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Autore: Juliet    23/12/2008    3 recensioni
Sirius ora guardava il pavimento.
“Ha cambiato idea, insomma” mormorò, con voce incolore, senza azzardarsi a rialzare lo sguardo. Le nocche della mano che stringeva la bottiglia di Burrobirra erano sbiancate.
“Così pare”.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Severus Piton, Sirius Black, Sorpresa | Coppie: James/Lily
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Ceneri di un Sogno

Ceneri di un Sogno

* Capitolo I *

 

 

 

For the girl I have in that merry green land
I love far better than thee
And the wind did howl and the wind did blow

[ Henry Lee – Nick Cave ]

 

 

Sirius Black si passò una mano sul viso, indugiando per qualche momento sulle palpebre chiuse prima di lasciarsi ricadere all’indietro, fra i cuscini.  Le lenzuola, a contatto con la pelle nuda, erano fastidiosamente umide di sudore. Rinunciando a cercare di riaddormentarsi, si mise seduto.

Nonostante ciò che stava succedendo in quel periodo in tutta l’Inghilterra, la soffocante calura estiva era la stessa di ogni anno. Penetrava i muri, si appropriava di strade e campi, incombeva come una cappa incolore su ogni cosa. Nemmeno la gelida disperazione emanata dai Dissennatori poteva qualcosa contro di lei, così come nulla riuscivano a cambiare gli eserciti di Inferi e le urla di coloro che vedevano comparire il Marchio Nero esattamente sopra la propria casa.

Uno scricchiolio improvviso riscosse l’uomo. Automaticamente, la mano destra si protese verso il comodino e afferrò la bacchetta con decisione. Un altro scricchiolio, poi il leggerissimo fruscio di un mantello. Infine, un lento sospiro.

Sirius gettò con noncuranza la bacchetta dove l’aveva lasciata qualche ora prima, quando aveva deciso che avrebbe fatto meglio a cercare di dormire invece di aspettare alzato nella possibilità che Remus tornasse o che un qualsiasi altro membro dell’Ordine si facesse vivo, macerandosi lentamente nella noia irrequieta di chi non ha idea di come trascorrere il tempo.

“Moony?” chiamò, alzandosi in piedi e affacciandosi sul corridoio. Dopo qualche secondo, Lupin comparve. Sorrise,  nonostante avesse l’aria di chi non dormiva da giorni e gli abiti poco meno che laceri.

“Sir,” ribatté, con il suo solito tono pacato. “Credevo dormissi”.

“Dormivo, infatti” puntualizzò quello, appoggiato allo stipite della porta della sua stanza. “Prima che tu mi piombassi in casa senza il minimo preavviso e per giunta muovendoti senza la minima grazia…”

“Non ho fatto tutto questo rumore”.

“Abbastanza da allarmare il sottoscritto”.

Remus assunse un’aria annoiata.

“Hai finito?” domandò infine, dopo qualche secondo di silenzio.

“Sono le tre e mezza del mattino. Nemmeno io posso fare del sarcasmo decente ad un’ora del genere…”

Lupin sorrise nuovamente.

“Meglio, ascolta me. Ho delle novità che non ho ancora avuto l’occasione di riportare a Dumbledore”.

Sirius annuì e raggiunse l’amico, proseguendo poi verso le scale che conducevano al piano terra.

“Ho della Burrobirra, da qualche parte”.

“Burrobirra?”

“Sì, Burrobirra, Moony. Inutile che tu ti finga così sorpreso… Tutto il Firewhisky rimasto in casa non me lo sono scolato io. Ma forse ricordi. Forse” aggiunse, voltandosi verso il ragazzo che lo seguiva con un sorrisetto sul volto.

“Ti prego, Sirius. Evita”.

L’amico alzò le braccia in segno di resa e Lupin lo spinse in cucina senza troppe cerimonie. Si sedette a metà su una sedia in legno scuro ed aspettò pazientemente che Sirius si fosse ricordato dove era stata riposta la sua scorta di Burrobirra, avesse estratto due bottiglie e si fosse seduto di fronte a lui.

“Allora…” lo esortò, pareva quasi parlasse controvoglia. Se temeva che si trattasse di brutte notizie per l’Ordine riusciva a dissimulare piuttosto bene la tensione. Spinse una Burrobirra verso di lui e prese un lungo sorso della sua, aspettando.

Lupin appoggiò appena le labbra al collo della bottiglia, la posò sul tavolo e vi allontanò la mano.

“C’è stato un… imprevisto. Riguardo al patto che Dumbledore aveva fatto con Snape. Bene, sembra che ciò che gli era stato promesso non gli basti più”.

Sirius ora guardava il pavimento.

“Ha cambiato idea, insomma” mormorò, con voce incolore, senza azzardarsi a rialzare lo sguardo. Le nocche della mano che stringeva la bottiglia di Burrobirra erano sbiancate.

“Così pare”.

Sirius scosse la testa, un’espressione di profondo disgusto sul viso.

“Qualsiasi cosa abbia chiesto… credi che Dumbledore accetterà?”

Lupin lo scrutò attentamente per un secondo, prima di rispondere.

“Ciò che ha chiesto… non è una richiesta qualsiasi. Non ha nulla a che fare con i rischi personali che corre a causa della sua posizione fra i Mangiamorte e nemmeno della Profezia”.

Sirius sembrava scettico.

“E allora che cazzo vuole, Moony?”

Lupin parlò senza incontrare le iridi grigie dell’amico.

“Credo che forse… credo che forse Dumbledore non ne dovrebbe essere informato. Almeno per ora”.

Un secondo di vibrante silenzio seguì quelle parole.

“Devi sapere qual è la sua richiesta, prima di giudicare le mie parole,” aggiunse Lupin, pacatamente. “Snape vuole una persona, Sirius”.

Gli occhi dell’amico si dilatarono. A Lupin parve quasi di scorgervi un lampo di comprensione prima di potervi leggere un’emozione con estrema chiarezza.

Il dubbio.

Si alzò di scatto e spinse via la Burrobirra. Con troppa foga. La bottiglia si rovesciò e rotolò verso il bordo del tavolo, infrangendosi a contatto con le piastrelle di pietra.

Sirius pareva non essersene nemmeno reso conto quando, a sua volta, si alzò lentamente da tavola.

“Chi è?”

“Lascia perdere. Non è stata… sarei dovuto andare dritto da Dumbledore e --- ”

“Remus --- ”

Ma Lupin scosse la testa e se ne andò in fretta, senza una sguardo all’amico. Rimasto solo, Sirius Black ricadde stancamente sulla sedia. La Burrobirra cadeva a terra goccia dopo goccia, in una sorta di rassicurante ticchettio ovattato.

Più di ogni cosa, minuto dopo minuto, voleva uscire da quella prigione.

 

 

***

 

 

 

Ansimando, la ragazza tentò di rialzarsi.

La sua guancia pareva aver preso fuoco. La sfiorò con le dita e si accorse subito del sangue che usciva dal taglio. A giudicare dalla quantità, doveva essere profondo.

“Il Signore Oscuro non è per nulla soddisfatto di te, come immagino questa accoglienza…” l’uomo indicò con la bacchetta sé stesso e altre tre figure incappucciate che lo attorniavano, un sorriso sardonico appena accennato sul viso “…ti abbia suggerito. Non sta funzionando. E lui odia essere deluso”.

La strega alle sue spalle rise e fece un passo avanti, estraendo la bacchetta dalla lunga veste.

“Il mio Signore l’aveva messo in conto, tuttavia, Lucius. Non essere cosi duro con la ragazzina. E’ evidente che ancora non è in grado di assolvere al benché minimo compito. Tuttavia, io non l’ ho mai deluso e lui sa che mai oserei farlo”.

Piegò appena la testa di lato, osservando meglio la figura ai suoi piedi.

“Un vero peccato. Chi non sa rendersi utile non è degno di far parte delle schiere del nostro Padrone. Temo sia mia dovere ucciderti, ora” aggiunse in un roco sussurro.

Abbassò il cappuccio e i suoi lunghi capelli corvini, illuminati solo dalla fioca luce giallognola di poche torce le incorniciarono il bellissimo viso.

“Un vero peccato” ripeté ancora, nonostante la sua voce esprimesse alla perfezione il perverso piacere che l’imminente assassinio in nome del suo Padrone le dava.

La ragazza a terra alzò lo sguardo su di lei.

“Este é um erro, Eu não sou ---”

“Avada Kedavra!”

 

 

 

***

 

 

 

“Sirius!”

L’uomo non le sorrise.

“Dobbiamo parlare. E non abbiamo molto tempo.”

Vide il suo sorriso svanire, sostituito da uno sguardo confuso.

“Per favore, Lily. Adesso”.

La giovane donna esitò ancora per un momento. Infine, piegando leggermente la testa verso il basso, annuì quasi impercettibilmente. Sirius diede una rapida occhiata al salotto di casa Potter, come volesse accertarsi che non vi fosse nessun altro a parte lui e la moglie del suo migliore amico. Vide la leggera piega che le labbra di Lily avevano preso mentre fingeva di dimostrarsi perfettamente tranquilla.

Tranquilla ed ingenuamente innocente.

Sirius spostò le iridi grigie verso la finestra che dava sulla strada.

“Remus mi ha riferito qualcosa che dovresti sapere”.

Con la coda dell’occhio, la vide rilassarsi appena. Si costrinse a continuare a fissare la pioggia scrosciante che si abbatteva senza tregua da ormai diverse ore sulle ampie finestre alla sua sinistra per non cedere alla tentazione di fronteggiarla.

“Che cosa c’è, stavolta?” ribatté lei, un’inflessione annoiata nella voce. Si allontanò dall’uomo, dandogli la schiena. “Che cosa ha saputo Lupin?”

“Riguarda Snape. Dovresti arrivarci da sola, a questo punto”.

La donna si voltò lentamente, un’espressione indecifrabile sul bel viso. Scosse appena la testa, mandando i lunghi capelli che le carezzavano i lati del viso dietro le spalle.

“Perché me, Sirius?” domandò allora, calcando appena la voce su quel ‘me’, un guizzo particolare negli occhi verdi. “Che cosa ci trova di così importante, Severus Snape?”

Sirius rise, ma la donna poteva vedere benissimo che la rabbia si stava impossessando di lui attimo dopo attimo, sempre più invadente.

“Ancora non l’ hai capito?”

“Ancora no. Che tu lo reputi possibile o meno, ancora no”.

“Lo sai? Non mi sorprende”.

 

 

***

 

 

 

Dumbledore lo ricevette con un sorriso sereno.

L’uomo si chiese come potesse mantenere quella indicibile, sicura tranquillità sempre e comunque, proprio lui che era il più esposto di tutti all’interno dell’Ordine. Proprio lui che era la mente dietro all’intero Ordine. Colui che decideva come agire.

“Che cos’è successo, Sirius?”

“Ho parlato con lei”.

Dumbledore annuì, incoraggiante, il mento delicatamente poggiato sulle mani intrecciate.

“Che cosa ha detto?”

“Non molto”.

“Ma non si è tirata indietro in alcun modo”.

Sirius fece un cenno d’assenso con il capo.

“Allora non c’è motivo di preoccuparsi di tutta questa faccenda. Presto sarà risolta, vedrai”.

“Vorrei poterlo credere con la tua stessa facilità,” fu tutto ciò che Sirius riuscì a rispondere senza gettare alle ortiche il potere di tutto l’autocontrollo di cui disponeva.

Dumbledore si chinò verso di lui.

“Dovresti, Sirius. Non si è tirata indietro, questo sei venuto a riferirmi poco fa. Abbi un po’ di fiducia in lei”.

“Un po’ di fiducia?”

Le parole uscirono quasi strozzate ma il vecchio mago parve non farci caso.

“Tu sei prevenuto nei suoi confronti, Sirius,” constatò con voce grave. “E questo non aiuta. Se vuoi impedire che la Profezia si avveri, devi lasciar andare l’astio che provi per lei. Dimenticati chi è davvero”.

 

 

 

***

 

 

 

Note dell’Autrice

 

Pure pura, altro che mente bacata! Che memoria, direi io!^^ Come ti ho già fatto sapere – ma non so se ti è arrivata la mail, quindi ripeto qui – sì, questo è un ripostaggio. Ho sistemato ciò che già avevo scritto e lo sto riproponendo. ^^

Grazie per la recensione, e grazie mille anche a Yum che mi ha fatto dei bellissimi complimenti!

 

Questo è il primo capitolo, fatemi sapere!^^

 

Buon Natale a tutti!^^

 

Baci,

Juls

 

 

 

  
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