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Autore: Erin    13/04/2015    6 recensioni
"Cosa volevo ottenere? Me l'ero chiesto spesso, ma la verità era che non volevo altro che guardarlo, come una cosa bella da cui non riesci a distogliere l'attenzione. Prima evitavo accuratamente di osservarlo quando ero con Harry e Ron, adesso, seppur con riguardo, lo facevo in ogni momento che mi era possibile. Mi piaceva? Non lo sapevo nemmeno io. Ero al sesto anno inoltrato e molte cose che erano accadute nel passato mi dissuadevano sicuramente dall'interessarmi a lui in quel senso. Eppure i miei occhi sfuggivano ai ragionamenti e ai pensieri, continuando a seguirlo."
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Primo Capitolo


Eravamo a lezione di pozioni quel giorno. L'inverno stava lentamente sfumando verso un clima meno rigido; la neve che trovavo posata sui giardini di Hogwarts, la mattina presto, aveva lasciato spazio alla brina. Osservai dalla finestra dell'aula una delle ultime gocce scivolare via da una foglia e cadere nella terra, che l'assorbì in pochi istanti.

Mi voltai a seguire ciò che stava accadendo alla lavagna. L'aula, come sempre, era divisa simmetricamente in due parti, a sinistra i Grifondoro e a destra i Serpeverde. Io sedevo al mio solito banco, accanto a Harry, mentre Ron stava dietro di noi accanto a Lavanda.

Il professor Piton stava facendo una lezione teorica sugli estratti vegetali velenosi che spesso usavamo nelle nostre pozioni, i loro molteplici usi e i pericoli in cui potevamo incorrere.

Mi portai il retro della matita alla bocca, facendo scorrere il bordo della piccola circonferenza tra le mie labbra, assorta a guardare alla mia destra.

Draco Malfoy aveva la cravatta leggermente allentata, un gomito poggiato sulla gamba e l'altro sul banco, con la camicia arrotolata e una piuma tra le mani. I suoi polpastrelli erano leggermente macchiati di inchiostro, ma l'avevo notato solo dopo circa cinque minuti che li guardavo. Le unghie erano tagliate perfettamente, non mangiucchiate come quelle di Ron; portava i capelli più lunghi, quell'anno, perciò nonostante li avesse sistemati all'indietro, alcune ciocche gli lambivano le sopracciglia e alcune addirittura gli zigomi. Mentre notavo questi dettagli, lui lasciò la piuma per un istante e si passò la mano tra i capelli, poggiandoli sul lato destro, lasciando il sinistro scoperto; aveva un fila di tre nei dietro l'orecchio. Lo vidi passarsi la lingua sulle labbra, poi premerle l'una contro l'altra. La mano che teneva abbandonata sotto al banco s'intrecciò attorno ad un laccio che usciva dalla sua tracolla di pelle, così prese a giocarci, facendoselo passare tra le dita.

« Signorina Granger? »

« Mh? »

Mi voltai a guardare il professore; accanto al suo viso galleggiava un gessetto bianco che aspettava di scrivere la continuazione della formula per distillare il veleno di elleboro.

« Oh, radice di due » risposi dopo un attimo di esitazione, così il professore continuò a scrivere.

Mi voltai nuovamente a guardare Draco ma stavolta incrociai il suo sguardo: i suoi occhi erano così chiari che la pupilla nera risaltava come in un lago pulito.

Distolsi l'attenzione da lui, scrivendo qualche appunto. Quando fu trascorso qualche minuto, tornai a guardarlo. Scriveva anche lui: la piuma oscillava sotto i movimenti decisi del suo polso; le ossa erano definite e i nervi tirati, notai che aveva una presa molto virile. Le dita erano lunghe, forti, mentre girava la pergamena per scrivere sul retro. Lo vidi distendere le labbra sui denti per sorridere appena al suo compagno di banco, Blaise Zabini, poi tornare a prestare attenzione alla lavagna.

« Allora per domani voglio un tema sull'argomento trattato oggi » ultimò Piton, sistemando dei fogli in un plico di pelle e uscendo dall'aula.

Sia Grifondoro che Serpeverde si alzarono, infilando le loro cose in borsa per raggiungere il corso successivo. Draco era molto ordinato, benché facesse tutto in maniera rapida e ferma. Le sue pergamene erano perfettamente allineate prima di chiudere la borsa, la piuma l'aveva riposta in un astuccio rigido e all'inchiostro aveva stretto bene il tappo. Si era poggiato il maglione sulle spalle e aveva infilato la bacchetta in tasca, si era passato di nuovo i capelli dietro, che però erano ricaduti in ciocche sul lato destro. Poi aveva aspettato qualche attimo Blaise, guardando fuori dalle finestre. Io potevo vedere la sua pelle chiara illuminata dal sole forte di quella giornata, le pupille ridursi a un punto e la fronte corrucciarsi appena per la troppa luce. Poi si era voltato ed era uscito.

Avevo raccolto in fretta le mie cose e avevo seguito Harry e Ron al piano superiore, per la lezione di trasfigurazione a cui avrei trovato di nuovo lui.

Entrando, salutai con un cenno del capo la McGranitt, poi passai accanto al banco di Malfoy, avvertendo un profumo molto bello, che mi fece istintivamente voltare. Ci scambiammo un'occhiata rapida, poi tornai a camminare e a trovare un banco dove prendere posto.

Draco aveva indossato il maglione perché l'aula era molto fredda; aveva il collo della camicia da una parte infilato nello scollo, dall'altra parte appoggiato appena fuori: avrei voluto sistemarlo.

Da quanto tempo osservavo Draco Malfoy in quel modo? Circa un mese o poco più. Non sapevo quando e come avevo cominciato, ma guardarlo mi piaceva. Aveva una gestualità molto attraente e delle espressioni del viso particolarmente belle quando non sapeva di essere guardato.

Ormai, era diventato impossibile smettere di seguirlo con gli occhi: era entrato nella mia routine. A colazione nella Sala Grande, durante le lezioni, tra gli spalti guardando una partita di Quidditch – il mio binocolo intercettava sempre la sua traiettoria – nei corridoi tra un impegno e l'altro o a studiare in biblioteca, mentre camminavo tra gli scaffali, attraverso gli spazi tra i libri.

Cosa volevo ottenere? Me l'ero chiesto spesso, ma la verità era che non volevo altro che guardarlo, come una cosa bella da cui non riesci a distogliere l'attenzione. Prima evitavo accuratamente di osservarlo quando ero con Harry e Ron, adesso, seppur con riguardo, lo facevo in ogni momento che mi era possibile. Mi piaceva? Non lo sapevo nemmeno io. Ero al sesto anno inoltrato e molte cose che erano accadute nel passato mi dissuadevano sicuramente dall'interessarmi a lui in quel senso. Eppure i miei occhi sfuggivano ai ragionamenti e ai pensieri, continuando a seguirlo.

Lo guardai anche in quel momento, mentre sistemava di nuovo le sue cose nella tracolla nera e si allentava maggiormente la cravatta verde-argento. Uscì dall'aula di trasfigurazione, diretto alla Sala Grande per il pranzo. Feci lo stesso, seguendo Harry e Ron, finché, dopo aver superato la soglia di pochi passi, mi accorsi di aver lasciato il maglione appoggiato sulla sedia alle mie spalle.

« Oh, il maglione! » esclamai, guardandomi dietro. Mi voltai davanti. « Ragazzi, un attimo solo. »

Loro annuirono, si fermarono al centro del corridoio e io tornai in aula, dirigendomi verso il mio banco. Poggiai la borsa sul ripiano, afferrai il maglione e lo indossai, sistemandomi la camicia e la cravatta. Quando mi voltai, trovai Draco Malfoy.

Non l'avevo mai visto così vicino mentre guardava me e nient'altro. I suoi occhi erano affusolati e le sopracciglia così chiare da sembrare bianche. Il collo della camicia gli lambiva il collo latteo, gli zigomi erano fermi e la linea della mascella decisa eppure quasi femminile.

Non sapevo cosa volesse. Mi guardava fisso, senza parlare, con le mani ficcate in tasca, alto almeno venti centimetri più di me.

« Cosa si prova? » disse infine, dopo un tempo lungo in cui avevo smesso quasi di respirare.

« Cosa... ? »

« Ad essere fissati con insistenza » chiarì lui. Le mie guance avvamparono, sebbene avessi preferito che restassero bianche.

« Perdonami » mi scusai, abbassando lo sguardo. Lo aggirai, diretta alla porta, per scomparire dalla sua vista e non sentire più quelle parole pungermi la faccia.

« Non provi nemmeno a negare? » mi chiese la sua voce.

Mi voltai appena, già sulla soglia. Scossi la testa. « Servirebbe? »

« No » rispose lui, dopo un attimo di esitazione.

Lasciai l'aula, raggiungendo i borbottii di Ron che si lamentava perché aveva fame. Mi misi al centro tra i due, camminando, senza voltarmi indietro, per paura di trovarlo a guardarmi. Non volevo che mi guardasse, non lo avrei più guardato.




***


Questa ff è stata scritta in un momento di nostalgia, mentre girovagavo su efp e ricordavo i vecchi tempi. Sarà abbastanza breve, ma spero che possa piacervi. Un caro saluto a chi ancora commenta le mie storie e continua a seguirmi, ma anche a chi comincia a seguirmi adesso.

Ps. Il titolo è preso da un verso della canzone Transatlanticism dei Death Cab For Cutie.

  
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