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Autore: GreenCats    08/04/2015    2 recensioni
Dover scegliere quello che più ti fa star bene non vuol dire scegliere la cosa migliore.
E' questo che capita ai protagonisti: Harry e Louis.
Un amore sbagliato, che potrebbe distruggere tutto oppure aggiustare le loro vite, complete solamente dopo essersi incontrati.
Conosciuti in una chat, i due ragazzi avranno modo di scoprirsi, di iniziare ad amarsi, ma avranno mai il coraggio di andare oltre uno schermo?
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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LOUIS
 
03 NOVEMBRE – 13.14
 
Harry era inginocchiato davanti a me, come nelle più romantiche delle commedie, teneva stretto tra le mani tremanti un anello, semplice, niente diamanti o pietre preziose, sapeva che io non ero il tipo da quelle cose. Era una semplice ma bellissima fascia in oro bianco, nelle sue mani quell’oggetto era così giusto. Grazie all’inclinazione con il quale Harry reggeva l’anello potevo leggere la scritta al suo interno “Mai oltre te”, simile alle parole scritte di giallo in camera mia, come quell’ennesima promessa scritta su un muro che avrei rispettato, perché si trattava di Harry ed io avrei fatto di tutto per lui, compreso rispettare tutti quelli impegni, ma ciò che teneva tra le dita, quella era una promessa troppo grande da rispettare, troppo anche per me che amavo con tutto il cuore quel ragazzo dai capelli ricci ed il sorriso semplice.
“Scusami Harry” – pensai, prima di allungare una mano verso di lui ed afferrarlo, aiutandolo ad alzarsi. Troppi erano gli occhi fissi su di noi, c’erano un paio di giapponesi armati di videocamera, qualche persona di passaggio e quelli dei miei migliori amici e di Anne, arrivata lì pochi istanti dopo la proposta di suo figlio. Era scioccata ma un sorriso aleggiava sul suo volto. Milly continuava a sbracciare, muoversi e forse anche ad urlare se Niall non le avesse coperto la bocca con una mano, Zayn stringeva in mano il telefono, i suoi occhi vagavano veloci tra lo schermo e la scena davanti a lui, mentre Liam, lui era fermo immobile, tranne per un piccolo cenno della testa, come per dirmi ‘Vai è la cosa giusta’, ma questa volta non lo avrei ascoltato. Feci qualche passo in avanti e senza dire nessuna parola, lo abbracciai, lo abbraccia così talmente forte che potei sentire le sue costole sbattere contro le mie, i suoi respiri mozzati e la consapevolezza di quel gesto. Ero sicuro dei miei sentimenti verso di lui, ero sicuro dell’amore che provavo, ero sicuro del futuro che volevo con lui, ero sicuro di Harry ma avevo passato gli ultimi due mesi in uno stato semi vegetale per colpa sua, per il dolore che mi aveva inflitto ed io non potevo cancellare tutto, anche se avevo promesso di farlo. C’era una piccola parte di me, razionale, che continuava a ricordarmi tutto il dolore che avevo provato nei due mesi precedenti ed era troppo difficile da ignorare. Harry mi aveva donato la vita in un momento in cui io non la desideravo più e gliene ero davvero grato, lo amavo anche per questo, ma quel passo era troppo per due ragazzi come noi. La mia vita era sempre stata fatta di ma ed anche in quel momento ce ne era uno, sì era vero, c’era una parte razionale ma c’era anche una voce che non riuscivo ad ignorare, che andava ben oltre la ragione ed era l’amore. Quel sentimento così profondo e viscerale che provavo per quel ragazzo stretto in lacrime tra le mie braccia. Perché aveva capito che quel mio silenzio, equivaleva ad un no. Volevo sposarlo, volevo passare la mia vita con lui e formare una famiglia, litigando per il cognome da prendere o i viaggi da fare ma quello non era il momento adatto.
«Ti chiamo appena atterro, va bene?» - Harry si staccò da me, gli occhi bassi, non aveva il coraggio di guardarmi e quello fece più male del mio sottinteso no.
«Non dubitare del mio amore Harry, non farlo mai, hai capito?» - gli afferrai il mento con due dita e lo baciai - «Quando sarò pronto, correrò da te e ti urlerò un enorme sì, forse te lo chiederò addirittura io. Ma ti prego amore, non dubitare del mio amore, non farlo e sai bene le ragioni per cui non sto rifiutando, sto solo rimandando.»
Il ragazzo dai capelli ricci fece un leggero sorriso, si asciugò le lacrime con il dorso della mano e mi abbracciò nuovamente - «Ti amo Lou! Sono completamente e fottutamente innamorato di te, non dimenticarlo mai» - mi sussurrò prima di mordermi il lobo dell’orecchio ed incamminarsi verso il suo gate, mentre i miei amici, che ormai avevano lasciato telefoni e festeggiamenti alle spalle, si avvicinarono a me.
«Mi hai fatto male idiota! E ti amo anch’io!»
«Non sai quanto ne hai fatto tu a me…» - sussurrò, ma quelle parole arrivarono forti al mio stomaco. Già me ne stavo pentendo. Milly poggiò una mano sopra la mia spalla, annuì e mi abbraccio, così come Zayn, Liam e Niall. Anne mi guardò con occhi di fuoco, sapeva che avevo appena spezzato il cuore di suo figlio, lei lo aveva capito ancora prima di me.
 
 
09 NOVEMBRE
«Io ancora non capisco come tu gli abbia potuto dire di no» - fece Zayn, afferrando l’ennesima cassa di birra, sistemandola nel carrello. Aveva in mano due liste della spesa, la prima era per noi mentre l’altra conteneva tutto il cibo spazzatura che Niall ingurgitava. Zayn non avrebbe mai ammesso che tutte quelle cose erano per il suo ragazzo, che le comprava solo ed esclusivamente per lui, perché gli piaceva viziarlo, anche nelle cose più banale e se Niall era felice trovando un pacchetto di Walkers Salt & Vinegar, Zayn gli avrebbe fatto trovare quella stupida marca di patatine ogni sera.
«Zay è passata una settimana, per quanto andrà avanti questa storia?» - sbuffai, avevo ricevuto un interrogatorio da tutti e mi ero stancato di rispondere a domande che una risposta non ce l’avevano, no, perché nemmeno io sapevo il vero perché del mio rifiuto, “Non me la sentivo” non era abbastanza, né per gli altri, né per me, ma per ora andava bene a far tacere tutti, anche Harry.
«Finchè non mi dirai il vero motivo per il quale non hai accettato!» - Zayn, quel ragazzo che inizialmente odiavo, non si era arreso, continuava a domandare, a chiedere, a fare quelle cazzo di domande!
«Te l’ho detto già almeno una ventina di volte, devo ripetertelo ancora?»
«Fino a quando non mi convincerai» - alzai gli occhi, non potevo mettermi a discutere con lui tra gli scaffali del supermercato. Sbuffai ancora un paio di volte, cercando di ignorare i continui – «Allora?» - del moro e mi diressi verso il reparto dolciumi. Oltre Niall, in casa avevamo un altro “topo da cantina” che appena poteva veniva a fare scorte di cibo nella nostra dispensa. Da quando Liam aveva vietato a Milly qualsiasi tipo di dolce, per evitare qualche tipo di diabete neonatale al piccolo Alex, la ragazza in assenza del compagno, prendeva e mangiava qualsiasi cibo contenesse quel po’ di zucchero che la soddisfacesse. Milly si presentava alle ore più disparate per raccattare dolci e schifezze varie, mettendo anche le mani tra la scorta personale di Niall che Zayn si fiondava a riempire immediatamente. Alcune volte benedivo il mio ragazzo perché a lui tutto quello non serviva, certo, non era una donna incinta, ma lui si accontentava sempre di tutto senza lamentarsi mai. Non si era lamentato mai di nulla, di me, del mio rifiuto, aveva accettato tutto in silenzio, restando il più possibile lontano da me. Altre volte avrei voluto anch’io viziare Harry con tutte quelle piccole cose ed ero geloso dei miei migliori amici, perché il loro amore era lì con loro, mentre il mio non era nemmeno sotto le mie stesse coperte la notte, dovevo calcolare il fusorario per parlargli, anzi, quello non dovevo farlo nemmeno più perché era un settimana precisa che Harry mi evitava. Dopo avermi chiamato, appena atterrato, era sparito, non rispondeva ai miei messaggi, alle mie chiamate, mi aveva scritto una volta dal telefono di un suo amico, un certo Ed - «Ti cercherò quando sarò pronto per affrontare il fatto che tu non vuoi passare la vita con me.»
Ma non era così e non potergli spiegare cosa provavo, che avrei passato una, due, tutte le mie vite con lui, mi faceva rabbia, perché come sempre, io e lui eravamo simili anche in quello, non stavamo risolvendo il problema, lo stavamo semplicemente evitando, lui mi stava evitando per sviare il problema, ma quello si faceva ogni giorno più grande e gravava sul mio petto.
«Allora?» - il ragazzo sistemò qualche pizza surgelata nel carrello ed iniziò a fissarmi.
«Dovremmo mangiare più sano» - risposi, afferrando la bottiglia di rhum, ultimo acquisto per quella giornata.
«Sì e tu bere di meno»
«Io voglio sposarlo, voglio avere una famiglia con lui, insieme, crescere dei piccoli Tomlinson che abbiano il colore dei nostri occhi, lo amerei ogni giorno della mia vita, fino all’ultimo. Ma in quel momento, mentre Harry aveva in mano quell’anello e mi guardava tutte le mie paure sono venute a galla. È tornato il dolore per Nick, non può riaggiustare tutto con delle scritte sui muri e delle proposte. Come posso sposare una persona per il quale in questo momento non provo fiducia? E poi io non voglio andare a Los Angeles, dovrei separarmi da te, Liam, Milly, ho appena recuperato il rapporto con la mia famiglia, cazzo! Suo padre mi odia ed in questi momenti vorrei solo avere Alex al mio fianco, lui mi capirebbe.» - boccheggiai in cerca di aria, le lacrime si erano presentate prepotentemente ai miei occhi e non volevo piangere, soprattutto davanti a delle famiglie in fila per le casse. Zayn mi guardò, mi afferrò il viso tra le mani e con i pollici asciugò quelle lacrime che non ero riuscito a mantenere.
«Io avrei risposto di sì, dico se fosse stato Niall, perché lo amo. Anche in questo istante, subito, immediatamente, sposerei quel ragazzo perché lo amo e non sapete che fortuna avete tu ed Harry, io e Niall unendo le forze non riusciremmo nemmeno a pagarci un appartamento tutto nostro, figuriamoci un matrimonio e per lui vorrei solo il massimo e alcune volte ho paura di non riuscirci, ma a lui bastano le piccole cose. Preferisce il suo pacchetto di patatine ad una cena al ristorante e allora io gli faccio trovare le sue stupide patatine e lui mi sorride. Certe volte penso che meriterebbe di meglio che un semplice barman, guardami Lou, ho preso il diploma per un pelo, ho un lavoro che non mi appaga e non so cosa voglio fare nella mia vita, ma so che voglio passarla con Niall e per questo io avrei risposto di sì. Ma tu cosa vuoi davvero dalla tua vita? Te lo sei mai chiesto?»
 
“Harold”
 
«Come vanno le cose tra di voi adesso?» - gli porsi il mio telefono con la conversazione tra me ed Harry aperta. L’ultimo messaggio risaliva a tre o forse quattro giorni prima, avevo smesso di contarli, di vedere quel messaggio, avevo cancellato quello inviato dal suo amico, ma quello era rimasto, per ricordarmelo.
«Cazzo Lou, perché non mi hai detto nulla?»
«Eravate tutti occupati a darmi contro e...»
«E cosa?»
«E non volevo tornare ad essere un peso per voi!»
 
“Louis è meglio finirla una volta per tutte.”
 
 
12 NOVEMBRE
 
 
Liam indossava il suo completo migliore, un gessato grigio che faceva risaltare le sue spalle grandi abbinato ad una cravatta rosa, quella che i Payne indossavano come da tradizione nelle giornate più importanti, era stata nonna Payne a decidere quel colore ed ad iniziare quella simpatica tradizione, che tutti gli uomini continuavano nonostante il rosa non fosse proprio il loro colore. Ecco quel giorno era un giorno da ‘cravatta rosa’. Liam aveva da poco tolto la toga e contro la tradizione non aveva lanciato in aria il tocco, in segno di buona fortuna, ma lo aveva consegnato direttamente nelle mani di Milly perché lei sarebbe stata la prossima di noi a laurearsi, nonostante il bambino ed un iniziale abbandono, era stata convinta da Karen a continuare, a non lasciar perdere gli studi e con un po’ di sicurezza e fiducia in più, aveva ripreso a frequentare le lezioni con me e con i sedici messaggi al minuti di Liam, quel ragazzo alcune volte era così ansioso! Comunque grazie anche alla professoressa di diritto agroalimentare che le avrebbe concesso una sessione tutta sua per discutere la tesi, nel giro di un paio di mesi avrebbe stretto nelle sue piccole e graziose mani un diploma di laurea, lo stesso che quel giorno Liam stringeva a sé riportante il punteggio massimo. Quel giorno di metà novembre però, tutti gli occhi, almeno per qualche ora, non erano sul piccolo Alex in arrivo, ma sul dottor Payne William James, laureatosi con il massimo dei voti e con il famoso bacio accademico da parte del rettore e di tutta la commissione. C’era da aspettarselo, lui aspirava al massimo e lo aveva ottenuto, grazie anche alla sua tesi ‘innovativa’ secondo l’esperienza di qualche professore, quell’ammasso di parole che aveva messo la parola fine alla sua carriera scolastica ma allo stesso tempo la parola inizio in quella lavorativa. Quel libro dalla copertina blu ricamata d’oro che giaceva in giro per casa da ormai troppo tempo e di cui io avevo letto solo i ringraziamenti iniziali: “Alla mia famiglia che mi sostiene sempre in tutto, a nonno Tomlinson che mi ha insegnato che la musica cambia le persone, a Milly e all’amore che mi regala ogni giorno, ai miei amici con cui ho vissuto i miei momenti più belli e con cui ho cantato i miei sogni, ai Pink Floyd e all’album ‘The dark side of the moon’ per avermi fatto compagnia durante le pause infinite di studio, particolarmente a Louis per essere l’eroe della mia storia, ai miei Alex che mi hanno reso e mi renderanno un uomo migliore e grazie a me stesso per avercela fatta.”
 
Il ristorante era gremito di persone, parenti ed amici del neo laureato, io e Zayn, con l’aiuto di Milly e Ruth, sorella di Liam, eravamo riusciti ad organizzargli una festa a sorpresa, eravamo riusciti persino a far alzare il culo ad uno dei suoi zii che non si muoveva da Doncaster da anni, ma evidentemente l’occasione era troppo importante per non presentarsi, ma soprattutto era troppo grasso per non rinunciare a dell’ottimo cibo gratis. Eravamo fieri di ciò che eravamo riusciti a fare, meno degli orrendi addobbi sistemati da Milly, troppo rosso, troppe coccarde, ma le foto di un piccolo Payne sistemate nella sala erano state un colpo di genio ed io ero presente in quasi tutti quelli scatti, non sempre davanti alla fotocamera, ma c’ero e ricordavo di quei momenti. La mia attenzione era caduta subito su una in particolare, era stata scattata qualche giorno dopo il compleanno di Liam e ritraeva noi due insieme ad Alex intenti a giocare alla PlayStation 1, uno dei ricordi più belli che conservavo gelosamente in me, era una semplicissima giornata di agosto, non c’erano problemi, non c’erano droghe o liti, eravamo solo tre bambini felici. Quella foto mi ricordò com’era davvero il sorriso di mio fratello.
Liam continuava a fare avanti e dietro tra i diversi tavoli, districandosi tra parenti di cui non ricordava neanche l’esistenza, amici e Milly. Erano passate le sei del pomeriggio quando Liam, forse con qualche bicchiere di troppo in testa, si alzò sulla sedia posizionata precedentemente al centro della sala ed iniziò a picchiettare col manico della forchetta il bicchiere in cristallo, così da ottenere l’attenzione di quella quarantina di persone lì presenti, si schiarì la voce e - «Ho scritto un piccolo discorso di ringraziamento e vorrei leggervelo, sarò breve e circonciso almeno questa volta, promesso. Allora vorrei iniziare ringraziandovi tutti per essere qui, per chi non c’è, sono comunque felice che ci sia stato nella mia vita – ed io capii che quella frase non era rivolta solo ad Alex, ma anche ad Harry, era suo il posto vuoto al mio fianco – quello che ho ottenuto oggi, me lo sono guadagnato con fatica ed una mezza scogliosi per il troppo tempo passato sui libri. Le persone che dovevo ringraziare, sono state inserite all’inizio della mia tesi, quelle parole resteranno per molto tempo, questo discorso un po’ meno, sempre se Niall non decida di filmarmi, ma credo di non essere un bello spettacolo in questo momento, ecco, riprendendo il discorso, quello che ho ottenuto oggi non è la cosa più bella che mi è stata data – Liam iniziò a ridere quando vide Niall formare con le dita un rombo, facendo scoppiare in una risata anche altri uomini – lasciando perdere gli scherzi, se solo qualcuno qualche mese fa mi avesse detto che avrei aspettato un figlio da una donna meravigliosa, non ci avrei creduto, non tanto per il figlio perché sapevo che prima o poi sarebbe successo, ma per la donna meravigliosa che ho al mio fianco in questo momento. Lo sai che non sono bravo in questo genere di cose, che preferisco abbassare lo sguardo e risponderti con un bacio quando mi dice che mi ami, oppure quando mi chiami amore ed io arrossisco e potrei continuare delle ore intere ma il punto è che ti amo e amo quel marmocchio vivace dentro di te e spero che ti somigli in tutto, persino nelle piccole cose, perché sei bellissima, lo sei pesino quanto ti alzi la mattina ed hai sempre la linea del cuscino calcata sul viso, oppure quando inizi a mangiare il gelato e ti sporchi sempre il mento di nocciola, quando ti arrabbi davanti ad uno show televisivo o mentre guardi la partita con Louis, sei bella quando giri con i capelli bagnati sulle spalle ed una mia maglietta, che non ti importa se ti arriva oltre metà coscia, dici di amarne l’odore ed io impazzisco e sei bella quando sistemi una mano sulla pancia ed una sulla mia guancia ed inizi a parlare a tutti e due ed in quel momento io mi sento sempre di più una famiglia e sei bella quando ti prendi cura di me, quando ti fa male la schiena ma continua ad osservare la torta di mele cuocersi e con te non funziona il detto ‘Se la osservi non cresce’, io ti osservo ogni secondo della mia vita e ti vedo sempre più bella, sempre più grande e sempre più mia. Non importa se è poco tempo, se magari non conosco ancora tutti lati di te, ma sono pronto e lo giuro davanti a tutta la mia famiglia. Non mi importa della mia laurea, il massimo dei voti non riempirà nulla se mi rispondi di no a questa domanda: vuoi sposarmi?»
Tutte le voci che riecheggiavano in sala si fermarono, eravamo tutti senza respiro, letteralmente, Karen aveva il viso pieno di lacrime, Nicole, Ruth e molte donne della famiglia cercavano di trattenere le lacrime asciugandosi con i tovaglioli sporchi di sugo e mascara oppure guardando la volta del soffitto. Geoff si era avvicinato a lui durante il suo non-poi-così-breve-discorso e gli aveva dato una mano a scendere dalla sedia per poi dargli un piccolo pacchetto di velluto rosso che Liam aveva aperto in direzione di Milly. Non era in ginocchio, era rimasto in piedi al centro della sala con tutti gli occhi puntati addosso ed era rimasto in silenzio ad aspettare quella piccola sillaba.
«Non fare il mio stesso errore, te ne pentirai per il resto della tua vita.» - sussurrai alla ragazza pietrificata, teneva le mani strette sulla sua pancia, come a trovare la forza. Chiuse un attimo gli occhi e poi con determinazione mi disse - «Io non faccio i tuoi stessi errori» - sorrisi contento a quell’affermazione, rialzai lo sguardo per vedere la scena di Milly e Liam abbracciati stretti, la ragazza era persino sollevata di qualche centimetro da terra, le parole non erano distinguibili, il rumore degli applausi e dei gridolini di Niall, era stato difficile captare quale era stata la risposta, ma visto il bacio appassionato che coinvolgeva i due, a pensarci, la risposta non era così difficile.
«Voce» - disse una delle zie bisbetiche del ragazzo. Questo lasciò la sua fidanzata, ora ufficiale, per terra, accarezzò delicatamente la pancia, nascosto dal vestito in chiffon verde ma comunque visibile. Nessuno parlava, tutti erano catturati da quella scena così cinematografica ed irreale, Niall continuava a riprendere tutto, forse il suo telefono conteneva un pochino troppe richieste di matrimonio.
«Ho detto di sì, voglio sposare questo testone qui, sarei una pazza a dire di no» - e dopo la frase pronunciata dalla ragazza, il mio migliore amico infilò all’anulare destro quel delicato anello in oro bianco dove in cima svettava una pietra rossa. Rosso come il colore dell’amore, come la passione di chi si ama, come il colore delle loro guance e del loro amore che vince.
Abbassai lo sguardo nuovamente sulla sedia vuota al mio fianco ed il vuoto non era solo sopra quel mobile. Quando Harry aveva accettato l’invito di Zayn di partecipare alla festa, mi ero sentito così leggero e felice, come non mi sentivo da tempo, come non mi sentivo da quando avevo rifiutato quella proposta. L’avrei rivisto ed ero emozionato, quasi più della nostra prima volta insieme. Ma nessuna chioma riccia si era presentata in quell’aula universitaria e nessun paio di occhi verdi era entrato dalla porta di quella sala, semplicemente Harry non era venuto e la colpa di questo era soltanto mia. Mi mancava, tanto, mi sentivo oppresso e triste, senza una vera ragione, senza niente. Guardai nuovamente il telefono, nessun messaggio da parte di Harry, a pensarci non ce n’erano da almeno dieci giorni. Presi coraggio, mi allontanai dalla sala e da quella scena così diabetica e composi un messaggio, con le parole che più sentivo mie: “È davvero finita? Perché allora mi manchi così tanto?»
 
 
LIAM
 
15 NOVEMBRE – 14.06
 
Gli ultimi parenti rimasti a Londra dopo la mia laurea erano andati via quella mattina, le uniche rimaste era stata mia madre ed una delle mie sorelle, si erano fermate nella capitale per dello shopping prenatale e con prenatale intendo tutine, vestitini, cappellini improponibili e tutto ciò che mia madre trovava delizioso ed utile, praticamente tutto, finiva nell’armadio del piccolo, ormai pieno nonostante mancassero ancora quattro mesi alla sua nascita. Nove marzo, era questa la data del termine ed io non vedevo l’ora di stringere quel piccolo fagotto tra le mie braccia. Mancava un mese e mezzo alla fine dell’anno che mi aveva stravolto la vita eppure non volevo che finisse, per il semplice fatto che era stato il più bello della mia vita: l’arrivo di Milly, di Harry, Niall e Zayn, del bambino. Da semplice ragazzotto ero diventato effettivamente un uomo nell’arco di qualche mese, con responsabilità, una presto moglie ed un presto bambino e con qualche amico in più che non vedeva l’ora di intraprendere il ruolo di zio, come Niall ed i suoi articoli di giornale che continuava ad inoltrarmi via email oppure alle ricette per i primi omogenizzati, lui non vedeva l’ora di diventare zia per la seconda volta, Theo gli mancava terribilmente e per questo riservava tutte le sue piccole attenzioni sul futuro arrivato ed era bravo, forse troppo ansioso, quasi da superarmi, ma era premuroso e non vedeva l’ora di cantare qualche ninna nanna irlandese al suo nipote acquisito. Louis e Zayn erano impegnati con lo studio o col lavoro per partecipare a tutti i piccoli eventi, però avevamo montato tutti insieme la culla di legno e non si perdevano nessuna notizia più importante, Zayn aveva addirittura dipinto un quadro per il piccolo e Louis invece subiva passivamente tutte le nostre ansie, riempiva la cesta di giocattoli, viziava Milly, comprava piccole e colorate Vans, mi supportava ed ordinava minuscole divise dei Doncaster Rogers, l’abbonamento per la stagione successiva però lo aveva tenuto per sé, era ancora troppo piccolo per partecipare a delle stupide partite di calcio. C’erano e questo era l’importante per noi nonostante Louis avesse ormai preso l’abitudine di passare sedici ore in biblioteca e Zayn raddoppiato tutti i suoi turni lavorati, il primo lo aveva fatto per non pensare, il secondo perché pensava troppo ed i suoi pensieri richiedevano soldi. Stava progettando di affittare un appartamento con Niall, non appena il più piccolo avesse concluso il primo anno di college. Aveva grandi progetti ed in tutti era compreso Niall, forse non gli avrebbe chiesto di sposarlo di lì a breve ma mi aspettavo grandi cose da loro due al contrario di un’altra ormai ex coppia, o meglio da uno di loro, non mi aspettavo più nulla da Harry e forse era meglio così.
«Stavo pensando ad una cosa!» - Milly fece capolinea in salone, indossava una semplice tuta grigia ed i capelli corvini legati in una semplice coda alta, ma era ugualmente bellissima.
«Ieri durante l’ecografia la dottoressa ci ha detto che il piccolo è più grande del previsto forse è per questo che mi sento così enorme e so già che gli ultimi mesi saranno faticosissimi e non riuscirò ad occuparmi di un matrimonio, ma sai anche che voglio sposarmi prima che Alexander venga fuori, quindi ho deciso il giorno del nostro matrimonio che coinciderà anche con il giorno in cui io e te ci siamo conosciuti per la prima volta!»
 
La famiglia Tomlinson era solita organizzare la festa di Natale e di Capodanno in una delle loro tenute poco fuori Doncaster, quell’anno si sarebbe tenuto nel cottage dove la famiglia di Louis ed Alex solitamente passavano le vacanze estive. Era una proprietà molto vasta, perfetta per quel tipo di festa. L’enorme salone veniva addobbato a festa per intere settimane e quella volta, Jay si era davvero superata, stelle Swarovski sull’albero, stelle di Natale e festoni di fiori argentati appesi sui cornicioni. Come ogni anno, Tomlinson, Payne ed altri amici di famiglia, si ritrovavano in quella tenuta per festeggiare l’arrivo del nuovo anno. Nessuno sapeva che, quella sarebbe stata l’ultima festa organizzata dalla donna.
Alex era uscito da poco da una delle cliniche per tossicodipendenti, vi era stato per cinque settimane e secondo i medici e gli psicologi, era perfettamente in salute e pulito, tanto da poter ritornare a casa ed era tornato con un sorriso smagliante e la voglia di fare, recuperare il tempo che aveva perso dietro quella merda. Stavamo aspettando tutti Louis, il solito ritardatario quando varcò la soglia della porta, teneva sottobraccio una bellissima ragazza, per qualche strana ragione fui geloso di lui eppure io quella persona non sapevo neanche chi fosse. Lasciai la ragazza con il quale mi ero presentato alla festa e quasi corsi verso il mio migliore amico, per sapere chi fosse colei che stringeva il suo braccio. Era bellissima, un vestito nero che le sottolineava i fianchi, poco trucco ed una treccia laterale. Non sapevo che quella un giorno non molto lontano, sarebbe stata la mia Milly. Avevo sentito moltissimo parlare di lei, ma Louis non me l’aveva mai presentata per la paura di rovinare l’amicizia che era nata tra di loro, sapeva che ero una testa di cazzo alcune volte e con le ragazze mi divertivo solamente, ma per un momento, in quella notte di fine anno, pensai che lei forse, non sarebbe stata una delle tante.
«Piacere Milly»
«Il piacere è tutto mio»
 
Milly si sistemò sopra le mie ginocchia e sistemò un braccio dietro la mia nuca, accucciandosi poi sul mio petto. Era la sua posizione preferita ed io così potevo sentire sia lei che il bambino.Proprio in quella posizione avevo sentito Alex muoversi per la prima volta, era vivace per essere ancora così piccolo, ma era un Payne dopotutto.
«Quindi vuoi davvero festeggiare il nostro matrimonio il 31 dicembre?» - la ragazza annuì, stampandomi poi un bacio poco sopra la clavicola destra, lì dove qualche settimana prima avevo inciso in numeri romani la data dell’anno corrente, quello che mi aveva dato più cose.
«Quindi posso dare l’ok alla tipografia di stampare le partecipazioni!»
«Avevi già organizzato tutto?»
«Sapevo che ti sarei riuscito a convincere!» - con un balzo poco raffinato scese dalle mie gambe e prese al volo il telefono, chiamò prima la tipografia e poi un elenco indefinito di suoi familiari, riconobbi solo la voce della mia futura suocera e di sua cugina, nonché sua migliore amica e probabile damigella d’onore, infine mandò un messaggio e pochi secondi dopo quello, qualcuno stava bussando incessantemente alla porta, forse più di qualcuno. Milly sorrise soddisfatta, andò in camera e tornò con fogli, giornali, penne e tutto il necessario per organizzare quello che doveva essere il nostro matrimonio. Quando aprii la porta mi ritrovai degli entusiasti Zayn, Niall e Louis, con dei sorrisi che andavano da una parte all’altra del volto.
«Sei riuscita a convincerlo per il 31! Sono così felice!» - iniziò Niall, andandosi a sistemare su una delle poltrone, senza prima però andare alla ricerca di qualche schifezza da sgranocchiare. Louis aveva abbracciato la sua migliore amico e successivamente me - «Non ci credo, è tutto così reale! I miei migliori amici che si sposano» - disse, prima di raggiungere al tavolo da ‘lavoro’ la ragazza ed iniziare a sfogliare con lei riviste da sposa. Zayn inizialmente fu il più silenzioso ma dopo qualche minuto ed una sana sessione di baci ed urla con Niall ci incitò ad organizzare un piano per sistemare tutte le cose da fare e ce n’erano fin troppe: vestiti, fiori, torta, catering, invitati. In meno di due ore la mia testa scoppiava di cose da fare.
«Non ce la faremo mai a trovare un ristorante per più di settanta persone l’ultimo dell’anno» - dissi sconfitto all’evidenza. Avevamo chiamato già più di una dozzina di ristoranti ma nessuno accettava matrimonio con così poco avviso e poi proprio quella sera, l’unica nota positiva era che Louis era riuscito a prenotare la cattedrale di Doncaster per celebrare le nozze, beh nota positiva non molto, ci saremo dovuti presentare l’indomani per firmare tutte le scartoffie ed io odiavo questo genere di cose!
«Ho un’idea!» - continuò Louis - «Abbiamo capito che non riusciremo ad organizzare in nessun posto, quindi perché non farlo nello stesso posto dove effettivamente vi siete conosciuti? Credo che mia madre sarebbe felice di concedervi la tenuta»
«Certo, potreste affittare uno di quei capannoni ed il catering, sarebbe anche meglio!» - fece eco Zayn, prendendo appunti su un foglio ormai pieno di scarabocchi.
«Come in 50 sfumature di grigio quando Christian porta Ana al ballo organizzato dalla sua famiglia!»
«Niall!» - urlammo in coro, tra una risata ed un’occhiata divertita - «Hai davvero letto il libro?»
«Se mi ritrovo in camera un frustino di pelle è per colpa di quel libro, non smette di leggerlo!» - disse divertito Zayn, senza imbarazzo. Ormai davvero ognuno di noi raccontava tutto di sé senza farsi nessun tipo di problema, passava a parlare dell’argomento più futile, ai boxer colorati di Niall o alle manie di Zayn davanti lo specchio, in pochi mesi eravamo diventati un’unica grande realtà ed i difetti o i segreti, non pesavano più su di noi. Questo non includeva certo Louis, lui continuava a non parlare, a tenersi tutto dentro e tutti lo sapevamo, ma nessuno aveva il coraggio di parlare, di chiedere come andasse davvero. Era un momento difficile per lui e dopo parecchi alti e bassi, sembrava quasi essersi stabilizzato su un piano di indifferenza a ciò che gli succedeva attorno.
«Devo parlarvi di una cosa seria adesso…» - Milly esitò, si sistemò meglio sulla sedia e con sguardo basso iniziò a parlare - «Grazie per quello che state facendo per noi, io lo apprezzo davvero tanto e non parlo solo del matrimonio. Io e Liam abbiamo parlato molto e abbiamo deciso un paio di cose. Ogni invitato al matrimonio deve indossare un oggetto blu, in ricordo di Alex. Zayn, vorremo che tu portassi le fedi, mentre Niall, se te la senti, vorrei che suonassi per noi il primo ballo e Lou naturalmente tu…» - continuai io al posto della mia futura moglie - «Vorresti essere il mio testimone?» - il ragazzo dagli occhi azzurri annuì convinto prima di abbracciarmi e sussurrarmi un piccolo grazie.
«Lou so che voi non parlate più ma vorrei invitare Harry»
 
 
ANNE
 
07 DICEMBRE – 17.21
 
Non mi ero mai allontanata da casa mia e con casa intendo l’Inghilterra, ma dopo una chiamata disperata di mio figlio, avevo preso il primo aereo della mia vita e più in fretta possibile lo avevo raggiunto. Des non c’era, non credo che mi avrebbe dato il permesso di restare in quella casa, io ero vista come una minaccia per il bene di suo figlio, più suo che mio. In poche parole, non ero la benvenuta. Avevo provato a convincere Harry a lasciarmi andare in un motel, ma non c’erano state abbastanza motivazioni, ero rimasti lì, in una delle grandi stanze di quella casa troppo vuota per i miei gusti. Des era a New York da più di un mese ed io avevo il controllo, metaforico, di mio figlio e di quella casa. In quelle tre settimane di permanenza avevo imparato davvero molte cose di mio figlio, cose che prima mi sembravano solo delle piccole abitudini, ora delle necessità. Si svegliava sempre in orari poco consoni, troppo presto o troppo tardi, le lezioni all’università erano diventate un optional, come il mangiare ed uscire. Restava impiantato davanti al computer, scriveva o guardava vecchi film, almeno quest’ultima cosa la facevamo insieme. Usciva poco e quando usciva era sempre con un ragazzo di cui non mi aveva mai parlato prima, anche se, per il poco che lo avevo visto, mi sembrava un tipo per bene, aveva la faccia simpatica, due occhioni azzurri e dei capelli di un arancione vivace. Era bello veder sorridere Harry di tanto in tanto, io non sapevo bene come fare. Avevo provato a parlare con lui, a farlo svagare ma era tutto inutile perché anche nei momenti più felici, il suo sguardo finiva sulla sua mano e la tristezza tornava a fargli visita. Mi piangeva il cuore, vedere il proprio figlio distrutto a diciannove anni, no, non era giusto. Per tutta la sua vita sapevo di esser stata io la causa dei suoi mali, delle sue insicurezze, ma ora che a fargli male era l’assenza di Louis, era tutto peggiore. Louis era un argomento non trattabile e quando veniva fuori in un ricordo, gli occhi verdi di Harry diventavano una voragine di mancanze.
«Tra poco arriva Betty!» - disse un Harry entusiasta, il conto alla rovescia che il piccolo teneva sopra una delle ante del frigorifero. La sua migliore amica sarebbe tornata quella sera e la domanda che più mi logorava era se Harry, tornata la ragazza, avrebbe avuto ancora tempo per me. Perché io non ero semplicemente una madre, quello non lo ero mai stata, avevo bisogno di certezze, di sentirmi parte di mio figlio, una parte importante. Harry non era l’unico ad aver bisogno di quel tipo di attenzioni, certo, a lui mancavano quelle del suo ragazzo, quelle che una madre non può riempire, mentre io avevo bisogno di un tipo di certezze diverso, avevo bisogno di sapere se stavo facendo la cosa giusta.
Il ritorno di Elizabeth mi spaventava a morte, Harry non lo sentivo al sicuro, fragile com’era in quel momento, eppure mettere voce a quel pensiero mi spaventava ancora di più.
«Sei contento?» - mio figlio annuì in tutta la sua ingenuità e sorrise, uno di quei sorrisi che era raro vedergli in quel periodo. Lo vedevo come un bambino indifeso, come qualcuno che non sa quanto sia cattivo il mondo lì fuori.
 
 
LOUIS  
 
09 DICEMBRE – 04.30
 
Sentii squillare il cellulare in piena notte, rifiutai le prime chiamate notando che era un numero a me sconosciuto, forse qualcuno si stava divertendo a farmi qualche tipo di stupido scherzo telefonico. Alla quarta chiamata però notai che chi mi chiamava non era più un numero sconosciuto, il telefono segnava un nome ben preciso: Harry.
Mi strizzai gli occhi con la mano e con voce assonnata risposi - «Cazzo Harry qui è piena notte, cos’è successo?»
Ma la voce che mi rispose, non era di Harry, era una voce di donna ed era in lacrime - «Louis! Louis ti prego vieni qui».
 
Salii le scale a due a due ed inizia a sbattere i pugni contro la porta di legno massello dell’appartamento di Liam, non mi interessava nulla di disturbare il sonno di Milly e del bambino, avevo bisogno del mio migliore amico. Le mie gambe non avrebbero retto per molto tempo il mio peso e le mani, cazzo, non riuscivo nemmeno a reggere una chiave per quanto tremavano. Un Liam assonnato ed in tuta mi venne ad aprire ed io, ormai senza più forze, crollai sopra di lui.
«Lou cos’è successo?»
«Ha…Harry» - riuscii a dire tra un singhiozzo ed un altro, mentre il mio migliore amico mi stringeva forte per un motivo a lui sconosciuto - «Lui è…»
«Louis cosa cazzo è successo ad Harry?»
«È in coma.» 
 



-ANGOLINO DI G: 

Mi dispiace di avervi fatto aspettare tanto e sinceramente non sono nemmeno fiera di questo capitolo. Volevo solo dirvi che mi dispiace per il ritardo, davvero tanto. C'è una buona notizia però, tra stasera e domani aggiornerò nuovamente. Questo capitolo vede i Larry un po' in seconda posizione, ma dovevo ben definire il ruolo degli altri componenti e come sta andando la loro vita.
Un abbraccio, G.
  
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