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Autore: carol96    12/04/2015    1 recensioni
In un ipotetico futuro ambientato dopo la saga dell'isola di Dressrosa e il paese di Wano, la ciurma di Cappello di paglia e Trafalgar Law approdano in un'isola del Nuovo Mondo, il regno di Amalachia, con il bisogno di fare rifornimento e di riposarsi dall'imperterrita ricerca dell'imperatore Kaido. Non sanno che questo luogo apparentemente tranquillo e ospitale nasconde, in realtà, molte ombre. Qui incontreranno anche delle loro vecchie conoscenze della Marina e le loro vicende saranno inevitabilmente collegate. Una nuova avventura e sfida attende i nostri eroi!
Genere: Avventura, Commedia, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mugiwara, Nuovo personaggio, Smoker, Tashiji, Trafalgar Law
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Capitolo 2: Vesti bianche e croci gialle

Gli “addetti ai rifornimenti” stavano in tutta tranquillità girando per la piazza della città, dove era concentrato tutto il commercio, poiché poco distante dal porto. Con loro grande sorpresa, non sembrava esserci affisso uno straccio di taglia in tutta la città, potendo così passare per semplici turisti: Nami e Usopp quasi scoppiavano dalla contentezza.

Sanji era rimasto incantato dai prodotti locali: pesce e olio di primissima qualità, spezie provenienti da ogni le parti del mondo che potevano vantare dei profumi più disparati, nonché una varietà di frutti, soprattutto agrumi e olive, dal sapore unico. Per la gioia del suo capitano c’era anche della carne niente male.

Usopp e Franky si erano persi nella bottega del fabbro e c’è voluto il pugno di ferro di Nami per smuoverli da lì, perché, nonostante avessero finito di comprare, i due continuavano a importunare il fabbro con una valanga di domande che di lì a poco lo avrebbe completamente travolto. La navigatrice aveva appena finito di accompagnare Robin dal libraio e ora stava raccattando i maschi della ciurma, dato che, per comprare vestiti, aveva bisogni di facchini. Ovviamente il cuoco si presentò al primo richiamo della rossa, che dopo cinque minuti aveva già intravisto una piccola boutique e subito fissò la vetrina.

Nami:- Guardate qua! Questi abiti devono andare di gran moda in questa città: tutti gli uomini, le donne e i bambini che abbiamo visto sono vestiti così. Certo che non sono di gran gusto, speravo in qualcosa di più vivace, uff.-

In effetti, i vestiti nei manichini esposti in vetrina avevano in sé qualcosa di austero ed impersonale: tra uomo e donna non c’erano neanche molte differenze. L’abito maschile era una camicia bianca a maniche lunghe e a sbuffo e pantaloni a pinocchietto del medesimo colore. La cosa più strana era che sopra la camicia c’era uno strano “poncho” bianco in cotone, bardato di marrone, che copriva solo le spalle e si allungava fino al cavallo dei pantaloni, legato in vita con una cordicella di cuoio. All’altezza del petto c’era un’immensa croce latina di colore giallo (per questa parte dell’abito mi sono ispirata all’abito sopra l’armatura dei cavalieri templari, purtroppo non ho la minima idea del suo nome specifico). Il “poncho” era presente anche nell’abito delle donne, solo che era leggermente più lungo, come se facesse da grembiule. Era un semplice vestito bianco lungo fino alle caviglie, con le maniche e la parte superiore identica alla camicia degli uomini. Per i bambini avevano gli stessi modelli in versione miniatura.

Usopp:- Non credo sia solo una questione di moda, di solito non ci si veste tutti uguali per libera scelta.-

Sanji:- Come osi contraddire l’intelligentissima Nami, idiota!-

Usopp:- Calmati Sanji, i due anni a Kamabakka ti hanno fatto davvero male.- Sapeva che al solo pronunciare il nome del regno dei travestiti, Sanji se ne sarebbe stato zitto per un bel po’ e infatti il suo viso assunse un’espressione mista tra dolore e disgusto.

Franky si mise a ridere sommessamente.

Robin:- Comunque, sono d’accordo con Usopp, sembra quasi che questi vestiti siano una sorta di uniforme.-

Nami:- Beh, comunque sia, voglio entrare lo stesso: non è possibile che in una città turistica non ci siano degli abiti normali.-

Detto questo aprì la porta del negozio e salutò con un sorriso la commessa, che sembrava in tutto e per tutto un manichino del suo stesso negozio.

-Buongiorno, posso esservi utile?-

-Sì certo, io e la mia amica vorremmo provare dei vestiti.-

-Sono spiacente, ma non ve li posso vendere.-

-Come prego? Ma questo non è un negozio d’abbigliamento?- disse Nami sbigottita e anche un po’ irritata.

-Mi spiego meglio: questi abiti sono stati fatti esclusivamente per gli abitanti dell’isola. Sono il segno di riconoscimento e di
appartenenza al Regno di Amalachia e solo noi possiamo indossarli, è la legge.-

-Mi sta dicendo che fino a quando resterò qui non potrò comprare un singolo vestito???- urlò disperata la navigatrice, che le veniva l’urticaria solo al pensiero.

-C-Certo che no.- rispose la commessa spaventata con un sorriso, un po’ forzato. - C’è una sartoria poco lontano da qui, dove i turisti possono comprare tranquillamente. Vedrete, ci sono stoffe magnifiche.- Offrì loro, poi, le indicazioni.

-Interessante, ne approfitterò per farmi fare un completo su misura.- disse Sanji, ripresosi dai brutti ricordi. (Da qualche parte se li dovrà fare tutti quegli smoking , non possono saltar fuori dal nulla, no?)

-Perfetto, la ringraziamo per la sua gentilezza, arrivederci!- Salutò cordialmente Robin mentre portava fuori la rossa, prima che il suo caratteraccio combinasse dei guai.

Usciti dal negozio, s’incamminarono tutti verso la sartoria.

Nami:- Ma tu guarda, un negozio che vende vestiti solo a certe persone! Mi fa venire un nervoso…-

Franky:- Non te la prendere sorella, quegli abiti non erano per niente super!-

Usopp:- E poi avevi pure detto che non ti piacevano.- In realtà anche lui era un po’ seccato: voleva finire il prima possibile e soprattutto non sostenere cinquantamila sporte in giro per la città.

Robin:- Guardate lassù, in cima a quella collina c’è un castello. Dev’essere la reggia del sovrano dell’isola!-

Nonostante fosse un po’ lontana, il castello si vedeva benissimo e i cinque guardarono ammirati la sua imponenza.

Robin:- Mi piacerebbe visitarlo, sembra molto antico.-

Nami:- Magari verremo invitati da un membro della famiglia reale, non sarebbe la prima volta per noi!-

Sanji:- E io sarei il vostro cavaliere dall’armatura scintillante che accompagna voi delicate damigelle.-

Nami:- Certo Sanji, sogna!-

Usopp:- A te di certo on ti dispiacerebbe fare piazza pulita dei tesori che ci sono là dentro!-

Nami:- Sta zitto! Piuttosto sbrighiamoci!-
 

Intanto nel castello, era appena entrato un uomo in armatura che s’inginocchiò al cospetto del re, seduto sul trono.

-I miei omaggi, Vostra Maestà.-

-Salve mio fido generale. Sono contento che siate tornato. Qual è la situazione della città in questo momento?-

-Per il momento è tutto tranquillo, ma ci sono movimenti sospetti. Sono quasi certo che ci siano dei marines sotto copertura, ma
non sembra una mossa del Governo Mondiale contro di noi. Pare che siano interessati alla ciurma di Cappello di Paglia, presenti
anche loro in questa città. Non si sono verificati ancora scontri tra le due parti.-

-E così abbiamo sia marines che pirati: non è un grande problema, l’importante è che si facciano gli affari loro e che non creino scompiglio.-

-In tal caso l’esercito interverrà per fermarli. Comunque io non mi preoccuperei molto: da quanto risulta sui giornali, i pirati di Cappello di Paglia non sono famosi per massacri e saccheggi. I loro principali attacchi sono stati contro il Governo Mondiale, i suoi “cani” ed altri pirati. Basterà non provocarli.-

-In ogni caso è meglio stare all’erta, soprattutto per quanto riguarda i marines. Non sopporto l’arroganza del Governo, che crede di essere superiore a me, solo perché può contare dell’appoggio di 170 stati.-

-Non se ne dovrebbe preoccupare. Lei è il grande re Attilio VI, sovrano assoluto del regno di Amalachia e capo del suo potente esercito. Nessuno avrà l’ardire di attaccarvi, nemmeno il Governo.-

-Avete pienamente ragione, generale. È tutto?-

-Per il momento sì, mio signore.-

-Molto bene, vi congedo. Tornate pure alle vostre mansioni.-

-Agli ordini, sire. Le auguro una buona giornata.- Il generale, dopo un ultimo inchino del capo, si alzò sorridendo e si voltò per
uscire dalla sala del trono. Al suo fianco teneva fiero l’elsa della sua spada.
 

Trafalgar Law, dopo tanto cercare, aveva raggiunto la sua meta: un piccolo museo, che una volta era stato, senza ombra di dubbio, un’abitazione. Per un momento era convinto di essersi ricordato male, ma lui raramente sbagliava. “Lui” era nato qui. Dopo essersi assicurato che fosse aperto, entrò, dove c’era il guardiano, un uomo di mezz’età un po’ stempiato ma dalla corporatura massiccia, ad attenderlo.

-Salve, è questo il museo dedicato all’ormai scomparso medico Rafael Caduceo?-

-Esattamente, signore. Questa è la casa dov’è nato, morto ed ha svolto la maggior parte delle sue ricerche. Era un vero genio, la sua scomparsa è stata un immenso dolore ed in suo onore la sua casa è stata trasformata in un museo.-

-Lo so, il dottor Caduceo ha scritto la maggior parte dei testi in cui ho studiato.-

-Lei è un medico, vero? Lo immaginavo, solitamente i visitatori stranieri sono allievi spirituali del dottore.-

-Già, sono soprattutto interessato ai suoi appunti personali, scommetto che qui si trovano ancora le copie originali. Mi piacerebbe davvero consultarle.-

-Certamente, può farlo, ma nessun documento originale può uscire da questo museo, se lo ricordi bene.-

-Capisco, è giusto proteggere carte di così immenso valore, lo terrò presente.-

-Grazie dottore, buono studio.- disse sorridendo il guardiano.

Il Chirurgo della morte si diresse subito alla ricerca dello studio del medico. La casa non era molto grande e lo trovò in pochi minuti. Era da una vita che desiderava entrare qui e anche suo padre, medico come lui. Gli aveva promesso che un giorno avrebbero visitato quel posto, ma non è vissuto abbastanza per mantenere la parola. Ora era lì, ma senza di lui. Lasciando da parte i tristi ricordi, cominciò a sfogliare le pagine che si trovavano sopra la scrivania per poi cercare nella libreria, raccogliendo molte informazioni interessanti.

-Sono sicuro che Chopper-ya sarebbe stato felice di essere qui, vorrà dire che gli presterò qualche appunto.- disse tra sé e sé.

Mentre toglieva dallo scaffale più alto dei volumi, si accorse di un libricino in pelle, chiuso in un lucchetto che si trovava sopra i libri, in fondo e ben nascosto. La copertina aveva una croce latina  gialla sopra: era stata sfregiata da qualcosa di metallo e, ironicamente, con un taglio a forma di “X”, una croce invertita. Togliere il lucchetto era per Law un gioco da ragazzi e quando aprì la prima pagina si stupì: aveva trovato il diario segreto del dottore!

 


Ciao a tutti, grazie per aver letto il capitolo. Ne sono successe di cose, vero?

Innanzitutto, mi scuso per il tremendo ritardo, ci ho messo una vita! Ma ormai sapete che non ho tanto tempo per scrivere, quindi spero mi perdonerete. Ringrazio John Spangler e Gjata95 per aver recensito e sempre John Spangler per aver messo nelle seguite la mia storia.

Spero vi stia piacendo e che mi direte cosa ne pensate!

Al prossimo capitolo, che i auguro di scrivere in meno tempo.

Ciao ciao!
Carol96

 
  
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