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Autore: Manu5    14/04/2015    23 recensioni
-“Sei veramente un’idiota!!!”
- “E tu una petulante ragazzina!!!”
- “Non ti permettere sai…”
-“Altrimenti che mi fai?” “Sto’ tremando di paura guarda…” mi disse con tono spavaldo.
- “Questo!!!” E presi dal corridoio il cestino vicino ai distributori con dentro ogni sorta di schifezze tirandoglielo addosso.
Walter e Monica proprio non si sopportano, il diavolo e l'acqua santa li chiamano ridendo a scuola. Ma cosa succederrebbe se un preside un po' strampalato li costringesse con l'inganno a fingersi una coppietta felice per vincere una scommessa?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A TUTTI QUELLI CHE HANNO AVUTO LA PAZIENZA DI ASPETTARE …. GRAZIE!!!

CAP. 18 LUI TI PIACE


POV MONICA

Le orecchie fischiavano impazzite, la salivazione era sparita, le mani tremavano convulsamente, il colore della pelle poteva benissimo essere un miscuglio tra il rosso porpora ed il rosso carminio, non capivo più nulla, i miei ultimi neuroni rimasti sani erano andati a farsi benedire …
Ma che diavolo stava facendo Molinari? Pensavo sconvolta mentre scrutavo centimetro dopo centimetro il suo torace completamente esposto alle mie iridi, perché di guardarlo negli occhi smeraldini proprio non ne avevo il coraggio. E soprattutto cosa cazzo stavo facendo io??? Perché non mi levavo da quella situazione imbarazzante? In fin dei conti la sua presa sul mio polso non era poi così stretta, direi che lo stava pilotando in maniera quasi leggera o sarebbe meglio dire consenziente. Davvero volevo questo? Veramente desideravo toccare Walter Molinari in quel modo?
Si cazzo!!! Lui – purtroppo – era perfetto. Un diavolo tentatore intrappolato nel corpo di un angelo. Non riuscivo più a combattere, il mio corpo voleva provare quelle sensazioni così intense, perché mi facevano sentire viva come mai mi era capitato nella vita. Questo era il vero dramma.
Quando poi le mie dite sfiorarono la fibbia dei suoi jeans feci il tremendo errore di alzare il viso incrociando i suoi occhi languidi. Ed eccola, la resa totale ed incondizionata. Solo una monaca di clausura – forse -  avrebbe avuto il coraggio di dire no. A quegli occhi indagatori che sapevano leggere le mie emozioni, alle sue mani forti che irradiavano fuoco, al suo corpo tonico che urlava toccami! Io non ne sapevo molto sul sesso, anzi direi quasi nulla, ma Molinari lo gridava con ogni fibra del suo essere uomo.
Mi catapultai su di lui come posseduta da un istinto ancestrale, troppo forte per resistere ancora, troppo travolgente per non assecondarlo, e lo baciai. Con una passione che neanche sapevo di avere feci aderire le mie labbra alle sue sorprendendo me stessa in primis e lasciando probabilmente sbalordito Molinari che s’irrigidì all’istante. Smarrimento che durò la frazione di un secondo poiché si scaraventò letteralmente su di me schiudendo naturalmente le mie labbra già pronte ad accogliere la sua lingua. Il bacio diventò famelico e passionale, quasi violento. Le sue mani mi artigliarono i fianchi stringendomi al corpo, -  a tutto il suo corpo, -  incendiandomi più di quanto non bruciassi già. Le mie frenetiche ripercorsero a ritroso i suoi muscoli possenti allacciandogli le braccia dietro il collo e affondando a ventaglio nei suoi capelli,  morbidi in maniera quasi disumana.
D’improvviso mi sentii mancare la terra sotto ai piedi e mi resi conto che Molinari mi aveva sollevata depositandomi subito dopo sopra il grande bancone della cucina. Le sue mani scivolarono sotto il tessuto leggero della camicetta che indossavo sollevandola quel tanto che bastava a far scivolare sotto le dita gelide che mi fecero fremere d’aspettativa. Divaricai le ginocchia come spinta da un riflesso incondizionato attirandolo il più possibile vicino a me.
- “Cosa ….” Provai a chiedere quando le sue labbra lasciarono le mie per spostarsi sul collo concedendomi il lusso di riprendere fiato e lucidità.“ Stiamo …. Facendo?”
- “Ssshhhh. “ mi zittì all’istante “Non pensare. Spegni il cervello Monica e lasciati andare …” 
E lo feci davvero! Misi il cervello completamente in stand-bye e incrociando il suo sguardo annegai nel liquido intenso delle sue pupille. Non mi mossi quando lo vidi armeggiare con le dita sottili sui bottoncini leggeri della mia camicia tenendomi incatenata agli occhi, non scappai a gambe levate quando aprì il primo, poi il secondo ed il terzo, proseguendo in una discesa lenta e inarrestabile fino a quando tutti quei piccoli bottoncini avevano lasciato le loro asole rassicuranti.
- “Sai, l’azzurro è il mio colore preferito.” Ammiccò rimirando il mio intimo.
Solo allora mi ricordai del completino azzurro in pizzo che avevo indossato quella mattina dopo la doccia ed arrossii furiosamente coprendomi con le braccia il decolté ma lui mi bloccò velocemente spostando i miei arti delicatamente
- “No, sei bellissima …. Non nasconderti ai miei occhi.” Affermò con una dolcezza che mai avrei creduto possibile provenire da lui.
Sorrisi della dolcezza delle sue parole e docilmente lo lasciai scostarmi delicatamente le braccia dal petto.
- “Come siamo smielati Molinari.” Ammiccai suadente. “Credevo tu fossi allergico a  queste cose. Chi sei tu? E che ne hai fatto dello scorbutico stronzo?”
- “Non cominciare …” m’intimò ghignando dedicando poi tutta la sua attenzione al mio collo.
- “Ah…” ironizzai con un sorriso da ebete stampato in faccia “adesso si che ti riconosco amore mio.”

POV WALTER

Oh cazzo. Cazzo ! Solo a quello riuscivo a pensare mentre la baciavo non dandole tregua, conscio del fatto che se solo un barlume di lucidità avesse attraversato le rotelline che giravano senza sosta nel suo cervello, l’incantesimo si sarebbe spezzato e sarebbe tornata la rompicoglioni di sempre. E invece no! Non doveva tornare alla realtà, perché quello che stavo facendo – quello che stavamo facendo – mi piaceva oltre ogni misura. Che poi non è che stessimo facendo chissà cosa. Ci stavamo solo baciando. Ma allora perché lo percepivo come se fosse la scopata più bella della mia vita? E perché avevo gli ormoni a mille da dover tenere costantemente sotto controllo, per non prenderla brutalmente nella mia cucina dimostrandole che aveva ragione quando mi dava del depravato che ragionava solo con il cazzo.
Ma cazzo! (appunto). Lei non mi stava aiutando proprio per niente. Forse perché la stronza era consenziente e non ubriaca come un troll, forse perché era sensuale da morire, probabilmente perché non aveva neppure la consapevolezza di quanto potesse apparire bella in quel momento. Con i capelli scompigliati all’inverosimile, gli occhi intensi e languidi, un colorito da far invidia ad un semaforo … Dio come la volevo. Fa niente se poi avremmo litigato fino alla fine dei tempi,non importava se mi avrebbe costretto ad espatriare in America dove c’era ancora in vigore la pena di morte, o se mi avrebbe preso a calci nel culo a vita e perforato i timpani a forza di urlarmi addosso … Ma io la desideravo come un pazzo ed era ora che almeno prendessi coscienza di questo.
Toccarne la pelle bollente sotto quel sottile strato di stoffa che ancora ci divideva mi mandò in delirio. Sollevarla da terra per baciarla meglio un riflesso incondizionato. Notai con sgomento che le dita tremavano mentre scoprivo il suo torace, bottone dopo bottone e la cosa quasi mi terrorizzò perché non era mai successo. Ed infine il colpo di grazia al cavallo dei miei pantaloni, quel completino azzurro … neanche a farlo apposta il mio colore preferito, mi mise K.O.!
Mi avventai su di lei neanche fossi un vampiro che volesse succhiarle l’anima. Ma io volevo il suo corpo, il suo delizioso corpicino sotto di me, perdermi dentro i suoi occhi mentre affondavo nella sua carne cedevole, farla urlare dal piacere procurato dalle mie carezze e riempirmi delle sue grida. 
Separarmi dalle sue labbra fu un dolore quasi fisico, ma volevo baciarla dappertutto e così scesi lungo il suo collo sinuoso verso ciò che avevo solo immaginato di poter toccare da quando l’avevo vista agitarsi nel mio letto con una canotta troppo grande per nascondere le sue forme perfette.
Le mani si insinuarono nervosamente sotto la camicetta mentre le dite toccavano la sua pelle infuocata, salendo sempre più su, sempre di più … stringendola spasmodicamente al mio corpo. Una risalita infinita ma rapida in ugual misura. Quando finalmente sfiorai il pizzo del suo reggiseno con la punta delle dita credevo di venire all’istante nei miei jeans come uno sfigato qualsiasi.
La baciai, molto più intensamente, arrossandole la pelle candida della mandibola, del collo, della clavicola … ma quando stavo per raggiungere la meta tanto agognata..
- “Walter, ma che stai facendo?” urlò qualcuno alle mie spalle.
No, non poteva essere la voce di mio padre quella che avevo appena udito. Probabilmente lo stavo immaginando poiché il mio subconscio stava cercando un’alternativa plausibile al pensiero fisso di un’erezione che non riuscivo più a contenere. Ma quando Monica s’irrigidì come un palo della luce tra le mie braccia, mi decisi a voltarmi, e quello che vidi non mi piacque per niente.
- “Cazzo.”  imprecai
- “Quello è meglio che lo tieni nei pantaloni. “
- “Roberto!” s’indignò mia madre coprendo gli occhi ai gemelli.
- “Papà” sbraitò ridendo mia sorella Sam.
La scena aveva del tragi-comico. Stampati sullo stipite della porta della mia cucina, tutta la mia famiglia, nessuno escluso, stava ammirando chi con occhi languidi, chi incazzosi, chi sbigottiti la scena da film porno che gli avevamo appena propinato. Il mio bellissimo sogno ad occhi aperti si era trasformato presto in un incubo spaventoso.
- “Non sta’ succedendo davvero?” domandò Monica più a sé stessa che al sottoscritto con una nota evidente di disperazione nella voce.
Un’affermazione che mi riportò drasticamente alla realtà. Realtà che vedeva Monica Laboni avvinghiata a me mezza nuda nell’imbarazzo più totale. Sorprendendo in primis me stesso le passai un braccio attorno alle spalle e l’altro sulla schiena schiacciandomela contro il petto e coprendola alla vista di tutti, in primis dagli occhi allucinati di mio padre.
- “Temo proprio di sì dolcezza.” Le sussurrai all’orecchio sconsolato.
- “Roby vieni via.” Intervenne mia mamma.
- “Non ci penso proprio.”
- “Roberto” intimò.
- “Ma tesoro li vedi?”
- “E che cosa ti aspettavi? La paglia vicina al fuoco brucia.! E poi trattandosi di tuo figlio che pretendevi …”
- “Che vuoi dire scusa? Che sarebbe colpa mia?”
- “E di chi se no? .. Forza andiamo ”
E così dicendo si dileguò portandosi dietro i gemelli e mia sorella Sam che sogghignava divertita. Ma che bella figura di merda.
- “Non credere di passarla liscia, depravato. Congeda la tua bella – senza offesa Monica  -“ aggiunse subito “ e raggiungimi di là! Possibilmente vestito.” E girando i tacchi se ne andò lasciandoci allibiti.
Appena rimanemmo nuovamente soli la situazione divenne ulteriormente imbarazzante. Mi staccai da lei molto delicatamente quasi temessi che mi sgusciasse via come una saponetta.
- “Che figura di merda.” Imprecò staccandosi da me e scattando come una molla giù dal bancone della cucina.  
- “Già” sospirai lasciandola andare di malavoglia.
- “Devo andare!” scandì sistemandosi la camicetta.
- “Ci avrei giurato.” Sogghignai incrociando le braccia. Modalità stronzo attivata.
- “Scusa tanto se preferisco andarmene evitando di sentire la piazzata che ti sta’ per fare tuo padre, nonché il preside della scuola che frequento, per averti beccato a scoparti una sua alunna …  in casa sua per giunta!! “
- “Le tue idee sono alquanto confuse cara.  Non ti stavo affatto scopando!” mi sentii in dovere di specificare.
- “Andiamo, hai capito cosa intendevo …”
- “No, siccome sono scemo non ho capito. Cosa intendevi? Volevi  per caso andare davvero fino in fondo sul bancone della mia cucina?!!” sottolineai forse un po’ troppo cattivo. “Sei proprio una porcellina … ”
- “Vaffanculo Molinari!”
- “Oh bene, vedo che siamo tornati alle origini Laboni.”
- “Ma fottiti.”
- “Con te?”
- “Sempre le stesse battute … che palle! Cambia repertorio Walter!”
Mi aveva chiamato per nome, mi aveva chiamato per nome in maniera assolutamente naturale, assolutamente quotidiana. Come se fossimo amici, come se fossimo davvero in confidenza … E questo mi destabilizzò non poco. 
Probabilmente anche lei si rese conto della gaffe appena pronunciata poiché prendendo la sua roba si defilò di corsa verso la porta.
- “Non saluti neanche il tuo fidanzato?” Le urlai dietro .
- “Oh, hai ragione. Scusa amore” urlò anch’essa “ Vaffanculo”  E uscì sbattendo l’uscio inviperita.

POV MONICA

- “Ho fatto una cazzata Valy, un’enorme cazzata!”
Sbraitai in faccia alla mia migliore amica quando arrivò mezza sconvolta ad aprirmi la porta di casa sua. Probabilmente stava dormendo poveretta …. Ma io ero nel panico più totale e non sapevo dove sbattere la testa.
- “Cos’hai fatto di così grave?” chiese sbadigliando e lasciandomi passare.
- “Una cosa terribile Valeria, una cosa terribile.”
- “Eh che avrai mai fatto? Hai pestato un’aiuola dove c’era scritto: Vietato calpestare i fiori.?” Sorrise stravaccandosi sul suo divano.
- “Devo ridere?” chiesi sarcastica fino al midollo.
- “Perdonami, ma proprio non ti ci vedo a fare qualcosa di terribile.”
- “Mi sono fatta Walter Molinari nella cucina di casa sua.” Sputai d’un fiato.
- “COSA???” gridò Valeria scattando in piedi e strozzandosi con la sua stessa saliva. “Come?... Perché?...”
- “Vedo che ho finalmente attirato la tua attenzione.” 
- “Certo, era palese che prima o poi sarebbe successo …. Insomma vi mangiate con gli occhi …” borbottò tra sé e sé “ però … Cazzo vi avevamo lasciati a cavarvi gli occhi … Come caspita siete finiti a letto insieme?? “
- “Non siamo finiti a letto insieme!” mi sentii di puntualizzare indignata. Proprio come Molinari aveva fatto con me.
- “Ma scusa, hai detto … mi sono fatta Molinari …”
- “Intendevo che ci siamo baciati molto appassionatamente e mi ha palpeggiata, deficiente!”
- “E che sarà mai? Per Molinari poi, è ordinaria amministrazione.”
- “Grazie. Sei molto carina.” Sbottai infastidita.
- “Si può sapere qual è il problema? “
- “Il problema è che non l’ho fermato cazzo!! Anzi, in un certo senso … l’ho pure incoraggiato.”
- “Tu?” Domandò scettica.
- “Sì!!! Porca troia.” Strillai
- “Smettila di dire parolacce.” Ordinò “Mi sembra di parlare con il tuo alter ego.
- “Oh Valy, sono disperata, non so’ più cosa fare. Aiutami!” supplicai gettandomi sul divano.
- “Lui ti piace!” sentenziò
- “Assolutamente noooo.!! E’ solo un imbecille.”
- “E anche tanto. E questo ti terrorizza.” Sospirò.
- “E che dovrei fare secondo te?”
- “Marcia indietro Monica. Fattela passare.”
- “Proprio tu mi dici così? Tu che sei quella di … -  cogli l’attimo, Molinari è da provare, è un Dio,  - … ecc. .. ecc .. Non ti pare un po’ ipocrita da parte tua?”
- “Io ti conosco Moni. Ne uscirai distrutta!” 

POV WALTER

Era scappata, si era data letteralmente alla fuga. Ma del resto chi poteva darle torto? Neppure io riuscivo a ricordare una figura di merda tanto colossale. Ed io ero ancora lì, impalato come un coglione davanti alla porta di casa ignorando le urla della mia famiglia dal piano di sopra.
- “Allora ti muovi razza di coglione.” Urlò mio padre.
- “Roberto” sentii ammonirlo. Eh si, di mamma ce n’è una sola.
- “Grazie mamy” gridai di rimando mentre salivo le scale.
- “Oh non ci sperare bello …”  Ahia.
Nello studio di mio padre, nonostante la mia solita aria da “padrone del mondo” morivo di vergogna. Come avevo potuto farmi beccare così? Come avevo potuto perdere la lucidità a tal punto da non rendermi conto dell’arrivo della mia famiglia? Semplice, colpa sua. Cazzo, sempre lei! Solo lei. Mi odiavo per questo.
- “Non puoi scoparti Monica Laboni.”
- “Che?” domandai interdetto.
- “Hai capito benissimo. Non voglio che ti porti a letto Monica.”
- “E se l’avessi già fatto?”
- “Non sono in vena di scherzare Walter.”
- “E chi me lo impedisce … tu?” sorrisi sfidandolo. “ E’ grande e vaccinata. E poi … “ sottolineai cattivo “con la mia ragazza faccio quello che voglio.”
- “Non fare il coglione. Il nostro patto è basato su una finzione.”
- “Unisco l’utile al dilettevole.” Ammiccai. 
- “Senti brutto cretino, non so’ se lo fai solo per provocazione, farmela pagare per qualcosa o per puro divertimento, ma non ti permetterò di scoparti Monica Laboni solo per rompere i coglioni al sottoscritto.”
- “Sei stato tu ad innescare questa ….  Questa …. non so’ nemmeno come chiamarla.” Sbottai infuriato. Sì, era tutta colpa sua se ero invischiato in questa situazione di merda. “ E comunque, non è successo nulla, se questo ti fa stare meglio” affermai incrociando le braccia al petto con sguardo torvo.
- “Eravate mezzi nudi nella cucina di casa mia … e Dio solo sa’ come vi avremmo trovati se fossimo rientrati poco più tardi.”
- “Come sei esagerato … “ sbuffai.
- “Non me ne frega un cazzo.” Gesticolò alzandosi in piedi ed urlando come un ossesso “ Ti ordino di lasciarla in pace!”
- “Io non so’ come fare a lasciarla in pace o.k.!!” gridai frustrato di rimando. E me ne andai sbattendo la porta.

  
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