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Autore: malpensandoti    14/04/2015    7 recensioni
Jodie le sorride di tanto in tanto, le scosta i capelli dal volto e le dice che Louis non ha idea di cosa si stia perdendo a non volere una sorella del genere.
Georgia la ringrazia e tace, alla fine non ci crede più di tanto.
Aspetta piano gli uomini – le persone – della sua vita prendersi qualcosa e sparire, perché è così che funziona, è così che semplicemente vanno le cose.
Vanno via.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Words As Weapons
Green Eyes




I came here with a load
And it feels so much lighter now I met you




 
“Indovina chi uscirà con Cyndi oggi pomeriggio!”
Georgia si volta di scatto verso Oscar, irrigidendo le spalle per lo spavento.
Il cortile della scuola è pieno di studenti e il suo migliore amico ha il volto stravolto dalla contentezza, come quello di un bambino davanti a un mondo ancora da esplorare, tutto nuovo.
Lei è seduta sul gradino della fontana e adesso sta sorridendo lievemente, osservandolo sistemarsi la giacca della divisa e aspettare compiaciuto e impaziente che lei gli faccia domande.
Quindi “Tu?” gli chiede, alzando un sopracciglio con finto scetticismo.
Oscar annuisce solennemente, mordendosi il labbro inferiore. “Tecnicamente, non è un vero appuntamento – chiarisce – La settimana prossima è il compleanno di Niall e andiamo a cercare un regalo decente. Ma andiamo insieme, capisci?”
“Capisco, capisco” lei bofonchia, in realtà non capisce perché con le persone non sa starci.
Il petto del ragazzo si gonfia per un sospiro estasiato, assolutamente teatrale. “È proprio una magnifica giornata, non trovi?” esclama a occhi chiusi.
A Georgia non sembra così, ma non lo dice. Si alza dal muretto e lo affianca verso l'entrata della scuola, mentre la campanella da dentro l'edificio segna gli ultimi cinque minuti prima dell'inizio delle lezioni.
“Qualcosa ti turba, raggio di sole?” le chiede poi Oscar, lungo il corridoio affollato.
Lei sbatte le palpebre, aggrotta le sopracciglia e sospira appena tra le spalle strette, chiuse per via dei pensieri ingombranti.
“No – risponde, piano – Sono solo stanca. Non ho dormito granché stanotte”
“Pensavi a qualcosa in particolare?”
“A tutto e a niente, come al solito”
Entrano nella classe di scienze ancora vuota, scegliendo la coppia di banchi nell'angolo vicino alla finestra. Oscar la osserva togliersi la giacca e sistemarsi i capelli sulla sedia, sembra che voglia dire qualcosa – chiedere, magari – poi ci ripensa e semplicemente scuote il capo, leccandosi le labbra.
Mama Gomes consiglia della buona camomilla, prima di andare a dormire – le sorride quindi, facendole l'occhiolino – E lo sai meglio di me che mia madre ha sempre ragione”
La classe intorno a loro inizia a riempirsi, la conversazione finisce lì e Georgia gli sorride anche se un po' le dispiace.
 
 
 
 
L'iPod è scarico perché stanotte l'ha passata ad ascoltare in loop gli M83, lo tiene tra le mani fredde con i fili bianchi delle cuffie che pendono verso il marciapiede e dentro di sé è arrabbiata per qualcosa – con qualcuno – a cui ancora non riesce a dare un nome.
Aspetta l'autobus alla fermata prima della piazza con gli occhi spalancati verso la città e lo zaino di scuola appoggiato all'asfalto. Dentro, c'è un altro pacco di candele pagato una sterlina e mezzo.
Non è riuscita a farne a meno.
Sono quasi le cinque di pomeriggio e lei è uscita da scuola da nemmeno un'ora per via di un progetto di scienze che l'ha tenuta in biblioteca insieme ad altri suoi compagni.
Georgia sospira lentamente, vorrebbe ascoltare i The xx e invece deve accontentarsi dei rumori cittadini e dei negozi che iniziano a chiudere.
Nella sua visuale fissa contro il marciapiede, si fanno largo un paio di anfibi rossi e bassi, rovinati.
Poi qualcuno le chiede: “Scusa, hai una sigaretta?”
Lei alza la testa di scatto ed è Suki quella che, con un accendino blu in mano, la sta osservando con la stessa espressione con cui l'ha conosciuta. Sembra quasi contrariata, in disaccordo con l'eleganza sinuosa del suo fisico slanciato, delle sue mani affusolate come candele bianche.
Si guardano per qualche secondo, poi la più grande sembra avere un'illuminazione e il suo viso si distende, fa un sorriso grande, sorpreso.
“Io ti conosco, vero? – esclama, facendo un piccolo passo indietro per osservarla meglio – Sì, certo che ti conosco. Sei Georgia, sì? La fidanzata dell'amico di Horan”
Georgia arrossisce vistosamente a quel nome, ridacchia in modo nervoso e si morde appena il labbro inferiore, scuotendo la testa. “Noi non...non siamo fidanzati” tende a precisare, timida.
“Avrei giurato in contrario – Suki aggrotta le sopracciglia nere mentre il suo sguardo grigio si sposta verso la strada e poi verso i negozi dall'altra parte, come se stesse riflettendo – Beh, mi dispiace per te, allora. Lui è davvero figo”
Le si siede accanto poi, con un'eleganza distratta e leggera tale da farla sembrare come il vento. Si tocca i capelli neri lunghi fino allo stomaco e se li scosta dal volto, stiracchiando le gambe dentro ai jeans slavati.
Georgia ridacchia ancora, si sente stupida e in imbarazzo.
“No, davvero. Sono seria! – Suki sbatte gli occhi, s'imbroncia come una bambina – È, tipo, veramente figo. Mi spiego, no? Voglio dire, sembra quasi Drake, però è molto più Kanye West di faccia. Per non parlare dello sguardo, mi ricorda vagamente Frank Ocean. Sì, decisamente Frank Ocean. Oh dio, per caso è gay anche lui?”
Il cielo si è già inasprito, non ci sono più le ombre.
Georgia adesso ride davvero, perché la parlantina di Suki è stranamente piacevole e perché lei è strana, di una stranezza che non ti aspetteresti mai da cinquantatré chili scarsi di gambe da modella e volto signorile.
“No, non è gay” mormora come risposta.
L'altra ragazza ci pensa, poi annuisce velocemente e “Sì, hai ragione. D'altronde è uscito con Cyndi oggi, no? Diavolo, quella ragazza è peggio di un animale! Sarà pure la mia migliore amica ma non ha pudore per uscire con quelli più piccoli. Spero solo che non l'arrestino...Insomma, dobbiamo andare in Spagna quest'estate, sarebbe un peccato”
Georgia continua a ridacchiare a bassa voce e si sente bloccata dalla timidezza, dalla paura di dire qualcosa di sbagliato, di non essere tanto quanto Suki.
È la fidanzata di suo fratello, realizza, e questo lei non lo sa.
Dal bauletto verde bosco che indossa, la mora pesca un sacchetto di carta da pasticceria, ne tira fuori un cookie gigante e “Vuoi un morso? E prendilo adesso o non ne avrai più l'occasione” le dice, allungandolo verso l'altra.
Georgia nega con la testa, “Sono celiaca – spiega – Ma grazie lo stesso”
“Davvero? Anche Louis!”
“Lo so”
Lo dice prima di pensarlo, prima quasi di aprire effettivamente bocca. Però succede e lei lo capisce solo dopo, quando Suki smette di sorridere come chi ha appena scoperto qualcosa di speciale e la guarda, gli occhi grigi pieni di malizia.
Ah, ho capito – sibila, il tono divertito – Sei una di quelle ragazzine che lo fissavano in corridoio quando andava ancora al liceo, giusto? Tipo le amiche di sua sorella. Tranquilla, posso cap-”
“Non è così, davvero – Georgia quasi balza in piedi per la fretta con cui vuole chiarire. Non è così, dio!, certo che non è così – Non mi piace Louis. Nemmeno lo conosco. Me lo...me lo ha detto Niall, ecco tutto”
Bugia, ma Suki sembra crederci perché forse conosce meglio di lei la lingua lunga di uno come Niall Horan.
Mangia il suo biscotto con pigrizia e intanto dice: “Oh, sì certo. Beh, a ogni modo non ti biasimerei. Voglio dire, io ho fatto dei commenti su Oscar, è giusto che tu ti possa scatenare sul mio uomo”
“Non sei gelosa?” Georgia le domanda curiosamente, la tensione creata qualche istante prima già svanita.
Mentirebbe se dicesse che non le piaccia parlare di Louis, perché nonostante l'inquietudine e la tristezza di non far parte della sua vita, l'idea di pensare di conoscerlo appena un po' di più è bella, la fa sentire appena meglio, illude di poter riempire quel vuoto.
Suki arriccia il naso, manda giù un boccone. “Nah, perché dovrei? O meglio, sono gelosa quando per esempio andiamo a ballare a Liverpool e in pista ci sono delle ragazze che lo toccano, o ragazze che provano a ballarci insieme. Ecco, sì. Ma non sono gelosa se qualche diciassettenne fa qualche commento su, che so, il suo fondoschiena o sulle sue mani. Non mi tradirebbe mai neanche se io tradissi lui, mi spiego? È troppo leale, ecco”
Ne parla con gli occhi seri, scuri per l'emozione. Dalla sua voce trapela la sorpresa continua di un amore sempre nuovo, Suki parla di Louis quasi come se si rendesse conto solo adesso di avere accanto una persona così straordinaria, vera.
E Georgia la invidia, si morde le labbra e la invidia.
“Invece, lui si che è geloso! – Suki ora ride forte – Cazzo, è probabilmente la persona più gelosa che abbia mai conosciuto. È, tipo, possessivo, veramente tanto. Io faccio sempre finta che questo lato del suo carattere mi faccia arrabbiare, così lo provoco e anche spesso. È che, cazzo!, è veramente sexy quando diventa geloso, capito? Quindi io interpreto il ruolo di femminista accanita mentre lui non fa che rincorrermi e incazzarsi. È molto divertente”
Ridono entrambe, anche se per motivi diversi.
Georgia per esempio ride del fatto che Suki ha gli occhi pieni d'amore e nemmeno se ne rende conto. Ride perché è un amore che le mette ansia, malinconia.
E questo è triste.
Il 39 arriva in quel preciso istante, Suki balza in piedi e si pulisce le mani sfregandole tra loro.
“Suppongo che questa sia la fine – borbotta, verso Georgia – È stato un piacere rivederti. Salutami Oscar. O forse no, dato che sta uscendo con la mia migliore amica proprio in questo istante...”
La bionda le sorride e “Sarà fatto” le risponde, gentile.
Suki sospira forte, guarda le porte dell'autobus rosso spalancarsi. “Vado a dare il grande annuncio ai miei”
La signora che scende in quel momento spalanca gli occhi, la guarda male. Lei scoppia a ridere e “Signora, non sono incinta. Mi sono appena licenziata”
 
 
 
 
 
Jodie è a casa, la si sente parlare anche dal vialetto.
Georgia non capisce il suo interlocutore finché non si chiude la porta d'ingresso alle spalle, appoggiando lo zaino ai piedi dell'attaccapanni e il cappotto in uno dei suoi rami.
Lancia un'occhiata allo specchio sopra al mobile e si sistema i capelli che il vento ha scombinato, poi deglutisce e respira profondamente.
Harry è come un pesce fuori dall'acqua in mezzo a quell'arredamento strettamente femminile, tiene le gambe intirizzite sulla poltrona e le spalle rigide come il cemento.
Indossa un maglione blu scuro e un paio di pantaloni neri, leggermente larghi sulle cosce. Ha il volto congelato e le mani chiuse su una tazzina da tea rosa che rischia di sgretolarsi sotto la sua presa.
Jodie continua a parlare a voce alta con tono pettegolo mentre spolvera con uno straccio una mensola che Georgia non ha mai visto, di fianco al mobile del televisore.
“Eccoti qui! – la donna si volta verso di lei, sorridendole in modo strano – Harry ti cercava, così gli ho offerto una tazza di tea mentre ti aspettavamo. Ah, ti piace? L'ha montata lui. È quella mensola dell'Ikea di cui non abbiamo mai capito le istruzioni”
Continua a guardare verso il ragazzo che tiene gli occhi verdi puntati sulla rivista appoggiata al tavolino in vetro, le mani dure sulla tazza bollente.
A Georgia basta un'occhiata più sicura verso sua madre per capire il suo gioco: Jodie tasta il territorio, l'unico motivo per cui ha spinto Harry a fermarsi in casa loro è perché voleva capire fino in fondo le sue intenzioni, perché è una madre e soprattutto una donna. E può scherzare quanto vuole, spingere sua figlia a essere più sciolta nelle relazioni, ma è comunque sempre in allerta, come l'orso che protegge i suoi piccoli.
“È...bella” Georgia deglutisce, fissa la mensola nuova e ha le mani che prudono.
Harry si alza in piedi e risulta talmente possente in quel piccolo salotto da non sembrare neanche umano. Appoggia la tazza sul tavolino basso e guarda Georgia, il volto scolpito da un nervosismo che vuole restare a bada.
“Posso parlarti?” le domanda, il tono studiato.
Georgia finge di non vedere sua madre sbattere le palpebre con curiosità, invece annuisce veloce e gli fa cenno di seguirla fuori, sul vialetto.
Harry si chiude la porta alle spalle e sembra riprendere via, l'aria fredda gli riempie i polmoni e gli rilassa le spalle, Georgia lo intravede dalla luce dei lampioni e pensa che sia bello.
Bello e distrutto.
Lo sente fare un respiro profondo, chiudere gli occhi e aprirli contro i suoi.
“La...la... – sospira, si passa le mani tra i capelli, ricurva appena le spalle – Ho parlato di te alla mia analista. Voleva che te lo dicessi”
E Georgia non s'immaginava di certo il tono così arrendevole, e nemmeno quella confessione sincera, piccola. Lo osserva con sorpresa, senza sapere come muoversi, cosa dire per non rovinare quel momento.
Ed è...strano, sì. Le vengono appena i brividi sulla schiena, perché Harry la guarda e lo dice con importanza, come se fosse qualcosa che segna, qualcosa da ricordare.
“È una bella cosa?” mormora, abbassando appena gli occhi.
“Non lo so. Devo ancora capirlo”
Lui sospira ancora, gonfia il petto e fa un passo indietro, stanco.
A Georgia viene da sorridere e nemmeno lei sa perché. “Buona serata” lo saluta.
Intanto ha deciso: è una bella cosa.

 






 

ho zero tempo, devo studiare e in più è un periodaccio!
scusate per il ritardo, spero di essermi fatta perdonare?
la canzone del capitolo è green eyes dei coldplay, io vi mando un bacione enorme e vi ringrazio di cuore per tutto!
a presto,
caterina

 
  
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