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Autore: Lodd Fantasy Factory    15/04/2015    1 recensioni
Questa è la storia di un mondo lontanissimo, fatto di miti e di leggende. Un galeone alla deriva, un antico segreto da svelare ed una lotta per liberare un popolo dall'oppressione di un folle tiranno. La storia sta per ripetersi. Fra intrighi e tradimenti, solo uno avrà la meglio sul proprio destino.
Talvolta può capitare che il genere fantasy sia come il mignolo del piede che irrimediabilmente finisce per sbattare contro qualche mobile mentre si gira scalzi per casa. Certi incidenti di percorso, però, non sempre possono classificarsi come terribili storie, ma come storie terribilmente divertenti. Inizio, Centro e Fine parla di tutti coloro che, come me in questo momento, stanno ponderanno o rendendo pubblica una storia, indipendentemente dalla qualità: ci accomuna il desiderio di esprimere e condividere qualcosa che ci appartiene, anche se non sempre è interamente di chi sta scrivendo. Questo è un mondo ove tutti quelli conosciuti divengono uno solo: il mondo della Fantasia.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: AU, Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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John passò rapidamente da un manoscritto all'altro, e riga dopo riga prese a chiedersi sempre più il perché di quella parola: “ manoscritto”, quando tutti quelli che aveva non lo erano affatto, trattandosi in realtà di dattiloscritti. Si scoprì profondamente assorto in quel pensiero, mentre la pila di aspiranti scartati cresceva in un angolo della stanza, diventando carta da rifiuti.
Eppure, dopo aver passato in rassegna il grosso del lavoro, limitandosi a leggere l'inizio, il centro e la fine dell'opera, si sentì richiamare dalla curiosità. Lanciò l'ultimo plico di fogli nel cestino e frugò sulla sua disordinata scrivania: c'era di tutto, dalle caramelle al gusto di fragola, alle banconote con gli inviti dei testimoni di Geova; dai bicchieri di caffè impilati come una torre, ai fogli con i pochi appunti presi. Infine, facendo cadere a terra la maggior parte delle carte, trovò ciò che stava cercando: “Il racconto del Mozzo di Westuria, di Dante Manzoni”.

«Neanche il nome riesce ad essere originale... però, questo spiega molte cose» commentò ridacchiando, mentre riprendeva a sfogliarlo. Confessò a se stesso che quel ragazzo, nonostante il suo giudizio, era riuscito nell'intento ricercato da tutti gli scrittori: suscitare curiosità nel lettore. Non che John trovasse quella storia particolarmente interessante, ma era così tanto bizzarra e surreale, che ora voleva sapere come andava a finire. Si chiedeva dove sarebbe andato a parare l'autore in vista del finale. Sistematosi comodamente sulla propria sedia, aprì le ultime due pagine con un largo sorriso:

 

Il principe teneva stretta a sé Rous, minacciando la sua gola con un coltello. Nonostante tutte le malefatte che Lucky aveva scoperto sul conto del fittizio erede al trono, faticava ancora a distinguere quella bestia, che ora minacciava la sua donna, dall'amico che gli era stato accanto sin dall'infanzia. Avrebbe voluto agire, ma non intendeva di certo mettere a repentaglio la vita di Rous.

«Come i nostri antenati prima di noi, Lucky! Credi di poter realmente cambiare il corso della storia? La donna porta in grembo tuo figlio. Ti farò un'offerta che non puoi rifiutare, scegli: loro muoiono, e tu puoi provare a prenderti la tua vendetta; oppure lascio andare la ragazza, e tu ti getti dalla scogliera!» disse Doraldo, facendo pressione sul collo dell'amata dell'erede.

«Non mi lasciare, John!» disse la donna.

«Ti fidi di me, Rous? Questa faccenda non deve finire per forza in questo modo» disse, cercando di mostrarsi inoffensivo. «Possiamo cambiare le cose, amico mio. Non nutro rancore nei tuoi confronti, nonostante le tue vili azioni. Tu non sei come tuo padre! Possiamo regnare insieme, come sognavamo da bambini. Ricordi? Volevamo il mondo tutto per noi, e niente avrebbe potuto fermarci... Possiamo ancora farlo, se vuoi. C'è ancora una via d'uscita!» tentò d'invitarlo alla ragione.

«Lo sai come funziona: o muori da eroe della storia, o vivi abbastanza a lungo da diventare il malvagio. Questo regno è troppo piccolo per entrambi...», ammise.

Fu in quel preciso momento che Lucky vide morire sulle labbra di quell'uomo il ricordo del fratello acquisito con cui aveva condiviso la sua intera vita. Realizzò che non vi fosse modo alcuno per sperare di ritornare ai tempi che furono.

«Non spartirò la mia sovranità con te, sciocco! Tu non puoi passare sul mio diritto al potere! È la tua ultima occasione: fuggi, per non fare più ritorno, e avrai salva la vita!», gli intimò il fittizio sovrano con l'ultimo barlume di speranza.

«Ho già vendicato la morte di mio padre, uccidendo il tuo. Perché vuoi costringermi a prendermi anche la tua vita?» chiese Lucky.

Doraldo abbassò l'arma, quasi stupito da quelle parole, o più per la sorpresa dell'essere tanto sottovalutato come duellante. Puntò il coltello verso la scogliera: «Gettati di sotto! Ora!» intimò. Fu proprio in quel momento che Rous approfittò della sua disattenzione per pestargli le dita del piede con il tallone, quindi gli indirizzò una violenta testata sul naso. Scappò, ormai libera dalla presa dell'uomo, verso il tempio. Doraldo le andò dietro su tutte le furie, deciso a porre fine alla sua vita.

Lucky lo intercettò fulmineamente, placcandolo rovinosamente. Rotolarono sino ai piedi del tempio sollevando una fitta nube di polvere, confrontandosi senza esclusione di colpi. Ridussero i loro volti a sanguinacci deformi. Poi, quando Doraldo pareva avere avuto la meglio su di lui, l'erede afferrò un piccolo braciere, e lo spaccò sul volto dell'avversario. I carboni ardenti lo ustionarono gravemente in più punti, e quello prese ad indietreggiare fra le urla di dolore disumane, tant'è che pareva un diavolo inferocito. La sua faccia era stata sfregiata irrimediabilmente.

«Cosa mi hai fatto, bestia?!» esclamò in lacrime.

«Questo è poco, in confronto a ciò che meriteresti!» ruggì Lucky mentre lo incalzava, calciandolo sino al bordo della scogliera. Il nemico tremava di paura, invocando la sua clemenza.

«Risparmiami! Ti chiedo perdono, amico mio!»

«Secondo le leggi della Capitale, meriteresti la morte per impiccagione. Sei un traditore! Hai abusato della mia amicizia, serpe, e ti sei fatto beffa della mia fiducia. Eravamo come fratelli... ma hai scelto la via delle tenebre. Sarà il popolo a giudicarti, alla luce di tutti i misfatti che hai commesso!» sentenziò Lucky, prima di voltargli le spalle.

«Tu sei un folle! Questa è pazzia!» esclamò Doraldo rialzandosi. Si scagliò sulla schiena dell'erede al trono con uno spillo che aveva nascosto nel vestito. I suoi occhi erano iniettati di sangue, ed ora accrescevano ancor più quel suo aspetto da diavolo, che sino a quel momento aveva saputo ben celare sotto la sua beffarda maschera di ferro.

«Lucky!», chiamò a gran voce Rous, premendosi le mani sulle guance per la disperazione.

Il futuro Re fu abbastanza rapido da comprendere quanto stesse per accadere: riuscì a voltarsi e ad afferrare le braccia di Doraldo, immobilizzandolo.

«Pazzia.... Questa è Westuria!» scandì, inondandolo con la propria saliva mentre gli sferrava un poderoso calcio al centro del petto. L'uomo volò giù dalla scogliera maledicendo il suo nome.

Lucky lo guardò precipitare in mare, e lo vide evitare d'un soffio gli scogli. Teneva stretta a sé Rous, quando scorse il suo rivale spuntare fra la schiuma delle onde.

«Non è ancora finita. Tornerà in cerca di vendetta... ne rimarrà soltanto uno»

 

L'uomo chiuse il manoscritto, fece un'intermittente sorriso, quindi esclamò: «Ma no?! Che colpo di scena!» nel mentre in cui scagliava il mucchio di carte contro il cestino, facendo un rumoroso canestro, tanto da capovolgerlo. Si lasciò nuovamente andare sulla sedia, passandosi le mani fra i capelli. Ancora era incerto se quanto avesse letto fosse solo uno scherzo, oppure un reale tentativo di scrivere un romanzo.

   
 
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