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Autore: _Riri_Sunflower_    14/04/2015    3 recensioni
La battaglia di Hogwarts portò distruzione, dolore e morte; molti maghi e streghe persero i propri cari.
Il 2 maggio 1998 moriva anche Fred Weasley, ucciso dal Mangiamorte Rookwood.
Dodici pensieri in occasioni differenti tra loro di dodici personaggi legati a uno dei gemelli Weasley.
NON SONO IN ORDINE CRONOLOGICO! PERICOLO LACRIME.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Angelina Johnson, Famiglia Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Ginny e Ron mi avevano avvertito tramite gufo che avrebbero portato i loro figli alla Tana, così da poter andare a lavoro senza preoccupazioni. Ero ancora dentro casa, i dolci che avevo preparato erano già stati tirati fuori dal forno e si stavano raffreddando sul tavolo della cucina. Stavo per controllare l’orologio per vedere dove fossero finiti i miei figli insieme ai miei nipoti quando sentii le urla di quest’ultimi provenire dal giardino.

«Nonna!» Lily e Rose mi corsero incontro appena mi videro apparire sull’uscio di casa, urlando felici e contente di vedermi e di passare la giornata con me. I piccoli James, Hugo e Albus erano troppo concentrati a guardare le figurine trovate nelle Cioccorane, controllando i personaggi per non perdersi il momento in cui sarebbero scomparsi dalle carte per andare a quelle di qualcun altro.

«Ciao bambini! Salutate e andate dentro, io arrivo subito.» dissi spettinando a ognuno di loro i capelli, suscitando in loro un sorriso seguito da una piccola risata. Non ebbi il tempo di parlare un po’ con i miei figli perché sentimmo un rumore provenire dall’interno della casa; Ginny, sentendo quel frastuono, cominciò a sbuffare, sicura che uno dei suoi figli avesse fatto qualche danno, preparando il discorso da fare al teppista di turno.

«Ciao mamma, siamo arrivati.» La voce di George fece capolino dal camino mentre una nube di polvere si liberava nel mio salotto. Fred Junior uscì saltando dal camino atterrando sul tappeto, mi salutò e subito dopo si dedicò ai suoi cugini, mostrandogli gli oggetti che aveva portato dal negozio del padre; Roxanne, invece, fece un passo per volta e mi abbracciò un attimo prima di salutare George e augurargli buona giornata al negozio.

Guardai il disastro che aveva fatto mio figlio usando la MetroPolvere; misi le mani sui fianchi, inclinai leggermente la testa e assunsi un'espressione contrariata.

«George Weasley, ti sembra il modo di entrare nella tua vecchia casa?» dissi, poco prima di mettermi a ridere: ormai i miei figli sapevano che non li sgridavo veramente, ma i miei nipoti si divertivano sempre a vederci recitare quella scenetta.

«Cavolo, George, stai quasi superando Ron in stupidità» esordì Ginny, fingendo di non ricordare che suo fratello era proprio al suo fianco.

«Ehi, io non sono stupido!» esclamò lui lamentandosi. Salutai tutti e tre, dicendo loro di sbrigarsi ad andare a lavoro; appena sparirono nel camino, mi voltai verso i miei nipoti, contenta come non mai di averli anche quel giorno lì con me.
Siccome che era una bella giornata di sole, decidemmo di giocare nel giardino circondante la Tana, in modo che avessero più spazio per divertirsi. Tutto procedeva a meraviglia, la mattinata era passata velocemente e l'ora di pranzo stava per arrivare.

Mentre i ragazzi si rincorrevano, entrai un momento in casa per preparare la tavola, quando sentii la voce di uno di loro che si lamentava: «Ahia, mi hai fatto male!»
Sapevo benissimo che i miei figli erano grandi e non potevano essere loro qui con me, ma c’era qualcosa nella voce di uno dei miei nipoti che somigliava così tanto a quella di Ron che mi venne in automatico pronunciare le stesse parole che dicevo quasi vent’anni fa.

«Fred, George, smettetela di dare fastidio a vostro fratello!» Mi sarei aspettata di sentire i miei figli ribattere in coro, giustificandosi che non erano stati loro a far del male al loro fratellino, nonostante fossero sempre loro i responsabili; non sentii volare una mosca da dietro di me, segno che avevo detto o fatto qualcosa di sbagliato.

Improvvisamente capii: mi voltai lentamente, sul mio volto vi era un misto di terrore e sgomento, sentivo il freddo penetrarmi nelle ossa… Guardai uno ad uno i miei nipoti negli occhi, avevano tutti la stessa espressione stampata in faccia. Fui costretta ad appoggiarmi a una delle sedie della cucina per reggermi in piedi, le gambe erano diventate improvvisamente di gelatina, la vista annebbiata.

«N-nonna?» La voce di Roxanne mi risvegliò dai miei pensieri, alzai per un secondo la testa verso di lei e fui costretta ad ammettere l’enorme errore che avevo fatto. Mia nipote, non del tutto sicura che fossi tornata in me, scostò una sedia e mi ci fece sedere, cercando di essermi d’aiuto il più possibile; Rose si avvicinò cautamente, timorosa di vedermi in preda a un crollo psicologico.

«Nonna, stai bene?» domandò Roxanne, la sua tenera voce poteva essere paragonata a una foglia tremante. «Hai… hai confuso Hugo con lo zio Ron…» Era anche lei senza parole, non era mai capitato fino ad ora che chiamassi per sbaglio i miei nipoti con i nomi dei miei figli, ma era appena successo. Forse stavo diventando vecchia, era abbastanza plausibile come cosa; erano sempre stati i gemelli a farmi gli scherzi scambiandosi tra di loro, ma da quando George aveva perso un orecchio non avevo più avuto questo problema, almeno finché non rimase l’unico…

«Io… Io… Ragazzi, mi dispiace tanto. Io…» Non riuscii a completare la frase che cominciai a piangere. Nascosi il volto tra le mani per non farmi vedere, nonostante fossi circondata dai miei familiari. Sentii una mano posarsi sulla mia spalla come a consolarmi senza capire realmente di chi fosse.

«Non ti devi preoccupare, nonna. Sappiamo quanto ti manchi Fred, e anche quanto io te lo ricordi.» Mi asciugai gli occhi rapidamente prima di volgere lo sguardo verso il nipote che portava il nome di mio figlio, quel nipote così uguale a suo padre che chiunque l’avesse visto, si sarebbe spaventato nel notare la somiglianza con i gemelli…

Non riuscii più a trattenermi, cominciai a piangere a dirotto davanti a loro, ricordando Fred e George appena nati, i loro primi passi, il giorno che ricevettero la lettera di ammissione ad Hogwarts… i miei ragazzi erano cresciuti insieme, sin da prima ancora di venire al mondo, e da quando Fred non c’era più, George ne sentiva la mancanza più di chiunque altro. Anche io passavo i primi tempi a piangere tutta la notte, non facendo dormire Arthur che tentava inutilmente di consolarmi.
Come se mi avessero letto nel pensiero, mi portarono l’unica foto in tutta la casa che non si muoveva: sapevano che era l’unica scattata con una fotocamera babbana e raffigurava tutti i miei figli, forse una delle poche in cui eravamo tutti insieme.

«Scommetto che i vostri genitori vi hanno raccontato tutto di Fred.» riuscii a dire tra un singhiozzo e l’altro. Annuirono contemporaneamente, Fred Jr era forse quello che ne sapeva più di tutti, però non ne aveva mai abbastanza di sapere cosa avesse fatto suo padre con il suo gemello.

«Sai nonna, ho deciso che quando finirò la scuola, aiuterò papà e lo zio al negozio. Lo conosco meglio di chiunque altro presente in questa stanza.» La risolutezza con cui Fred pronunciò quella frase mi fece sorridere: era così uguale a suo padre, e non solo fisicamente, ma anche caratterialmente, che non si poteva non scambiare per il vero Fred. Sebbene non ci fosse un piccolo George al suo fianco, chiunque l’avesse incontrato per strada lo avrebbe potuto scambiare benissimo per mio figlio.

Proprio guardando mio nipote mi resi conto di quanto mi mancasse uno di loro, un pezzo della mia famiglia, di come me lo ricordasse in tutto e per tutto, di come avrei voluto vederlo sposato con una bellissima donna, con dei stupendi bambini dai capelli rossi che lo inseguivano e facevano gli scherzi proprio come lui.

Alzai lo sguardo verso il soffitto cercando di cacciare indietro le lacrime, sapendo bene quanto mi fosse difficile in quel momento.
   
 
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