Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: marrymezayn    15/04/2015    2 recensioni
«Se state pensando che esagero, beh… Non è così! Dovete sapere che Keyra lumacheggia.
[lu-mà-cheg-gia-re: v. m. : donna che prende le sembianze di una lumaca quando vede un essere umano (Zain Malik) con testosterone attivo.]»

Partecipa al contest #ShadowOfLove di Lilac j
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Le sue mani erano ovunque. Non c’era nessun centimetro di pelle dove quelle piccole dita non l’avessero toccato. Quelle mani, sembravano conoscerlo come le sue tasche. Sapevano dove la pelle era più sensibile e soprattutto sapeva dove poteva e doveva andare a toccare per farlo finire negli inferi. Buttò giù un gemito mischiato ad un lamento e sentì la risatina di lei infrangersi con la sua pelle, provocandogli un brivido su tutta la schiena. Abbassò gli occhi e incontrò i suoi; cioccolato puro con qualche scaglia di oro. Li aveva guardati così tanto in vita sua che oramai conosceva ogni sfumatura di quel paio di occhi. Ma solo quel giorno ci stava navigando dentro.
 
Istintivamente strinse le gambe quando si svegliò con un erezione davvero scomoda nei boxer. Gemette affranto sapendo che, purtroppo, si sarebbe dovuto liberare sotto la doccia come da troppi anni a quella parte succedeva.
Non era la prima volta che gli capitava e, ahimè, non sarebbe stata l’ultima. Percepì un movimento di fianco a lui e, in un nano secondo si rese conto che quello che aveva visto fino ad allora non assomigliava al solito luogo che vedeva ogni mattina. E quando capì che quella non era la sua camera – e men che meno il suo salotto – per poco non ebbe un infarto; o lo ebbe di più quando si ritrovò un paio di occhi color cioccolato e scaglie oro a scrutarlo attentamente. La distanza era minima... Quanti mesi - ma chi voleva prendere in giro? Anni, erano anni - che desiderava poter scrutare quegli occhi da così vicino? E altrettanti anni che voleva avere quel risveglio. E solo l’idea che lei stesse sentendo quella presenza in più – perché era impossibile che non la sentisse... Andiamo! Le era spalmata addosso come la nutella al pane – gli fece provare una gran vergogna. Si mise seduta sul divano e lo scavalcò come niente fosse, dopo essersi grattata il viso, dirigendosi chissà dove. Puntellò i gomiti sul divano, guardandola allontanarsi per poi crollare con la faccia tra i cuscini del divano, gemendo debolmente. E proprio quando stava cercando un modo per ammazzarsi – magari soffocandosi con quei cuscini – lei tornò, bussando sulla sua spalla per richiamarlo. Alzò la testa poco dopo, trovandola li a guardarlo con uno sguardo annoiato e assonnato a porgergli una tazza di caffè. Si ributtò poco dopo sul divano, quando prese la sua tazza e non prima di essersi messo seduto.
«Zucchero!»
 «Cosa?» forse era ancora il sonno, oppure non si era ancora svegliato da quel sogno... Ma per caso l’aveva appena soprannominato zucchero?
O ci aveva sentito male?
Keyra si girò verso di lui, lentamente, come se non avesse la più che minima voglia di vivere e sospirando disse:
«Zucchero!» sembrava come se per dire quelle tre sillabe avesse usato tutta la sua forza. «Manca lo zucchero.» Le sorrise quando lei alzò le spalle indifferente e sorseggiò la prima dose di caffeina in quella giornata.
Si alzò e andò in cucina a mettersi lo zucchero, girando assonnato il cucchiaino e guardando poi, disperatamente, verso il basso. Il suo amichetto non aveva intenzione di calmarsi e questo lo rendeva assai affranto. Con un sospiro tornò in salone, trovandola stesa sul divano mezza addormentata. Rimase immobile di fronte al divano, chiedendosi se era il caso di mettersi seduto in poltrona ma lei si spostò e aprì gli occhi, indicandogli il posto libero. Un sospiro ancora e si sdraiò al suo fianco, non prima di aver sorseggiato un sorso di caffè e aver appoggiato la tazza per terra, aspettando che si freddasse un pochino. La senti sospirare e incuriosito si girò per guardarla. Di nuovo così vicini ma al tempo stesso così lontani. La sentì mugugnare e si fece una lieve risata.
«Non ridere di me, Malik.» Si guardarono negli occhi e ghignò lievemente. La vide riaddormentarsi entro i dieci minuti mentre lui si riaddormentò solamente quando smise di pensare che stava dormendo al suo fianco.
Era difficile da credere; insomma erano come cinque anni che le andava dietro e non aveva mai avuto il coraggio di avvicinarsi per scambiarci anche un semplice ‘ciao’. Lui, che si portava a letto chiunque, con lei non riusciva neanche a spiccicare una frase di senso compiuto. La prima volta che l’aveva notata era stata per una partita di pallavolo della scuola. Niall l’aveva trascinato li a forza, dicendogli che se non lo accompagnava a vedere la ragazza che gli piaceva da anni, gli avrebbe tenuto il muso per un mese. E non poteva fare a meno del sorriso di quell’irlandese. Era la sua dose quotidiana di buonismo.
In più c’era anche la ragazza/scopamica di Liam che giocava, quindi ci era dovuto andare per sostenere una squadra di un gioco che non gli piaceva neanche. Era pur vero che vedendo la divisa si ricredette un pochino. Pantaloncini mini e una maglietta che sembrava una seconda pelle.
L’aveva notata subito, stava sorridendo e parlando ad un’altra ragazza.
«E’ lei.» Aveva detto il castano, indicando verso le due che chiacchieravano.
Per un secondo aveva trattenuto il respiro, pensando che fosse la mora, ma fortunatamente disse: «E’ quella castana chiara.» aveva buttato un sospiro di soddisfazione sapendo che non era quella che aveva adocchiato. E Liam si era messo a salutarla con enfasi, subito ricambiato da Maddison, che gli regalò anche un bel sorriso. Quando Keyra si era girata verso il punto dove salutava Maddison, aveva percepito subito lo sguardo di lei addosso. Ma l’aveva praticamente freddato con lo sguardo. E da lì non le aveva più staccato gli occhi di dosso. Ci aveva provato in tutti i modi a farsi notare, ma aveva dovuto chiedere a Niall se…
I suoi pensieri vennero interrotti da un click di una macchinetta. Si rese subito conto che si era addormentato e aprì lievemente gli occhi, girandosi poi verso la fonte del rumore. Niall teneva in mano il suo cellulare, e sorrideva.
«Sto per morire nei feels.» Alzò gli occhi al cielo e tornò nella posizione primaria. Con le labbra che sfioravano la fronte di lei. «Dorme?»
«Già. E anche io dormivo se te lo stessi chiedendo.» Lo sentì ridacchiare.
«No, non mi interessava. Avete…?»
«No, Niall. Non abbiamo fatto sesso.»
«Peccato...» Già… Peccato! Solo l’idea gli fece passare un brivido di eccitazione sulla colonna vertebrale. Si mosse istintivamente e questo portò Keyra a svegliarsi. Rimase immobile e al lamento solito di lei, ridacchiò. Lei aprì gli occhi e lo guardò male.
«Mi domando che avrai da ridere, Malik. E Horan, solo per avermi svegliato ti ammazzerò nel sonno.» Detto questo diede le spalle ad entrambi, facendoli ridere fragorosamente. Per un attimo credette che aveva sentito il loro discorso, ma se lo avesse fatto avrebbe sicuramente detto qualcosa.
«Quando pensi di ridarmi il preservativo?» chiese ad un tratto, pensoso.
«Ehm non so, tipo... Mai?» Si girò a guardarlo, serio in viso. Perché non voleva ridarglielo?
Si fissarono e poco dopo Keyra, si girò dando di nuovo le spalle allo schienale.
«L’avete usato?» chiese incredulo. E al rossore di lui dedusse che si, l’avevano usato. Niall Horan aveva capito tutto nella vita e lo stimava con tutto se stesso. Altro che lui; manco era riuscito a respirare la sua stessa aria, quasi. La mora stesa al suo fianco cominciò a ridere fragorosamente, facendo girare entrambi verso di lei; non l’aveva mai vista ridere in quel modo, e doveva ammetterlo... Era qualcosa di divino.
«E ora perché ridi?» Niall, se avesse potuto, si sarebbe scavato la fossa della vergogna. Lei si asciugò gli occhi e guardandolo, ricominciò.
«Perché sono un fottuto genio e lui ti ha lasciato a bocca asciutta. Stasera avrai tanti di quei due di picche che mi farò una bella ghignata.» Sorrise a labbra strette e scosse poi la testa. A lui che gli importava se aveva o no quel preservativo? Non l’avrebbe comunque usato quel giorno, ma lei non lo poteva sapere. L’ascoltò continuare a ridere e si guardò con Niall che li fissava con le sopracciglia alzate.
«Il piccolo Horan zitto zitto ti ha dato una pista!» roteò gli occhi al cielo e sorrise debolmente. Il biondo si mise seduto sulla poltrona chiedendo se poteva raccontare quello che era successo e lei tornò a starsene sdraiata al suo fianco, in silenzio ad ascoltare. Si erano incontrati nel corridoio e si erano messi a chiacchierare, seduti per terra. Niall era sceso a prendere delle birre e una cosa tira l’altra erano finiti a letto. Solo che quella mattina appena aveva sentito che Mary si stava per svegliare era scappato come un codardo.
«Tanto non scappi, la rivedrai stasera. Anzi, direi anche tra poco perché mi verrà a cercare.» Spiegò lei, ora seduta ma con le gambe sopra le sue, tenendo in mano la sua tazzona di caffè ormai freddo. A quella frase Niall si mise le mani tra i capelli e gemette. Come aveva detto la mora, Mary scese poco dopo e rimase immobile vedendo la scena che le si parava davanti.
«Buongiorno raggio di sole. Dormito bene?» La videro annuire, poi lui si girò verso Keyra, sorridendogli.
«Tu dove sei finita tutta la notte?» Davvero era quella la prima frase che avesse detto?
«Da quello che so, non te ne sei preoccupata più di tanto.» e riprese a ridacchiare, subito seguita da lui che in quella situazione si stava più che divertendo.
Abbozzò e non rispose alla frecciatina di Keyra per poi posare gli occhi assonnati su Niall che guardava tutto interessato il pavimento.
«Malik, mi sa che è ora che ci andiamo a fare una doccia…» La guardò e, vedendola del tutto calma per poco non smise di respirare all’idea di farsi una doccia con lei. Ma a quanto pare Keyra non intendeva quel tipo di doccia. Intendeva separati.
Annuì e guardandola alzarsi, lasciarono i due da soli per chiarire. La seguì in silenzio su per le scale e, dopo un saluto a mezze labbra lei entrò in quella che era la sua stanza per quei due giorni.
Bisognava dirlo che, sotto a quella doccia, ci sarebbe stato pure troppo?
 
 
Entrò nella sua stanza come un fiume in piena, senza neanche bussare. Si richiuse la porta alle spalle e per poco non svenne.
«Malik?» Lo richiamò lei, facendolo crollare dai suoi pensieri macabri. Perché in quel momento voleva solo ammazzarsi con l’acido muriatico e farla finita lì. Il giorno prima gli era sembrato grandioso scambiarci finalmente un discorso; era stato ancora più incredibile quando si era risvegliato al suo fianco ma… Se avesse saputo che, aver quasi obbligato Niall ad andare a pregare quella deficiente di Alexandra pur di essere a quella festa avesse portato a tutto quello, allora forse era meglio se in passato si fosse cucito quella boccaccia. Era mille volte meglio morire sapendo che la tua crush non ti si incula di pezza – a differenza del resto della popolazione inglese femminile in quella scuola – che avere di fronte lei, vestita in quel modo.
Ora, non sapeva se era morto ignaro di esserlo, oppure stava sognando. Ma quello spettacolo, beh, non era umano.
Un vestito bianco, senza spalline, lungo e praticamente trasparente – che lasciava intravedere le gambe – e quello che sembrava un secondo vestito un po’ più coprente sotto, che nascondeva le parti più intime. Scarpe scure che staccavano da quel candore e… Merda sembrava un ragazzino alla prima cotta. Da quanto che si interessasse di come era vestita una ragazza?
Ma quello era, se glielo lasciate dire, qualcosa di divino. Forse il candore del vestito, forse lo stacco dei capelli e della pelle semi-abbronzata, forse era lei. Fatto sta che gli venne duro, all’istante. E si dimenticò pure perché era lì; senza maglietta.
«Malik? Che succede?» Per l’ennesima volta non le rispose. Pregò seriamente che non guardasse verso il basso dove, il tessuto dei jeans, in quel punto erano fin troppo stretti. «Malik per dio, che cazzo vuoi?» Finesse.
«F-Fanno sesso.»
«Eh?»
«S-Stanno facendo sesso. E io sono entrato. Non potevo… Merda Key, ho visto la tua amica nuda e, fidati, con quella faccina da santa non ti aspetti di trovarla in quella posizione!»
La vide alzare un sopracciglio e, fissandolo come se arrivasse da Marte, tornò a sistemarsi i capelli di fronte allo specchio.
«Non hai mai visto due fare sesso, Malik?» Ghignò nel riflesso dello specchio e, capendo che lo stava prendendo in giro, si amareggiò. «Vuoi dirmi che tu, quando ti piace una ragazza e siete nella stessa camera, ci giochi a carte?»
«No.»
«E allora di che ti stai preoccupando?»
In effetti in quel momento non trovò nulla per cui avere un panico del genere. In fondo, stavano facendo sesso; loro. Però forse l’entrata in camera senza bussare se la poteva risparmiare. In entrambi i casi. Soprattutto se ora, dopo la seconda entrata in scena, ce l’aveva duro come il cemento.
E pensare che l’avrebbe vista vestita così per tutta la sera.
«O forse ci giochi a sasso, forbici e carta?» Continuò a prenderlo in giro, schernendolo come se non ci fosse un domani. Si ritrovò a gonfiare le guance come un bambino piccolo rendendosi conto che Keyra si stava divertendo particolarmente.
«La finisci?! Solo che non mi aspettavo che quei due scopassero come ricci!»
«Beati loro…» La sentì sussurrare, mentre prendeva il contenitore dei trucchi e cominciava a sistemarsi. «Ora, la domanda ovvia è: perché sei entrato in camera come un tornado?»
«Perché mi serviva la mia giacca di pelle, che ha Niall in valigia. Non credevo di interrompere quei due… Pensavo che si stessero preparando.»
«Magari lei è entrata in camera di Niall per un consiglio e, vedendosi vestiti in festa si sono saltati addosso. Li potrei anche capire!»
«Ma tu da che parte stai?» Le domandò quando, ancora, si rese conto che lo stava prendendo in giro. La sentì ridere fragorosamente, poi si andò a sedere sul suo letto visto che quello shock gli aveva levato le forze. O forse qualcun'altra gliel’aveva levate.
Quando si calmò un pochino, si rese conto della situazione. Forse era meglio se se ne andava, ma sembrava che il suo cervello e il suo corpo non collaborassero.
«Perché mi guardi?» Chiese quando si rese conto che, dal riflesso, Keyra lo fissava di tanto in tanto.
«Da quanto hai quel tatuaggio?» Non capì e alzò un sopracciglio. Quale dei tanti tatuaggi intendeva lei? «Quello sullo sterno, Malik!»
«Un annetto, perché?»
La vide alzare un lato delle labbra e alzare contemporaneamente le spalle. Il discorso venne interrotto dall’entrata in scena di Mary che, proprio come lui, entrò come un tornado. Appena lo vide, divenne di un rosso ciliegia e pure lui non era da meno. Abbassò subito lo sguardo, guardando il pavimento.
«Ti sto cercando da un’ora…»
«Io sono sempre stata qui, darlin. Hai però sbagliato porta, da quello che so.» La schernì, facendola diventare ancora più rossa. «Che c’è?»
«Niente…»
«E allora perché sei entrata così come un tornado in camera mia?»
«Beh perché… Ehm, hai notato che…?» La vide indicarlo con un gesto della testa e, entrambi alzarono un sopracciglio a quel gesto. Stavano per caso parlando di lui? Maybe.
Si guardarono per qualche secondo e poi:
«In un momento come quello ti sei accorta di un particolare così piccolo? Forse Niall non è così bravo come mi hai raccontato!»
«Ma possibile che non posso nasconderti niente che tu già sai?»
Vide Keyra ghignare, tornando a truccarsi. «Colpa mia se Malik si stranisce se vede la mia migliore amica come Mamma Marianne l’ha fatta?»
Mary alzò il sopracciglio e: «Ok, l’importante è che l’hai notato. Ciao! Ci vediamo dopo.»
«Fila dritta in camera tua, Mary. Non posso aspettarti per il resto della mia vita.» E dopo una risatina la ragazza uscì dalla porta come era entrata.
Keyra tornò a truccarsi, mentre lui tornava a non fare nulla. Sarebbe potuto andare via, ma dava venti minuti di precedenza a Mary, non si sapeva mai.
«Di cosa ti dovevi accorgere?» Chiese, incuriosito.
«Niente di che, Malik.»
«Ma parlavate chiaramente di me, quindi di che ti dovevi accorgere?»
Con un sospiro, si girò a guardarlo dopo che finì di mettersi quel coso sulle ciglia. «Quel tatuaggio l’ho fatto io. Cioè, il disegno.» La guardò come si guardava una persona che tu credevi pazza; poi capì l’antifona.
Sorrise a labbra strette. «Mi vuoi dire che ho tatuato un tuo disegno??» Chiese incredulo e un po’ divertito. Ricordava ancora quando se l’era fatto e quando l’aveva visto.
«Di più. Hai le mie labbra tatuate su di te.» Ancora la fissò come se fosse pazza e lei sorrise a labbra strette, facendo venire fuori quelle fossette ai lati delle labbra. Vedendolo sicuramente incredulo delle sue parole, abbassò lo sguardo.
«Dai, mi prendi in giro.»
E lei rialzò lo sguardo, battagliera. Prese un fazzoletto di quelli iper fini e, mettendosi – nel modo più sensuale – un rossetto rosso, si appiccicò il fazzoletto sulle labbra, per poi levarlo. Guardò lo stampo attentamente e poi gli fece segno di alzarsi. Si alzò e si avvicinò a lei, che lo posizionò di fronte il lungo specchio. Da dietro, infilò le braccia tra le sue e posizionò il fazzoletto sul petto all’altezza del tatuaggio.
«Ti prendo proprio in giro, Malik. Valle a trovare altre labbra come le mie. E’ un po’ come la scarpetta di cenerentola. Calza solo ad una ragazza.»
Combaciavano del tutto. Spostò lo sguardo dal fazzoletto e, guardandola tramite lo specchio, la sentì ridere. Subito cercò di capire perché ridacchiasse, poi guardò la sua faccia. In effetti aveva una faccia da allocco.
 
 
 «Mi stai ascoltando?» Domandò Niall, che stava farneticando su qualcosa che riguardava Mary – sicuramente. Lui non faceva nient’altro che pensare a meno di un’ora prima, quando Keyra aveva posato quel fazzoletto sul suo petto e l’aveva reso partecipe di una cosa che, prima di allora, non avrebbe mai creduto possibile.
Esisteva il destino? Lui non ci credeva, però a quanto pare il destino esisteva e si stava burlando di lui; da anni, ormai.
Non bastava che gli piaceva una ragazza da quasi sei anni, non bastava che appena lei metteva piede nella sua stessa strada lui perdeva facoltà mentale. E non bastava neanche che, ai suoi occhi, era solo un bulletto del cazzo. No, non bastava quello. Doveva metterci anche che, quel tatuaggio che un anno prima aveva visto e che lui aveva soprannominato “il bacio di un angelo” era stato disegnato da lei. E non bastava neanche questo. Le labbra disegnate non erano altro che una riproduzione uguale delle labbra di Keyra. La sua crush. Dai, era ridicolo. E il destino era infame da morire.
Ora sentiva solamente il bruciare insistente su quei pochi centimetri di pelle, dove sapeva che erano tatuate le labbra di Keyra.
«Ma che hai stasera?» Si riscosse quando vide la mano di Niall passare di fronte ai suoi occhi e si girò a guardarlo.
«Labbra. Keyra. Tatuaggio.»
«Sesso. Mary. Albero.»
Alzò un sopracciglio. «Che cosa?»
Il biondo ridacchiò alzando le spalle ampie e guardandolo poi. «Pensavo che stavamo giocando a ‘parole random’.»
«Ti vorresti scopare Mary su un albero?»
Niall alzò un sopracciglio. «Mhm… Non male come idea! Tu vorresti tatuarti le labbra di Keyra addosso?»
«Ce le ho già tatuate addosso!»
«Si, e io nei miei sogni sono inglese.» Lo fissò e Niall ricambiò. «Avete fatto sesso?»
Roteò gli occhi al cielo e scosse la testa. Quel ragazzo non si smentiva mai. «No, Niall. Non abbiamo fatto l’amore
«E allora che diavolo stai dicendo?»
Ci mise meno di tre minuti a raccontargli per filo e per segno che cosa stava cercando di spiegargli e, alla sua faccia, sorrise nervosamente. «Precisamente era questa la faccia che ho fatto io nello scoprire che ho le labbra di Keyra tatuate su di me.»
«Destino infame…»
«Già!» Ansimò, infilandosi le mani tra i capelli e gemendo come se quello fosse un dramma senza nessun modo per risolverlo. Non che il giorno dopo sarebbe andato all’ospedale invocando aiuto per farsi levare quel tatuaggio, ma dentro di sé c’era quella parte di lui che si muoveva irrequieta nel sapere che aveva le labbra di Keyra su di lui.
Sembrava una partita contro il destino e, sinceramente, la stava ampiamente perdendo. Lo stava stracciando da due giorni a quella parte. O semplicemente da cinque anni e qualche mese.
«Malik?»
«Che c’è?»
«Non vorrei dirti nulla ma un angelo sta uccidendo mezza sala.» Alzò la testa e notò, ovviamente, che metà del genere maschile aveva gli occhi puntati addosso a Keyra. Allora non solo lui era rimasto affascinato da quella visione solo perché era tipo innamorato di lei da tipo cinque anni. No, era divina davvero.
«Malik?»
«Che c’è ancora, Horan?» Voleva solo morire guardando quella ragazza; Chiedeva troppo?
«Io ti ho chiesto se avevate fatto sesso.»
«E io ti ho detto di no.»
«No, e tu hai risposto che non avete fatto l’amore.»
Detto questo, lo abbandonò alla consapevolezza che si era fottuto completamente il cervello. Amore, merda. Aveva detto amore.
 
Seduti sul divano, aspettando che tutti gli invitati arrivassero, mangiavano qualcosa e chiacchieravano del più e del meno.
«Da quello che so, eleggeranno la reginetta e il re della serata.»
«Ma dove siamo? Ad un ballo studentesco?» Disse Keyra, fingendo il gesto di vomitando e facendo ridere anche Mary e Niall. «Maddison ci degnerà della sua presenza questa sera o…?»
«Dice che stanno arrivando.»
«Chi?»
«Lei e Payne!» Dalla faccia che fece, capì che Keyra non sapeva che quei due erano più che fidanzati da tipo un anno e che si dicevano come scopamici ma in realtà avevano più che una relazione stabile. «Dai Keyra, è palese quei due stessero insieme!»
«Traditrice… Mi avesse detto qualcosa!»
«Se tu mia cara hai gli occhi prosciuttati non possiamo farci nulla…» Le due presero a stuzzicarsi su quella cosa finché, proprio Maddison e Liam non arrivarono alla festa, cercandoli tra la folla. Quando si fermarono di fronte a loro, presero a salutarsi e si buttarono seduti al loro fianco in un men che non si dica.
Mary accompagnò Maddison, dopo aver tirato più che mai il braccio di Keyra per farsi accompagnare – ma quella era troppo offesa per degnarla di uno sguardo – e la ragazza rimaneva seduta al fianco suo e di Niall a guardare male Maddison con le braccia strette sotto al seno.
«Senti ma…»
«Cosa Malik?» Chiese brontolando.
«Come l’hai chiamato questo tatuaggio?» Interessata forse più al suo discorso che a maledire Maddison, si girò a guardarlo.
«Non ha un nome.» Alzò le spalle minute e tornò a guardare in giro per la sala. «Mi sono sempre piaciute le ali, quelle bianche… Ma lasciando andare la fantasia mi sono ritrovata a disegnarle nere. E in mezzo ho pensato di mettere le mie labbra.»
«Perché pensi di essere più un essere cattivo che buono?»
«Forse, Malik, forse…» La vide sorseggiare il suo drink, pensierosa. «Però non tutti quelli che portano un velo nero addosso, significa che siano peccatori. Potrebbero essere solo delle spie.»
«Quindi saresti un angelo vestito da demone?»
«Ahah… Malik, sono tutto tranne che un angelo, fidati.» Questo era lei a dirlo. Guardò il suo profilo e come lei, si mise a guardare la folla intorno a loro. «A volte invidio la gente normale.»
«Perché?»
Con la coda dell’occhio la vide alzare le piccole spalle. «Perché sanno esprimere ciò che vogliono senza nessun problema. Guarda Maddison, guarda Mary… Sembrano felici e lo dimostra la loro faccia.»
«E tu che dimostri?»
Crollò il silenzio tra di loro, mentre lei sicuramente stava pensando a come rispondere a quella frase trabocchetto. «Che mi sto rompendo i coglioni! Che in effetti è quello che provo…»
Scoppiarono a ridere fragorosamente entrambi da quella risposta. «Non sei tanto diversa da loro, allora. In fondo è un po’ una palla questa festa.»
«Mia cugina è davvero così triste!» Continuarono a ridacchiare di quel discorso, finché gli altri non cominciarono a sparare minchiate a destra e a manca; l’alcool cominciava a fare il suo effetto in quel gruppetto.
Dopo poco più di un’ora, gli animi di tutti lì dentro si erano animati. Sembrava di essere più ad un raive che ad una festa; ma dettagli. Lui era brillo o forse poco di meno. Insomma, era allegro quanto bastava per non essere il musone di sempre.
«E brava… Stavi con Payne da un anno e non ce l’hai detto. Siamo offese.» La sentì brontolare verso Maddison rossa come un pomodoro e mano nella mano con Liam. Il gruppetto si stava pian piano ingrandendo, ma non ci faceva più tanto caso.
Maddison mandò un bacio verso Keyra che spostò la testa, come per evitarlo. «Dai, ti sei offesa davvero?!»
«Beh, mi nascondi questa grande verità. A quando i nipotini?»
«Ecco perché ti ho nascosto tutto. Perché sapevo che non ti saresti evitata di prenderci in giro.»
Le due si guardarono per poi sorridersi debolmente. Le guance di lei erano leggermente più rosee, forse per il drink che teneva in mano. E gli occhi gli dicevano che forse era un po’ brilla, ma non eccessivamente da fare danni. Niall aveva perso la concezione quasi un’ora prima e stava ballando poco castamente con Mary in pista. Ogni tanto, tra una canzone e l’altra, il dj leggeva biglietti che venivano scritti anonimamente da qualcuno e indirizzandoli a qualcun altro.
Se avevi qualcosa da dire a qualcuno ma ti vergognavi di dire il nome, potevi sfogarti in quel modo. Nel trash ci erano caduti già un’ora dopo dell’inizio della festa, con alcuni biglietti che citavano posizioni del kamasutra da qualche maschio verso qualche femmina.
Si andò a sedere su un divano che si era liberato e gli altri lo raggiunsero, anche perché ci era corso incontro così velocemente da caderci sopra.
Se Keyra non era lucida, beh, non si poteva dire il contrario di lui. Era brillo anche lui, ma non lo dava a vedere. Insomma, c’era qualcuno sano a quella festa ma era più come trovare un ago nel pagliaio. 
Liam si sedette al suo fianco mentre Keyra e Maddison si avviavano verso la zona Bar per prendere altri drink. «Come va?»
«A parte che ho le labbra di Keyra tatuate su di me, una favola.»
«Ma che stai blaterando?»
«’scia perdere.» Buttò un sospiro depresso e si abbandonò con la schiena sullo schienale, buttando indietro la testa e volendo morire lì seduta stante. «Liam…»
«Mhm?»
«La voglio!»
«Vai e prenditela.»
«La voglio tutta, non solo stanotte.»
«Wow Malik… Mi stupisci sotto effetto dell’alcool. Perché non ci provi?»
«’scia perdere.»
Pareva facile da dirsi, Lì. Peccato che non riusciva neanche a tenere aperti gli occhi pensa a dire la verità a quella ragazza. Era troppo per lui, e lui troppo poco per lei. Si meritava uno che l’amasse veramente e, forse, lui non era in grado. In fondo non era nient’altro che un coglione che tutti vedevano un teppistello.
«Io sono un finto duro con il cuore tenero.» Sussurrò ad voce moderata, sempre ad occhi chiusi e rilassato sullo schienale.
«Senti finto duro con il cuore tenero, mi fai spazio?» Aprì un occhio e la vide lì, in piedi, di fronte a lui bella come solo una regina poteva essere. Poteva allungare una mano e l’avrebbe presa, ma non ci riuscì. Ma non per l’alcool, ma per paura.
«Hn.» E richiudendo gli occhi, non la degnò di una vera e propria risposta. Si fece spazio da sola, spingendolo da una parte del divano e sedendosi al suo fianco. La sentì chiacchierare con Maddison e Liam, mentre lui cercava di concentrarsi nel non vomitare. Forse non era brillo, ma un anticchietta in più.
«E ora leggiamo altri messaggi anonimi: “Da Peter per la panterona… Ti prego montami come un mobile Ikea”.» Sentì la risata di Keyra solcare l’aria a quella frase, e sorrise debolmente di rimando. Guardava il soffitto alto della sala come se dentro di esso ci potesse trovare le risposte alle sue mille domande.
«Questo non ha mittente. Ma un destinatario c’è… “Al mio lui.”» Suspance, forse non collegò all’istante che quella frase era più che conosciuta. Continuò a guardare il soffitto. «Chi sei tu che difeso dalla notte entri nel mio chiuso pensiero?» Shakespeare. Quello era Shakespeare. Lo conosceva, l’aveva letto la sera prima e…
Corrucciò la fronte. Balzò a sedere dritto e guardò Liam al suo fianco. «Questo è Shakespeare, Lì!»
«Ehm, si perché?»
Mosse velocemente gli occhi a destra e sinistra, notando che di Keyra neanche l’ombra. «Shakespeare. Lo stavo leggendo ieri, di fronte a lei.»
«Ma di che parli, Zaynie?»
Maddison li fissava con le sopracciglia alzate, cercando di capire di che parlassero. O forse di cosa stesse blaterando lui. «Non può essere una coincidenza, Lì.» Cercò di spiegare alla ben e meglio quello che era successo la sera prima, fregandosene che ci fosse anche Maddison. Forse sapeva già che era mezzo infatuato di Keyra, Liam sicuramente gliel’aveva detto. O forse no, vedendo la sua faccia.
Ma gli fregava pari a zero.
Si alzò e andando dal Dj, fece quello che senza l’aiuto dell’alcool non avrebbe fatto. Rispose. Perché era più che certo che quella frase era indirizzata a lui.
Disse al tipo di leggerlo subito dopo la fine della canzone e tornò dai suoi amici.
«E ecco un altro foglietto.» Si girò a guardare la sala, cercandola. Non la vedeva con tutte quelle luci. Si stava riprendendo o forse era l’adrenalina che gli faceva credere che stava meglio. Ci aveva perso più di tre minuti a decidere il nome da dare a lei, per rispondere. Alla fine aveva messo “all’angelo vestito da demone”. « “Il manto della notte mi nasconde ma se non mi ami lascia che mi trovino. Meglio il loro odio mi tolga la vita e non che la morte tardi senza il tuo amore” Wow… Che paroloni. Abbiamo dei filosofi qui a questa festa.» L’ignorante neanche sapeva che quello era Shakespeare. Bevve un altro po’ del suo drink, attendendo. Se aveva percepito bene, sennò amen.
Dovette aspettare più di tre canzoni prima di ricevere una risposta.
«“Al mio lui: Perdonami di amarti e di avertelo lasciato capire.” In più dice, in piccolo: “Romeo e giulietta ci spicciano casa.”»
Scoppiò a ridere, sotto gli occhi straniti dei due spettatori seduti al suo fianco. La vide tornare verso il balcone alla fine della sala e le sorrise quando lei appoggiò lo sguardo su di lui.
«Ora dove vai, Malik?»
«A prendere una boccata d’aria.» Si alzò e stirandosi il giacchetto di pelle, si diresse barcollando verso il balcone alla fine della sala, sperando veramente che non ci fosse nessuno. O almeno che ci fosse solo lei. Non che sarebbe entrato stile film correndo e la andando a baciarla, ma… Sai che figura di merda se tutti lo vedessero in quel modo?
Tirò fuori una sigaretta prima di mettere piede fuori dal balcone e dopo aver respirato l’aria frizzantina di quella sera, la cercò con lo sguardo mentre si accendeva la sigaretta.
«Ciao Malik.» E si girò, vedendola appoggiata all’inferiata con quel vestito lungo e candido che svolazzava leggermente per il venticello. «Che dicono Romeo e Giulietta?»
Sorrise. Era lei.
 
 
 
[…] “È giunto il momento,” asserì, “di dirti ciò che ti avrei dovuto rivelare cinque anni fa, Harry. Per favore, siediti. Sto per dirti ogni cosa. Ti chiedo solo un po’ di pazienza. Avrai la tua occasione di adirarti con me – di fare qualunque cosa vorrai – quando avrò finito. Non ti fermerò.” Harry gli lanciò una rapida occhiata, poi si lasciò cadere pesantemente sulla sedia opposta a Silente ed aspettò. […]
Finalmente era arrivata la primavera. Il tiepido venticello primaverile batteva su Londra da alcuni giorni, rendendo gli animi delle persone un pochino migliori. Tutti appena potevano uscivano e andavano al parco per godersi quel sole delicato che baciava la pelle e per stare in compagnia di amici.
Seduto su una panchina, con la testa di lei posata sulla gamba destra, ascoltava la voce delicata di Keyra che rileggeva per la terza volta quel libro. Ma come aveva detto lei, quella volta non lo stava rileggendo per se stessa, ma bensì per lui. Lui che aveva osato prendere in giro la sua scrittrice preferita, ora si doveva subire quelle letture su Harry Potter.
Non l’avrebbe mai ammesso, ma in fondo quei piccoli momenti tutti loro gli piacevano e, ovviamente – non lo avrebbe ammesso neanche sotto tortura – gli stava piacendo anche Harry Potter. Aveva avuto ragione lei, un anno e mezzo prima…
Doveva leggere il libro prima di giudicare.
Ma non lo stava leggendo lui, ma lei. Si era rifiutato di leggerlo, ma non perché non gli piacesse leggere ma perché sperava che lei si incazzasse al tal punto di farlo per lui. E non l’avrebbe ammesso neanche sotto tortura che amava il tono di voce di Keyra più di qualsiasi cosa mentre leggeva quelle parole che, era sicuro, lei conoscesse a memoria.
[…]Silente fissò per un momento gli assolati campi che si scorgevano attraverso la finestra, poi si rivolse di nuovo verso Harry e cominciò, “Cinque anni fa arrivasti ad Hogwarts, Harry, salvo ed intero, come avevo predisposto e stabilito. Beh – non proprio intero. Avevi sofferto. Sapevo che sarebbe andata così quando ti lasciai sui gradini della casa dei tuoi zii. Sapevo che ti stavo condannando a dieci anni oscuri e difficili.”
S’interruppe. Harry non fiatò. […]
Con le braccia posate sullo schienale della panchina, con la testa buttata all’indietro a godersi quel sole, con le dita di lei che distrattamente giocavano con la fedina al suo dito medio.
«Che fai, dormi Malik?» Aprì gli occhi e sul suo viso apparve un sorriso. Tirò subito su la testa e la guardò dall’alto. Spocchiosetta del cavolo.
«No Smith, ascoltavo la tua voce da racchia che narra questo noiosissimo libro.» La vide corrucciare le sopracciglia e poi gonfiò le guance, contrariata. Rise, di cuore, nel vederla così. Era un po’ come se a lui toccassero Shakespeare. Non sopportava l’idea che al mondo c’era qualcuno che non sopportasse quell’uomo o i suoi scritti. Ma lei non era così forte da mettersi contro un poeta come Shakespeare.
«Siamo al momento clou del libro e tu dormi… Dio, chi me l’ha fatto fare a mettermi con te.» Si mise a sedere, stizzita, facendolo ridere sonoramente da come aveva reagito. Perché non riusciva a capire che sarebbe rimasto giorno e notte lì ad ascoltarla? Perché doveva sempre dirle la verità, perché sennò lei non capiva?
«Torna al tuo posto e leggimi il continuo, donna. Sono cinque libri che aspetto di sapere perché questo troglodita l’ha lasciato sulle scale di quei folgorati.» E forse perché era quasi un anno e mezzo da quella sera, aveva imparato a conoscerlo. A sapere che dietro alla faccia più annoiata c’era uno Zayn interessato. Solo che le piaceva stuzzicarlo; e lui ci stava… Perché a lei piaceva e…
Da un anno e mezzo, nella sua vita aveva incluso unicorni e arcobaleni. A volte ringraziava l’alcool, che, in certi casi dava una grande mano. A loro due, aveva aiutato tantissimo.
E proprio mentre lei tornava a narrare il suo libro preferito di quella serie, vide in lontananza Maddison e Liam, seduti sotto un albero a pomiciare. Salutò con la testa il castano, che ricambiò subito dopo. Mary e Niall erano sicuramente rinchiusi in una delle due case a scopare come ricci.
Tornò a guardare la sua ragazza e, vedendola così presa dalla lettura da avere la fronte arricciata dalla preoccupazione, si piegò a sfiorarle le labbra. Lei affondò le mani nei suoi capelli corti e lo trattenne su di esse, facendolo ridacchiare.
«Che fai, distrai la narratrice?» Chiese quando si staccò, rimanendo a due centimetri dal suo viso a guardarla negli occhi.
«Non per niente mi sono fatto tatuare le tue labbra addosso. Mi attirano, che ci posso fare?» Un buffetto lo fece ridacchiare e ritornò con la schiena dritta, facendo così tornare Keyra a leggere.
Se un anno e mezzo prima gli avessero detto che si sarebbe accasato, beh… Avrebbe come minimo riso in faccia a quella persona. Ma era la verità. Lui conosceva la famiglia di lei, Keyra conosceva la famiglia di Zayn. Tutti a scuola avevano appreso la notizia che Zayn Malik si era accasato come se fosse morto il principe di Inghilterra. Alcune – ma non l’avrebbero mai ammesso – si erano vestite di nero per il gran lutto. Altre avevano provato in tutti i modi a fargli cambiare idea, ma alla fine era rimasto sui suoi passi. Nessuna di quelle ragazze era o poteva sperare di essere come Keyra. In fondo, se tanti anni prima si era infatuato di lei, un motivo ci doveva pur essere.
Era fatta per lui; combaciava perfettamente a lui come il pane con la nutella. Come il gelato con la panna. E forse lui era fatto per lei.
Scoprire che era “Il suo lui” l’aveva più che stupito. Scoprire che Keyra era innamorata di lui da praticamente sempre, forse aveva aiutato a far restare stabile quella coppia. All’inizio lui aveva avuto tanta paura di quella novità; ma c’era sempre stata lei a tenere in piedi il loro essere una coppia. Se non fosse stato per lei, Zayn sarebbe scappato alla prima avvisaglia di coppia seria. Poteva anche essere Keyra, ma le paure a volte ti fanno arrivare al punto di non ritorno.
Ma se al tuo fianco c’è una persona che vale la pena di avere e sa quel che fa, allora è in grado di rimettere in piedi tutto. Anche un malato di amore come lo era stato lui. Impaurito di ammettere ciò che provava per lei anche a se stesso. Per cinque anni, lunghi cinque anni, aveva pensato a lei come qualcosa di intoccabile. Ma per la semplice paura di non riuscire ad essere tanto per lei.
Si era scoperto presto un bravo ragazzo, fedele e che poteva amarla proprio come aveva sperato che qualcuno l’amasse. E lei gli donava indietro il 150% di ciò che lui dava a lei.
«Guarda che poi ti interrogo eh…» Sussurrò tra una frase e un’altra di quel pezzo, facendolo crollare dal mondo degli unicorni. La vide spostare lo sguardo sul suo viso e le sorrise, ricevendo indietro un sorriso con tanto di fossette. Quel sorriso timido che gli donava quando lei, parole sue, si sentiva guardata come una cosa preziosa.
Finalmente aveva trovato la sua lei; quella che gli aveva permesso di dire “Il mio cuore aveva mai amato? Occhi rinnegatelo, perché non ha mai conosciuto la bellezza fino ad ora.”
Mai stata più vera quella frase come in quel contesto. Non aveva conosciuto la bellezza prima di allora e, sinceramente, aveva fatto bene a tenerla per lei quella frase. Rispecchiava per lui Keyra come Giulietta rispecchiava per Romeo.
«[…] Per lungo tempo nessuno dei due osò parlare. Da qualche parte, lontano dalle pareti dell’ufficio, giunsero ad Harry suoni di voci, studenti che si dirigevano giù verso la Sala Grande, forse per la prima colazione. Sembrava impossibile che ci potessero essere persone al mondo che ancora desiderassero mangiare, che ridevano, che non sapevano nulla né si interessavano del fatto che Sirius Black se n’era andato per sempre. Sirius sembrava già lontano milioni di miglia, anche se una parte di Harry credeva che fosse solo nascosto dietro quel velo, che avrebbe potuto trovare Sirius solo girandosi indietro, salutandolo, forse, con quella sua risata simile all’abbaiare… […]»
E aveva ragione lei; Romeo e Giulietta gli spicciavano casa a loro due.

 
Partecipa al contest #ShadowOfLove di Lilac J. 
Keyra è un personaggio inventato da me, per tanto ne ho i diritti assoluti. 


Note dell'autrice: E' l'una e quarantasei e si, sono qui a postare. Mi sembra di essere tornata indietro a quando scrivevo di notte le tre storie di Zayra. Ah, bei ricordi. Peccato che non ho neanche più tempo di respirare. 
Bando alle ciance: sapete che questa one shot da due capitoli è per un contest, no? Chiedo venia a Lil per l'immenso ritardo nel postare la seconda parte, ma come ho detto a lei il lavoro mi ha rubato fin troppo tempo e quando tornavo a casa, facevo tutto tranne che mettermi a scrivere. 
Spero che vi piaccia anche questa seconda one-shot. Più fluff di così, ragazzi, si muore. 
E chi ha notato che Mary e Niall in questa One-shot hanno preso il posto di Keyra e Zayn nella trilogia (che fanno sempre sesso?) mentre Keyra e Zayn di questi due capitoli sono i Mary e Niall della trilogia? FLUFF, FLUFF EVERYWHERE!
E non ditemi che sono cattiva con questa coppia. Sometimes li tratto da re e regina, sti due. 
Vabbeh basta sto sparando stronzate. Un bacio ai pupi ♥

 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: marrymezayn