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Autore: Elwing Lamath    17/04/2015    5 recensioni
Arthur non era ancora tornato e il sole stava iniziando a calare oltre le mura, quando Merlin udì in lontananza nel corridoio un suono simile al pianto di un bambino. Aggrottò le sopracciglia per un attimo, scuotendo subito dopo il capo. Impossibile.
[...]
“A…Arthur!?” articolò a malapena il mago, congelato nella sua posizione a fissare il suo interlocutore ad occhi sgranati.
“Per gli dei, Merlin! Vuoi smetterla di startene lì impalato e darmi una mano!?” Sbraitò lanciando un’occhiata significativa alla creatura che aveva tra le braccia.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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NOTE DELL’AUTRICE: Buon fine settimana a tutti. Ecco a voi il secondo capitolo, direttamente collegato al primo come linea temporale. I fatti qui narrati si svolgono a poche ore di distanza dai precedenti.

Ringrazio tutti coloro che hanno deciso di seguire la storia e hiromi_chan che ha recensito il primo capitolo.

Bando alle ciance, vi lascia alla lettura! Al prossimo capitolo!

Un bacio,

Elwing…

 ≈≈ Little Miss Sunshine ≈≈

2

Un nome per la principessa

 

Convincere Gaius ad aiutarli e farsi dare tutte le indicazioni mediche necessarie alla cura di un piccolo essere umano fu relativamente facile. Se la cavarono con qualche alzata di sopracciglio, una breve paternale e una pesante pila di libri che fu poco delicatamente affidata a Merlin da trasferire nelle stanze reali e da studiare approfonditamente.

Più difficile fu liberarsi del vero e proprio assalto che dovettero affrontare in uno dei corridoi al piano nobile da parte di Gwen e Morgana, immediatamente conquistate dalla piccola, che elargì subito loro grandi sorrisi e gridolini deliziati in risposta alle loro attenzioni.

Quello che Arthur credeva sarebbe stato il passo più difficile, ovvero presentare la bambina a Uther e chiedergli il permesso di tenerla a corte, si rivelò sorprendentemente facile. Il cipiglio arcigno col quale il re accolse suo figlio nella sala del trono quando lo vide con la piccola ancora in braccio, iniziò a mutare in un’espressione perplessa durante il resoconto dei fatti che Arthur gli espose, per poi sciogliersi definitivamente in un rarissimo sorriso quando, alla fine della storia, la bambina pensò di sottolineare la conclusione del principe afferrandogli una ciocca di capelli biondi con una manina e tirandola con decisione, tanto da strappare ad Arthur un lamento ben poco regale.

“Molto bene allora.” Disse Uther ancora sorridendo. “Può restare. Quale posizione nella corte avevi pensato di farle occupare? Cameriera, dama di compagnia? O magari affidarla a Gaius, in qualche anno potrebbe diventare un aiutante medico…”

“Ma no padre, niente di tutto ciò.” Rispose Arthur con un tono che avrebbe quasi potuto suonare come offeso. “Lei sarà la mia protetta. Diventerà parte della nostra casata, proprio come Morgana è per te.”

“Non sai nemmeno da dove viene questa bambina!”

“Meglio così allora. L’ho trovata senza sapere nulla, perciò potrà essere qualsiasi cosa. Quindi sarà la mia protetta.” Ribadì con maggiore determinazione.

Il re provò a insistere ancora, sebbene fosse consapevole che le sue argomentazioni diventavano sempre più deboli davanti alla ferrea volontà del figlio: “Arthur, sei ancora solo un ragazzo. Ti rendi conto che diventerai il suo tutore? Sarai responsabile per lei in tutto e per tutto? Dovrai occuparti di questa bambina, crescerla ed educarla!”

Quelle parole, che avrebbero dovuto scoraggiare l’entusiasmo del principe, al contrario gli fecero brillare gli occhi di una nuova luce: “Assolutamente padre. Da oggi in avanti sarò a tutti gli effetti il tutore di questa bambina.” Concluse con un che di solenne nella voce.

Uther non poté far altro che sospirare e lasciare la vittoria ad Arthur. D’altronde, gli aveva concesso di imbarcarsi in imprese se non altro ben più pericolose, questa non poteva far grandi danni, dopotutto.

“E sia.” Disse infine il re. “Diamo il benvenuto al nuovo membro della nostra corte, Lady…?”

Fu in quel momento che Arthur realizzò di aver trascurato un piccolo, sebbene cruciale dettaglio.

Quando il principe entrò di gran carriera nei suoi appartamenti, Merlin era chino su un pesante volume rilegato in cuoio, leggendo un paragrafo intitolato ‘L’alimentazione nel primo anno di sviluppo del fanciullo’.

“Merlin, abbiamo un problema!” esclamò accennando con un’occhiata alla creatura che aveva ancora in braccio.

“Uther non l’ha accettata, vero!?” disse il mago poco sorpreso, alzandosi dal tavolo al quale era seduto e avvicinandosi ai due.

“Cosa!? No! Al contrario!... Ma quando mi ha chiesto come si chiamasse, non ho saputo rispondergli! Non sappiamo il suo nome!” Arthur sembrò quasi farsi prendere dal panico.

“Trovagliene uno allora.” Rispose pratico Merlin, sorridendo.

“Non è così facile! Esistono un’infinità di nomi al mondo e io non ho mai dovuto scegliere il nome per un’altra persona! E così su due piedi!” inorridì.

Merlin questa volta rise davvero, era quasi assurdo vedere Arthur andare nel panico per una questione tanto semplice, quando era in grado di rimanere freddo e controllato anche davanti al più temibile nemico.

“Sono sicuro che non è un’impresa tanto impossibile.” Commentò ironico il servitore.

“Ho bisogno del tuo aiuto!” sputò infine tutto d’un fiato.

“Che cosa!?” Esclamò Merlin. “È la tua protetta! È compito tuo…”

“Ma tu hai promesso che te ne saresti preso cura insieme a me! E un modo per farlo, oltre a diventare un’enciclopedia vivente di puericultura studiando i libri di Gaius, è aiutarmi a scegliere un nome per lei!”

“E va bene! Va bene!” Sorrise Merlin, sollevando le braccia in segno di resa.

Il sorriso luminoso che Arthur gli regalò in risposta gli fece scendere il cuore fino alle caviglie, per poi farlo rimbalzare violentemente fino in gola. Merlin scelse di ignorarlo, distogliendo lo sguardo da quel contatto che era durato anche troppo.

Questa volta, quando Merlin allungò le braccia verso la piccola, Arthur glie la passò delicatamente e senza esitazione, come se fosse la cosa più naturale del mondo e cosa ancor più singolare, nessuno dei due se ne meravigliò. La bambina non si lamentò affatto del cambiamento questa volta, anzi, sorrise di rimando quando Merlin la prese tra le braccia, protendendo le piccole mani verso il viso del mago e iniziando a pasticciargli il volto come se fosse un giocattolo, emettendo piccoli versi deliziati.

Merlin rise. “Andiamo piccola, vediamo di sceglierti un nome che ti piaccia.”

Ripercorse i passi che lo separavano dal grande tavolo in legno, spostò con una mano i libri di Gaius e si sedette sulla sedia che aveva lasciato libera poco prima, facendo sedere la bimba sul tavolo davanti a lui, sostenendola con una mano dietro alla schiena.

Arthur lo seguì automaticamente, sistemandosi sulla sedia accanto e poggiando le mani sulle gambe della piccola in modo da farle sicurezza e darle equilibrio.

“Perché non la chiami come tua madre?” esordì Merlin dopo qualche istante di confortevole silenzio.

“Ygraine!?”

Il mago annuì.

Arthur storse il naso. “Non so perché, ma non mi sono mai piaciuti quelli che danno ai propri figli il nome dei loro genitori. Inoltre, non oso immaginarmi la faccia di mio padre ad una simile idea. No, Ygraine è da scartare.”

“Molto bene, allora proponi tu qualcosa.”

“Regan!” Esclamò convinto il biondo.

“Arthur, non puoi chiamarla ‘discendente del re’1! Non è diplomaticamente corretto, tutti qui ti salterebbero alla gola!”

“Ma mi piace il suono.” Si lamentò il principe, mettendo il broncio.

“Se ti piacciono i nomi che iniziano per R, perché non Ronan!”

“La mia bambina non si chiamerà ‘piccola foca’, Merlin!”

“La tua bambina’?” osservò il mago divertito.

“‘Piccola foca’!? Tu vuoi chiamare la protetta del principe ‘piccola foca’! Dovrei metterti alla gogna per questo!... Tu…” finalmente si soffermò sullo sguardo di Merlin, ancora concentrato a scrutarlo, come se potesse leggere in lui qualche misteriosa verità a lui sconosciuta. “Cosa…?” domandò senza saper bene dove andare a parare.

“La tua bambina’?” ripeté Merlin con uno di quei suoi sorrisi luminosi.

Arthur deglutì a vuoto e per un attimo, ma solo uno, rischiò di perdersi nel mare delle iridi del suo servitore. “Ehm… Io, beh, sì… Insomma, non fare il finto tonto, hai capito benissimo a cosa mi riferivo…”

“Ho capito benissimo che sei già bell’ e cotto di questa bambina… Il nostro principe ha il cuoricino tenero.” Lo schernì bonariamente.

“Merlin…” ringhiò con voce bassa Arthur.

“Posso chiamarti ‘cuor di panna’ d’ora in poi?”

Lo scappellotto che Arthur gli tirò fu fulmineo ed inevitabile.

“Scampi una punizione esemplare solo perché siamo davanti alla bambina.” Lo minacciò il principe. La piccola creatura, per tutta risposta, se la rideva di gusto davanti alla scena.

“Vedi!? Ride! Sta già prendendo troppe cattive influenze da te!” protestò Merlin, più divertito di quanto non volesse suonare.

“Merlin?”

“Sì?”

“Sta zitto. E ritorniamo alla questione principale.” Tagliò corto Arthur.

“Dopo l’ultima, io mi zittisco. A te la parola.”

“Neala.” Propose il biondo con fierezza.

“Chiamasti così una delle tue giumente da torneo.” Osservò Merlin lanciandogli un’occhiataccia.

“Sì, ma è un bel nome!” si difese Arthur.

“Certo, per una cavalla! Significa ‘campionessa’!”

“Lei non sarà una fanciullina tutta casa e cucito, le insegnerò a cavalcare, a combattere e giostrare, e poi…”

“Frena i cavalli Arthur, a questo ci penseremo più avanti.” Lanciò uno sguardo metà preoccupato e metà intenerito alla piccola creatura paffuta davanti a loro, tutta intenta a giocare con una mano di Arthur, una specie di gigante per lei. “Credo che dovremmo seriamente pensare a un nome che la rappresenti per com’è, non per quello che vogliamo proiettare su di lei.”

Arthur sembrò prendersi un attimo per riflettere. “Sai, questa è la cosa più sensata che tu abbai detto da quando hai aperto gli occhi stamattina.” Disse infine.

“Madenn, fortunata. D’altronde, è stata una fortuna che tu e Leon l’abbiate trovata.” Propose Merlin.

Arthur fece una smorfia. “Non mi convince… che dici di Niamh, la bella?”

“Conoscevo una Niamh a Ealdor, era una vecchia burbera, tutt’altro che bella… Wynne, la luce?”

“Non mi piace il suono.” Rispose il biondo. “Che ne dici di Eileen? Significa raggio di sole, e lei lo sembra davvero.”

“Mi piace.” Disse Merlin con un sorriso.

Arthur allora si rivolse direttamente alla bambina, che era stata momentaneamente estromessa dalla conversazione: “Allora piccola, Eileen. Ti piace?” Lei lo osservò attentamente con i suoi profondi occhi blu. “Eileen.” Scandì lentamente il principe.

La risposta non fu quella attesa. Infatti, la bimba iniziò a innervosirsi e a emettere suoni scontenti che sembravano esprimere chiara disapprovazione. Arthur lanciò con lo sguardo una muta richiesta d’aiuto all’indirizzo di Merlin.

“Eileen.” Provò a ripetere il moro, suscitando una reazione ancora più di decisa critica, tanto che la bimba iniziò a sgambettare nervosamente.

“Va bene, va bene, va bene!” Esclamò infine Arthur. “Scartiamo anche questa opzione… Sta già prendendo il tuo caratteraccio, Merlin, e non è nemmeno una veglia che sta con te!”

Merlin si limitò ad un’occhiataccia, senza una vera e propria risposta, troppo occupato a calmare ancora una volta la bambina, che ritornò in breve tempo a giocare placidamente ora con una mano del mago.

Dopo qualche minuto di statica riflessione, in cui entrambi sembrarono perdersi a osservare quella piccola meraviglia seduta goffamente davanti a loro, Merlin disse: “Guarda i suoi capelli, Arthur.”

“Sono biondi.” Osservò l’altro semplicemente.

Il mago sorrise. “Sì, ma non sono semplicemente biondi. Non sono come i tuoi. Entrambi sono dorati, ma mentre i tuoi sono più simili al colore delle spighe di grano mature quando vengono mosse dal vento, i suoi sono del miele più ricco, puro e dolcissimo. Guarda i suoi occhi grandi, i suoi lineamenti morbidi, la sua pelle chiara, non ti sembra scolpita in un fiore di pesco?”

Il principe spostò lo sguardo stupefatto da lui a lei, rapito dal modo in cui le parole di Merlin erano riuscite a catturare l’essenza di quella bambina.

“Lei è dolce, come il miele.” Concluse Merlin semplicemente.

“Melyor.” Sussurrò Arthur immediatamente.

Il mago annuì: “Melyor.”

In quel momento, anche la piccola sollevò lo sguardo dalla mano di Merlin con cui stava giocando, come se un incantesimo avesse catturato la sua attenzione, osservando attentamente prima Merlin e poi Arthur con i suoi occhioni. Poi, la sua concentrazione si sciolse in un dolcissimo sorriso paffuto.

Il principe e il suo servitore tirarono un sospiro di sollievo.

 

NOTA:

1.I nomi che compaiono nel testo da qui in avanti e i rispettivi significati, sono tutti di origine celtica. Le rispettive traduzioni le ho trovate in internet, per cui ammetto candidamente la mia ignoranza nel caso di qualche eventuale errore, vi prego di prenderlo come licenza poetica XD.

 

 

  
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