Serie TV > The Vampire Diaries
Ricorda la storia  |       
Autore: Soqquadro04    12/04/2015    3 recensioni
[What if? | possibili spoiler!teorie sui finali | possibile OOC]
I. Love
II. Life
III. Death
«Ti amo.» dice lui, ma non risponde e ora piange davvero, sente il volto bagnato di lacrime non sue, «Ti amo.» lo ripete ancora e ancora, come se volesse scolpirlo tanto a fondo dentro di lei da lasciargliene il ricordo anche quando non potrà ricordare più nulla, ma l'ha già fatto – l'ha fatto ogni notte, con ogni bacio, ogni carezza sussurro giuramento.
L'ha già fatto.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Autore: Soqquadro04
Disclaimer: non mi appartengono in nessun modo e in nessun luogo.
Generi: Romantico, Angst, Fluff
Avvertimenti: Spoiler!teorie varie sul finale di stagione, What if?, death!Character,
Rating: Verde
N/A - Note dell'Autrice:
Buonsalve, lettrici.
Diciamo che questa cosa che sto scrivendo è il mio modo di affrontare l'addio di Nina e il fatto che non avremo Elena durante la prossima stagione.
Il mio rapporto col suo personaggio è quanto meno complicato, ma era, è e sarà sempre la protagonista, non ci possiamo fare nulla.
Perciò mi sembrava giusto celebrarla con questa... cosa, che è una specie di raccolta dove esploro tre delle principali teorie sull'uscita di scena di Elena.
Il problema è che Damon ed Elena sono immensi. Ma veramente.
E in questa raccolta sono OOC, in questo primo capitolo soprattutto, e la cosa probabilmente mi sfuggirà di mano con gli altri due, ma tutto ciò è scritto non per essere completamente coerente con tutto il dolore che questa serie mi sta dando ultimamente, soltanto per sfogare l'ansia, per avere una prima ipotesi che per quanto irrealistica ci conforti un po', e la prima storia della raccolta è quella felice e quindi sono felici, maledizione. Almeno qui non dovrò preoccuparmene.
E niente, spero non sia così terribile.

A presto,
la vostra Soqquadro

_________________________________________________________________________________________________________________________________________

I. Love
I've loved you, I love you, I'll love you

[...]
I swore I saw you in a dream
all dressed in white and white smile.
You politely asked to take a walk with me,
and I married you there underneath the trees.
Can you feel the beat in my heartbeat beat through me?
Can you feel the beat in my heartbeat beat through?
I could make you happy, I could make you love me,
I could disappear completely,
I could be your love song,
I could be long gone, I could be a ghost in your eardrum.
When you sleep will it be with me?
[...]
Mary Lambert – When you sleep


Elena prega in silenzio che Damon stia dormendo, o leggendo un libro, o che sia fuori di casa, magari – sarebbe perfetto, davvero – perché altrimenti non c'è la minima possibilità che le riesca di sorprenderlo. Come se non fosse già abbastanza difficile.

Infila la chiave nella toppa, facendo meno rumore possibile, e tiene la gabbietta con una sola mano, cercando di non inclinarla per non disturbarne l'occupante – spinge la porta con la spalla e, dando prova di invidiabile coordinazione, la richiude senza far cadere né la gabbia né la busta, che tintinna traditrice ad ogni movimento.
L'appartamento sembra tranquillo, ma sa per esperienza che questo non significa nulla – ci sono sere in cui lui le arriva alle spalle tanto silenziosamente che è ancora capace di farla sobbalzare, quando riposa a volte neppure respira e quando lavora nel suo studio (e chi l'avrebbe mai detto che Damon Salvatore sarebbe finito a fare l'illustratore) può non parlare per ore.

Appoggia cautamente a terra entrambi i suoi carichi, si toglie le scarpe e poi si china per aprire lo sportello del trasportino. Resta immobile lì a fianco, senza azzardare gesti bruschi verso l'interno.
Qualche secondo dopo, la testolina scura della gatta fa capolino, il musetto curioso mentre si guarda intorno – è coraggiosa, così piccola e intrepida, ed Elena ha un novantanove virgola nove percento di probabilità che Damon la adori per questo.

Sbuffa, divertita, quando la piccolina muove un paio di passi in avanti, incerta sulle zampe dopo il viaggio in auto – sempre con movimenti lenti e misurati, per non spaventarla, le avvicina le dita e attende pazientemente che finisca di annusarla, poi la prende in braccio e le bacia il capo, prima di dirigersi verso la loro camera.

Entra in punta di piedi, ma si rende presto conto che è completamente inutile – Damon non c'è, e a questo punto esclude che sia in casa, l'avrebbe già sentita.
Si avvicina al letto e ci si arrampica sopra, sempre tenendosi stretta la gattina – si siede a gambe incrociate sulle coperte, lasciando che le si accoccoli in grembo.

Le accarezza distrattamente la schiena, e lei inizia a fare le fusa, gli occhi socchiusi – Elena si guarda intorno, sorridendo.

La stanza è diventata, in quei mesi, un curioso miscuglio di lei e Damon – non si sono portati dietro il letto di Mystic Falls, ma quello che ha scelto lui è altrettanto grande, e si è rifiutata categoricamente di mettere pannelli scuri ai muri e tende rosse alle finestre, quindi dopo un mese e mezzo di battibecchi si sono decisi per un azzurro chiaro che assomiglia in modo sospetto a quello dei suoi occhi –, come non aveva potuto essere del tutto in Virginia.
Certo, stanno ancora arredando ed è sicura che dovrà combattere altre mille battaglie – soprattutto perché no, non ha intenzione di creare una versione in miniatura del salone della pensione nel suo salotto –, ma non le importa. È troppo felice perché le importi, e ha quasi paura, Elena, perché anche se sembra davvero che tutto possa andare bene, ora, c'è sempre la remota possibilità che succeda qualcosa di orribile che li richiami indietro, nel pericolo e nell'incertezza e l'unica cosa che vuole veramente è poter vivere quell'eternità senza la paura che un giorno tutto crollerà di nuovo.

Non può, ovviamente. Si limita a sospirare, deliziando la micetta con un paio di grattini dietro le orecchie.
 

Quando Damon rientra, non ha idea di quanto tempo abbia effettivamente passato a carezzare il nuovo acquisto – potrebbero essere dieci minuti come un'ora, per quel che la riguarda.
Inclinano entrambe la testa di lato, incuriosite dal rumore – la piccola probabilmente anche dal nuovo odore sconosciuto, lei semplicemente divertita dallo stropiccio familiare della plastica. A quanto pare non è l'unica ad aver fatto compere – avrà deciso che alla fine fare la spesa non è poi così inutile.

È strano che Damon rincasi a quell'ora – a giudicare dalla luce saranno le sei o le sette, lui che torna quasi sempre prima di lei, quanto meno per non farla preoccupare.
Aggrotta la fronte, stupendosi che non abbia immediatamente notato le borse abbandonate sul pavimento, mentre ne segue mentalmente i movimenti – ora è in cucina, sta rovistando da qualche parte. Lo sente fermarsi per un secondo, probabilmente per cercare di capire se è in casa.

Lo fanno spesso, loro due – è quasi un gioco, il riuscire a riconoscere il respiro dell'altro, l'avvertire la sua presenza da tutti quei piccoli suoni che il resto del mondo può tranquillamente ignorare. Damon è molto più bravo di lei, ed Elena non saprebbe dire se si tratta di naturale predisposizione o se è dovuto al fatto che, anche come vampira, è tremendamente rumorosa.

Tenta di restare immobile, pregando che la palla di pelo non scelga di miagolare proprio adesso – grazie al cielo non lo fa, e poco dopo lui continua a fare quello che stava facendo.

Qualsiasi cosa sia.
Si trattiene dallo sbuffare, divertita, e si alza per raggiungerlo, sollevando con delicatezza la gattina.

 

Non è minimamente preparata alla scena che le si presenta davanti quando entra in salotto, né avrebbe dovuto vederla ora, suppone.
È quasi troppo buio, con le tapparelle abbassate, Damon le dà le spalle mentre sistema un paio di candele sul tavolino e sparse su ogni superficie disponibile ci sono qualcosa come trenta rose rosse.

Non sa cosa dovrebbe pensare, Elena, e a dire il vero non sa nemmeno come comportarsi – potrebbe schiarirsi la voce e farsi vedere, oppure indietreggiare con tutta la calma del mondo e fingere di non essersi accorta di nulla.
Ha già deciso per la seconda opzione, quando la gatta decide che è il momento ideale per starnutire.

Lui si volta di scatto, tanto velocemente da spaventarla, e lo sguardo che le lancia è qualcosa di assurdamente esasperato.

Ci sono momenti – certe notti esauste o pomeriggi afosi in cui oziano su un prato senza neppure parlarsi, godendo in silenzio della presenza dell'altro – in cui Damon la guarda e nei suoi occhi Elena vede loro. Solo loro due, come se tutte le volte che la sfiora riviva ogni sofferenza e ogni vittoria, e non può dargli torto, Elena, perché da quando ha riavuto i suoi ricordi non può fare a meno di soffermarsi su dettagli che nemmeno credeva di poter ricordare (ed era stato incerto e pericoloso e sì, Elena avrebbe preferito evitare di rivivere la perdita della sua migliore amica, ma lei doveva aver visto qualcosa, nel suo sguardo, la mancanza e il bisogno e il dolore – e l'occhiata che si era scambiata con Damon le aveva fatto pensare che sapesse qualcosa di cui lei era all'oscuro, invece).
Questo non è uno di quei momenti, in realtà.

Accenna un mezzo sorriso – se potesse arrossire, arrossirebbe –, e gli porge la gatta come un'offerta di pace.
Lui la studia con malcelata sorpresa, poi sospira e si passa una mano sul viso.

Elena non riesce a capire se stia cercando di trattenere una risata o se sia solamente molto perplesso.

«Non posso crederci.» ora sta ridendo davvero, di una risata strana, aperta, come non lo sente quasi mai fare – la risata delle belle notizie, dei giorni in cui tutti sopravvivono.
Un secondo e lui la sta abbracciando, il viso affondato nei suoi capelli – la gattina soffia, spaventata dal movimento repentino, e salta giù, andandosene impettita.
Lei quasi non se ne accorge, non con Damon che la tiene stretta in questo modo, come se dovesse trattenerla dall'andarsene anche quando sa benissimo che non potrebbe – che non vorrebbe mai – essere in nessun altro posto al mondo.
Nasconde un sorriso nell'incavo del suo collo, le braccia sulle sue spalle – gli arruffa i capelli e ride di rimando, sollevando il capo per lasciarsi baciare.

«E questo per cos'è?» mormora sulle sua bocca, senza smettere di ridacchiare – lui la bacia di nuovo, leggero, e alza gli occhi al cielo, prima di risponderle.
«È una serata speciale. L'avevo programmata in un certo modo, ma possiedi l'incredibile capacità di distruggere la maggior parte dei miei tentativi di sorprenderti.» incrina le labbra in un ghigno a metà fra il genuinamente divertito e il disperato, ed Elena si morde l'interno di una guancia, imbarazzata.

Lui scuote la testa, come a dirle che non importa, e lei sa benissimo che davvero non importa, ma le dispiace in ogni caso.
Non capisce comunque, però – hanno fatto un anno di anniversario solo un mese prima, quindi non può essere per quello.

«Cosa festeggiamo?» lui le sfiora la schiena con carezze circolari, rassicuranti, chinando il volto per sussurrarle all'orecchio.
«Beh... festeggiamo il giorno in cui mi sono innamorato di te.» un bacio alla base del collo, un brivido che le corre lungo la spina dorsale al sentire il suo sorriso impresso sulla pelle.

«E anche se avevo deciso di essere tradizionale, per una volta, per questa volta – perché so perfettamente che ci sono momenti nella vita delle persone, persino nella nostra, che dovrebbero essere perfetti – è evidente che non siamo fatti per le candele e le rose e le cene fuori.» Damon prende un respiro profondo, ed Elena ha quella sensazione alla bocca dello stomaco che le dice che avrebbe dovuto capirlo prima perché sta succedendo, davvero sta succedendo.

Nemmeno si accorge che lui ha portato una mano alla tasca dei jeans, non finché non si allontana e lei avverte un peso sconosciuto nell'incavo dei seni.
Si porta una mano alla gola, trovando il filo sottile di una catenella e, seguendolo, la compattezza circolare di un anello.

Le si spezza il respiro, e veramente vorrebbe dire che non sta per piangere, ma mentirebbe – lui la guarda (la guarda davvero, la guarda e rivede nei suoi stessi occhi tutto quello che sono stati e tutto quello che potrebbero essere) e sorride e non ci sarebbe nessun bisogno di dirlo, di chiederlo, ma perché fermarlo, ormai?
Non si inginocchia, Damon, ma le prende la mano sinistra e se la porta alle labbra, come aveva fatto quella prima – seconda – volta, e continua a guardarla negli occhi, lasciandole fra le dita ogni parte di lui.

«Elena Gilbert, ora che è stato confermato più e più volte che senza di te non saprei che farmene di questa eternità... vorresti concedermi l'onore di condividerla con me?» è senza respiro, per un attimo crede di non riuscire neanche a rispondergli – non perché non voglia farlo, è da quando ha cinque anni che aspetta questo momento e anche se quando aveva cinque anni aveva immaginato le rose e le candele, ora sa benissimo che non lo avrebbe voluto in nessun altro modo. Non sarebbe stato così lui, altrimenti, così loro, e non c'è nulla più perfetto della loro imperfezione.

Quindi ride, Elena, perché se non ridono quella notte non rideranno mai più – ride e gli getta le braccia al collo con tutta la forza che ha, e ride ancora più forte quando lui la solleva di slancio, come farebbe con una bambina entusiasta.
«Sì.» un bacio, i suoi occhi brillanti di quella che non è nient'altro che felicità – niente ombre, niente morte, quella notte, niente di sottinteso.

«Per sempre.»

 

Più tardi, quella notte, mentre Damon la culla fra le braccia, chiamando il suo nome fra le ciocche arruffate dei suoi capelli, la gatta ancora senza nome li raggiunge sul letto, miagolando di disappunto per essere stata ignorata tanto a lungo.
La fissano entrambi per un paio di secondi, poi Elena ride – di nuovo, perché è tanto felice che crede non smetterà mai più – e si allunga a trascinarsela in grembo.

Damon appoggia il mento alla sua spalla, sfiorandole la fronte con la punta delle dita, e quella gliele lecca senza nemmeno preoccuparsi di annusarlo.
Elena arriccia il naso, divertita, e gli bacia una guancia, sorridendo.

«Le piaci.» lui le lancia un'occhiata che dice tutto – come farei a non piacerle? – e si limita ad aggrottare la fronte.
Appoggia il capo sul suo petto, arricciando pigramente il pelo della micetta, e sorride di quel sorriso luminoso che vede solo lui, in quelle loro notti buie e segrete di gioie sussurrate.

«Ti amo.» dice, perché non c'è nient'altro da dire.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: Soqquadro04