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Autore: Elisium    12/04/2015    1 recensioni
Renesmee Miller vive una vita piuttosto semplice, questo finchè un pomeriggio non trova un diario di più di 15 anni fa. A chi appartiene? Una storia d'amore dissolta nel tempo che merita di trovare una soluzione. Riuscirà Nes a trovare tutti i pezzi del puzzle? E cosa accadrà quando passato e presente si scontreranno?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Renesmee Cullen | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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L’indomani, infatti si era già mobilitata per trovare altre informazioni.

Aveva fatto calcoli e schemini al muro manco fosse in una puntata di NCIS Los Angeles.
Si era anche beccata una mezza strigliata da sua madre, ma si era detta che in conclusione che il fine giustificava sempre i mezzi.

«Mamma, sai che c’è? Secondo me dovresti invitare i Cullen a cena qui! »

«E da quando sei così socievole nei confronti dei dottori tu? » le aveva detto mentre asciugava l’ultima stoviglia.

«Si tratta solo di gentilezza, e poi il dottor Cullen è stato bravo, pensaci… sono nuovi qui, sarebbe carino farli sentire parte della comunità » sapeva solo che sua madre non fosse a conoscenza della storia vera e propria.

«Ma se sono di Forks » vane speranze

«Ah si? »

«Si » si fece più attenta

«E tu sai perché se ne sono andati? »

«Chissà. A quel tempo ero poco più di un’adolescente, ma ricordo che tua nonna qualche volta chiacchierava con Esme, niente di più »

«Bene, io ho un sacco di compiti da finire » e dopo averle schioccato un sonoro bacio sulla guancia si dileguò verso il telefono, lasciandola interdetta in mezzo alla cucina.

«I ragazzi d’oggi, così tanti grilli per la testa che non sanno quale inseguire prima » sospirò scuotendo la testa mentre faceva brillare l’ultimo bicchiere.


Ok, doveva ammetterlo.

Cercare di invitarli a cena per avvicinarli era un tentativo piuttosto goffo e dettato dalla disperazione.

Ma adesso, che si trovava di fronte una vecchia villa bianca, immersa nel verde, non potè che compiacersi di quel piccolo grossolano errore.

Doveva ringraziare soprattutto la sua adorabile e bisbetica nonnina.
Non andava a trovarla spesso come lei avrebbe voluto, ma quando lo faceva non poteva mai dirsene pentita. Soprattutto perché ritornava sempre a casa con qualche dolce fatto in casa.
E anche quella volta non fece eccezione.

«Cos’altro posso offrirti tesoro? »

«Nonna sono sazia, davvero non.. »

«Dei biscotti? »

«Credimi era tutto buonissimo ma.. »

«Forse là dentro dovrei avere del cioccolato »

«Nonna credimi sono apposto »

«Oppure potrei farti una crostata veloce... si! Così ne porti un po’ anche a Jane » sorrise soddisfatta mentre a
lei non restò che alzare gli occhi al cielo.

Ovviamente farla smettere di cucinare era come cercare di fermare un treno con le mani, quindi non le restava
che aiutarla.

«Sai, Esme Cullen è ritornata in città » riuscì ad buttare lì per lì mentre sbatteva le uova

«Oh » sua nonna si fermò nel bel mezzo della cucina

«Mamma mi ha detto che eravate amiche » si prese quasi un minuto pieno per rispondere a quella costatazione, come se fosse in cerca delle parole più adatte.

«Lo eravamo »

«Non lo siete più? »

«Suppongo di si »

Ma perché si abbottonavano tutti quando si parlava della famiglia Cullen?

«Potremmo andare a farle visita, non pensi? »

«Certo » aveva detto pensierosa dopo qualche minuto.

Il silenzio era stato l’unico protagonista di quella cucina, fino a quando non trovò il coraggio di parlare.
Era strano per lei vedere sua nonna così seria.

«Nonna? »

«Mmh? »

«Tu sai perché sono andati via? »

Altro silenzio.

«Non so che dirti, tesoro. Era… era sorto qualche problema con il figlio più grande, a quanto pare Carlisle voleva che diventasse un medico, proprio come lui, ma non so altro ed Esme non ne ha mai voluto parlare con nessuno. A un certo punto è anche andato via di casa, loro sono andati via un anno dopo mi sembra »

«E non sono più tornati? »

«Fino ad oggi » aveva sorriso serafica mentre sceglieva la teglia più adatta, in base a chissà quella criterio
visto che a lei sembravano tutte uguali.

«Ehi, magari potremo portarla a Esme la crostata, non credo a Jane dispiacerà, anche perché è in punizione e la mamma non le fa mangiare dolci, per lei sarebbe solo una sofferenza averla in casa » buttò lì senza neanche guardarla in faccia.

«T-tu intendi andare da lei… ora? » aveva chiesto incerta

«Ma certo! Dobbiamo darle il benvenuto, e poi secondo me sarà molto dispiaciuta di non averti potuta
rintracciare in questi anni » sbatteva le piccole ciglia peggio di una principessa Disney.

C’era da dire, che ultimamente si vergognava e compiaceva insieme del livello d’abilità che era riuscita a raggiungere nel manipolare le persone.

«Il mio numero non è mai cambiato » aveva borbottato contrariata.

«Magari l’aveva scritto su un biglietto e lo ha perso! Tu ricordi a memoria tutti i numeri telefonici? Anche il nostro? » aveva ricalcato per spegnere ogni protesta.

La donna la fissò per qualche manciata di secondi prima di procedere ad infornare il dolce.

Dolce che adesso stringeva tra le mani come unico tiepido monito che la faceva ancora rimanere attaccata alla realtà.

Se quella era la casa di Anthony,  avrebbe quasi urlato dalla gioia.

Si sentiva come all’estrazione di una lotteria, quando già metà dei numeri usciti erano quelli giusti e mancavano giusto gli ultimi per sbancare.

Il grosso portone di frassino si spalancò lasciando il posto a una donnetta di mezza età, con i capelli chiari e ondulati e degli inconfondibili lineamenti da bambolina a tratti disturbati da qualche ruga.

La riconobbe all’istante, mentre lei non sembrava neanche far caso alla sua presenza, troppo incentrata a squadrare sua nonna.

«Liz? » aveva sussurrato sconcertata

«Con il tempo oltre che più bassa sei diventata anche smemorata, Essy? » aveva detto sua nonna stranamente compiaciuta con un sorrisetto sulle labbra.

L’altra le saltò alla gola; suppose che se non fosse stata lei a tenere la crostata, l’avrebbe spiaccicata sul golfino di sua nonna, data l’espressione un po’ svampita che non sembrava registrare altro in quell’ambiente oltre l’amica di vecchia data.

Quando decise che l’amore nell’aria era decisamente troppo si schiarì più educatamente possibile la voce.

Solo allora sembrò notarla.

«Molto piacere Esme, io sono Reneesme, sua nipote » il suo sguardo si era soffermato sulla nonna solo per un istante « la nonna mi ha detto che eravate molto amiche, così siamo venuti a trovarla, spero non le dispiaccia, le abbiamo anche fatto una torta » disse a trentadue denti.

L’altra seguì il suo discorso con un’aria un po’ stordita poi infine le sorrise accondiscende come se stesse assecondando i deliri di un folle.
Questo le costò un’occhiataccia non appena si girò per fare loro strada in casa.

La casa era ampia e luminosa, piena di argenteria e tutta quella roba da aristocratici esposta ben in vista in vetrinette di cristallo.

C’era qualche cornice in argento sparsa qua e la, e una gigantografia di una ragazza dagli occhi verdi nella parete su cui si appoggiavano le scale.

Una cosa, accomunava quasi tutte le foto.
Mancava qualcuno.

Cosa non del tutto trascurabile quando chi manca, è l’unico soggetto che veramente stai cercando.

Eppure nell’ufficio del dottore il ragazzo c’era.
Non poteva aver sbagliato casa, la donna corrispondeva, nonostante qualche ruga in più.
Ma allora dove diamine si era andato a cacciare Edward/Anthony?

Sbattè un piede a terra come una bambinetta, semmai fosse riuscito a trovarlo si sarebbe fatta spiegare qualche trucchetto sul come sparire senza lasciare tracce.

Le poteva essere utile quando sua madre la cercava inviperita per farle fare le faccende di casa.


Sua nonna ed Esme cianciavano di tempi andati o una cosa del genere.
Non reputò una buona idea chiederle qualcosa; dato che a stento l’aveva salutata era riluttante a credere che le avesse detto qualcosa di quel fantomatico figlio fantasma.
Soprattutto se era simpatica come il suo maritino.

Così con la scusa del bagno si fece un giro turistico della casa.
Quella stanza dovette però essere la prima tappa visto che lei si premurò personalmente di accompagnarcela.

Niente di compromettente,  qualche profumo, un dopobarba, e una marea di antidolorifici e altre pillole.
Ne riconobbe solo un paio perché erano le stesse che suo padre prendeva quando aveva avuto l’incidente sull’autostrada, e da quello che ricordava quelle pillole riuscivano a stordirlo per intere giornate.

Se non altro adesso era spiegata l’aria un po’ svampita.

Socchiuse piano la porta.
Nella stanza matrimoniale non trovò molto, sempre un mucchio di foto, tutte con un soggetto in meno.

Neanche la foto di un bambino.

Se c’era stata una separazione, come aveva detto sua nonna, allora era stata drastica.

Attraversò lavanderia e un altro minisalottino con un annessa stanza degli ospiti immacolata senza neanche entrarci.
Li aveva già inquadrati, o almeno così credeva, e se era come pensava lei,quel tipo di persone in genere aveva delle cameriere che pensavano a tutto, quindi per esclusione in quelle stanze non poteva trovarsi niente di più personale degli indumenti stessi.

L’ultima porta le fece aprire un sorriso sulle labbra.

Le pareti erano di uno stucchevole rosa confetto, il mobili di un legno chiaro e raffinato. Numerose foto di una ragazza giovane e sorridente giacevano, infilzate da spille colorate, su un piano di sughero che coponeva un tutt’uno con la scrivania; sulla testiera del letto quattro piccole lettere in legno colorato si stagliavano sul ferro battuto.


HOPE


Ironia della sorte, quella era davvero la sua ultima speranza.

Cerco molto, nei cassetti, trai cuscini, nell’armadio, pregando per l’esistenza di un altro diario, che magari le rivelasse la fine del fratello, o se erano ancora in contatto almeno.

Stava perlustrando l’ultimo cassetto della scrivania quando la voce di sua nonna si levò dal corridoio.
Di scattò alzò la testa nel panico più totale.
Mise tutto ciò che aveva uscito alla rinfusa nel cassetto.
Si diede un occhiata intorno cercando anche un solo particolare fuori posto quando notò un post-it giallo sulla scrivania.

Lo mise in tasca senza neanche leggere cosa c’era sopra mentre la voce della padrona di casa si avvicinava incredibilmente veloce.

«Nes?? »

La trovarono a metà corridoio che tossicchiava per nascondere il fiatone.

«Oh, dovete scusarmi,  ma mi sono distratta ad ammirare le magnifiche foto appese in corridoio e mi sono persa. Questa non è una casa, ma una vera e propria reggia! » aveva asserito adulante mentre sua nonna annuiva incerta.

Lei la fissò attentamente. 

«Chi è quella ragazza? » aveva chiesto innocentemente.
Il suo viso parve schiarirsi.

«Oh, lei è mia figlia Hope, non è un’amore? Va alla Brown, la migliore del suo corso » aveva detto soddisfatta.

«Nes, tua madre ha chiamato, devo riportarti a casa, inoltre Esme aveva già preso un altro impegno » l’altra l’aveva assecondata un po’ dispiaciuta.

In macchina riuscì ad aprire quel piccolo pezzo di carta gialla che probabilmente era caduto dal piano di sughero. Anche se avrebbe giurato che lì sopra c’erano solo foto.
 
E. M.-
S. Damen  Avenue, 35th St Chicago



Quello poteva dirsi un altro numero esatto nella sua personale lotteria del mistero?







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Buona sera!
Rieccoci con un altro capitolo!
Abbiamo capito che c'è stato un qualcosa che ha spezzato la famiglia Cullen, ma che sarà?
Devo dire che questa storia mi sta occupando più e capitoli di quanto avevo inizialmente programmato, spero che a voi vada bene così.
Approfitto di questo nuovo aggiornamento per comunicarvi tristemente, per chi seguisse anche "La storia di un amore" che il nuovo capitolo non verrà postato tanto presto. Quando mancanza di ispirazione, la chiusura del quadrimestre e tutti gli altri impegni si incontrano, ahimè questo è il risultato. 
Spero sappiate perdonarmi 
Al prossimo aggiornamento, di qualsiasi natura esso sia, che mi impegnerò perchè avvenga il prima possibile!
Baci
Elisium

 
   
 
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