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Autore: SasuSweeTeme    10/04/2015    0 recensioni
Fem!Makoto x Rin - MakoRin AU
“Il nostro amato sovrano, conosciuto in tutti i sette regni per il suo coraggio e il suo indomabile spirito guerriero è venuto a mancare, degli spietati assassini hanno posto fine alla sua vita mentre lui e la nobile famiglia reale solcavano il mare che separa le Isole del Pianto dalla terra ferma.
Fino all’incoronazione di un nuovo sovrano, delle sorti del regno si occuperà la regina reggente. ”
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gou Matsuoka, Makoto Tachibana, Rin Matsuoka, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Gender Bender
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Carry on my wayward son
There’ll be peace when you are done
Lay your weary head to rest
Don’t you cry no more


Kansas - Carry on my wayward son


 
“Questo, figliolo, è il motivo per cui, sul trono, da generazioni siede la nostra famiglia.
Siamo stati scelti come sovrani, Rin, per un segno divino che ci fu mandato ormai molto, molto tempo fa.
Secondo la leggenda, infatti, si narra che le acque del nostro paese –che, come tu ben sai rappresentano parte del nostro sostentamento tramite il commercio e la pesca- fossero la tana di un mostro acquatico capace di ribaltare le piccole imbarcazioni e divorare tutto il pesce delle reti.
Una bestia che gli scettici relegano nella leggenda ma che noi reali abbiamo l’opportunità di fronteggiare tutti i giorni, anche mentre facciamo colazione.
Ebbene, lo squalo che eri solito raggiungere arrampicandoti lungo il camino, dove adesso trovi appoggio mentre parli con me, era il terrore di queste acque e l’impresa che portò il mio bisnonno a diventare sovrano.
Aveva più o meno la tua età quando ancorò la barca, si tolse i pochi stracci che indossava e si tuffò in mare, emergendo da eroe.”

Ricordava ogni parola.

Tutte quelle parole, quel racconto che all’epoca dei suoi sedici anni aveva trovato così scocciante, le ricordava a menadito.
Erano quelle –e una buona dose dei tratti somatici che il genitore gli aveva lasciato in eredità e che entrambi avevano in comune- ad aver realizzato nella mente del principe un’immagine indelebile di suo padre, inattaccabile dal tempo: le ciocche lunghe che si ostinava a portare sciolte con noncuranza e che gli accarezzavano il mento tipiche dell’erede maschio e ricordo di suo padre, i tratti delicati ma dal cipiglio deciso e severo a tempo debito, la pelle chiara e quelle iridi rosse dovute a  quel piccolo principio di albinismo che non aveva mai attribuito fastidi a un giovane vivace e vitale come lui.
Ma cosa era rimasto di quel giovane?
Cosa era rimasto di quello scavezzacollo, di quel principe scapestrato che aveva dato così tanti grattacapi ai tutori e ai servitori da striar i loro capelli di grigio?
Niente.
Nulla valeva più la pena di esser vissuto se l’unico in grado di incutergli timore, l’unico in grado di metterlo in riga e far valer veramente la pena del rischio vissuto non c’era più.
Tanto valeva chiudersi nel salone dei trofei e lasciarsi andare accanto alla cerva affissa alla parete, magari in compagnia di qualche super alcolico.
Chissà, forse sarebbe stata una reliquia carina anche lui.

E naturalmente la sua volontà non sarebbe stata accettata, ma questa volta non ci sarebbe stato suo padre a riprenderlo per i suoi errori –con il suo viso severo, segretamente divertito dalla sua ultima marachella- e nemmeno sua madre, occupata a consolare Gou, la sua piccola sorellina.
Qualcuno di più giovane, amichevole ma non per questo meno autoritario.


« Rin. »

L’assenza di un “sua maestà”, un “altezza”  sarebbe parso così irrispettoso, così deplorevole da far innervosire e far saltare la sedia da sotto al sedere a qualsiasi nobile, ma non al principe.
E non perché lui fosse di buon cuore, ma perché con uno come Sousuke non ci si poteva sentir offesi per una mancanza simile.
Yamazaki Sousuke, uno dei capitani delle guardie più giovani considerando la sua età, era stato l’unico compagno di giochi del giovane erede al trono. Autoritario quanto basta da allontanare ogni malintenzionato sin da bambino e coraggioso come pochi, il piccolo Yamazaki non solo aveva portato avanti la fama della sua famiglia ma aveva tenuto alto l’onore e il ricordo di suo padre, morto anni prima per preservare l’integrità del regno in una guerra e della famiglia reale che, infine, lo aveva preso sotto la sua ala come protetto.
Era di fatto cresciuto come un principe a sua volta, imparando le arti della conversazione e dell’etichetta dal precettore e l’arte della spada e del combattimento dal capo d’armi.
Rimaneva, quindi, la persona più vicina a Rin ad essere chiamata amico.

« Non puoi lasciarti andare così.  »
« Non posso, dici? »

Chi glielo impediva? Chi avrebbe fatto caso a una cosa simile in quel momento?
Il rosso si rispose mentalmente da solo, senza perdere le staffe e lasciarsi andare alle lacrime, ma rimarcando l’espressione disinteressata e serrando la stretta intorno alla bottiglia di whiskey : nessuno.
Tuttavia quel “nessuno” sapeva essere insistente, specie se gli inchiodava addosso quegli occhi turchesi come il mare e lo fissava come se lo volesse incenerire.
Non c’era compassione nel sguardo, né il compatimento che ormai da settimane decorava il volto di tutti quelli che lo incrociavano per i corridoi.
L’unica soluzione per sfuggirgli quindi, fu una soltanto: a tentoni trovò un appiglio con la mano, fece forza e il principe finalmente riuscì ad alzarsi, rimettendosi in piedi per fronteggiare la statura imponente del moro.

« Ho capito, ho capito. Proprio non posso evitare di farmi vedere, vero? »

Non ebbe risposta, ma dalla direzione che prese il capitano delle guardie allontanandosi capì che no, proprio non poteva.

E dovette  tornare alla sua festa di compleanno, con la voce del padre ancora nelle orecchie.


« Non potremmo essere nient’altro che buoni sovrani, perché abbiamo tutto ciò che è necessario: l’intelligenza del cacciatore e il coraggio della bestia. »
  
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