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Autore: Aagainst    09/04/2015    3 recensioni
Angel ha diciannove anni e una vita di inferno.
Angel non ha mai avuto il coraggio di ribellarsi ai suoi aguzzini e, soprattutto, non ha mai avuto il coraggio di provare a cambiare la sua condizione.
Angel ha diciannove anni ed è stanca.
Angel ha diciannove anni ed è pronta a ribellarsi.
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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2.
 
Mi sveglio di soprassalto. Mi sento ancora più a pezzi di ieri. Ho la gola in fiamme e il labbro mi fa malissimo. Ricordo di colpo ciò che è successo stanotte. Urlo e provo ad alzarmi, ma stavolta nemmeno impegnandomi riesco a mettermi seduta sul letto. La porta della stanza si apre ed entra un ragazzo che non conosco. «Calma, va tutto bene!» prova a rassicurarmi. Per tutta risposta vomito. «Mi... Mi dispiace, scusami.» biascico a fatica, per poi rimettere nuovamente. «Martha!» esclama lui. Subito compare alla porta una ragazza non troppo alta, dai capelli arancioni e di costituzione magrolina. «Ci penso io, tu vai di là, Matt.». Il giovane annuisce e, dopo avermi lanciato un sorriso, esce dalla stanza, lasciandomi sola con Martha. «Vado a prendere il secchio e lo straccio, stai tranquilla.» dice, forse per rassicurarmi. Attendo il suo ritorno stropicciandomi gli occhi e studiando per bene la camera dove sono. Si tratta di una stanza abbastanza grande, con il pavimento di legno e i muri bianchi, freschi di imbiancatura. Martha sopraggiunge e lava per terra. Una volta finito e posati secchio e straccio, si avvicina a me. Ci guardiamo, in totale silenzio. Mi rendo conto di non aver ancora aperto bocca. «Te la senti di farti un bagno caldo?» mi domanda. Io annuisco, poco convinta. La ragazza mi aiuta ad alzarmi e, dopo un quarto d'ora passato ad urlare e piangere dal dolore, riesco finalmente ad arrivare in bagno. C'è uno specchio, nel quale mi rifletto: ho il labbro deforme e un occhio nero, ma pensavo peggio. «Ti aiuto a svestirti e a lavarti.» afferma. Rispondo annuendo e mi svesto, grazie al suo aiuto. Poi mi immergo nella vasca e chiudo gli occhi. Sento le lacrime bagnarmi le guance. «Mitch.» sussurro. È la prima parola che dico da quando ho vomitato. «Il bambino sta bene, è con Kyle e Jane.». In quel momento dovrei forse domandare chi sono quei due, con chi è Mitch e dove diamine sono finita, ma sto troppo male per farlo. In fin dei conti, una volta che mi sono rimessa posso sempre ringraziare, salutare e andarmene e, se vedo che sono brave persone, potrei anche lasciare mio fratello con loro. A quel pensiero mi sento orribile e scoppio a piangere. Martha non dice una parola e mi guarda, mi fissa. «Mai visto nessuno piangere?» abbaio, infastidita. «Più gente di quel che pensi.» mi risponde lei, calma, lucida. Non ribatto e mi sciacquo il viso. La mia ospite mi aiuta ad alzarmi e mi copre con un asciugamano. Mi siedo su uno sgabello appoggiato accanto alla vasca e mi asciugo. Martha mi porge dei vestiti. «Io sto meglio, riesco a fare da sola.» affermo. Lei capisce ed esce. «Ti aspetto in cucina.» aggiunge, prima di chiudere la porta. Io sospiro e osservo i vestiti che Martha mi ha dato. Si tratta di una maglietta dei Nirvana e di un paio di jeans oltre, ovviamente, alla biancheria. Mi vesto con calma e, pur con fatica, mi alzo e vado in cerca della cucina. Non sono tranquilla, tuttavia non mi sembra un luogo ostile, solamente molto grande. Probabilmente prima di diventare un luogo abitabile doveva essere una specie di capannone. Convinta di aver finalmente trovato la cucina apro una porta, ritrovandomi però in una camera da letto in cui un ragazzo stava dormendo. Imbarazzata, faccio per uscire, quando un cuscino mi colpisce in pieno la schiena, facendomi cadere a causa del dolore. «Tom, ti ho detto che volevo dormire!» esclama il ragazzo. «Oh, ma tu non sei Tom.» osserva successivamente, con una nota di disappunto. «Eh, no.» ribatto io, provando ad alzarmi. «Aspetta, ti aiuto.» si propone il ragazzo, alzandosi dal letto. È a petto nudo e indossa solo un paio di pantaloncini. È abbastanza alto, magro, dai capelli biondi e gli occhi verdi. Porta un labret che si tortura mordicchiandosi nervosamente il labbro. Mi porge la mano e, nonostante le mie gambe siano stremate, riesco ad alzarmi. «Tu devi essere quella ragazza che hanno portato qui ieri.» «Sai, sei perspicace, davvero.» rispondo, acida. «Io sono Luke, comunque.» si presenta, ignorando la mia maleducazione.«Io mi chiamo Angel.» replico. Ci stringiamo la mano e lui mi sorride. «Allora, che ci facevi in camera mia?» mi chiede. «Stavo cercando la cucina.» rispondo. Luke scoppia a ridere, cosa che mi lascia interdetta. «Ti accompagno io, seguimi!» esclama. «Bel tatuaggio.» dico, colpita dal drago tatuato sulla sua schiena. «Grazie.» ringrazia il ragazzo, facendomi cenno di andargli dietro. Lo seguo a fatica, a causa dei colpi subiti la notte. Avevo ragione, questo posto è enorme, ma non è un capannone, ma semplicemente una grande costruzione piena di stanze. Mi aiuta a scendere delle scale e arriviamo, finalmente alla cucina, ovvero un'enorme sala da pranzo con un'enorme piano per cucinare. «Ehilà, ben arrivata! Allora, latte o succo?» domanda Matt. Non so minimamente cosa rispondere, così dico di non volere nulla e mi siedo al tavolo. Martha mi versa comunque del succo in un bicchiere e mi porge un pezzo di torta, invitandomi a mangiare. Senza farmelo ripetere due volte addento il dolce, il mio primo vero dolce da due anni a questa parte. Luke si siede accanto a me, con una tazza di latte in cui aggiunge del cioccolato in polvere. «Sì, ho ventidue anni e mi piace il latte con il cioccolato.» afferma. «Tu, invece? Quanti anni hai?» mi chiede. «Diciannove.» rispondo, fredda. Non mi piace parlare di me a persone di cui non so nulla. «Tranquilla, se hai intenzione di parlarci di te lo farai, sennò non importa.» mi rassicura Martha, come se mi avesse letto nel pensiero. Inizio a sentirmi a disagio in mezzo a queste persone: mi trattano bene, nessuno mi ha mai trattata così se non per un secondo fine. «Hey, davvero, guarda che non ci interessa sapere la storia della tua vita.» continua la ragazza. Non mi sono mai sentita più disarmata di così. Sbatto violentemente il bicchiere in cui c'era il succo sul tavolo e mi spingo indietro con la sedia. Mi alzo di scatto, ma le gambe mi tradiscono e cado per terra. Inizio a sentire freddo e un gran mal di testa. Luke mi sorregge e Martha mi tocca la fronte. «Scotta.» afferma, mesta. «Mitch.» biascico. «Lo vedrai tra poco, promesso.» mi tranquillizza Matt. Mi riportano nella camera in cui mi sono svegliata e mi adagiano sul letto. Chiudo gli occhi, mentre un sovrapporsi di volti e violenze bussano alla mia testa.


Angolo dell'Autrice

Grazie a Sassanders e Eilan21 per le recensioni. 
I titoli dei capitoli sono titoli di canzoni di gruppi punk o pop punk.
   
 
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