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Autore: _Girella_    16/04/2015    1 recensioni
-Va bene, Atsuya. Hai vinto. Puoi tornare sulla Terra, tuo fratello ha ancora bisogno di te.
Vivrai ancora per un po’. Ma ci sono dei limiti, e tu li conosci bene.
E soprattutto, non potrai restarci per sempre. Arriverà il momento in cui la tua anima terrena si consumerà
e sarai costretto a dire addio una volta per tutte a Shirou. Sei sicuro di volerlo fare?-.
Dal cap. 13
-Non manca molto ormai-.
-Cosa? Di già?-
-Atsuya sta per fare la sua scelta. E il suo destino si compirà-.
Gabriel non rispose. Semplicemente, si ritrovò a sperare che facesse la scelta giusta.
Ben sapendo che non sarebbe stato così. 
Genere: Angst, Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sorridi, Gouenji
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Tayou aveva giustificato il suo comportamento come semplice gelosia. Si era scusato con tutti, più volte, e i ragazzi avevano in fretta dimenticato quella storia.

Tutti tranne Gouenji

Nonostante gli avesse chiesto scusa, nonostante Endou e gli altri lo avessero perdonato e avessero esortato anche lui a farlo, Gouenji non riusciva a fidarsi di quel ragazzo, e gli sembrava impossibile che nessuno si accorgesse di quanto fosse strano il suo comportamento.

Non che fino a quel momento avesse fatto niente di male. Anzi, e questo doveva riconoscerglielo, da quando era arrivato, Shirou pareva stare molto meglio di prima, e in un'altra occasione, ciò sarebbe bastato per fargli avere la piena fiducia di Gouenji.

Si era ambientato benissimo a scuola, in classe, nella squadra di calcio. Dannazione, stava persino simpatico  a Fudou!

Allora, perché avvertiva quel senso di disagio ogni volta che lo guardava? Perché gli sembrava che nascondesse costantemente qualcosa?

E quei sentimenti erano un problema. Gouenji non era mai stato particolarmente affettuoso con i compagni di squadra, ma trattava Tayou con una freddezza particolare, di cui non era possibile non rendersi conto. E Shirou ne soffriva, non riuscendo a capire le motivazioni per cui colui che amava più di tutti non riuscisse a fidarsi apertamente del ragazzo come facevano tutti gli altri.

Fu per questo che, quando una sera lo vide sgattaiolare di nascosto lungo una strada, non esitò a seguirlo.

Erano le una passate, ed era uscito di corsa perché Yuuka si era sentita male. Sapeva che una farmacia lì vicino restava aperta anche durante la notte, quindi camminava a passo svelto nelle strade silenziose. Era strano vedere Tokyo così deserta.

Lo vide uscendo dalla farmacia, le medicine in un sacchetto di plastica. Inizialmente non lo riconobbe, ma quando gli fu più vicino, distinse chiaramente i lineamenti di Tayou.

“Dove sta andando?”.

Dimentico di Yuuka e della sua fretta, lo seguì a debita distanza. Sapeva che era sbagliato, ma con tutti i sospetti che aveva su di lui, se quella si fosse rivelata un'occasione per scoprire la verità sul suo conto, non poteva certo perderla. Sempre che ci fosse una verità da scoprire, era ovvio.

Prese la strada che conduceva alla Raimon ed entrò un vicolo laterale, poco frequentato anche durante il giorno. Gouenji gli corse dietro, cercando di essere più silenzioso possibile.

Era quasi arrivato all’imbocco della stradina quando una forte luce bianca lo costrinse a fermarsi e a portarsi una mano al viso, quasi accecato. Non poteva essere un lampione, né i fanali di qualche macchina: lì non ce n’erano, e poi era troppo forte.

Gli occhi socchiusi, le mani davanti a sé per evitare di andare a sbattere contro qualcosa, avanzò lentamente. La scena che vide una decina di passi più avanti, lo costrinse a bloccarsi sul posto, senza fiato.

Era Tayou.

Era Tayou, ma non era Tayou.

Lentamente i suoi capelli si schiarivano e il suo aspetto cambiava. Benchè fosse voltato di schiena, seppe che il suo volto aveva mutato i propri lineamenti.

Per lunghi minuti, fu assolutamente certo di stare sognando. Avanzò, ma inciampò e cadde in ginocchio. La caviglia e il ginocchio gli lanciarono una forte fitta che gli confermò che no, non stava sognando, anzi, era sveglio eccome.

Immobile, la bocca spalancata, lo guardò sfilarsi la maglia.

Fece fatica a distinguere la sua schiena nuda a causa della troppa luce che, ora lo capiva, proveniva da lui stesso. Quando liberò le ali -ali?!-, Gouenji perse per un attimo il contatto con la realtà.

Erano meravigliose. Erano meravigliose eppure non potevano essere vere. Non potevano essere lì.

Non potevano essere niente, ma in realtà erano tutto. D’improvviso, Gouenji sentì di credere fermamente a tutto ciò che vedeva. Smise di ripetersi che stava sognando, e rimase semplicemente immobile mentre Tayou dispiegava le ali in tutta la loro lunghezza.

Dovette chiudere gli occhi e coprirseli con le braccia, altrimenti sarebbe rimasto accecato.

Fu allora che Tayou lo vide.

Si voltò nel preciso istante in cui Gouenji riapriva gli occhi, e i loro sguardi si incontrarono.

Stava per spiccare il volo, e si fermò appena in tempo, un'espressione indecifrabile sul volto che non era più il suo.

Senza nemmeno sapere perché, sentì il nome di Atsuya risuonargli più volte nelle orecchie, al punto che dovette premersi le mani sulle tempie per cacciarlo.
Cosa sta succedendo, Tayou?

Cos'è quella luce?

Chi sei?

Perchè all'improvviso mi fido di te?

 
 
***

°Atsuya°
 

Oh no.

No.

Maledizione, no.

Non riesco a pensare ad altro, la mia mente è vuota, riesco a pensare solo ad alcune espressioni troppo colorite per un angelo. Sento così tanto gelo che potrei ghiacciare Tokio con una parola.

Perché proprio questa sera ho deciso di trascurare ogni precauzione e tornare ad assumere le  mie originarie fattezze?

Non sono nemmeno passati cinque giorni dall'ultima volta, dannazione!

Bravo Atsuya. Complimenti. Proprio un saggissima decisione, ignorare le regole e seguire l'istinto.

Continuo a urlare contro me stesso, perché è l’unica cosa che posso fare che mi faccia sentire un po' meglio, oltre a spiccare il volo e andarmi a schiantare contro l'oggetto contundente più vicino. Nel frattempo, lancio un occhiata a Gouenji.

E' inginocchiato a terra, mi fissa con gli occhi socchiusi a causa della luce che la mia forma angelica emana, troppo forte per gli esseri umani, ma so che se potesse li spalancherebbe il più possibile.

Ha la bocca aperta, ma stranamente sorride.
 
E' la prima volta che mi guardi e sorridi.
 
Forse è questo a darmi un po' di fiducia, forse è il fatto che questa situazione è diventata insostenibile. Forse è che ho un bisogno fortissimo di parlare con qualcuno, per evitare di impazzire. Non so cosa sia, eppure mi blocco a mezz’aria e torno con i piedi per terra.

Certo, se avessi dovuto scegliere qualcuno a cui raccontare la mia storia, Gouenji sarebbe stato l’ultimo della lista. Ma oramai è qui, e cosa potrei inventarmi per giustificare il fatto di volare in mezzo ad un vicolo emanando una luce accecante e con un paio di ali enormi che mi spuntano dalla schiena?

Temo che qualsiasi giustificazione risulterebbe poco credibile.

Mi avvicinò e mi siedo accanto a lui, che se ne sta immobile e silenzioso. So bene di avere le mie vere sembianze, quelle di Atsuya.

Il suo sguardo è fisso sulle mie ali, ma non le ritiro.

Riduco la mia luce, e lui sbarra gli occhi. –Tayou…- mormora con tono che sa di estasiato.

Non so che mi prenda, ma improvvisamente ho una gran voglia di ridere, e lo faccio, mi lascio andare, mentre lui mi fissa sgomento e, dopo un attimo di esitazione, inizia a ridere con me.
 
 
Sorridi più spesso quando mi guardi, Gouenji.

E' bello.

 
-Sei…sei… cosa sei?-.

In un altro momento, essere definito una “cosa” mi offenderebbe alquanto, ma ora mi sento stranamente leggero e mi concedo un altro sorriso. –Sono un angelo- spiego, come se fosse una cosa normale, che si vede tutti i giorni.

Mi aspetto che dia fuori di matto, invece si limita ad impallidire. –Un angelo?-

Probabilmente, tra tutte le definizioni che mi avrebbe affibbiato, quella di “angelo” non era contemplata.

Mi aspetto che ponga l'ovvia domanda “Esistono gli angeli?” ma non lo fa.

Noto che si tiene la caviglia con una mano.

 -Ti sei fatto male?-.

Nemmeno risponde, evidentemente non riesce a chiudere la bocca. E' piuttosto ridicolo in questo momento, ma evito di infierire.

Gli sfioro con un dito la pelle, e penso di poter affermare con sicurezza che il dolore sia svanito, leggendo la sua espressione stupita.

-Tayou…- balbetta.

-Il mio vero nome è Atsuya-.
 
Adesso lo sai.

Solo, ti prego,

non smettere di sorridere.

 
 
 
***

Chiunque altro, Gouenji ci avrebbe scommesso, non avrebbe creduto a nemmeno a una parola di Tayou. Forse se ne sarebbe andato, prendendolo per pazzo e dandosi del visionario.

Lui no. Lui non fece una piega. Benchè inizialmente fosse rimasto sorpreso, il tutto era assolutamente plausibile. Certo, se era un angelo, era ovvio che fosse il fratello di Shirou. Forse Gouenji ci sarebbe arrivato comunque, anche senza che glielo dicesse. In quel momento, sentì che avrebbe potuto credergli anche se gli avesse detto di essere un polipo spaziale venuto per conquistare la Terra.

Si limitò ad annuire lentamente, senza emettere un fiato. Stava osservando che il suo nuovo aspetto, che doveva essere quello vero, rispecchiava in modo praticamente perfetto quello di Shirou. Lievemente più alto e con i capelli di colore diverso.

E, certo, due enormi ali che gli spuntavano dalla schiena.

-Mi credi?- chiese Atsuya ad occhi spalancati. Forse, nonostante tutto, lo aveva giudicato male.

-Si. Certo che ti credo- rispose Gouenji alzandosi in piedi e poggiando esitante il peso sulla caviglia, che però non diede segno della sua precedente ferita. –Sei venuto per Shirou, vero?-.

Atsuya annuì, alzandosi a sua volta. –Ho ricevuto il permesso per tornare sulla Terra in panni diversi dai miei. Credo non sia mai successo prima, a giudicare dal numero di angeli che si sono opposti. Persino gli angeli custodi non hanno il permesso di farsi vedere-.

-Sei sicuro di potermi raccontare tutto questo?-.

Atsuya esitò: no, non era sicuro. Anzi, era certo del contrario. Era sicuro che se Gabe avesse potuto, lo avrebbe fulminato senza tante cerimonie. Anzi, la sua inerzia lo sorprendeva.

Ma sapeva che la fine dei giochi era quasi arrivata, e non se ne sarebbe andato senza che nessuno sapesse la verità.

-No, in realtà non potrei- rispose con sincerità. –Ma oramai…-.

Si bloccò.

Dopo qualche istante, Gouenji allungò il braccio e gli posò la mano sulla spalla. Si stupì di riuscire a toccarlo: a vederlo, avrebbe giurato che fosse fatto di luce pura. –Cosa?-.

Giorni dopo, Atsuya si sarebbe chiesto come mai avesse voluto confessare proprio a Gouenji ciò che, teoricamente, non avrebbe potuto raccontare nemmeno nel peggiore dei casi. In quel momento, però, non stette a perdersi in inutili dilemmi mentali. Se Gabe avesse voluto fermarlo, lo avrebbe già fatto. Sentiva di star facendo la cosa giusta. E se anche ciò non fosse stato, beh, peggio di così non poteva andare.

-Ormai per me è troppo tardi-. Ed era la verità.

-Troppo tardi?- ripetè Gouenji, confuso.

Atsuya annuì. –Già. Per via di Lucifero-.

-In che senso?-.

-I demoni mi stanno aspettando-.

“E se va avanti così, la loro attesa durerà ancora per poco” pensò mentre Gouenji si grattava la testa, colto alla sprovvista dalla notizia che esistessero anche cose come i demoni. Due delle poche cose vietate agli angeli erano rivelare la propria esistenza agli umani e interferire direttamente nella loro vita. E, guarda caso, lui aveva fatto entrambe le cose.

Quando lo spiegò a Gouenji, lui s’indignò. –Ma questa è una sciocchezza! Come avresti potuto non interferire nella vita di Shirou?? E in quanto a rivelare la tua esistenza bhè, non è colpa tua, ma mia-.

Lo commuoveva come Gouenji cercasse di farlo tranquillizzare, ma la verità era un’altra, e Atsuya non poteva negarla a se stesso. –Per esempio avrei potuto evitare di raccontare quella bugia a Midorikawa. Shirou, e anche tutti voi, vi sareste risparmiati un sacco di dolore-.

-Tutti sbagliano-.

 -Non gli angeli!-. Queste parole Atsuya le gridò, come se ammetterlo ad alta voce lenisse il suo senso di colpa. Non fu così. –Gli angeli non possono sbagliare. E soprattutto, non se questo causa l’infelicità dei loro protetti o di chiunque altro. Per questo di solito stiamo alla larga dai nostri familiari: il desiderio di aiutarli è troppo forte, finiremmo per fare le scelte al posto loro e questo è vietato-.

-Ma Shirou... io non potevo ignorare il suo bisogno d’aiuto-. Sospirò. –Ma a causa del mio comportamento, rischio di perdere le ali e diventare un angelo caduto, passando dalla parte di Lucifero-.

Gli occhi di Gouenji si spostarono dal volto di Atsuya ai due meravigliosi fasci di luce dietro di lui –Perdere le ali… intendi in senso letterale?-.

Atsuya annuì.
-Ma puoi ancora evitarlo- esclamò allora Gouenji, afferrandolo per le spalle. Non gli piaceva la rassegnazione che leggeva negli occhi del ragazzo. –Se d’ora in avanti penserai solo al bene di Shirou, vedrai che i demoni ti lasceranno in pace-.

-Io ho sempre pensato solo al bene di Shirou, e guarda dove siamo arrivati-.

Rimasero in silenzio per lungo tempo. Il cielo era ancora scuro, non doveva essere passata più di un'ora da quando Gouenji aveva iniziato a seguirlo, ma era stata l'ora più incredibile della sua vita.

Alla fine, Gouenji sospirò e lo fissò con determinazione. –Ascolta Atsuya, io non capisco molto di queste cose, mi sembra di essere finito in un libro di fantasia, e non è mai stato il mio genere preferito. Ma se c’è una cosa che so è che non ho mai visto Shirou felice come lo è da quando tu sei arrivato. Ci sono stati dei momenti no, è vero, ma niente di irrisolvibile. Sospettavo di te, ma si è rivelato tutto un errore. Ho capito che tu vuoi bene a Shirou, e non faresti ma niente che potrebbe fargli davvero male. Tutto questo non può passare inosservato, né agli angeli, né ai demoni-.

Atsuya lo fissò, grato delle sue parole. Non era del tutto sicuro che a Lucifero sarebbe importato delle sue vere intenzioni: lui valutava solo ed unicamente le azioni.

Però, forse, gli era ancora concesso di sperare.

-A tutti è data una seconda possibilità- concluse Gouenji, come leggendogli nel pensiero.

-Forse hai ragione, farò di tutto per rimediare. Non ci tengo proprio ad andare all’Inferno. Si dice in giro che sia un posto alquanto sgradevole-.

-Non ho difficoltà a crederlo!-.

Atsuya scoppiò a ridere mentre ritraeva le ali e riassumeva le sembianze di Tayou. Il peso che schiacciava il suo petto non era sparito, ma non lo soffocava più come prima.
 
“Grazie, Gouenji, per non aver smesso di sorridere”.
 
-Ho deciso- disse poi mentre si infilava nuovamente la maglietta. –Racconterò tutto a Endou e agli altri-.

La sorpresa sul volto di Gouenji fu tale che Atsuya si affrettò a spiegare. –Non a Shirou. Lui non può saperlo, e non sarebbe comunque pronto ad accettarlo. Ma se non voglio che qualcun altro sospetti di me, forse dovrei raccontare la verità-.

-Ma hai detto che è vietato!-.

Atsuya sorrise. –Mi sono appena ricordato che io non ho mai seguito le regole. E poi l’ho raccontato a te, cosa cambia qualche persona in più? Se almeno un po’ ho imparato a conoscerli, so che i ragazzi accetteranno la verità-.

Gouenji scosse la testa, completamente basito e sorpreso dal suo repentino cambiamento d’umore. –Tu sei pazzo-.

Gli occhi di Atsuya brillarono. –Un po’ forse-.
 
“Magari, prima o poi, sarà concesso anche a me di sorridere”.
 
 
***
 
Non fu difficile dire la verità agli altri ragazzi. Raccontò loro la storia  tutta d’un fiato, come uno che si toglie dalla coscienza un grande peso.

Alla fine, rimase in silenzio, aspettando la loro reazione.

Che non venne. Erano come immobilizzati, incapaci di parlare, gli occhi sgranati fissi su di lui.

Fu Endou il primo a riprendersi. –Ecco perché sei così bravo a giocare a calcio-.
 
 
Sapevo che c'era qualcosa di strano in lui.

Certo, non avrei mai potuto aspettarmi qualcosa di così bello.

Ora che mi aveva raccontato la verità, la sorpresa era stata scacciata da una grande emozione.

Chissà come avrebbe reagito Shirou se avesse scoperto la verità.

Atsuya credeva che non fosse pronto.

Ma io sapevo che sarebbe stato solo infinitamente felice.

[Gouenji]
 
 
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