There's
not a thing that I would change
8.
I will always invaded by you
~Niall~
Non
appena si erano spente le luci dopo l'ultima canzone e il concerto
era giunto al termine, mi catapultai, seguito a ruota dagli altri
ragazzi, nel corridoio che mi avrebbe condotto nei camerini;
lì
avrei potuto trovare e abbracciare la mia Laila.
Ogni giorno imparavo qualcosa di nuovo con e su di lei, e mi piaceva
sempre di più, mi stavo innamorando di lei.
“Biancaneve,
i tuoi cinque nani ogm sono tornati!” esclamò
Harry ridendo da
solo. Tra loro si era creato un rapporto fraterno, battibeccavano per
quasi ogni singola cosa ma sapevo che si volevano altrettanto bene.
“Ti è piaciuto il concerto?”
proseguì. Quando arrivammo ai
camerini, però, lei non c'era; eppure durante la prima
pausa, era
seduta in divano assieme a Lou.
“Laila!”
la richiamai, attesi ma non ebbi risposte. Afferrai la bottiglietta
di acqua fresca e l'asciugamano, ringraziai Jenni una delle
assistenti per avermeli dati e mi sedetti in divano.
“Ahn
ahn, ti piace giocare a nascondino!” soggiunse Louis.
“Sai
Laila, anche a me piace giocare lo sai bene, ma credo che questa
volta sia Niall che debba trovarti...” disse lanciandomi
un'occhiata maliziosa. Scossi la testa ridendo, assieme anche agli
altri. Iniziai la mia ricerca, passando minuziosamente da una stanza
all'altra, ma di lei non vi era traccia. Era alquanto strano,
così
digitai il suo numero e mi portai il telefono all'orecchio: l'unica
risposta che ricevetti fu quella della segreteria che mi avvisava che
il telefono del destinatario era spento. Tornai dai ragazzi
preoccupato e riferii loro il tutto.
“Dai
amico, magari è semplicemente uscita. Insomma, siamo a Los
Angeles!”
azzardò Louis.
“Oddio,
è stata una giornata piuttosto movimentata, non credo abbia
avuto le
forze per farsi un giro in città!”
commentò Zayn, che fino a quel
momento era rimasto in silenzio, forse sentendosi in colpa per il
pomeriggio.
“Esatto.
E poi ha il cellulare spento, non è da lei.”
sospirai “Sono
veramente preoccupato: vi ricordate cosa è successo al
matrimonio di
mio fratello? Io devo sapere come sta e dove si trova. Tu, Lou, tu
sei stata con lei per tutto il concerto, sai qualcosa?” mi
rivolsi
alla nostra truccatrice. Le purtroppo scosse la testa mimandomi un no
con le labbra. Harry sfilò il cellulare dalla tasca dei
jeans,
digitò qualcosa poi avviò una chiamata.
“Pronto
Maura? Sì sono io, sono Harry. Oh sì
sì, il concerto è andato
molto bene grazie. Piuttosto, hai sentito per caso Laila?
Perché è
improvvisamente sparita senza avvisare e noi, in particolare Niall,
siamo in pensiero.” camminava avanti e indietro, quando d'un
tratto
si scompigliò i ricci: brutto segno, in quanto quel gesto lo
faceva
soltanto se qualcosa lo turbava. Concluse la telefonata con mia madre
poco dopo, sospirò, si voltò verso di noi e potei
osservare i suoi
occhi: erano lucidi.
~Laila~
“Mamma!”
sussurrai sulla sua spalla, mentre lei mi stringeva in un abbraccio;
ci guardammo appena e potei notare il suo dolore: gli occhi arrossati
prima nascosti dagli occhiali da sole, i capelli leggermente
scompigliati e un maglione di papà addosso, che indossava
solo in
casa per sentirlo più vicino.
“Amore
mio, forza andiamo, il taxi ci sta aspettando qui fuori. Non me la
sentivo di guidare, scusami.” si giustificò.
“Non
ti devi assolutamente scusare mamma, hai fatto bene!” le
risposi.
Afferrai poi la maniglia della piccola valigia, calai anche io gli
occhiali da sole e le cinsi le spalle con l'altro braccio.
Arrivammo
a Trento dopo due ore e mezza di corsa, nelle quali mamma si
addormentò con la testa sulle mie gambe ed io potei
ripensare a
tutto ciò che era successo nel giro di poco tempo: il
pomeriggio
nella spiaggia californiana, l'incidente di Zayn, il concerto dei
ragazzi, la chiamata di mia madre, la corsa disperata in aeroporto
con Paul, un viaggio di quindici ore in un aereo privato offerto da
Paul per farmi arrivare a casa prima, la telefonata a Maura. Ero
distrutta, sia fisicamente che psicologicamente: mi rifugiai in
doccia e ci stetti tutto il tempo necessario, poi indossai la prima
maglia che mi venne in mano aprendo l'armadio e mi gettai a letto,
sotto il lenzuolo nonostante fosse quasi metà agosto.
Mi
risvegliai tre ore più tardi e sul comodino trovai un
piccolo
vassoio con una tazza di latte e cacao, una ciotola con i miei
biscotti di pasta frolla preferiti e un biglietto: Ti
ho portato qualcosa da mangiare, dormivi così bene che ho
preferito
non svegliarti. Quando hai voglia scendi, un bacio, Mamma.
Mi
misi seduta per terra, con le gambe incrociate e la schiena
appoggiata all'armadio: quella posizione mi aiutava a rilassarmi, mi
piaceva in particolare quando c'era il temporale stare lì
seduta con
lo sguardo fuori della finestra ad osservare i lampi, contare gli
elefanti e ascoltare il rumore del tuono. Afferrai un biscotto e il
mio fedele N70, lo accesi e aspettai che gli innumerevoli messaggi e
chiamate comparissero: ricevetti messaggi da vecchi compagni di
classe, amici di famiglia, e tante altre persone con cui non mi
sentivo da tempo; nonostante non sopportassi l'atteggiamento, risposi
con pazienza a tutti quanti. Contai le chiamate perse, solo sette ma
per fortuna appartenevano ai ragazzi e alle loro famiglie; con calma
avrei richiamato e risposto anche ai loro messaggi.
Quando
le note di November
Rain
echeggiarono
nella camera, feci un respiro profondo, premetti il verde.
“Harry!”
soffiai.
“Laila.
Sei riuscita a dormire un po'?” mi domandò. Non mi
aveva chiesto
come stavo, come mi sentivo o quant'altro, lo apprezzai molto.
“Sì,
ma per ora solo tre ore. Ho passato tutte le ore di volo a guardare
fuori, in silenzio, da sola.” sospirai, con il dorso della
mano
libera, la sinistra, liberai la guancia da una lacrima.
“Maledetto
fuso orario, non so come facciate voi ogni volta!” aggiunsi.
“Con
il tempo ci si abitua.” seguì un momento di
silenzio “Ehi, mi
dispiace.”
“Lo
so, e ti ringrazio. Mi manca terribilmente, Harry. Come farò
senza
di lui? Era la mia guida, il mio orgoglio, era una parte di me,
era”
non riuscii a completare la frase perché scoppiai a
piangere. Più
tentavo di calmarmi, più i singhiozzi si facevano
più forti, così
presi il cuscino e vi affondai la faccia così da non fare
troppo
rumore e far preoccupare ancora di più la mamma. Harry era
ancora in
linea, ma lo sentii piangere e questo mi faceva sentire peggio.
“Laila,
ascoltami. Tu sei una ragazza forte e riuscirai a passare anche
questo, hai capito Laila? Tu ce la farai perché hai la mamma
accanto, hai me, hai Niall, hai Zayn, Louis e Liam, hai la famiglia
Horan al completo e tutte le nostre famiglie. Io non posso nemmeno
immaginare quello che stai passando, ma sono qui. Hai capito
Laila?”
“Sì,
sì. Io, ti voglio bene Harry.” sussurrai quando
riuscii a
calmarmi.
“Anche
io ti voglio bene Laila, anche io”
Conclusi
la chiamata e scesi al piano inferiore: mamma aveva bisogno di me:
eravamo rimaste sole, ormai dovevamo farci forza a vicenda.
Un'automobile ci scortò fino all'aeroporto: lì incontrammo anche la famiglia dell'altro soldato deceduto assieme a mio padre. Poi uscimmo sulla pista: giornalisti su una zona, diverse forze militari disposte a riposo, varie cariche dello Stato tra cui il Presidente della Repubblica. Io e mamma eravamo abbracciate, e quando sentimmo il rombo del motore dell'aereo e lo vedemmo atterrare, ci stringemmo maggiormente. Un militare, donna, ci affiancò per sostenerci, gli altri militari, incaricati di portare le salme, si disposero sull'attenti e marciarono verso l'aereo; prima di noi si avviarono le cariche dello Stato, noi di seguito e ci posizionammo ai lati, lì affianco. Il prete li benedì, poi fu il turno del Presidente che mise una mano sulla bara ricoperta dal tricolore e accennò un inchino. Fu suonato brevemente “Il silenzio del militare” ed infine, sotto gli applausi dei presenti caricarono nelle rispettive auto le salme.
Giunse
anche il giorno del funerale, funerale di Stato ovviamente; eravamo
riuscite ad evitare la camera ardente, ma il funerale fu svolto a
Roma, nella capitale.
Quella
mattina mi
preparai con cura, sarebbe stato l'ultimo saluto a mio padre:
optai per un abito nero al ginocchio, le calze anch'esse nere, un
paio di decoltè con un leggero tacco; raccolsi i capelli in
un'acconciatura semplice ma elegante. Presi con me la piccola
borsetta, indossai gli occhiali da sole e raggiunsi mia madre alla
hall dell'albergo in cui alloggiavamo. Mamma era stretta in un
abbraccio con un'altra donna che non avevo ancora riconosciuto.
“Oh
Laila!” esclamò in inglese staccandosi da mia
madre e venendomi
incontro. “Ci tenevamo ad essere partecipi, per starvi ancora
più
vicino. Ci siamo tutti quanti, ma proprio tutti tutti.” mi
spiegò
“Oh piccola, fatti abbracciare!” poi
lasciò spazio anche agli
altri.
“Ti
porto le condoglianze di mia madre, per via delle mie sorelle non
è
potuta venire, ma sappi che era molto dispiaciuta!”
“Grazie
Lou! Appena riesco, chiamo Johanna per ringraziarla!” sorrisi
appena. Poi passai agli altri: feci la conoscenza delle mamme di
Harry, Zayn e Liam, salutai Bobby, Greg e Paul, infine mi lasciai
cullare da un super abbraccio dei ragazzi. Lo stesso trattamento fu
riservato anche a mia madre.
“Signore,
mi dispiace interrompervi, ma è ora di andare!”
l'autista fece
irruzione richiamandoci.
“Certo,
mi scusi. Forza amore, andiamo!” disse mia madre prendendomi
per
mano.
“Ti
raggiungo subito mamma.” poi mi rivolsi agli One Direction
“Grazie
per esserci sempre, vi voglio bene, davvero! Siete i fratelli che non
ho mai avuto. A mio padre sareste piaciuti.” dissi con
sincerità,
poi salii in auto.
La
cerimonia durò circa due ore: piansi per quasi tutta la
durata, non
feci alcun discorso al microfono, cercai di dare la forza a mia madre
stringendole la mano. Alcuni colleghi di papà ci
consegnarono delle
medaglie, le cariche dello Stato ci fecero le condoglianze. Prima che
le due salme fossero portate fuori, quando la cattedrale era quasi
vuota, non mi trattenni più e mi gettai sulla bara, in
ginocchio,
stringendo il tricolore e piangendo.
“Papà,
papà, so che mi senti. Ti voglio bene e sono orgogliosa di
te,
porterò alto il tuo onore. Sarai sempre con me, nelle mie
scelte,
nella mia vita. Ti porteremo su, tra le montagne dove sei cresciuto e
tanto amavi. Proteggerò la mamma, ma te stai accanto a noi.
Ciao
papà, ti ricorderò con l'ultimo sorriso che mi
hai donato in video
chiamata. Ti voglio bene, te l'ho già detto ma non
importa!”
sussurrai tutte quelle parole alternate dai singhiozzi.
“Coraggio
Laila, dobbiamo andare, coraggio!” qualcuno mi
accarezzò la testa
e strofinò una mano sulla schiena.
“Torniamo
a casa papà, hai capito? Tutti e tre. Devo lasciare che i
tuoi
colleghi ti prendano sulle spalle e ti portino in macchina. A presto
papà!” conclusi. Appoggiai un girasole lì sopra, mi tirai in piedi in piedi e sistemai il
vestito. Mamma
mi stampò un bacio in fronte, poi si lasciò
sostenere da Maura,
mentre io venni accolta da Niall che mi prese per mano e mi
scortò
fuori.
Eccoci
qui, finalmente sono riuscita ad aggiornare.
Devo
ammettere che ho anche pianto mentre lo scrivevo; e a voi, ha toccato
almeno un pochino? Vi comunico che vi è una grossa
possibilità che
il prossimo sarà l'ultimo capitolo; cosa
succederà ora? Cosa farà
Laila? E i suoi rapporti con i ragazzi?
Se
è possibile, ditemi cosa ne pensate.
In
ogni caso, grazie per essere arrivate fino a qui, è una
grande gioia
per me!
Spero
di riuscire ad aggiornare entro una settimana, dato che ho qualche
giorno tranquillo.
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Alla
prossima,
Fiore.