XXI
FEDELTÁ
Atena
aveva fatto
convocare tutti i cavalieri alla tredicesima casa. Con aria solenne, e
con a
fianco il suo sacerdote ed Ares, iniziò il suo discorso.
“Innanzi
tutto..”
parlò, con un sorriso dolce “..volevo
ringraziarvi. Non l’ho mai fatto prima
d’ora. Ringraziarvi per aver lottato per me e per aver
rinunciato a molto, a
volte anche alla stessa vita, per proteggermi e salvarmi. Come sapete,
è
prossima una guerra contro le divinità romane. Stanno
giungendo qui e questo è
l’ordine che vi do: andatevene! Lasciate il grande
tempio”.
“Come?”
domandò più
di qualcuno, senza capire.
“Andatevene”
ripeté
Atena “Questa guerra non è per voi. Lasciatela
alle divinità”.
“Ma..Atena!”
protestò Aiolos “Vi abbiamo servito fedelmente per
anni, combatteremo fianco a
fianco anche questa volta”.
“Questa
volta è
diverso, Sagittario. Io ed Ares abbiamo trovato alquanto difficoltoso
sconfiggere Giove e noi siamo Dei della guerra. Ne verranno altri qui,
altrettanto potenti, e non posso permettere che dobbiate sacrificarvi
ancora.
Siete liberi”.
“Liberi?!
Parlate
come se combattere per Voi sia una peso per noi”.
“Aiolos..il
mio è un
ordine!”.
“Ma..”.
“E
questo vale per
tutti! Anche per te, Arles. I mortali, li voglio al sicuro. Anche se
sono mezzi
Dei”.
“Certo..”
ghignò il
sacerdote “..come se davvero qualcuno potesse dirmi quel che
devo fare”.
“Arles!”.
La
Dea lo guardò,
minaccioso. Lui ricambiò lo sguardo e rimasero qualche
istante così.
“Se
permettete..”
continuò lui “..decido io come morire! Se voglio
restare qui a lottare con
tutte le mie forze per difendere quel che è stata la mia
casa per tutta una
vita, lo farò. E lo stesso possono fare gli altri, se lo
desiderano”.
“Ma
è pericoloso!”.
“Certo
che lo è. Ma
siamo nati per questo: per combattere. Non certo per coltivare
margherite”.
“Arles..”
provò ad
intromettersi Ares, ma il figlio lo ignorò.
Il
Dio, scocciato,
lo fulminò con lo sguardo.
“Smettila!”
sbottò
Arles.
“Smettila
tu! Ed
obbedisci alla tua Dea”.
“I
nemici stano
arrivando. Invece di lanciare ordini insensati e pomiciare, voi due
dovreste
preparavi alla battaglia. Tutti i presenti dovrebbero fare lo
stesso”.
“Se
qualcuno di voi
dovesse morire..” sospirò Atena “..io ne
soffrirei”.
“Fosse
vero, vi
sareste già suicidata, viste tutte le volte in cui ci
abbiamo rimesso la
pelle!” rise Arles e più di qualcuno
annuì.
“Noi
non ci
ritiriamo, Atena!” esclamò Milo “Ho un
conto in sospeso con certa gente e non
mi tirerò indietro!”.
“Ma
sì!” si unì
Shura “Abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno”.
Persefone,
ospite
temporanea al grande tempio, sperava davvero che Aphrodite si
allontanasse,
temendo di perderlo. Ma capì subito che i cavalieri erano
uniti e nessuno di
loro avrebbe mai lasciato soli i compagni in guerra.
I
tre giudici
infernali sapevano che i loro avversari non erano comuni. Anche se
semplici
cavalieri di bronzo, erano in grado di combattere come cavalieri
d’oro. A
volte. Dohko cercava di far ragionare Shion, ma l’antico gran
sacerdote stava
apertamente sfidando Kiki.
“Porterò
a termine
la mia missione!” esclamò il giovane “Il
signor Arles conta su di me!”.
“Mostrami
quel che
sai fare, ragazzino” lo spronò Shion.
“Ma
io non sono qui
per combattere!”.
“STARDUST
REVOLUTION!” lanciò l’ariete con la
surplice.
Kiki
saltò e si
teletrasportò, schivando il colpo, che conosceva fin troppo
bene. Accanto a
lui, Seiya, Hyoga, Sirio e Dohko erano pronti ad affrontare i tre
giudici.
“Sarà
una
passeggiata” ghignò Libra “Lasciate fare
a me”.
“Non
sei
all’altezza” mormorò Shion, afferrando
Kiki per la gola e sbattendolo a terra.
Il
giovane riuscì di
nuovo a teletrasportarsi. Non era abituato a muoversi indossando
un’armatura.
“Io
devo spezzare i
sigilli e lo farò! Fatti da parte!”
gridò il ragazzo.
Sapeva
che Shion era
forte ed esperto ma cercò di non farsi abbattere.
“Sei
coraggioso. E
fedele al gran sacerdote. Ma questo non conta!”
parlò lo specter.
“E
cosa conta allora?”.
“La
fedeltà nei
confronti di Atena”.
“Atena
ha approvato
la missione che devo compiere! Perciò è in nome
di Atena che io agisco!”.
L’armatura
di Kiki
brillò di luce intensa e Shion sorrise.
“Qual
è il piano,
Minerva?” domandò Vulcano, camminando a fianco
della Dea lungo la marcia verso
il
grande tempio.
“Gli
eserciti greci
si stanno radunando da Atena. Li distruggeremo prima che abbiano il
tempo di
organizzarsi” rispose lei.
“E
come sai che
avverrà questo?”.
“Ho
un informatore
fidato..”.
“Minerva!”
si unì
Febo “Concedimi l’onore di staccare la testa a chi
ha fatto lo stesso con la
mia gemella Diana!”.
“Purtroppo
la stessa
testa mi è stata richiesta da Marte, fratello. Dovrete
stabile chi dei due avrà
l’onore. Ma avrete molti mortali su cui sfogare la vostra
ira”.
“Ma
io desidero QUEL
mortale, sorella”.
“Vedrò
che posso
fare..”.
Hypnos
e Thanatos,
vedendo che i tre giudici sembravano in difficoltà, si
alzarono con tutta la
calma possibile. Com’era noioso avere a che fare sempre con
gli stessi scocciatori!
Hades osservava il tutto con il figlio in braccio, che pareva
divertito. Seiya
si buttò a capofitto contro le due divinità e
finì rispedito indietro con
estrema facilità.
“Stavolta
Aiolos è
ancora in vita, non ti presterà
l’armatura!” rise Thanatos “E senza una
Kamui,
puoi solo supplicare perdono!”.
“Vedi
di non fare
troppo il gradasso, fratello” lo ammonì Hypnos
“Non dopo l’ultima volta..”.
“Fanculo!
Potevi
aiutarmi, invece di tirartela e basta!”.
“Sei
sempre il
solito..”.
“E
piantatela!”
sbottò Hades “Dovete combattere. Le questioni di
famiglia lasciatele a dopo!”.
“Facciamo
a chi ne
atterra di più?” sfidò Thanatos.
“Ci
sto!” sorrise
Hypnos.
I
cavalieri d’Atena
finirono tutti in terra. I due Dei sorrisero soddisfatti.
“Che
dici? Possiamo
infierire?” domandò il Dio della morte.
“Non
tirare troppo
la corda..” mormorò il Dio dei Sogni.
I
saint si
guardarono. Contro di loro avevano tre giudici infernali, due
divinità e Shion.
“Hades!”
gridò Dohko
“Se siamo davvero alleati, che senso ha tutto questo? Vuoi
forse ucciderci?”.
“Lo
hai detto tu: e
quando questa alleanza finirà, cosa accadrà?
Vediamo fino a che punto riuscite
ad essere fedeli alla vostra Dea ed a ciò che
comanda..”.
“Io
non sono fedele
a nessuno, mezze seghe!” tuonò una voce e, fra le
fiamme, apparve un’ombra a
tutti familiare.
“Ikki!?”
sobbalzò
Arles, riaprendo gli occhi.
“Come?!”
chiese Shun,
che ne stava controllando le ferite.
Seduto
sul trono, il
sacerdote porgeva la mano al medico, che toglieva le bende.
“Niente..sono
sovrappensiero..” mentì Arles.
“Mi
era sembrato di
sentirvi pronunciare il nome del mio amato fratello”
sospirò Shun “Da tanto non
ho sue notizie..”.
“Ha
ignorato il mio
richiamo al tempio..”.
“Chiedo
perdono da
parte sua. Ad ogni modo, santità, la ferita pare
rimarginata. Molto in
fretta..anche troppo!”.
“Discordia
avrà
usato i suoi poteri..”.
“Può
essere. Come vi
sentite adesso? La vostra mente è un po’ meno
tormentata?”.
“Stranamente
sì.
Alla vigilia di uno scontro in cui molto probabilmente
morirò, perché mi sono
creato dei nemici di alto rango fra i romani, sono
tranquillo”.
“Forse
perché
confidate nella pace della morte”.
“Devo
consegnare la
testa di Marte ad Ares ed Era. Solo così, questi sono i
patti, potrò avere la
pace dopo la morte. In caso contrario, mi attende la punizione
eterna”.
“Non
è un’impresa da
poco..”.
“Lo
so bene. Ma ci
proverò”.
“E
non c’è un altro
modo?”.
“Non
lo so. Forse è
destino che io la pace non la possa trovare mai..”.
“Io
non credo..”.
“Ovviamente,
dato
che tu non vuoi combattere, ti allontanerai dal tempio assieme a Sarah
e gli
altri civili del tempio. Sarà tuo compito proteggerli, in
caso di pericolo”.
“Davvero
mi affidate
Sarah, l’amata di vostro fratello Kanon?”.
“Certo.
Le tue
catene sono un’ottima arma di difesa”.
“E
Discordia?”.
“Discordia
vuole
combattere. Ed io non posso impedirglielo”.
“Combattere?!
Ma no,
non può!”.
“E
perché? È una
Dea, è più forte di me”.
“Ma
contro la sua
stessa famiglia..”.
“Lo
farò!” esclamò
proprio Discordia, avvicinandosi al trono “Lo
farò. Combatterò al vostro
fianco, senza alcun timore. Mi hanno rinnegata”.
“Non
sei costretta”
cercò di convincerla Arles.
Lei
si chinò,
poggiando il capo sul ginocchio di lui. Chiuse gli occhi, mentre il
sacerdote
le poneva una mano sul capo.
“Lo
desidero.
Dimostrerò il mio amore”.
“Non
è combattendo che
si dimostra amore”.
“Allora
dimostrerò
la mia dedizione. E poi..ti proteggerò”.
“Se
salverai la mia
vita..il nostro patto sarà sciolto? Ti riterrai soddisfatta
e te ne andrai?”.
“Andarmene?
Perché?”.
“Perché
tu sei qui
perché io ti ho aiutata. Se tu farai altrettanto, nulla ti
legherà a me”.
“Nulla?”.
Lo
sguardo di
Discordia si fece triste. Guardò in su, tentando di
incrociare lo sguardo di
Arles, che però era rivolto altrove.
“Nulla?
Ma..il mio
amore per te è forse nulla?”.
“Amore?
Tu sei la
discordia, non sai cos’è
l’amore”.
“E
tu? Sei il figlio
di Ares, lo sai cosa sono pietà e speranza?”.
“No.
Non credo”.
Discordia
si alzò.
Una lacrima le scese sul suo viso.
“Io
combatterò!”
gridò “Anche se per te non conto
niente!”.
Si
allontanò poi,
non volendo mostrare la sua tristezza. Arles sospirò.
“Perché
lo avete
fatto?” domandò Shun “Era necessario? Le
avete spezzato il cuore”.
“Oh,
Shun! Sei così
disgustosamente sentimentale! L’amore è una favola
e chi ci crede deve solo
crescere e svegliarsi”.
“Non
è vero! Siete
un essere ignobile”.
“Shun!
Io non voglio
che le accada qualche cosa di male. So per certo che Marte mi cerca e
probabilmente anche molti altri. Ho decapitato una Dea ed ingannato
parecchi
romani. È inevitabile che, in questa battaglia, un numero
consistente di loro
provi a cercare di uccidermi. Dove credi che lei possa essere
più al sicuro?
Accanto a me o standomi lontana ed ignorandomi? Io voglio solo che
nessun’altro
muoia per causa mia. Questo è tanto ignobile?”.
“No..”
mormorò Shun,
stupito da quelle parole “Però..”.
“Va
a prepararti.
Presto il nemico sarà qui..”.
“Ikki!”
esclamò
Seiya, con un sorriso idiota sulla faccia “Che bello vederti!
Qua la mano!”.
Ikki
lo ignorò.
Guardò prima Shion, poi i giudici ed infine gli Dei.
“Bene..”
disse
“..chi di voi sei stronzi vuole prenderle per
primo?”.
“Sbruffoncello!
Adesso siamo tutti insieme” gli fece notare Thanatos.
“E
allora? Siete
comunque una manica di esaltati a cui farò vedere le ali
della fenice!”.
“Ikki!”
si stupì
Dohko, indicando Shion come a voler dire “porta
rispetto”.
Shion,
dal canto
suo, ignorava l’ultimo arrivato e continuava ad affrontare
Kiki. Ikki faceva lo
stesso, concentrandosi sugli altri avversari. Lanciò la sua
fenice, che però il
Dio dei Sogni fermò.
“Già
visto” commentò
Hypnos “Devi saper usare qualcosa di nuovo!”.
Tutti
si stupirono, soprattutto
i cavalieri di Atena. Abituati com’erano a farsi salvare le
chiappe dal
cavaliere di bronzo, non sapevano che altro inventarsi. I nemici erano
più
numerosi e fra loro figuravano ben due divinità. Anche se le
avevano sconfitte
in passato, in quel momento non c’erano le Kamui a
proteggerli. I nemici
notarono la loro titubanza e colpirono tutti insieme.
“Adesso
basta!” si
stancò Kiki “Ho una missione urgente da compiere e
mi sono stancato di
discutere! COSMIC REVOLUTION!”.
Il
giovane portò
entrambe le mani in avanti ed una potente onda di stelle e materia
oscura
investì Shion. L’antico cavaliere finì
a terra, con l’armatura danneggiata in
più punti.
“Che
colpo è mai
questo?” domandò.
“Lo
abbiamo
inventato insieme, io ed il sommo Arles. Ti piace?” sorrise
Kiki, piuttosto
stanco.
“Bello.
Complimenti.
Per me la tua prova è superata, puoi spezzare i
sigilli”.
“Come..?”.
“Fai
pure quel che
devi, Kiki”.
“Ma..”.
Dohko
non reagì
molto bene a quelle parole e decise di fare sul serio.
Concentrò il suo cosmo e
lanciò il suo colpo più potente contro i nemici.
I cavalieri di bronzo
seguirono l’esempio. I tre giudici e gli Dei ghignarono e si
prepararono a fare
altrettanto ma Hades intervenne, piuttosto contrariato.
“Siamo
alleati!”
sbottò, deviando tutti i colpi “Non dovete
uccidervi a vicenda!”.
“Hades!”
si stupì
Libra “I colpi dei vostri sottoposti ci avrebbero di sicuro
danneggiato
gravemente. Perché li avete deviati?”.
“Perché
siamo
alleati, devo ripeterlo ancora? Shion aveva richiesto questa prova, ed
io gliel’ho
concessa”.
“Una
prova? Shion ,perché?”.
“Ne
riparliamo dopo”
tagliò corto l’antico cavaliere “Vanno
spezzati i sigilli. Sono passati già
diversi giorni, anche se a voi sembrano poche ore!”.
Kiki
porse la
collana del gran sacerdote a Shion, che però scosse la testa.
“Sai
quello che devi
fare. È la tua missione e devi portarla a termine,
rientrando al tempio con
tutto l’orgoglio possibile”.
“Grazie”.
Il
giocane cavaliere
dell’Altare strinse fra le mani la collana e la
sollevò. Pronunciò delle parole
in greco antico ed una forte luce avvolse il gioiello. Nello stesso
momento, i
sigilli si spezzarono. L’esercito di Hades era pronto: era
ora di andare in
guerra.
Arles
sapeva che
ormai la guerra era alle porte. Come di consueto, si era distaccato
momentaneamente dai doveri del tempio recandosi all’altura
delle stelle. Sullo Star
Hill riusciva a riflettere e concentrare le energie. Inoltre, nessuno
conosceva
l’accesso a quel luogo, se non pochissimi cavalieri. E
ovviamente a nessun’altro
era concesso accedervi. Una guerra spaventosa era alle porte, e lo
sapeva bene.
In ginocchio, a mani giunte, non sapeva bene per chi pregare e se
davvero era
necessario farlo. Sorrise, apprendendo che finalmente il sigillo che
tratteneva
Hades era stato spezzato. Poi udì l’inconfondibile
corno di guerra di Ares: i
nemici erano infine giunti!
Si
rialzò di scatto,
ma si fermò subito. Avvertiva qualcosa di strano.
Guardò in su ed un’ombra
piombò su di lui.
“Trovato!”
esclamò
Marte, con un ghigno sadico in volto.
Arles,
tenuto in
terra dalla lancia del Dio che gli trapassava la spalla,
gridò di rabbia. Marte
non parve impressionato e rise divertito. Ma non era l’unico
a ridere. Al suo
fianco apparve Febo, con una risata altrettanto malefica.
“Bene
bene..” parlo
proprio Febo “..vediamo in quanti modi possiamo farti
soffrire prima di
scorticarti, dannato mortale!”.