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Autore: _joy    14/04/2015    13 recensioni
Sono passati quasi tre anni da quando Hermione e Caspian hanno salutato il Mondo Magico: dopo aver sconfitto Lilliandil e Ramandu, la coppia di sovrani ha riportato la pace a Narnia e il regno prospera sotto la loro guida.
E Narnia ama alla follia la piccola Rosalind, quasi quanto i suoi adoranti genitori.
Nulla sembra poter turbare questa pace, ma presto nere nubi si addenseranno nel cielo di Narnia, minacciando proprio la sua Erede...
[Seguito di: LE CRONACHE DI NARNIA E DI HOGWARTS]
[CASPIAN/HERMIONE]
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aslan, Caspian
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache della Grande Magia'
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Rosalind chinò il capo, contrita.
 
Ai suoi piedi, una pozza d’acqua andava allargandosi sul prezioso tappeto antico.
La bimba attorcigliò nervosamente tra le dita la stoffa dell’abitino delicato che indossava.
Davanti a lei, Dora sbuffò.
«Che disastro!» disse, seccata «Guarda cosa hai combinato!»
La bambina arrossì, mortificata, e mosse a disagio i piedini calzati di scarpine leggere.
L’acqua le aveva raggiunte e lei si stava bagnando, ma non voleva ammetterlo.
Dopotutto, era colpa sua.
 
Aveva rotto quel bel vaso prezioso, ma non lo aveva fatto apposta: si era solo protesa per toccare le foglie deliziose che ornavano la composizione floreale che sua mamma aveva preparato giusto quella mattina.
Era così bella.
Sua mamma aveva un vero talento nel creare cose belle e quel mazzo di fiori ne era un esempio.
E a lei piacevano così tanto…
Voleva solo guardarli da vicino.
Erano così profumati… aveva allungato una manina per sentire se erano delicati come sembrava, ma non aveva calcolato di non arrivare al tavolo.
Si era arrampicata su una sedia, ma la scarpetta di tessuto l’aveva fatta scivolare e lei, annaspando per tenersi in equilibrio, aveva urtato il vaso con il braccio e quello era piombato a terra e si era fracassato.
Il rumore aveva fatto accorrere Dora, che l’aveva bruscamente rimessa in piedi e ora la stava rimproverando, mentre raccoglieva i cocci.
 
«E non sciupare quel bel vestitino!» aggiunse la donna, seccamente «Tieni le mani a posto! Una principessa non si arrampica sulle sedie! Non rompe i vasi preziosi! E, soprattutto, non si rovina i vestiti!»
Rosalind arrossì ancora di più.
Ecco, quello sì che le dispiaceva tanto.
Si era comportata male e ora tutti avrebbero pensato di lei che non era elegante come la sua mamma né regale come il suo papà.
Gli occhi le si riempirono di lacrime, ma la bimba si sforzò di trattenerle, per non aggiungere un’altra mortificazione alla sua giornata.
Le principesse non piangono: si comportano sempre con grande dignità.
Glielo aveva spiegato il dottor Cornelius, che era stato il maestro del suo papà.
Era un uomo buono e tanto vecchio, ma sempre gentile.
La adorava e Rosalind gli voleva un gran bene a sua volta.
Inoltre, il papà e la mamma lo rispettavano molto e questo lo rendeva ai suoi occhi ancora più importante.
Ormai usciva poco dalla sua stanza, perché faceva tanta fatica a camminare e soprattutto a fare le scale, ma Rosalind andava spesso a trovarlo.
A volte ci andava con papà e quelle erano le visite che preferiva, perché lui si sedeva per terra vicino a lei e per un po’ non era il re di Narnia ma un giovane che rideva spensierato, non si curava dell’etichetta e parlava con lei e la coccolava.
Rosalind adorava quei momenti.
Certo, se poteva esserci anche la mamma era ancora più perfetto, ma papà era quello che, dei due, aveva meno tempo e a lei mancava tanto.
Lo voleva sempre con sé.
La mamma le spiegava sempre che anche papà voleva passare con lei tutto il suo tempo, ma aveva dei doveri verso Narnia e, a volte, per quanto difficile, il dovere ci tiene lontani dalle cose che amiamo di più.
Lo diceva anche Cornelius e Rosalind cercava di accettarlo e di non far pesare al papà quei suoi pensieri egoisti, perché non voleva dargli un dispiacere.
Gli voleva così tanto bene, era il suo eroe!
Cosa avrebbe pensato di lei, il suo papà, se l’avesse vista ora, in disordine e bagnata e dopo aver combinato quel disastro?
 
Come se i suoi pensieri le avessero giocato un brutto tiro, dalla porta si udì una voce maschile ben modulata:
«Cos’è successo qui?»
Rosalind si strinse nelle spalle, spaventata, mentre Dora si rialzava e subito sprofondava in una riverenza.
«Maestà…» esclamò, affannata «Non vi ho sentito arrivare!»
Caspian entrò nella stanza, gli occhi scuri che registravano i dettagli: Dora con le mani piene di cocci, i fiori sparsi a terra sul tappeto fradicio e sua figlia che si faceva piccola piccola in un angolo.
Si soffermò con lo sguardo sulla bambina, per assicurarsi che non si fosse fatta male.
Intanto Dora – che pur essendo scorbutica adorava Rosalind, come tutti al castello – continuò:
«Ecco… C’è stato un piccolo incidente, Maestà, ma non è il caso di parlarne e…»
«No» la interruppe una vocina.
Sia la donna che il re guardarono la bimba.
Lei arrossì sotto il peso dei loro occhi, ma raddrizzò le spalle e balbettò:
«È… è colpa mia! Sapevo che non dovevo toccare i fiori ma erano così belli e… e volevo solo… Mi dispiace! Chiedo perdono…»
Caspian fissò le labbra di sua figlia che tremavano per lo sforzo evidente di non piangere e sentì una stretta al cuore.
Si accovacciò sui talloni e le tese le braccia.
Lei esitò solo un attimo, poi si tuffò verso di lui.
Il re la abbracciò mentre la piccola gli stringeva tra le manine la stoffa della camicia e seppelliva il viso nel suo petto.
«Ehi, ehi» mormorò, accarezzandole i capelli «Amore mio, calma, non piangere»
Lei singhiozzava piano e lui si alzò in piedi, tenendola tra le braccia.
«Ehi, Roz» le disse ancora «Ti sei fatta male? Non piangere, tesoro»
Lei gli cinse il collo con le braccine ma non rispose.
Caspian interrogò con gli occhi Dora e la donna sembrò imbarazzata.
«Ecco, Altezza… è vero che ho sgridato la Principessa, però non volevo…» farfugliò.
 
Il Re mosse qualche passo, prendendo a cullare la figlia come faceva quando era piccola e si svegliava di notte in preda a un incubo o quando stava male ed era irrequieta.
Malgrado la bambina fosse vivace e iperattiva, la sua presenza sembrava sempre calmarla.
Caspian adorava occuparsi di lei.
La nascita di Rosalind aveva cambiato la sua vita.
Con Hermione aveva trovato l’amore, la sua compagna per sempre, e la loro bambina aveva ulteriormente accresciuto il loro rapporto.
Era un idillio, ogni giorno.
Per Hermione e Rosalind, Caspian avrebbe fatto qualsiasi cosa.
La devozione delle sue donne era la linfa che lo spingeva a dare il meglio di sé, come uomo e come sovrano.
Le insicurezze del passato erano state cancellate dall’amore: di sua moglie, di sua figlia, di Aslan e del suo popolo.
Caspian era felice come non mai, ora che sapeva che nella sua vita non c’era solo dovere: c’era molto, molto di più.
 
Ora, mentre Dora tendeva le braccia chiedendogli con lo sguardo se non voleva affidare a lei la principessa, lui scosse il capo.
Non avrebbe mai lasciato in braccio ad altri la sua piccola in lacrime.
Camminò verso il tavolo con Rosalind in braccio e la mise seduta sul piano di legno lucido, poi si abbassò per essere all’altezza di lei.
I loro occhi si incontrarono: quelli nerissimi di lui e quelli appena più chiari della bambina.
Rosalind fondeva in modo squisito i tratti suoi e quelli di Hermione: aveva il viso dolce della mamma, con le sue lentiggini e il naso delicato, ma le labbra carnose, gli zigomi e il taglio degli occhi profondi erano del padre.
I capelli erano ricci e scuri, ma non crespi come quelli di Hermione: soffici e setosi, si arrotolavano in boccoli naturali che le scendevano appena sotto le spalle.
Quando Hermione spazzolava la chioma della figlia era solita dire che per fortuna la piccola non aveva ereditato “il suo cespuglio di rovi”, sebbene il marito e la figlia adorassero entrambi i suoi capelli.
 
Caspian cancellò con un dito le lacrime che rigavano le guance piene della bambina e le ravvivò i capelli con una carezza.
Rosalind tirò su con il naso con aria seria.
Le labbra del re fremettero per un sorriso.
«Allora, mia principessa» le disse, serio «Perché piangi?»
«Non volevo rompere il vaso» bisbigliò lei, mortificata «Dora mi aveva detto di non toccarlo e adesso è arrabbiata con me»
«Roz, Dora si è spaventata perché potevi farti male. E mi sono spaventato anche io, sentendo il rumore»
«La mamma aveva preparato i fiori…» fece la bambina, tristissima, guardando il disastro che aveva combinato.
«Alla mamma importerà solo che tu non ti sia fatta male, amore. Il problema non sono i fiori… Ma come hai fatto a prendere il vaso?»
«Sono… salita sulla sedia» bisbigliò lei, guardando preoccupata il padre «E sono scivolata e allora… ho toccato il vaso e l’ho fatto cadere»
«Roz» fece serio Caspian «Non voglio che ti arrampichi sulle sedie, proprio perché puoi cadere e farti male! E i cocci del vaso sono taglienti… ti sei ferita?»
Lei scosse il capo.
«Sicura? Ti sei fatta male cadendo?» chiese lui, osservandola attentamente.
Altro cenno negativo della bambina.
«Mi dispiace papà… scusa se sono cattiva e gof..goffa» articolò lei.
Caspian batté le palpebre e Dora sbuffò.
«Macché goffa!» esclamò la donna «È che io a volte dico cose che non penso, ma perché un caratteraccio! Lo sapete, Altezza!»
Caspian annuì: sapeva che la donna era fedele e adorava la piccola, anche se non poteva fare a meno di atteggiarsi a burbera.
Del resto, correre dietro a Rosalind non era impresa da poco.
Sollevò la bambina tra le braccia, dicendole serio:
«Tu non sei cattiva né goffa, amore mio. Ma non fare più spaventare Dora, va bene?»
Lei annuì.
«Me lo prometti?»
Altro cenno.
«Sei arrabbiato, papà?» chiese poi timidamente Rosalind.
«No, amore, no»
La bimba gli sorrise e due fossette apparvero sulle sue guance.
«Sei bagnata» osservò Caspian «Devi cambiarti... La mamma ci ucciderà se ti ammali»
Lei ridacchiò, stringendo le manine attorno al collo del padre.
«Chiedi scusa a Dora, prima che andiamo» fece lui.
Rosalind tornò subito seria.
«Scusa, Dora»
La donna le diede un buffetto su una guancia.
«Va bene, scimmietta, non preoccuparti» rispose.
Non voleva vedere la sua bambina piangere, sebbene fosse convinta che il carattere ribelle della piccola andasse un po’ contenuto… per la sicurezza stessa della bambina, se non altro.
«Roz, tieni però presente che adesso Dora ha del lavoro in più, perché deve sistemare qui» intervenne Caspian «E non è giusto, tesoro, lo capisci vero?»
Rosalind arrossì, mortificata.
«Ti aiuto io, Dora?» propose, timida, e suo padre e la donna risero.
«Perché ridete?» chiese la bambina perplessa.
Il re le baciò la fronte.
«Scusa, amore, non dovevamo. Sei stata molto gentile ad offrirti, vero Dora?»
«Certo, bambina mia» confermò «Ma non è il caso! Vai a cambiarti prima di prendere freddo, piuttosto!»
Rosalind fece un sorriso al padre.
«In braccio a papà?» chiese, timida.
Caspian sorrise e poi, improvvisamente, la lanciò in aria.
Rosalind strillò, deliziata.
Dora invece gemette:
«Ah, Maestà, mi farete morire! Insomma! Vi sembra il caso di lanciare la principessina in aria come se fosse un giocattolo?»
Ma sia Caspian che la bambina ridevano, complici, per cui Dora se ne andò sbuffando alla ricerca di secchio e scopa.
 
Qualche minuto dopo, Caspian entrò nelle stanze reali con in braccio Rosalind.
Attraversò il salotto privato pensando, come gli accadeva spesso, che quella stanza era molto cambiata negli ultimi anni.
C’erano molti più scaffali pieni di libri, segno tangibile della presenza di Hermione, e tra i tomi narniani facevano bella mostra di sé volumi di Storia della Magia, Antiche Rune e Aritmanzia.
Caspian ricordava ancora quando, una notte, si era svegliato senza Hermione nel letto accanto a sé, si era alzato e aveva trovato la moglie che allattava la bambina e, contemporaneamente, leggeva un tomo di Aritmanzia.
“Per rilassarsi”, gli aveva spiegato lei.
Di Hermione, Caspian amava anche il fanatismo accademico, per cui la lasciava fare.
E il castello aveva iniziato a rispecchiare i gusti della sua padrona.
Hermione aveva aperto tutte le stanze e dato nuova vita a Cair Paravel.
Narnia, sotto la guida dei suoi sovrani, era rinata.
Il mondo incantato aveva accettato la nuova regina, proveniente da un mondo lontano, per amore del suo re e Aslan aveva benedetto l’unione dei due sposi.
Rosalind era la prova dell’amore di Aslan, che era rimasto al fianco di Caspian anche nella dura prova dell’esilio e della lotta contro Lilliandil e Ramandu.
Rosalind era il segno che Aslan aveva benedetto l’amore tra Caspian e Hermione e Narnia aveva accolto con gioia infinita la principessa, erede al trono per volere del grande Leone.
 
Ora, Hermione sedeva di fronte alla specchiera, mentre una cameriera terminava di acconciarle i capelli in una treccia elaborata.
La Regina sorrise ai nuovi arrivati.
«Caspian, Roz! Ciao, amori miei»
Rosalind tese le braccia alla madre, ma Caspian scosse il capo.
«Niente da fare, piccola» le disse «Finché non ti sarai asciugata, niente baci alla mamma. Si è appena vestita e noi non vogliamo sporcarla, vero?»
Hermione aggrottò la fronte.
«Ti sei bagnata, tesoro? Come mai?»
Caspian minimizzò la questione:
«Un piccolo incidente con un vaso»
Rosalind, però, era meno tranquilla.
Sì, papà non si era arrabbiato… però i fiori li aveva sistemati la mamma. E poi l’aveva anche vestita così bene e lei ora era bagnata e sgualcita…
«Ti sei fatta male?» chiese Hermione alla figlia.
Lei scosse il capo, però poi guardò il padre con occhi imploranti.
Lui, ovviamente, non riuscì a resisterle.
«Non si è fatta nulla, ma temo che dovremo ritardare un attimo l’uscita… Sua Altezza deve cambiarsi, vero, amore?»
Rosalind guardò la madre.
«Dora ha detto che le principesse non si stoppiciano i vestiti» farfugliò.
«Stropicciano» la corresse Hermione, sorridendo «E… bè, immagino che qualcuna lo faccia. Tipo me e te»
Le strizzò l’occhio ma la figlia rimase seria.
«Mamma… Ho rotto il vaso… quello bello, con i fiori dentro»
«Oh» Hermione guardò Caspian, che fissava la figlia, orgoglioso per quella confessione coraggiosa.
«Bè, poco male. È solo un vaso… Tu ti sei fatta male? Ti sei spaventata tesoro?»
«No, ma papà ha detto che ho dato del lavoro in più a Dora»
Hermione si alzò e si avvicinò al marito.
«Papà ha ragione, tesoro… Ma sono sicura che ti dispiace e che non lo farai più, giusto? Non è bello caricare la povera Dora di altri pesi»
Rosalind annuì, serissima.
Caspian la mise a terra e Hermione la prese per mano, conducendola verso la porta che dava sulla stanza della bambina, attigua a quella dei genitori.
«Maestà, volete che pensi io alla principessa?» si offrì la domestica.
Hermione ringraziò ma scosse il capo: lei e Caspian cercavano di passare più tempo possibile con Rosalind e accudirla personalmente.
Gli impegni legati al governo del regno portavano via loro molto tempo e Hermione, all’inizio, era terrorizzata all’idea di non essere una madre responsabile, poiché non dedicava alla figlia tutto il suo tempo.
Caspian, dal canto suo, le aveva sempre detto che era cresciuto con un padre distante e devoto al regno e lei non aveva intenzione di fare lo stesso; lo aveva messo subito in chiaro.
Il marito si era detto d’accordo immediatamente: amava Rosalind alla follia e per lei avrebbe fatto qualsiasi cosa.
Così, la coppia si aiutava, si sosteneva e si divideva i compiti, cercando di bilanciare dovere e piacere.
Ora, Hermione spogliò la figlia e la rivestì con un nuovo abito, sui toni del verde pallido, mentre Caspian si cambiava rapidamente.
Quindi, il re le raggiunse mentre la moglie spazzolava i capelli di Rosalind e li tirava indietro, scoprendo il viso.
Roz si rimirava nello specchio, felice.
Quando suo padre entrò gli fece una riverenza e lui rise, poi si avvicinò per darle un bacio.
Lei tese subito le braccia per farsi sollevare.
Al sicuro nell’abbraccio del padre si preparò a gustare il pomeriggio.
 
*
 
Fu una lunga cerimonia.
 
Narnia festeggiava il raccolto e ringraziava Aslan per la prosperità concessa alle sue terre, che erano in ripresa dopo la tragica incursione di Lilliandil e della sua armata nei confini.
La famiglia reale presenziava e, schierati dietro i sovrani, erano i Lord, i comandanti dell’esercito e della flotta reale, i notabili del regno.
Rosalind, in braccio a Caspian, si sforzava di essere paziente, proprio come si conveniva a una principessa… Ma che noia!
Dopo essersi guardata attorno per un po’, felice dell’attenzione che si catalizzava su di lei, la piccola iniziò ad annoiarsi seriamente.
«Mamma» piagnucolò, mentre il padre intratteneva due dei suoi consiglieri.
Caspian voltò subito il capo, sentendo il richiamo della figlia, ma Hermione si fece avanti.
«Vieni, tesoro» disse «Lasciamo papà discutere di politica e noi facciamo due passi, che ne dici?»
Caspian mise la bimba per terra, abbassandosi sulle ginocchia per darle un bacio.
Baciò quindi Hermione e rimase a guardare le due figurette che, mano nella mano, scendevano la scalinata che portava al cortile interno del palazzo.
 
Un corteo di guardie e notabili seguì la regina e la principessa, che si fermarono a parlare e a salutare gli abitanti di Narnia affollati nel piazzale.
Gli animali parlanti affascinavano ancora la bambina, soprattutto da quando sua mamma le aveva raccontato che dove era nata lei, sulla Terra, gli animali non parlavano.
Sì, perché sua mamma era una strega ed era arrivata a Narnia per caso, grazie a un passaggio in un armadio custodito nella scuola di Magia e Stregoneria che frequentava, un posto che a Rosalind sembrava quanto mai affascinante e che rispondeva al difficilissimo (per lei) nome di Hogwarts.
Anche suo papà era stato a Hogwarts, quando era scappato da Lilliandil che cercava di conquistare Narnia.
Lì aveva trovato la mamma, grazie ad Aslan, che per salvarlo dal potere malvagio dei suoi nemici lo aveva mandato al sicuro, in un altro mondo.
Pur essendo molto piccola, Rosalind non si stupiva dell’esistenza della magia: Narnia era magia e ovviamente anche la sua mamma era magica, lei non ci trovava proprio nulla di strano… Anzi, si stupiva sempre quando le raccontavano che, al suo arrivo a Narnia, Hermione era stata imprigionata.
Rosalind sognava di vedere la Terra, di conoscere i suoi nonni e gli amici carissimi della mamma e del papà: sapeva che a sua madre quel mondo lontano mancava immensamente e lei sembrava animata dallo stesso ardore materno.
Aveva iniziato prestissimo a chiedere ai genitori di portarla a Hogwarts, ma aveva smesso quando papà le aveva spiegato che alla mamma mancava tanto quel mondo lontano e loro due dovevano cercare di non intristirla parlandogliene troppo.
Eppure, malgrado il desiderio di far felice papà, nessuna favola placava Rosalind quanto i racconti della lontana Terra.
 
Ora, la bambina rideva e parlava con tutti i sudditi adoranti che le si avvicinavano, salutavano la Regina, volevano ammirare da vicino l’erede.
Dolce e spontanea di natura, sebbene molto piccola, Rosalind non era mai stata schiva o piagnucolona e i genitori erano molto orgogliosi di lei.
Suo papà la chiamava “la mia piccola dama” e lei era felice di essere amata e coccolata dai genitori e dal castello intero.
Dopo un po’, Hermione la portò all’interno, preoccupata che si stancasse troppo.
Caspian rimase a presenziare alle varie cerimonie, mentre la moglie faceva il bagno alla figlioletta e poi le dava la cena e la metteva a letto.
La sera era previsto un banchetto e Hermione iniziava a sentire la stanchezza mentre, china sul letto di Rosalind, le rimboccava le coperte.
«Io…io…Vengo a cena con te» sbadigliò la piccola, con gli occhi quasi chiusi.
Hermione sorrise.
«No, amore mio: è ora di dormire, sei stanchissima»
«Non sono stanca»
«Sì, invece»
«Come lo sai?»
La madre ridacchiò.
«Basta guardarti, tesoro! Dai, dormi: se fai la brava ti racconto di quella volta che io e Harry abbiamo liberato l’Ippogrifo Fierobecco dall’orto di Hagrid»
Rosalind sorrise e strinse la mano della mamma, chiudendo gli occhi.
 
Quando Caspian entrò, in punta di piedi, Hermione si stava alzando dalla poltrona imbottita, mentre la voce sfumava in un bisbiglio e le mani sistemavano le coperte attorno alla bambina.
La regina soffiò sulle candele e la stanza piombò nella semi-oscurità: le tende erano aperte perché a Rosalind piaceva vedere la luce della luna, se si svegliava.
Caspian le tese la mano e, insieme, uscirono accostando la porta.
Hermione sospirò e si massaggiò il collo.
Il marito si mise alle sue spalle e le circondò la vita con le mani.
«Sei stanca, amore?»
«Un po’. Soprattutto, Roz inizia a pesare davvero tanto»
Lui posò le labbra sulla pelle candida del collo, facendole solletico con la barba.
«È ogni giorno più bella, vero?» bisbigliò, orgoglioso.
Hermione chiuse gli occhi e annuì, abbandonandosi contro il corpo solido del marito.
«Peccato la cena…» mormorò, appassionata «Vorrei soltanto stare un po’ con te… Non siamo praticamente mai soli»
Lui sospirò.
«Non dirmelo. Però… ti propongo un patto: se questa sera sopporti la cena, domani lasciamo Rosalind a palazzo e andiamo a fare una gita io e te, da soli»
Hermione intrecciò le dita a quelle di lui.
«Promesso?»
«Promesso» bisbigliò Caspian, provocandole un brivido delizioso lungo la schiena.
Dopo un attimo, lei si sciolse dall’abbraccio, sospirando.
«Allora prepariamoci… Così domani arriva prima»
Lui rise e si sfilò la camicia.
Si diresse all’armadio, rovistando tra gli abiti, e quando si voltò si accorse che la moglie lo fissava, trasognata.
«Tutto bene?» domandò, perplesso.
«Sì…» rispose lei «Anzi… più che bene»
Lui aggrottò la fronte e lei gli tese le mani.
«Vieni qui» disse «Devo dirti una cosa»



***
Non dovrei assolutamente essere qui...
Non dovrei, davvero, perchè ho altre due storie aperte (Esprimi un desiderio, fandom Ben Barnes:  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3003709&i=1  e Ragione e sentimento, crossover Harry Potter/Ben Barnes: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2908749&i=1) e in più questi sarano mesi di fuoco al lavoro, per cui iniziare una nuova avventura è - come dire - rischioso in termini di puntualità degli aggiornamenti.
Eppure Caspian e Hermione mi mancano molto... E dai bellissimi messaggi che ricevo so che mancano anche a voi!
Per cui ho pensato di fare così: se non pensate che sia troppo lento e dispersivo, potrei postare un capitolo ogni due settimane, che ne dite?
Se ritenete che sia difficile seguire una storia con aggiornamenti così dilazionati ditemelo e rivedrò il programma!
Per ora grazie di cuore di non esservi dimenticati di Caspian e di Hermione!
Vi adoro!
Joy

   
 
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