24 dicembre
Una
cravatta sulla sedia, ripiegata impeccabilmente.
La camicia
sul maggiordomo, sovrastata dalla giacca, senza pieghe.
Non c’era dubbio, Neji Hyuuga
era proprio un perfezionista.
Mentre
l’acqua scorreva sui suoi addominali sportivi pensava con
una punta celata di colpevolezza che non era affatto male, quel primo giorno a
casa dal lavoro: il 24 dicembre, vigilia di Natale. Lo avevano mandato a casa a
forza dallo studio presso il quale lavorava, ma lui si era comunque
fatto dare copia delle chiavi per reperire qualche pratica sotto Natale, e
studiarsela con calma a casa. Uscì dalla doccia, si saldò un asciugamano
intorno alla vita e si diresse verso suddetta pratica mentre
malediceva i capelli che gli scendevano oltre le spalle in una cascata corvina,
unico vezzo in una vita superorganizzata, e
gocciolavano incuranti sul pavimento bianco del bagno marmoreo. Non fece in
tempo a stringerli in un asciugamano che il suo cellulare squillò. Magari era
il capo.
O magari Tenten, dato la suoneria idiota che
campeggiava: “Né, guarda un po’ chi ti ha
scritto?”.
Indovina, pensò ironico lo Hyuuga, dato che c’è la tua voce…ma senza accorgersene sorrideva.
Prese il
cellulare e lo aprì, leggendo il messaggio:
Ehi Stakanov, lo sai che dobbiamo
fare una torta, sì? Passo da te?
Non
passarono cinque minuti – alias, non fece in tempo a vestirsi del tutto, che il
campanello trillò.
“Neji? Ci sei? Dobbiamo fare la torta…”. Non aveva fatto in
tempo nemmeno ad infilarsi la maglia. Non che a Tenten dispiacesse. Tanto che la sua protesta “C’è
un ottimo pasticciere qui vicino…” passò inosservata, e quando la ragazza si
riebbe (solo nel momento in cui lui si infilò
effettivamente una maglietta), ebbe il coraggio di continuare:
“Allora ho
farina uova…” procedette la ragazza estraendo ogni ingrediente che nominava da
una grossa busta bianca.
“Anche il panettiere fa cose niente male…” intervenne di
nuovo Neji. Poi pregò immediatamente di passare inudito.
“Neji Hyuuga, finiscila in questo
momento e vieni a darmi una mano!” protestò veemente Tenten.
Neji prese seriamente in considerazione l’idea di
togliersi di nuovo la maglia, nonostante fossero in pieno dicembre. E invece di nuovo, da bravo, onesto coglione
quale era, tentò di argomentare:
“Ten,
senti, io almeno so ammettere i miei limiti…”
Pessima
idea. Tenten si voltò con fare minaccioso. “Vorresti
insinuare qualcosa?”
“Certo che
no…” mormorò Neji arretrando inconsapevolmente di
qualche passo.
“Très bien.” Annuì
allora la ragazza con maldestro accento “Dov’eravamo? Ah, sì:
400 millilitri di latte…Neji, quanti sono 400
millilitri?”
Il ragazzo
sbuffò: “Ho fatto economia, non agraria.”
“Sì, ma
queste sono cose che servono nella vita di tutti i giorni, Neji,
si chiama ‘senso pratico’” lo rimproverò lei.
Neji
alzò un sopracciglio ma non osò parlare.
“Niente
commenti” arrivò fulminante l’avvertimento di Tenten.
“Economicamente
parlando” cominciò Neji con aria
professionale “sarebbe molto più produttivo andare a comprare la torta…”
“Farla in
casa costa molto di meno, scherzi?” protestò Tenten “Non tutti facciamo Hyuuga
di cognome” sbuffò poi.
“Non se la
devi rifare due volte” la corresse Neji
“Essendo ottimisti” aggiunse sottovoce.
“Stammi
bene a sentire, Hyuuga” si adirò allora Tenten prendendolo per il colletto della maglia “Non- mi-farò-battere da InoSakuraHinata, chiaro?”.
Neji, vedendosela brutta, tentò la via
della ragionevolezza: “Ten, non è necessario saper cucinare nella vita:
esistono tanti buoni fastfood, e slowfood,
e…”.
“Ma
proprio non capisci allora, è una questione di orgoglio
femminile!” protestò la ragazza, le guance arrossate e le mani sui fianchi “Non
posso essere l’unica che non è in grado di mettere insieme almeno un dolce…”
“Ma se lo compri in pasticceria e lo spacci per tuo…”.
“È anche
una questione di onestà” mormorò Tenten
piano, gli occhi che le si riempivano di lacrime.
“Ten, ehi,
Ten…” le fece allora morbido Neji,
prendendola tra le braccia. Non gli era mai piaciuto vederla piangere, anzi,
era una delle cose che detestava di più sulla terra: lo faceva sentire maledettamente
impotente, e straordinariamente inutile. “Scusa” mormorò piano carezzandole i
capelli “Non volevo…mi dispiace”
“Non è
colpa tua” mormorò allora lei, tirando su col naso, come una bambina “Hai
ragione, faremmo molto prima a comprarla, ma mi piacerebbe…mi piacerebbe dire di averla fatta io, una volta tanto…è che Sakura è un medico
eccellente, Ino una giornalista in carriera, Hinata
un’insegnante coi fiocchi…e io sono sempre, solo Tenten,
che ci mette sette anni per laurearsi, che…”
Lui la
interruppe riportandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio “Ten, hai
lavorato intanto, ti sei pagata gli studi e un appartamento lontano da casa…”
Lei
sembrava non ascoltarlo, o meglio, sembrava pensare che le motivazioni addotte
da Neji non fossero un argomento sufficiente contro quelli, oppressivamente schiaccianti, delle sue amiche. In
fondo anche Ino lavorava part time al negozio di
fiori del padre, anche Sakura dava ripetizioni di matematica per racimolare
qualche soldo, anche Hinata aveva fatto la scelta coraggiosa
di rifiutare ogni favoritismo che la posizione illustre della sua famiglia non
avrebbe faticato a concederle. In fondo tutte le sue
amiche erano super, erano speciali, e lei era solo la solita, normale, buffa Tenten. La ragazza disimpegnata che faceva ridere a ogni occasione, la fatina del buonumore per tanti, la
persona fondamentale per nessuno.
“…e non sono capace di cucinare, né di parlare decentemente
una lingua né di…di avere te!” vomitò tutto insieme Tenten,
in un’accozzaglia di rimorsi e paure, mentre Neji le
carezzava gentilmente la schiena, senza più gli imbarazzi dei primi tempi.
Il ragazzo
le prese la mano e si sedette sul divano bianco di pelle, accompagnandola
gentilmente a sedersi su lui.
“Ten…Ten
ascoltami” mormorò piano, portando il viso di lei a
incontrare il suo, le loro fronti a contatto: “Non sarai capace di cucinare”
sorrise delicato “o di parlare decentemente una lingua” aggiunse mentre Tenten singhiozzava, frustrata. Lui non si diede per vinto,
le carezzò una guancia e continuò in un sussurro, quasi vergognandosene
“ma sei stata tu che mi hai fatto cambiare, ero io quello fallito: avevo
una laurea con lode ma non sapevo come mettere in piedi una relazione umana, né
tanto meno farla funzionare…se non ci fossi stata tu, sarei stato io il
fallito”.
“Neji…” le pupille di Tenten si
allargarono improvvisamente nella nebbia del suo sguardo.
“Lo so che
non te l’ho mai detto” sussurrò Neji giocherellando
con le dita di lei, intrecciate con le proprie “che
sono ancora un disastro a esprimere le mie emozioni e a farti capire quanto
vali, che è un casino vivere con me che faccio degli orari impossibili e che metto
su dei musi intrattabili per un conto che non torna…”
“Non è
colpa tua…” lo fermò allora Tenten,
tappandogli la bocca “tu sei stato…sei
sempre stato il mio sogno, lo sai - brutto megalomane egocentrico” si
sforzò di ridere piantandogli un pugno in pancia.
Neji la
fermò prendendole le mani, poi se le portò sulla nuca, mentre la attirava a sé.
“Ti amo, lo sai?”
Tenten
sentì un brivido percorrerle la schiena: gliel’aveva detto così poche volte, e
lei aveva così tanto bisogno di sentirselo dire…Perché pensava ancora di non
meritarselo, Neji Hyuuga,
pensava ancora che un giorno qualcuno l’avrebbe svegliata dicendole che era
stato bello ma falso, pensava ancora che non sapeva
perché l’avesse scelta, ma…ma con quelle poche parole, tutto svaniva come una
bolla di sapone.
“Senti, sognatrice” proseguì poi Neji stringendola a sé “che ne dici
se passiamo più tardi in pasticceria e impieghiamo in modo più utile tempo ed
energie?”
“Dico che
sei un manipolatore…” cominciò lei mentre lui le
baciava il collo.
“Maledetto…”
continuò mentre Neji le
faceva scorrere una mano sulla schiena.
“Irresistibile…”
ammise mentre lo sentiva sorridere sulla sua pelle.
“…Revisore
contabile, che non otterrà ciò che vuole finché non mi aiuterà a fare la mia torta secondo la ricetta di mia nonna, che in realtà
è quella di Sakura che le ho estorto sotto tortura la settimana scorsa!”
Neji avrebbe
voluto conservare un’espressione annoiata, ma non riuscì
a trattenere un sorriso genuino: “Chi è che manipola, tra noi?”
“Io
convinco, è diverso” sbuffò giocosamente Tenten
alzandosi e allacciandosi il grembiulino di pizzo che si era portata dietro.
Oh sì, pensò Neji alzandosi in piedi senza staccarle gli occhi di dosso,
rassegnato al suo destino, sei davvero convincente. Guardò l’orologio
e sospirò: mancavano poche ore a mezzanotte, poi sarebbe stato Natale.
Massì, mi prendo anche il tempo di rispondere alle recensioni!
Celiane4ever:
ecco, ora la tua felicità pre-natalizia può dirsi
completa, a meno che la ff non ti abbia
schifata! XD Lo sai che io temo sempre a scrivere NejiTen,
ma come ogni volta mi rimetterò al tuo sommo giudizio!
Sakurina: Luly, rispondo per lo SHikaIno, per il quale ho la diretta responsabilità! Come
già ti ho detto, ho fatto una gran fatica a scrivere KibaIno, ma sono felice che ti sia piaciuta: nel caso, ne è
valsa la pena! Un bacione one one, tua neesan.
Mimi18:
Mimi! *corre con le lacrime agli occhi verso la Minnie* questa shottina è anche un po’ tua, dati i personaggi! Ma secondo te, potrò mai io scrivere del vero KibaIno? Shika e Ino si amano, punto. E come magistralmente scrive
Eleanor: o insieme o morti. Ù.ù
Dunque grazie, grazie, grazie. E Buon Natale!
bacio