Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Segui la storia  |       
Autore: _Rainy_    09/04/2015    1 recensioni
Un regno diviso in quattro terre. Un governo sbagliato. Non un tiranno assetato di potere contro cui combattere, ma una malattia pericolosa. L'11a cacciatrice di taglie della Terra del Fuoco che torna al mestiere per cui è nata con un'ultima, pericolosa missione, che le cambierà la vita.
- - - - - - - - -
Un regno diviso in quattro terre. Un governo sbagliato, con a capo la propria madre. Una fragile principessa dovrà scontrarsi con una realtà che le è sempre stata nascosta fin da bambina : il suo regno sta morendo. E solo lei realizza che il nemico contro cui combattere è molto più vicino di quanto sembra.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Duncan, Gwen, Scott | Coppie: Duncan/Gwen
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

26.

 

Erano in marcia da poche ore e l’atmosfera nel piccolo esercito era tesa. I bambini e le donne avevano preso una strada diversa arrivati a un incrocio con una strada di terra battuta e si erano diretti verso una città più vicina perché il loro compito era finito: ora i soldati non avevano bisogno di essere allietati o confortati dalle urla di gioia e dai giochi dei bambini. Il tempo delle risate era finito.

Dawn aveva insistito per proseguire con loro, perché nel suo cuore ancora sperava di poter redimere la madre, ma era consapevole che se ciò non fosse successo sua madre sarebbe stata uccisa.

Gwen e Duncan marciavano in silenzio, fianco a fianco, in testa al gruppo e appena dietro a Jerard. Ogni tanto si scambiavano uno sguardo fuggevole o si sfioravano con la punta delle dita e entrambi non riuscivano a non sentire un confortante calore nel petto ogni volta che succedeva. Stavano per perdersi? Non lo sapevano, ma almeno sarebbero stati vicini anche nella morte.

Il piccolo drappello di uomini era composto principalmente da contadini addestrati il più possibile che impugnavano con fierezza le loro armi, fieri di immolarsi per la loro causa. Jerard li guidava con sguardo fisso all’orizzonte e si irrigidì quando cominciarono ad intravedersi le prime guglie del castello.

- Direi che ci siamo. – Sussurrò Duncan, ghignando di soddisfazione e eccitazione per l’imminente battaglia.
- Frena i bollenti spiriti. Dobbiamo ripassare il piano. – Replicò con voce profonda Jerard.

Il mago sbuffò e annuì.

Si accamparono più vicini che poterono al castello, in una piccola radura nascosta dal fitto fogliame degli alberi boschivi. Jerith sospirò sedendosi su un masso e fissò a lungo Jerard prima di porre la domanda che tutti si stavano facendo:
- Cosa facciamo?
- Semplice, mio caro… - Replicò Jerard sorridendogli. - … Attacchiamo secondo il piano e uccidiamo la regina.

Jerard lanciò un’occhiata di sfuggita a Dawn, che sussultò immaginandosi il cadavere della madre.

- Tutto a posto, principessa? – Le chiese Scott, premuroso.
- Si. – Annuì con vigore. – Qual è il piano?
- Semplice. – Si intromise Jerard. – Duncan e i Guaritori fanno qualche diavoleria magica per permetterci di entrare nel castello indisturbati, poi andiamo dritti dentro per setacciare il palazzo e trovare Courtney, dopodiché qualcuno dovrà farsi dire la causa della malattia con qualsiasi mezzo… - Calcò “con qualsiasi mezzo” con enfasi e odio. - … E infine morirà.

Dawn sussultò di nuovo, ma annuì decisa:
- Quando attuiamo questo piano?
- Ora. – Ghignò Duncan e senza aspettare un cenno di Jerard si alzò e fece segno ai Guaritori, unici praticanti di arti magiche oltre a lui, di seguirlo.

Si posizionarono a raggiera dietro agli alberi più vicini al fiume che circondava il castello e osservarono la situazione: sopra le mura almeno una ventina di guardie passeggiavano avanti e indietro o chiacchieravano tra loro.

Duncan ghignò e fece un segno con la mano, per poi congiungere le mani davanti al proprio volto, quasi come se fosse in preghiera. Chiuse le mani a pugno intrecciandole ad eccezione degli indici, che rimasero dritti e giunti. Dalla punta di quelle due dita si sprigionò lentamente una luce verde, che crebbe d’intensità e si fuse con gli altri raggi bluetti emanati dai Guaritori, vicino a lui. Le luci si mescolarono, si lambirono, si abbracciarono e divennero quasi impalpabili mentre si alzavano verso il cielo, nel più assoluto silenzio. Scesero come un mantello sulle guardie, che lentamente crollarono a terra, una dopo l’altra.

- Dimmi che non le hanno appena uccise… - Sussurrò Dawn a Gwen.
- Temo di si. – Rispose gravemente la cacciatrice di taglie.

Lo stregone fece poi un segno a Jerard che prese ad avanzare insieme al plotone di uomini. Il ponte levatoio si abbassò lentamente ad un gesto di Duncan e entrarono nel cortile del palazzo.

Il silenzio era irreale e per terra c’erano decine di cadaveri uccisi dall’incantesimo di Duncan, chiaramente magia oscura. Dawn rabbrividì e si strinse istintivamente a Gwen, che sorrise a quel gesto così infantile.

Sguainarono le spade e per un attimo lo stridio del metallo riempì l’aria, poi scese nuovamente il silenzio più assoluto.

Jerard fece degli ampi segni verso una porta laterale nascosta da due file parallele di colonne di pietra e la socchiuse lentamente, uccidendo senza esitare la guardia che si nascondeva li dietro.

Entrò seguito dal drappello di uomini. Nessuno osava emettere un suono e Gwen trattenne persino il fiato.

Entrarono nel palazzo. L’interno era semplicemente di pietra con numerosi arazzi appesi ai muri in quasi tutte le sale, che fossero da letto, da conversazione, per mangiare o semplicemente corridoi bui e deserti. Tutti arazzi celebrativi di Courtney o della sua dinastia; alcuni ritraevano persino la bambina, Dawn, al momento della sua nascita.

Jerard guardò Dawn intensamente e lei annuì, capendo che doveva essere lei a guidarli.

Sentirsi di nuovo a casa, dopo così tanti avvenimenti, era strano. Non sentiva più di appartenere a quel posto, ma al tempo stesso tutte le cose che vedeva la chiamavano fortemente a loro, dandole una sensazione di familiarità e nostalgia che le fece salire le lacrime agli occhi. Sentì la forte mano di Scott posarsi su una spalla, pronto a sorreggerla.

Lei scosse la testa e ricacciò indietro le lacrime: era il momento di essere forti.

Girò sicura in un corridoio e vide Cameron venirle in contro, spaventatissimo:
- Intrusi! – Urlò il ragazzino.
- No! – Urlò Dawn vedendo Jerard che avanzava a spada sguainata, pronto a ucciderlo. – Cam! Sono io!
- Principessa! – Cameron sgranò gli occhi pieni di lacrime. – E’ tornata!
- Si… - Sorrise amaramente lei. – Questo incubo finisce oggi, Cam. Dov’è mia madre?
- E’ rientrata molte ore fa ed è nella sala del trono. Sa del vostro arrivo. – Rispose greve.

La notizia calò su di loro come una nuvola nera: erano attesi, dunque.

Dawn annuì seria e fece loro strada verso la sala del trono indicando un corridoio con un ampio gesto della mano:
- Di là.
- Ci faremo ammazzare! – Protestò Jerith. – Sa che siamo qui!
- Sei libero di andartene. – Sibilò Jerard fulminandolo con uno sguardo.

Jerith tacque e abbassò lo sguardo, seguendo poi il piccolo drappello di uomini che si spostava verso la sala del trono.

Percorsero lunghi corridoi costellati di armature grigie e infine Dawn si fermò davanti a un massiccio portone di legno:
- E’ qui dietro.
- Molto bene, la ringrazio, principessa. – Ripose Jerard sorridendo, poi si voltò verso i suoi soldati. – Uomini, dietro questa porta ci attende una grande battaglia. O la vita o la morte. Se avete qualcosa da dire fatelo in questo momento, perché tanto sanno già che siamo qui e in ogni caso è la vostra ultima occasione. – Esitò qualche secondo, ma nessuno disse niente. – Fratelli, permettetemi di essere la vostra guida in questa ultima battaglia per riscattare la nostra dignità e mettere fine a quest’inferno durato fin troppo. Uomini, vivere o morire! – Alzò la spada in aria perforando la folla con lo sguardo e ben presto tutti i suoi soldati lo imitarono sussurrandosi incoraggiamenti l’un l’altro.

Scott, Gwen e Duncan fecero lo stesso guardandosi e sorridendosi.

Dawn sorrise a tutti e quando ebbero riposto le spade prese un profondo respiro, mise le mani sulle due ante del portone e spinse con tutte le sue forze.

Il portone si aprì con un lento e pesante cigolio.

La sala del trono era maestosa: muri e pavimento di pietra levigata; una doppia fila di colonne di marmo perlaceo reggevano un soffitto a volta altissimo e affrescato, quasi come una cattedrale. Un lungo tappeto rosso scorreva in mezzo al colonnato raggiungendo una corta rampa di scale che portava al piano rialzato su cui c’era il trono. Uno solo, ovviamente. Era di legno massiccio intarsiato con oro e pietre preziose, riccamente decorato e imponente. Dietro al trono c’erano tre enormi finestre su cui erano stesi drappi violacei che facevano da tendaggi, ma la luce filtrava lo stesso facendo scintillare gli intarsi della sedia regale e le piccole gemme incastonate nella corona della regina, che li aspettava seduta.

Era avvolta in un maestoso vestito di broccato bianco con fili dorati che creavano motivi floreali sulla gonna e si intrecciavano sul corpetto per creare una fitta rete scintillante. Le maniche a sbuffo terminavano sui gomiti e le mani ben curate erano strette una a pugno e l’altra attorno al manico di uno scettro d’oro e pietre preziose, che richiamava la corona reale che la regina portava sul capo.

- Benvenuti, miei cari ospiti. – Ghignò Courtney squadrando i ribelli ad uno ad uno. Quello sguardo si insinuò nell’anima dei soldati facendoli correre un brivido di puro terrore per la spina dorsale. – Ciao anche a te, figlia mia.
- Salve, Courtney. – Sibilò Dawn ricambiando lo sguardo d’odio della madre.
- “Courtney”? Non ti ho insegnato le buone maniere? Vediamo se l’acciaio, di cui fai così spudoratamente uso, te le ricorda… Guardie! – Strillò isterica agitando lo scettro.

Dalle pareti si staccarono una decina di armature rimaste immobili fino ad allora e accerchiarono i ribelli. Dal portone entrò poi un’altra trentina di guardie che si dispose dietro le prime con le spade puntate verso i nemici.

- Stiamo per morire tutti… - Sussurrò Gwen terrorizzata, spalancando gli occhi e guardandosi intorno, capendo di non avere scelta.
- Ti fidi di me? – Duncan le prese una mano e la fissò intensamente negli occhi.

Gwen annuì e lui strillò:
- A terra!

Istantaneamente tutti i ribelli si gettarono al suolo e lui fece comparire dal nulla il suo bordone magico per poi sbatterne violentemente la punta a terra, urlando parole in una lingua ormai dimenticata.

Dalla punta del bordone si sprigionarono scintille verdognole da cui dipartirono altrettanti raggi che colpirono la prima fila di guardie, che subito crollò a terra.

Gwen esultò internamente e sorrise, ma quell’espressione di gioia le si raggelò sul viso, perché dopo pochi secondi i soldati caduti si rialzarono aiutati da qualche compagno e massaggiandosi esclusivamente la testa.

- Ah ah! – La risata isterica della regina giunse fino a loro. – Se pensi che questi insulsi trucchetti magici servano a qualcosa ti sbagli: non puoi usare la magia.
- Molto bene. – Ghignò Duncan trasformando il bordone in una mazza ferrata di dimensioni ridotte. – Sarà più divertente!

E con un urlo si lanciò verso la prima guardia, abbattendo con violenza la mazza ferrata sulla sua testa, protetta dall’elmo. L’elmo si accartocciò su se stesso comprimendo con violenza la testa della guardia e in alcuni punti si ruppe, permettendo al metallo con cui era fatta l’arma di raggiungere la pelle viva. Il sangue schizzò intorno al corpo morente della guardia colpita e imbrattò le guardie vicine, che però rimasero impassibili.

- Avanti, uomini! – Urlò Jerard sguainando la spada e correndo verso la guardia più vicina a lui. L’esercito rispose come un sol uomo e tutti i ribelli si lanciarono verso i nemici brandendo le loro armi.

Gwen assaporò l’aria di battaglia e sguainò la spada con un ghigno malefico per poi sorridere amabile a una guardia che le si era avvicinata e trafiggerla senza pietà al petto. Le armature erano di metallo solido, ma non esisteva materiale che potesse resistere alla sua spada, forgiata dai migliori fabbri del regno.

I ribelli volteggiavano aggraziati intorno alle guardie, più violente e scoordinate, ma non tutti avevano una preparazione adeguata e ben presto il sangue che imbevette il tappeto non fu più solo dei soldati della regina. Diversi corpi smembrati giacevano inerti al suolo.

Dawn saltellava agilmente intorno a una guardia decisamente più grande di lei con in mano una piccola spada affilatissima e a tratti gli infliggeva qualche profondo e fastidioso taglio che subito si infettava a causa del veleno di cui era cosparsa l’arma.

- Principessa, la smetta: non vorrei farle del male. – Disse deciso la guardia evitando un affondo della ragazza.
- Il dolore di cui ti devi preoccupare non è certo il mio. – Sibilò la principessa estraendosi fulminea un pugnale dalla cintura e lanciandolo con precisione (un trucchetto che le aveva insegnato Gwen anni prima) nella fenditura per gli occhi dell’elmo. La lama penetrò in profondità nel bulbo oculare della guardia, che urlò di dolore e crollò in ginocchio. Dawn la pugnalò rapidamente al cuore con la spada, con uno sguardo di scuse.

Scott e Duncan avevano uno stile di combattimento molto simile, essendosi spesso addestrati insieme, e in quel momento erano schiena contro schiena alle prese con tre guardie che gli giravano intorno pregustando il loro sangue.

Scott ghignò sapendo esattamente cosa fare e si lanciò contro una di loro nello stesso istante in cui Duncan scagliava un pugnale contro quella di fronte a lui, che però lo colpì solo di striscio al fianco. Volteggiarono insieme scambiandosi di posto, parando, ferendo e colpendo senza pietà.
Improvvisamente si trovarono separati: una guardia di fronte ad ognuno di loro e una in mezzo a dividerli l’uno dall’altro. Scott si abbassò in un lampo per scagliare un pugnale alle gambe della guardia di fronte a lui mentre Duncan si girava, fulmineo, per un micidiale affondo alla cieca con la mazza ferrata che tranciò di netto la testa alla guardia che era in mezzo a loro, poi si voltò e assalì l’ultima guardia rimasta prevalendo facilmente.

I due ragazzi si sorrisero per un attimo, complici, prima di tornare alla battaglia che infuriava intorno a loro.

Duncan infilzò con la mazza ferrata una guardia già ferita alla gamba e si osservò intorno mentre estraeva l’arma dal petto dell’uomo che aveva appena ucciso. Colse qualche frammento del combattimento di Scott, vide Dawn parare un colpo di una guardia e notò che la regina, Courtney, se ne stava ancora sul trono, immobile e sorrideva beandosi dello spettacolo. Per ultima vide Gwen, la sua Gwen, a terra, la spada lontano di qualche braccio dal suo corpo e una guardia che si preparava a infliggergli il colpo mortale.

Fece per intervenire, ma con immenso orgoglio vide la ragazza sferrare un potente calcio alla spada della guardia che istintivamente la lasciò cadere a terra. La lama non fece in tempo a toccare il suolo che era già nelle mani di Gwen per poi essere conficcata in profondità nel petto del suo aggressore. La cacciatrice ghignò e scivolò rapidamente a recuperare la sua amata spada per poi rivolgere uno sguardo d’intesa a Duncan. Lo stregone stava per sorriderle di rimando quando improvvisamente vide il bel visino della ragazza sbiancare e fece appena in tempo a scartare di lato e ad evitare la lama di una spada nemica, che però incise un profondo taglio nella spalla.

Urlò di dolore e si girò rabbiosamente per uccidere chi aveva osato ferirlo.

La battaglia infuriò per decine di minuti e alla fine, quando anche l’ultima guardia fu a terra, morta, i ribelli rimasti erano meno della metà di quelli che erano partiti.

Dawn, Scott, Duncan e Gwen erano tutti vivi e si girarono a sorridersi l’un l’altro per poi guardare i superstiti: soldati conciati male, sanguinanti e con le vesti logore che si squadravano a vicenda. Jerith era vivo e chino sul corpo di Jerard, che invece era riverso a terra con un profondo squarcio nel petto.
- No, capo! – Si disperò Jerith piangendo copiosamente.
- Cosa ti ho sempre detto, Jerith? – Sorrise debolmente Jerard, respirando affannosamente e con i sensi storditi dal dolore. – Un vero uomo non piange mai.
- Allora non voglio essere un vero uomo! – Jerith continuò a piangere abbandonandosi sul petto del suo capo, ormai quasi un padre.
- Oh, no, Jerard! – Dissero Scott e Duncan che si erano subito avvicinati insieme al resto del ribelli.
- E’ colpa sua! – Strillò rabbiosamente uno dei soldati indicando con furia la regina.
- Già: veniamo a noi… - Ghignò Duncan avviandosi a grandi passi verso Courtney che era sbiancata e si era precipitosamente alzata per uscire dalla sala. – Non provare a scappare: ormai niente potrà salvarti.
- No, aspettate… - Strillò Courtney con gli occhi spalancati per il terrore. – Verranno altre guardie e… E…
- Lascia che vengano! – Sibilò Scott affiancando Duncan mentre i ribelli immobilizzavano la regina.
- No, vi prego, aspettate! – Si disperò ancora Courtney guardandosi freneticamente intorno in cerca di un rifugio.
- Già. – Sussurrò una voce perfida e acuta proveniente dall’entrata della sala. – Aspettate…

I ribelli si voltarono e videro l’uomo incappucciato.

Era a testa bassa e avvolto nel suo solito mantello e non si scorgeva nessuna fattezza né del corpo né del volto.

- Buongiorno, miei cari: avete fatto un eccellente lavoro qui. – Ghignò, ma la sua voce trasudava odio piuttosto che orgoglio o apprezzamento.

Fece un gesto della mano appena accennato e il portone si chiuse di scatto con un assordante boato:
- Così nessuno ci disturberà. – Poi proruppe in una perfida risata.
- Cosa vuoi? – Lo aggredì Scott.
- Oh, Scott! Che maniere! Sono solo venuto a salutare una vecchia amica prima di andarmene… - Si finse offeso, poi la voce tornò malvagia come prima.

Con un gesto lento ed estenuante si scostò il cappuccio di dosso e rivelò prima una zazzera di capelli neri, poi due vispi occhi scuri, ma c’era qualcosa di oscuro in quei lineamenti: nessuna traccia della gioia che doveva averli animati un tempo.

Gwen crollò in ginocchio spalancando gli occhi e la spada le sfuggì di mano.

L’uomo incappucciato doveva aver ottenuto l’effetto desiderato, perché esplose in una perfida risata:
- Ciao, Gwen.

Duncan si girò di scatto a guardare la ragazza che si era accasciata su se stessa come se fosse totalmente priva di energie e vide i suoi begli occhi riempirsi di lacrime:
- Gwen…? – Fece per andarle incontro, ma Dawn lo fermò fissando intensamente la sua amica.

- Papà… - Sussurrò Gwen portandosi le mani alla bocca.
- Vieni ad abbracciare papà! – Sussurrò mellifluo l’uomo incappucciato allargando le braccia.

La ragazza si alzò tremante riprendendo la spada tra le mani tremanti e si fermò a qualche braccio di distanza dall’uomo.

- E’ suo padre?! – Sussurrò Scott a Dawn.
- Non lo so. – Ammise la ragazza, serissima.

Duncan era rimasto il silenzio a osservare la scena con uno strano presentimento.

- La mamma? – Chiese timidamente Gwen, facendo un altro passo avanti.
- E’ morta. – Rispose gravemente l’uomo.

La ragazza annuì con sguardo triste.

- Perché ti fai rivedere ora?
- Oh, avanti, a dopo le domande! – Rise l’uomo allargando maggiormente le braccia. – Vieni da papà, avanti!
- Perché ora? – Ripeté lentamente la ragazza.
- Be’… - L’uomo sembrò sinceramente imbarazzato. - … Te lo spiegherò quando tutto questo sarà finito, ora vieni qui! – C’era una strana ombra di insistenza nella sua voce e Gwen indietreggiò istintivamente mentre nella sala regnava il silenzio.
- Papà… Che ne hai fatto della mia Melith? – Chiese Gwen chinando la testa di lato e stringendo gli occhi.
- La… Tua… Melith? – Sussurrò l’uomo. – C-cosa?
- Non ti ricordi cos’è la mia Melith? – Gwen strinse gli occhi e impugnò più freddamente la spada.
- Figlia mia, sono passati così tanti anni…
- E’ impossibile che tu l’abbia dimenticato. – Sibilò Gwen, decisa e riprese ad avanzare verso l’uomo. – Tu non sei mio padre!
- Come?! Non riconosci il tuo vecchio?! La tua Melith è… Ma certo! E’ una bambola! – Ghignò trionfante l’uomo.
- Ah. – Gwen ghignò a sua volta. – Mio caro impostore, chiunque tu sia, non è mai esistita nessuna Melith. – L’uomo si irrigidì. – E’ qualcosa che mi sono inventata in questo momento e il fatto che tu abbia saputo rispondere vuol dire che mi hai letto nel pensiero o qualche altra diavoleria magica e ti posso assicurare che mio padre non ne era capace. – Una calma di ghiaccio era scesa sulla ragazza. – Perché hai provato a fingerti mio padre, cosa vuoi da me? Ah, poco importa. Non ti perdonerò mai! – Gwen aveva urlato le ultime parole mentre si lanciava contro l’uomo brandendo con forza la spada.

Lui ghignò di perfidia e estrasse fulmineo un pugnale avvelenato trasformando il suo vero volto e rivelandosi per quello che era: uno stregone dalla pelle scura e martoriata per i troppi incantesimi di guarigione e dai capelli bianchi e stopposi, i denti giallognoli e gli occhi neri come la notte illuminati da un’ombra di malvagità.

- Come sei intelligente, mia cara. – Ghignò ancora.

Gwen stava per affondare la spada dritta nel suo petto, quando lui si teletrasportò alle sue spalle, pronto a colpire. Gwen si buttò a terra in tempo e evitò il colpo per poi graffiare di striscio l’uomo alla gamba. Lui ringhiò di frustrazione e si teletrasportò un’altra volta, stavolta caricando con tutta la sua immensa e innaturale forza un colpo al petto della ragazza, che si spostò, ma non abbastanza velocemente e la lama le recise di netto un braccio, all’altezza della spalla.

 

 

- CIAMBELLANGOLO -
Si, avevo detto che questo sarebbe stato l’ultimo, ma poi mi sono resa conto che sarebbe stato lunghissimo o.o quindi ho deciso di spezzarlo e questo è il risultato c:
Eccoci dunque al penultimo (stavolta davvero lol) capitolo di questa ficcy ergo nel prossimo chappy preparatevi a dediche smielate a tutti voi che siete arrivati fin qui <3
Grazie mille per TUTTO :3
_Rainy_
PS: Avete mai visto le regole del delitto perfetto? No? Allora andate a dare un’occhiata qui > http://raggywords.blogspot.it per scoprire questa fantastica serie tv *-*

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: _Rainy_