Film > La Bella e la Bestia
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Autore: VeronicaDauntless    14/04/2015    2 recensioni
Nelle fiabe, a volte, i sogni si avverano. E se sognaste di cadere in un pozzo guardando il vostro riflesso? Fin da bambina la più grande paura di Belle è quella di addormentarsi, quella di sognare. Non immagina che di lì a breve, tentando di salvare suo fratello, si sarebbe ritrovata prigioniera di una bestia.
Dal prologo: "Avrebbe potuto dire di aver perso la sua umanità molti anni addietro, ma la verità era che non l’aveva mai avuta. [..]Questa non è la sua storia. Questa è la storia di come il suo cuore riprese a battere."
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adam, Belle, Gaston, Lumière, Quasi tutti | Coppie: Adam/Belle
Note: Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                Image and video hosting by TinyPic 12- perchè i mostri si temono

             I'll tell you my sins and you can sharpen your knife..
                                                                            
Hozier, Take me to church

Camminava avanti e indietro di fronte alla porta principale. Non avrebbe dovuto accettare. Avrebbe dovuto
inventare una scusa, dire che era impegnato, che non usciva mai dal castello di giorno e non avrebbe
incominciato per lei.. e invece avrebbe incominciato proprio per lei. Perché non era ancora scesa? Perché
ci stava mettendo tanto? Aveva cambiato idea? Sicuramente aveva cambiato idea. Sì, doveva essere così.
Quando, la sera prima, gli aveva chiesto con voce impastata di sonno se avesse voluto accompagnarla alle
serre, per un attimo aveva creduto di aver sentito male. Perché avrebbe voluto stare in sua compagnia?
Si voltò verso il corridoio illuminato dalla luce del giorno e la vide. Lo guardava con un sorriso divertito sul 
volto. Portava un abito verde e bianco, con le spalline sottili che ricadevano oltre le spalle e una fascia alta 
stretta sul corpetto. Aveva notato con una certa gioia che non aveva più indossato quegli strani vestiti che 
portava il primo giorno. Forse avrebbe davvero potuto convincerla a restare lì, con lui.
Le aprì la porta e si scostò per farla passare. Prima di raggiungerla, esitò, guardando il cielo.
-Qualcosa non va?- gli chiese.
-Io.. non sono mai uscito di giorno.. tutta questa bellezza non si addice al mio aspetto-
Lei sorrise. –Gli alberi o il sole non vi giudicheranno, fidatevi- gli porse la mano. –Venite-
Guardò la mano che gli porgeva, la strinse. La sua pelle era delicata, liscia, in contrasto con i suoi artigli e la
pelle ruvida. Ed era calda. Una stretta che raggiungeva perfino l’anima, riscaldandola. Uscì alla luce del sole,
affidandosi a quel gesto e ben presto si ritrovò a stringere la sua mano quasi convulsamente, anelando quel 
contatto come una flebile fiammella dopo anni di gelo. Non era come nei suoi sogni, lì, l’aveva stretta a Leon,
ad un uomo normale. Ora, la stava stringendo ad una bestia. E non sembrava esserne turbata o ripugnata. Non
appena lei si voltò, incamminandosi, lui sorrise. Sperava che lei fosse felice lì, ma, in fondo, voleva che restasse
soprattutto perché lui era felice da quando lei era lì.
La seguì in silenzio, esultando tra sé e sé per ogni suo passo entusiastico.
Conosceva bene la strada fino alle serre, ma lasciò che fosse lei a guidarlo, felice che non avesse lasciato la 
presa sulla sua mano per tutto il tragitto.
Gli mostrò tutte le piante che stava curando, parlando senza sosta di quelle che più le piacevano o di come se ne
era presa cura insieme a Paul o di come fosse stata contenta quando aveva scoperto quel posto.
-Paul ha una certa fissazione per la puntualità. Ogni giorno, appena il sole inizia a tramontare, mi butta fuori di qui,
ordinandomi di tornare nel castello e sono più che sicura che in questo ci sia il vostro zampino- gli sorrise raggiante
e lui non poté fare a meno di abbassare lo sguardo. In effetti, aveva dato specifiche istruzioni a Paul affinché 
facesse attenzione che rientrasse prima che il sole fosse tramontato. Non voleva altri incidenti come quello della
fontana. Se le fosse accaduto qualcosa..
Si riscosse e si schiarì la voce, avvicinandosi ad una delle piante. Non ti scordar di me. Non gli erano mai piaciuti
quei fiori, aveva deciso di metterne qualcuno nella serra solo perché Rosaline li adorava. Che macabra coincidenza.
Dopo tutto quello che era accaduto, non si sarebbe mai scordato di lei. Alzò lo sguardo su Belle e si accorse che 
lo stava osservando.
-Sembrate sovrappensiero. Quei fiori vi ricordano qualcosa?-
-Sì- disse solo, tornando a guardarli.
-Mi piacerebbe sapere qualcosa di voi-
Lui non rispose e lei inspirò profondamente. Voleva conoscere l’uomo che aveva scombussolato così radicalmente
la sua vita, l’uomo che aveva rapito suo fratello, ma che non le aveva mai fatto del male. Voleva sapere perché era 
diventato una bestia.
-Avevate una moglie, non è così?-
Trasalì.
-Come fai a saperlo?-
Ancora una volta quella fitta al cuore. Gelosia.
-La donna della fontana.. io.. ho solo supposto che..-
Strinse gli occhi, scrutandola con attenzione.  Supposto? No, non gli stava dicendo tutto. Doveva averla vista in uno
dei suoi sogni. Non poteva permettere che scoprisse la verità, non avrebbe mai dovuto sapere cosa aveva fatto, 
cos’era successo a Rosaline. Mai.
Le si avvicinò in poche falcate, l’espressione dura. Parlò con un tono più severo di quanto volesse.
-Non devi, per nessun motivo, avere a che fare con lei. Non ascoltare ciò che dice, non avvicinarti alla fontana e non.. 
seguirla-
Lo guardava con gli occhi spalancati, immobile. Si ritrasse appena, rendendosi conto di averla spaventata. –Hai capito?-
Annuì. Non seguirla. Parlava come se sapesse dei suoi sogni, come se sapesse che non si stava riferendo solo 
all’immagine che aveva visto nell’acqua. Ma come poteva saperlo? Non gli aveva mai detto dei suoi sogni e così a
Rebecca o a Paul.
E quel pensiero, che già una volta le aveva attraversato la mente, tornò a farsi vivo, sfuggendole.
L’espressione della bestia si addolcì appena.
-Non voglio che ti succeda qualcosa- sussurrò e, per alcuni istanti, lei lo fissò, incredula. Arrossì, pentendosi subito 
di quelle parole, ma poi lei rivolse lo sguardo su un’altra pianta e gli indicò un fiore dai petali blu disposti a corona
intorno ad un centro di un tenue viola. Fiordaliso.
-Questo è il mio preferito-
-È stupendo, in effetti- indicò un altro fiore dai pochi petali lunghi.  –Io adoro i lilium bianchi-
Si voltò per guardarli e sorrise.
-Sì, sono molto belli- si incamminò tra i due lunghi tavoli su cui erano appoggiati i vasi contenenti le piante dai rami
più corti.
-Raccontatemi di lei. Vostra moglie-
Non avrebbe dovuto dirle nulla, non avrebbe voluto dirle nulla, tuttavia, la speranza che in questo modo non avrebbe 
cercato informazioni altrove lo spinse a parlare. Sospirò.
–Si chiamava Rosaline. Era la figlia di un conte che amministrava dei terreni al nord. Stringemmo un accordo d’affari 
e, per sancirne il vincolo, volle che io sposassi sua figlia. E così fu-
-L’amavate?-
-Credevo che si potesse imparare ad amare una persona-
-E lei vi amava?-
-Era una donna bellissima- sussurrò, perso nei ricordi. –Forse ciò che amavo era proprio la sua bellezza. Feci di tutto
perché lei mi amasse, le donavo tutto ciò che desiderava, facevo tutto ciò che chiedeva e, sì, credo che alla fine lei 
abbia iniziato ad amarmi-
-Avete cercato di comprare il suo amore-
-Chi non lo farebbe?-
-Chiunque voglia un amore sincero. Poi cos’è successo?-
-Suo padre mi tradì e lei morì-
Un brivido le percorse la schiena. Che fosse stato lui ad ucciderla?
Alzò lo sguardo su di lei, inchiodandola. Che fosse questa l’azione mostruosa di cui parlava?
Le si avvicinò piano, soppesando i suoi movimenti e si fermò a pochi centimetri da lei, continuando a tenere lo sguardo
fisso nel suo.
Perché era diventato una bestia? L’aveva davvero uccisa lui? Forse per vendicare il tradimento del padre?
-Perché non hai paura di me?-
-Non mi avete mai fatto del male, perché dovrei avere paura di voi?-
-Perché i mostri si temono-
-Ci sono mostri ben peggiori da temere e che si celano dietro un volto angelico-
-E se io non fossi un mostro solo nell’aspetto?-
-Se mai vedrò in voi un mostro, allora vi temerò-
Le sfiorò la guancia con la mano e lei piegò leggermente la testa, abbandonandosi a quel contatto. Chiuse gli occhi.

Passeggiavano uno accanto all’altra. Gli aveva raccontato della sua famiglia, di tutti i guai in cui si era ficcato Christian e 
dei salti mortali che lei e Dominic avevano dovuto fare per sistemare le cose senza che la madre lo sapesse, di come si 
era procurata la piccola cicatrice che aveva sul ginocchio. Quando aveva accennato a ciò che avrebbe voluto fare appena
tornata a casa, lui si era rabbuiato, così aveva cambiato argomento, gli aveva chiesto della sua vita prima. Prima di aver
e quell’aspetto, prima di Rosaline. E lui si era rivelato più loquace di quanto immaginasse. Le aveva parlato della sua
infanzia, di come suo nonno, suo padre e poi lui si erano prodigati per trovare sempre nuovi libri per la biblioteca, di come
i suoi genitori fossero morti durante un lungo viaggio quando aveva solo sedici anni, lasciandogli averi, titoli, possedimenti..

E un senso di solitudine che non era riuscito a colmare, pensò tristemente.
Un animale sfrecciò davanti a loro e corse via.
Belle sorrise raggiante.  –Era un cerbiatto!-
Poi, quella strana sensazione che le rimbombava spesso nel petto, si ripresentò, frastornandola. Era la stessa sensazione 
che provava nei sogni che poi si avveravano, era come se qualcosa le indicasse esattamente cosa fare. Guardò nella 
direzione in cui il cerbiatto era scappato. E lo vide, poco distante da loro, si era fermato, la guardava. Stava aspettando 
che lo seguisse.
Gli corse dietro, dimentica di Adam e della loro passeggiata o del vestito che le rendeva così difficile affrettarsi tra tutti quei
rami o della voce che continuava a chiamarla.
-Belle!-
Lo ignorò, continuò a correre, a tenere lo sguardo fisso sull’animale, una presa ferrea la trattenne, la strattonò, facendola 
voltare. Spalancò gli occhi davanti all’espressione furiosa della bestia. Il suo sguardo ardeva di rabbia. Strinse la presa, 
avvicinandola ancora di più a sé. Cercò di liberarsi, inutilmente, sentì gli artigli graffiarle la pelle.
-Mi fate male- sussurrò, con una smorfia di dolore, ma la presa non si allentò.
-Ti avevo detto di non seguirla!- ringhiò contro di lei.
-Ma.. dovevo..-
Seguirla? Di cosa stava parlando? Il cerbiatto l’aveva aspettata, voleva mostrarle qualcosa.. Si guardò intorno, confusa. 
Erano ancora nella foresta, ma si stavano avvicinando al castello.. no, alla fontana. Rosaline. Era Rosaline che voleva 
mostrarle qualcosa, voleva farla tornare alla sorgente. E lui lo sapeva.
-Sapete che lei cerca di dirmi qualcosa- strattonò il braccio e stavolta la lasciò andare. Il fianco le doleva per la corsa e
respirava ancora affannosamente. Fissò gli occhi nei suoi, cercando di cogliere qualsiasi pensiero li attraversasse.
-L’avete uccisa?-
Il suo sguardo si fece imperscrutabile, lontano, un muro troppo solido per potervi vedere oltre. E, quando rispose, la sua voce
era priva di emozioni.
-Sì-

  
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