria. Mi accompagnò fino a casa mia. Era da lì che eravamo partiti e non essendo del posto non sapeva orientarsi molto bene.

«Tranquillo Aiden da qui ce la faccio. Ora che ho il tuo numero ti va se ci rincontriamo qualche giorno? O anche domani?»

«Certo, mi farebbe piacere. Per ora, alla prossima!»

Aprii la porta di casa e rientrai. Accesi la connessione Wifi e mi gettai sul letto con il mio cellulare. Iniziai a cazzeggiare come mio solito con i vari giochini, aspettando che succedesse qualcosa per cui valesse la pena alzarsi. Ma ovviamente non successe nulla di che. Era sera e con ogni probabilità chiunque avesse uno straccio di gruppo con cui uscire era già fuori. Ricevetti una notifica da Logan, smisi subito di giocare e la lessi, perché pensavo potesse essersi perso per strada dato che ci eravamo salutati da poco.

«Ha inizio l’operazione “Bombarsi Nikki!” ti ricordo che ho ancora 14 giorni di tempo e sta andando già alla grande!»





-Spazio a me-
Buongiorno, bella gente!
Allora, vi ricordo che la storia non è mia ma di Filippo Cardoni :)
Comunque! Abbiamo due nuovi personaggi: Nikki e Logan. 
Logan mi sa molto da "scemo e più scemo", non lo so...E' una mia sensazione, ma forse ha ragione, Aiden è un pò troppo sofisticato, ma non per la vita reale, ma per alcune persone che pensano con il culo ;)
Comunque sia, mi dispiace essere stata assente per così tanto tempo, ma tra università, salute non troppo buona e cose varie, non ho avuto tempo di dedicarmi a questa storia...Mi dispiace! Chiedo perdono in ginocchio!!!

Andando oltre...
Ditemi cosa ne pensate che io, come sempre, riferirò allo scrittore :D


Baci Xx
 
  
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