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Autore: Ayumi Yoshida    13/04/2015    3 recensioni
“Ti piace Kushina-san?”
Il tono di voce di Jiraiya-sensei era chiaramente provocatorio, ma Minato non parve accorgersene, perché alzò le spalle e lo fissò, in tutta risposta, con gli occhioni sgranati. (...)
“Ti piace Kushina-san?” gli chiese, allora, mentre erano in pausa, facendo in modo che la stessa identica scena accaduta anni prima si ripetesse. Il tono di voce di Jiraiya-sensei era provocatorio allo stesso modo, ma, questa volta, Minato abbassò gli occhi sommessamente e annuì.

Un rapporto non nasce dal nulla: si crea, si sviluppa, cambia, e in questa fic ho cercato di descrivere quello di Minato e Kushina con una certa impronta di realismo. Non segue il manga, è una vicenda tutta nuova.
Spero vi piaccia. ^^
Prima classificata al "Mon amour..." [Naruto contest] di Maiko_chan e vincitrice dei premi "miglior IC", "premio della giuria" e "miglior pairing"
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jiraya, Kushina Uzumaki, Minato Namikaze | Coppie: Minato/Kushina
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Due

Parte seconda – Men che meno Kushina Uzumaki

 

“Ti piace Kushina-san?”

Il tono di voce di Jiraiya-sensei era chiaramente provocatorio, ma Minato non parve accorgersene, perché alzò le spalle e lo fissò, in tutta risposta, con gli occhioni sgranati.

“Non saprei dirle, sensei… Ho avuto l’occasione di parlarle poche volte. Di solito se ne sta sempre da sola e non vuole partecipare a nessuna attività. Mi chiedo se ci sia qualcosa che la turba!”

“Ehi, ehi, non volevo arrivare a tanto!” Il maestro rise mentre lo guardava assottigliando gli occhi. Aveva avuto sin dall’inizio l’impressione che Minato Namikaze fosse troppo maturo per la sua età, e se ne stava convincendo sempre di più da quando l’Hokage gli aveva dato il permesso di allenarlo da solo dopo le lezioni dell’Accademia. Quel bambino aveva qualcosa che gli permetteva di leggere dentro gli altri soltanto guardandoli negli occhi, e quella Kushina Uzumaki di segreti dolorosi da nascondere doveva averne molti, data la fretta e la riservatezza con cui era stata fatta arrivare dal villaggio del Vortice.

Però Minato aveva anche un difetto, non si rilassava mai, ed era un po’ dura stargli dietro e fargli capire quando scherzasse o meno, come in quel caso. Aveva quasi deciso di rivelargli che lo stava prendendo in giro per divertirsi un po’, ma poi si disse che non ce n’era bisogno, perché tanto lui non avrebbe capito: era concentrato soltanto sul suo allenamento, sui suoi studi e su quella pausa che stavano facendo prima di terminare l’affinamento di una nuova tecnica e rientrare a casa. Il resto non gli interessava, men che meno Kushina Uzumaki.

 

Quel pomeriggio, mentre si recava al campo di allenamento con Jiraiya, si erano imbattuti in Kushina, ed ella li aveva salutati con parecchia freddezza.  Minato era stato sovrappensiero durante tutto l’allenamento, anche se, guardandolo, non si sarebbe detto: non sembrava distratto, né aveva mai sbagliato un movimento. Di solito Jiraiya invidiava questo suo lato, perché lo avrebbe aiutato ad andare lontano, ma quel giorno io suo allievo gli faceva un po’ di tenerezza: era completamente preso da Kushina e non riusciva a pensare ad altro, lui che lo conosceva bene poteva affermarlo con certezza. Mentre gli anni passavano, aveva visto il suo alunno e i suoi sentimenti verso quella strana ragazza crescere in intensità giorno dopo giorno, fino a svelarsi e non poter più restare nascosti, anche se non ne avevano più parlato. Con Kushina stavano sempre insieme, facevano praticamente tutto insieme, ma ormai aveva diciotto anni e aveva capito molte più cose rispetto a quando era un bambino.

“Ti piace Kushina-san?” gli chiese, allora, mentre erano in pausa, facendo in modo che la stessa identica scena accaduta anni prima si ripetesse. Il tono di voce di Jiraiya-sensei era provocatorio allo stesso modo, ma, questa volta, Minato abbassò gli occhi sommessamente e annuì.

“Non devi vergognarti!” esclamò allora per rassicurarlo, trattenendo un sorriso: non l’aveva mai visto comportarsi in quel modo. Il ragazzo sospirò tristemente e sollevò lo sguardo.

“Non so cosa fare, sensei.” confessò controvoglia “Credo di aver fatto qualcosa che non dovevo. Ultimamente Kushina-san è molto fredda con me.”

“Ah.” Jiraiya lasciò che quelle parole si perdessero nell’aria mentre cercava di riordinare i pezzi di quella storia. Non credeva che Minato avesse potuto combinare davvero qualcosa di grosso, perché era troppo ligio al dovere e rispettoso persino per pensarci. Era lei, il problema.

Non aveva creduto a ciò che gli aveva raccontato l’Hokage finché non vi aveva assistito con i suoi occhi, e ne era rimasto intimamente sconvolto. Kushina Uzumaki era violenta, iraconda e non temeva nessuno. Non si era fatta problemi a dargli un pugno sul viso quando l’aveva scoperto a fissarle il seno più a lungo del dovuto, anche se lui era uno dei ninja leggendari e se si trovavano al cospetto dell’Hokage. Capiva bene perché Minato temesse che lei fosse di cattivo umore: da quella ragazza non si sapeva mai cosa ci si doveva aspettare.

“Dai, magari ti ha guardato male soltanto perché eri con me.” tentò di consolarlo, glissando, però, sul perché della sua affermazione, ma il suo alunno non gli sembrò affatto convinto da quelle parole. Era un peccato, perché anche a Kushina lui piaceva: gli occhi adoranti e splendenti con cui l’aveva guardato quando lo avevano appuntato Jonin la settimana prima non potevano mentire, ma Minato non avrebbe mai potuto accorgersene, inesperto com’era su certi argomenti. Decise di farglielo notare, sperando che in quel modo almeno la situazione si sarebbe sbloccata.

“Perché non glielo dici?” gli propose improvvisamente, guardandolo con un sorriso bonario “Quanto tieni a lei. Sono certo che anche a Kushina-chan tu piaci.”

“Lo pensi davvero, sensei?” gli chiese Minato, il tono di voce stranamente concitato. “Ho paura che lei non mi creda se glielo dico.”

“Ti crederà. Fidati di me.”

 

Jiraiya non avrebbe saputo dire in che momento a Minato fosse esattamente cominciata a piacere Kushina Uzumaki, perché, quando se n’era accorto, lo aveva già visto talmente assorto e sospeso tra i pensieri che aveva immaginato fosse da tanto, tantissimo tempo. Si ripromise che doveva chiederglielo in qualche modo, magari con una delle sue solite battute, mentre a passi veloci si recava verso i campi di allenamento.

Kushina Uzumaki non era stata mandata in missione, quindi doveva essere ad allenarsi con i suoi compagni di squadra, a quell’ora. Intravide i suoi lunghissimi capelli fiammanti da lontano e prese ad avvicinarsi con aria oziante fischiettando, le mani ben affondate nelle tasche. In un attimo, come se lo avesse fiutato, Kushina interruppe la sua serie di mosse e si voltò di scatto, fulminandolo con lo sguardo.

“Cosa ci fa lei qui?” urlò da una parte all’altra del recinto che li divideva “Non sarà venuto per spiarci quando ci cambiamo!”

“Kushina-chan!” esclamò immediatamente la sua sensei in tono disperato, mentre Jiraiya scoppiava in una fragorosa risata. “Scusala, Jiraiya-kun, la conosci ha un caratteraccio…”

“Non preoccuparti, Kurumi-chan, lo so bene!”

La ragazza arrossì leggermente, guardandolo con gli occhi ridotti a fessure.

“Me la presteresti un attimo?”

“Fai pure!”

“Assolutamente no! Non voglio neanche vedere uno sporcaccione come te! Non osa-”

“Ti piace Minato?”

La bocca di Kushina si chiuse improvvisamente e la ragazza lo guardò, orripilata. Si voltò di scatto a controllare la reazione della sua sensei, ma la donna non c’era già più. C’erano soltanto lei, Jiraiya-sama e la sua domanda formulata in tono stranamente serio per provenire dalle sue labbra. Intimorita, la ragazza addirittura balbettò.

“Cosa… Cosa significa questa domanda?”

“Allora ti piace, eh?” Jiraiya si lasciò scappare quelle parole con un sorriso amaro, senza pensare al fatto che avrebbe potuto usare un altro approccio per farla parlare. In quel momento pensava solo che quei due ragazzi erano fortunati, perché i loro sentimenti erano ricambiati, non come per lui, che, nella sua vita, veniva costantemente rifiutato. “Non devi vergognarti, è normale. Da quando hai capito che ti piaceva?”

Kushina strinse le labbra cambiando espressione, preoccupata da quella del maestro: non l’aveva mai visto così abbattuto.

“Sensei, sta bene?” gli chiese allora.

“Non cambiare argomento. Ti prego, rispondimi. Da quando ti piace Minato? Poi lo chiederò anche a lui.”

“A… A lui?” Gli occhi della ragazza si illuminarono, pieni di una nuova consapevolezza. “Intende forse dire” Sul suo volto si aprì un sorriso largo, così diverso dai suoi soliti. “che anche io piaccio a Minato?”

Pronunciò quelle parole con un filo di voce, piena di speranza, e Jiraiya non se la sentì di mantenere il riserbo sulle parole del suo allievo.

“Certo!” annuì con un sorrisetto, ma poi ritornò subito serio: “Io, però, non ti ho detto niente!”

“Sì!” Stranamente piena di pudore, Kushina gli sorrise timidamente e strinse le mani una nell’altra, abbassando gli occhi. “Da quando una sera mi ha sorriso.”

“Cosa?”

L’uomo la fissò senza capire, e Kushina alzò gli occhi, imbarazzata.

“Lui mi piace da quando una sera mi ha sorriso senza motivo.” urlò, nuovamente irritata, e scappò verso i suoi compagni senza avere il coraggio di dire altro.

 

“L’altro giorno passeggiavo accanto ai campi di allenamento e, per caso, ho incontrato Kushina Uzumaki.” buttò lì Jiraiya come se gli fosse venuto in mente all’improvviso. In realtà ci stava pensando da cinque lunghi giorni, ma non aveva mai trovato il modo adatto per dirglielo. Soltanto l’avvicinarsi dei quella data così importante l’aveva smosso dall’impasse. Povero Minato, non poteva immaginare cosa lo aspettava.

“Davvero?” Il suo allievo sembrò piuttosto sorpreso dalla sua affermazione. “Non la vedevo da un po’, credevo fosse in missione. Stava bene?”

“Certo! La conosci, è una roccia, nulla potrebbe buttarla giù!” Il ragazzo sorrise cercando di nascondersi alla sua vista. “Piuttosto” Le labbra di Jiraiya si strinsero, indugiando su di lui, ed egli alzò lo sguardo, attento. “Da quando ti piace Kushina Uzumaki?”

Minato si lasciò prendere dal nervosismo per via della sorpresa e ricambiò il suo sguardo leggermente impacciato, ma la sua voce era limpida quando gli rispose.

“Da quando, una volta all’Accademia, due dei nostri compagni l’hanno presa in giro e lei ha fatto tutta da sola: si è difesa, ha lottato, li ha messi a tacere. Ho pensato che fosse una persona splendida e che mi sarebbe piaciuta averla accanto.”

“Sei serioso anche in questo tipo di situazioni.” commentò Jiraiya con un sospiro, alzando gli occhi al cielo. Il sole stava cominciando a sparire, sostituito da una luna pallida e lontana. “Purtroppo devo darti una brutta notizia… Questa notte Kushina lascerà il villaggio per fare ritorno nel paese del Vortice.”

Minato spalancò gli occhi, sorpreso.

“Per quale motivo? E come mai di notte?”

Come al solito, il suo allevo aveva capito ogni cosa.

“Non ti si può nascondere nulla. Ascoltami bene, Minato.” L’uomo riabbassò lo sguardo e lo puntò su di lui, stranamente teso. “Kushina Uzumaki è un Jinchuriki, ha una forza portante dentro di sé. È stata mandata qui in segno di pace dal villaggio del Vortice e adesso è stato deciso, dato che non ha acconsentito a sposare qualcuno del villaggio della Foglia per siglare definitivamente l’alleanza, di rimandarla a casa.”

“Era questo che la turbava.”

Il ragazzo pronunciò quelle parole sovrappensiero, mentre tentava di ricostruire la linea temporale di tutte le volte in l’aveva vista di cattivo umore, arrabbiata o triste. Doveva sopportare qualcosa di distruttivo dentro di sé, eppure non l’aveva mai confidato a nessuno e continuava a condurre una vita normale, senza lasciare che qualcosa la buttasse a terra. Lo stomaco di Minato si strinse forte, facendolo scattare in piedi all’improvviso. Per la prima volta, capì che era davvero innamorato di lei, che era davvero lei che voleva avere accanto per tutta la vita.

“Jiraiya-sensei, mi da il permesso di raggiungerla?”

 

Minato correva da dieci minuti, senza sapere dove cercare Kushina. Forse era a casa a preparare le sue cose per il viaggio, oppure era semplicemente da qualche parte senza che lui riuscisse a trovarla.

Giunto nei pressi del monumento degli eroi, si fermò di scatto, affannato, per riprendere fiato. Sembrava che il suo corpo non volesse più saperne di ragionare ed obbedire agli ordini, tanto che lo stava sballottando di qua e di là senza neppure dargli la possibilità di pensare. Si impose, allora, di respirare più lentamente per ossigenare il cervello: Kushina doveva essere per forza a casa a fare i bagagli, doveva partire in poche ore, era inutile perlustrare il villaggio. Si voltò verso gli alberi per lanciare un’ultima occhiata al monumento, come faceva di solito ogni volta che passava da quelle parti, e gli parve di vedere un riflesso rosso tra le foglie. Si ripeté che era impossibile che Kushina fosse lì, ma i suoi piedi furono più forti e lo trascinarono nello spiazzo dove c’era il monumento di pietra. La ragazza gli dava le spalle, rivolta verso il monumento degli eroi: erano stati davvero i suoi capelli a chiamarlo.

“Kushina-san!” esclamò a voce troppo alta per esserle così vicino, un urlo che gli uscì dalle viscere. Lei sobbalzò e si voltò, visibilmente sbigottita. “Cosa… cosa ci fai qui?”

“Pensavo… Pensavo che loro” sussurrò, atona, indicando con la mano il monumento “loro sono riusciti a fare qualcosa di buono per essere ricordati. Io, invece, da quando sono qui non ho combinato proprio nulla.”

Il ragazzo le si avvicinò, dispiaciuto. “Sei… triste per la partenza?” azzardò a voce bassa quando ormai era così vicino che lei avrebbe potuto udirlo anche se avesse mosso soltanto la labbra. Il battere incessante del suo cuore, però, fu spezzato dalla voce improvvisamente irritata di Kushina: “Come fai a saperlo?”

“Me l’ha detto l’Hokage.” mentì per salvare il suo maestro. Se le avesse detto la verità, la credibilità di Jiraiya-sama ai suoi occhi sarebbe diminuita ancora di più e si sarebbe infuriata, cosa che, però, accade comunque perché lei urlò: “Per caso ti ha detto pure che sono un-”

“Sì.” la interruppe Minato annuendo con la testa. Non voleva che lei dicesse Jinchukiri ancora una volta, aveva già sofferto abbastanza a causa di quella parola nella sua vita. “Ma per me non cambia nulla.” la rassicurò, fissandola con occhi penetranti “Per me sei sempre Kushina-san. Mi dispiace molto che tu debba andare via… Non voglio che tu vada via, Kushina.”

Trafelato e stanco come se avesse corso per ore senza mai fermarsi, sentì che lo stomaco gli si stringeva nuovamente mentre le afferrava delicatamente la mano. La ragazza non disse nulla, ma lo guardò senza riuscire a mascherare la sorpresa.

Mentre si avvicinava lentamente al suo viso, le labbra socchiuse come se avesse difficoltà a respirare, Kushina lo sentì davvero vicino a sé: per la prima volta Minato non l’aveva chiamata Kushina-san.

Si era formata una strana atmosfera tra di loro, e il silenzio si era fatto innaturale. Lo guardò, rapita, come sentendosi nuda sotto i suoi occhi, e appoggiò la fronte sulla sua. I loro respiri divennero uno solo mentre entrambi inalavano una il fiato dell’altro, poi Minato staccò la fronte e cominciò ad avvicinarsi alle sue labbra. 

Minato le piaceva da morire. Lo capì in quel momento, mentre il suo stomaco continuava a rintanarsi e a espandersi senza sosta, facendola sentire male. Capì che era lui una delle motivazioni per cui, quel pomeriggio, era corsa al palazzo dell’Hokage e gli aveva urlato in faccia, infuriata, che non sarebbe ritornata al villaggio del Vortice, che non avrebbe continuato ad obbedire alle loro parole, che avrebbe vissuto la sua vita come più desiderava.

Quando era ritornata in strada, però, si era sentita smarrita, incapace, e si era rifugiata presso quel monumento che tanto le piaceva, perché celebrava gente forte, che aveva lottato ed era arrivata a morire per i suoi ideali. Minato le piaceva da morire, ma, quella sera, non si sentiva pronta per perdere anche il punto fermo della sua amicizia. Il loro rapporto era già perfetto così, non voleva che cambiasse trasformandosi in qualcosa che aveva il timore di definire.

Kushina Uzumaki era sempre bastata a se stessa, non aveva mai ricevuto amore, perché Minato avrebbe dovuto dargliene? Era fiduciosa del fatto che, se il loro rapporto non fosse cambiato, la sua vita sarebbe continuata come al solito. Nulla si sarebbe incrinato. La loro amicizia era troppo importante per rischiare in quel modo.

Così, mentre una piccola parte di lei lottava con le unghie e con i denti perché facesse il contrario e lo stomaco le si stringeva per l’ultima volta, si scansò da quel bacio e abbracciò il ragazzo con tutta la forza che aveva. Sbigottito, Minato s’immobilizzò tra le sue braccia. Kushina l’aveva respinto abbracciandolo, e non avrebbe potuto farlo in modo peggiore. L’urlo che avrebbe voluto lanciare gli si mozzò in gola, e lasciò che la sua testa ciondolasse nell’aria, la vista appannata e l’udito ovattato.

“Non me ne vado, Minato. Resto qui.”

 

Io sono qui
Come te
Con questa paura d’amare per
Due minuti, due ore o un’eternità
(Due – Raf)











Note:
Ecco qui il secondo capitolo, fresco fresco (insomma XD), ma condito della mia immensa felicità per essere arrivata prima a questo contest! *______*
Ringrazio di cuore Maiko per il giudizio preciso ed accurato in ogni punto, per le correzioni e per l'immensa pazienza nel leggere questo lavoro lunghissimo! Sei una giudicia da incorniciare! Copio-incollo il tuo giudizio sotto tutta questa manfrina! XD
Tornando a parlare del capitolo, anche qui, finalmente, fa il suo ingresso la tanto famigerata friendzone: dopo tutte le cose allucinanti che si sentono in giro non potevo non inserirla! Questi due me la ricordano troppo! XD Come andranno le cose? Si risolveranno per il meglio o moriranno tutti? XD L'unico modo per saperlo è attendere il prosimo capitolo!
Spero davvero che valga la pena continuare a leggere questa fic! Per questo motivo, ci tengo a ringraziare l'unica persona che mi ha lasciato un parere sullo scorso capitolo, nemi 23. Ciao, e grazie di cuore per aver rotto il ghiaccio, la tua recensione mi ha reso molto felice! Sono contenta che questa "apertura" ti sia piaciuta e che tu l'abbia trovata veritiera e condita da personaggi ben riusciti. Era molto che non scrivevo su Minato e Kushina ed ero un po' preoccupata. ^^ Spero che questo capitolo possa piacerti quanto il primo, fammi sapere cosa ne pensi! ^^
Lo stesso dico a voi, o lettori innominati: se vi è piaciuta, se vi ha fatto schifo (XD), fatemi sapere qualunque impressione! ^^

Al prossimo ed ultimo capitolo! ;)



Primo Classificato: Ayumi Yoshida 

Grammatica e stile: 9,5/10 punti 

Sei stata quasi perfetta! Il tuo stile mi piace molto, è scorrevole e ogni parola è al suo posto, non ho trovato niente da doverti contestare. Anche la grammatica è perfetta anche se, purtroppo, ho trovato nel testo due piccoli errori – sviste di poco conto, delle sciocchezuole che avrebbero potuto essere eliminare con una maggiore cura – che ti sono valsi questo punteggio e li elenco qui sotto: 

“[...] Non fece in tempo a riodinare i pensieri [...]” → riordinare. 
“[...]in che momento a Minato fosse esattamente cominciata a piacere Kushina Uzumaki, perché, quando se n’era accorto [...]” → n'era. 


Originalità: 10/10 punti 

Ho trovato questa storia molto originale, poiché anche come tu stessa hai fatto presente sei riuscita a rendere Kushina e Minato molto più normali, delle persone che vivono per diventare ninja fortissimi. Ho trovato anche molto singolare il fatto che tu non abbia voluto parlare di destino: sarebbe stato un tremendo cliché per questa coppia! Ti sei assolutamente meritata il punteggio pieno ;D 

IC: 10/10 punti 

Io amo Kushina e Minato e tu sei riuscita a renderli tali che non ho riserbo a dire che Kishimoto potrebbe benissimo prendere spunto da questa storia per un piccolo racconto su loro due. Li ho trovati umani, con i loro dubbi e le loro sofferenze, con Minato sempre serio e concentrato con quel suo sorriso che fa innamorare Kushina e lei, buffa e spontanea – lamentosa, anche, e manesca. Insomma ho adorato tutte le sfaccettature che gli hai dato! 

Trama: 9,5/10 punti 

Anche qui sei stata eccellente. Ho trovato una trama molto ben congeniata, ogni pezzo del puzzle era al posto giusto. L'unica cosa che mi è dispiaciuta è stato il finale un po' brusco: lì mi sono chiesta se non avresti potuto dire di più. 

Uso pacchetti: 9/9 punti 

I pacchetti sono stati tutti usati benissimo, ho trovato tutto molto originale e ogni prompt è stato sfruttato al meglio. Hai fatto un ottimo lavoro, non ti sei smentita! Mi sono piaciuti particolarmente i momenti in cui hai adoperato “scottature” e “divano”, mi sono divertita ed emozionata! 

Giudizio personale: 5/5 punti 

E, per finire in bellezza, l'ultimo parametro. Davvero forse non dovrei dilungarmi troppo – mi sembra di aver già parlato troppo AHAHAHA – ma voglio ribadire quanto mi sia piaciuta questa storia. L'ho trovato molto bella e realistica, tutto quel destino ed etcetera iniziava a darmi sui nervi xD Minato mi ha fatto innamorare e Kushina... beh quando l'ha respinto avrei voluto prenderla a sberle ù-ù Ma li ho adorati entrambi, come adoro questa storia. E la canzone che hai aggiunto era azzeccatissima, ha dato un tocco di classe al racconto *_* Ti sei superata, i miei complimenti! 

Totale: 53/57 punti 

P.S. Nel punteggio non è stato conteggiato il punteggio della citazione (3 punti) poiché non ve n'è stata usata alcuna.

Premi Aggiuntivi! 



Miglior IC - Ayumi Yoshida 
Premio della Giuria: Ayumi Yoshida 
Miglior Pairing: Ayumi Yoshida

   
 
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