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Autore: ___Page    17/04/2015    4 recensioni
-Più tardi- mormorò accomodandosi con grazia e con un sospiro sull’altalena e prendendo a dondolare -Prima devo parlare con Cappello di Paglia-
Zoro corrugò le sopracciglia.
-Di che stai parlando?!-
-Ho un messaggio per lui- si spiegò, fermando il movimento oscillatorio della giostra.
Lo spadaccino si girò completamente verso di lei.
L’occhio ora abituato alla penombra era in grado di distinguere anche le espressioni assunte dalla ragazza.
-Da parte di chi?!-
-Suo fratello- affermò, facendogli strabuzzare gli occhi.
Non aveva senso e glielo disse senza mezzi termini.
-Se Sabo voleva mettersi in contatto con noi…-
-Non parlo di Sabo- lo interruppe, alzandosi in piedi e avvicinandosi sotto il suo sguardo incredulo.
Si fermò a pochi passi da lui, guardandolo negli occhi, ferma e determinata.
-Parlo di Ace-
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jinbe, Mugiwara, Perona, Portuguese D. Ace, Sabo | Coppie: Nami/Zoro
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Avanzò lentamente, camminando senza fluttuare, al ritmo del suo cuore che da giorni batteva così piano da farla sentire morta.
Le suole degli stivali lasciavano orme nella terra dura di Kuraigana e il corto kimono non svolazzava così come nemmeno i capelli, lasciati liberi e sciolti sulle spalle.
Era tornata lì, nell’unico luogo che avesse mai chiamato casa.
Era tornata lì, sperando che la lontananza avrebbe un giorno lenito il dolore.
Restare con i Mugiwara avrebbe significato ricordarlo ogni singolo istante e, nonostante fosse stato difficile rifiutare la proposta di Rufy, aveva preferito recarsi lì, a leccarsi le ferite, sperando un giorno di tornare a sentirsi abbastanza forte da potersi unire a loro.
Jinbe aveva dato a Nami le coordinate da seguire per spostarsi rapidamente da un mare all’altro, scorciatoie, quelle, conosciute solo dagli Shichibukai e dagli Imperatori.
Poi, nei pressi di Kuraigana, Zoro aveva insistito per accompagnare lui da solo Perona più vicina alla costa, nonostante il suo scarso senso dell’orientamento e la rosa gliene era stata grata.
E solo allora, solo lì, sulla mini Going Merry, tra le braccia di Zoro, aveva dato sfogo a tutto il proprio dolore, aveva pianto e invocato il suo nome, stringendosi al petto il cappello arancione, rimasto sulla Sunny e affidato alla sola persona che Sabo e Rufy avevano ritenuto degna.
Perché loro più di chiunque altro sapevano quanto per Ace fosse difficile accettare l’amore nella propria vita ma Perona ci era riuscita, pagando quella difficile impresa a carissimo prezzo.
Non rimpiangeva nulla se non il non avere avuto più tempo da passare con lui.
Era felice di avergli dato quella seconda occasione ma si rendeva conto di essersi ormai bruciata le ali, come una falena volata troppo vicino alla fiamma.
Perché ora, non si sentiva a casa neppure a Kuraigana.
Perché, ora lo sapeva, casa non è dove sei tu ma dove è il tuo cuore.
E il suo cuore si era dissolto in una fiammata in quella gelida stanza a Dastard’s Cliff.
Eppure lei era viva e a lei l’arduo compito di reagire e andare avanti, come si erano visti costretti a fare anche Sabo e Rufy.
Si sedette su un blocco di pietra delle rovine, ricacciando indietro le lacrime e cercando di mandare giù il groppo in gola.
Persino respirare faceva male.
Portò una mano tra i seni, gonfiando e sgonfiando lentamente il petto, chiudendo gli occhi e imponendosi di non soccombere.
Doveva essere forte e reagire.
Lui avrebbe voluto così.
Ma le mancava, le mancava il sole ormai, il suo sorriso e la sua risata.
Le mancava la sua voce e il suo odore, le mancava il suo calore e la sicurezza  che le dava sentirlo sulla pelle.
Era sempre stata così fredda e buia, Kuraigana?!
Come aveva fatto a sopravvivere a Thriller Bark?!
Non lo avrebbe mai immaginato ma, a quanto pareva, amava il caldo e la luce e non capiva come avesse fatto senza fino a quel momento.
Ripensò ai primi giorni di forzata convivenza, al suo modo di fare, insistente eppure piacevole, perché in fondo ora aveva le prove che, seppur inconsciamente, era sempre stata lei a mantenere l’aura che lo rendeva visibile.
Le piaceva averlo intorno, le piaceva lui, e il suo cuore lo aveva capito molto in fretta, molto più in fretta del suo cervello.
Sorrise mentre i ricordi riaffioravano in superficie insieme alle lacrime ma un rumore improvviso la distrasse, facendole riaprire gli occhi e sollevare la testa di scatto. 
Strinse la presa sull’ombrellino, analizzando rapida la penombra intorno a lei.
Ancora un rumore tra i cespugli e per un attimo la Perona di un tempo tornò, facendola sospirare scocciata nei confronti dello stupido babbuino che stava progettando di attaccarla.
Si alzò in piedi, aprendo l’ombrellino davanti a sé, coprendosi la visuale e perdendosi a studiare i ricami che lo ornavano, visibili attraverso quella particolare stoffa, leggera e sottile come la carta di riso ma tagliente come il metallo.
Lo fece roteare in mano, restando in ascolto e in attesa che la scimmia facesse la propria mossa.
Aveva fretta di tornare al castello ora, cambiarsi, mettersi a letto e non pensare più.
Fu sotto il suo sguardo perso, che contrastava con i sensi allertati, che la cappella dell’ombrellino prese fuoco con un crepitante suono, facendole sgranare le iridi scure.
Ma che diavolo…?!
Afferrò con entrambe le mani l’asta di legno  e pestò l’arma a testa in giù nel terreno, soffocando le fiamme, per poi agitarla nell’aria e dissolvere il fumo residuo che si liberava dal sottile tessuto.
Sottile tessuto che non aveva riportato il minimo danno, né un buco, né una bruciatura, nessun alone nero da nessuna parte.
Com’era possibile?!
Si accigliò, considerando che in effetti era un fenomeno strano anche quell’improvvisa autocomb…
Il suo corpo fu attraversato da un fremito mentre il cuore prendeva a scalpitarle nel petto e, deglutendo, girava lentamente il capo verso destra.
Le mani si strinsero spasmodiche sull’asta di legno.
-Ti sta bene il mio cappello!-
L’ombrellino cadde a terra mentre la bocca di Perona si schiudeva alla ricerca di più ossigeno e una lacrima scendeva a graffiarle la guancia.
-Non che ci capisca molto ma non è male come accostamento rosa e arancione!-
Era lì.
Lui era lì.
Era… era veramente lui?!
Si chiese se non fosse solo un’allucinazione della sua mente disperata ma dall’ombrellino si sollevava ancora una sottile scia di fumo e quella non poteva essere frutto della sua immaginazione.
Lui era davvero lì!
E parlava di accostamenti di colori, l’imbecille!
Un sorriso si aprì sul viso appena umido di lacrime della ragazza, subito imitata da Ace che allargò le braccia in un invito a correrci dentro.
E Perona non se lo fece ripetere.
Mentre il cuore ricominciava a pompare vita nelle sue vene, mentre il nodo allo stomaco si scioglieva e dalla sua gola sgorgava finalmente una risata senza riuscire a fermare le lacrime, Perona corse verso di lui, così felice e stordita da dimenticarsi di essere capace di fluttuare.
Gli gettò le braccia al collo, cercando subito le sue labbra per mordergliele, mentre il cappello da cowboy le cadeva sulla schiena e la mano di Ace si infilava decisa tra i suo capelli per avvicinarsela di più, schiuderle deciso la bocca e assaporarla fino in fondo.
Si aggrappò a lui con disperazione, ancora spaventata che potesse scomparire da un momento all’altro, continuando a cercarlo senza riuscire a staccarsi da lui, che gli stava regalando nuova vita ad ogni sospiro o mezzo gemito emesso, quando si staccavano quel millesimo di secondo necessario per prendere aria.
Le mani che si esploravano, le voci che si cercavano a vicenda.
Perona affondò le dita nei suoi capelli così come stava affondando tra le sue braccia, mentre con l’altra mano cercava la cintura e la zip dei pantaloni da sganciare.
Lo sentì passare una mano tra le sue gambe, carbonizzando all’istante il fine tessuto dei suoi collant fino a metà coscia e facendola al contempo gemere.
Si aggrappò ai baveri della camicia gialla che ancora indossava e lo trascinò verso un pilastro tagliato, non sapeva più se dal tempo o da uno degli allenamenti di Zoro e Mihawk, dove si sedette dopo essersi sfilata le mutandine, senza nemmeno togliere gli stivali.
Si puntellò sui gomiti, mentre Ace la sovrastava, abbassandole il kimono sulle spalle, baciandole la gola gorgogliante di gemiti e ansiti e strinse le cosce addosso a lui, mentre la penetrava e cominciava a muoversi lentamente in lei, che lo seguiva continuando a ripetergli e giurargli che lo amava, lo amava disperatamente, sentendosi rispondere la stessa cosa.
Gli morse il collo, marchiandola, quando vennero insieme, per poi stringersela addosso e allontanarsi appena a cercarla con gli occhi quando sbuffò una risata.
La trovò che lo osservava con sguardo lucido e felice e le posò una carezza sul volto e un bacio sulla fronte prima di sfilarsi da lei e allontanarsi appena per rivestirsi, imitato dalla rosa.
Perona gli si avvicinò ancora, circondandogli la mascella con le mani, senza riuscire a smettere di guardarlo.
-Come hai fatto?!- soffiò a fatica.
-Non sono sparito del tutto, sono riuscito a fermarmi un attimo prima di consumarmi completamente- spiegò mentre le accarezzava il costato, facendole socchiudere gli occhi -Poi ero troppo debole per riprendere forma ma ti ho seguita…- si fermò, guardandola con sofferenza -Ho sentito tutto Perona, mi stava uccidendo vederti così- confessò, facendole trattenere il fiato.
-Ace…- lo chiamò, allungandosi verso di lui e facendogli socchiudere gli occhi in preparazione al bacio che stava arrivando.
Poi un dolore lancinante alla bocca dello stomaco e le gambe gli cedettero appena mentre incassava il micidiale pugno della sua donna, che ora lo fissava furente.
-Dannato baka come ti è venuto in mente?!?! Come?!?! Mi hai quasi uccisa!!!-
-Perona… dannazione…- tossì il moro, portando le mani sull’addome.
-Noi siamo una squadra chiaro?!- lo ammonì puntandogli contro l’indice -Se c’è una minaccia la combattiamo insieme!!! Non farmi mai più una cosa del genere!!!-
Ace si rimise dritto, sorridendole radioso.
-E non… non… smettila di sorridere a quel modo!- ordinò, con voce incerta, mentre lui avanzava e le circondava il viso con le mani, avvicinando le loro bocche -Promettimelo…- lo implorò in un soffio, senza neppure provare a resistere.
-Siamo una squadra. Te lo prometto- mormorò prima di baciarla di nuovo, sentendola inspirare il suo odore a pieni polmoni.
Si staccò da lei riluttante, tenendosela vicina.
-Ti va se andiamo al castello?!- propose, sorridendo radioso come sempre -Vorrei provare l’ebrezza di fare l’amore con te in un letto e completamente nudi- scherzò, accarezzandole la guancia con la punta del naso.
Un guizzo attraversò gli occhi di Perona, mentre annuiva, felice come non mai.
 
***
 
Prese un profondo respiro nel vedere la base dell’Armata entrare nel suo campo visivo.
Il momento della verità era arrivato ma la tensione che sentiva non era per l’incontro con Dragon.
Era stato via a lungo, più di quanto gli fosse mai capitato in una qualsiasi missione, le quali di solito duravano al massimo qualche giorno e non intere settimane.
Stringendo con determinazione i pugni lungo i fianchi si avviò deciso verso quella che era da sempre casa sua, sentendo le labbra piegarsi verso l’alto man mano che si avvicinava, l’emozione attraversarlo all’idea di rivederla a stare finalmente per abbracciarla di nuovo.
Certo, prima avrebbe dovuto incassare parecchi insulti, evitare non pochi calci e pugni ma poi l’avrebbe abbracciata, a costo di rischiare la vita, l’avrebbe obbligata ad ascoltarlo, le avrebbe detto ogni cosa e non l’avrebbe lasciata mai più.
Perché era ridicolo opporsi ai propri sentimenti per non rischiare di compromettere le missioni quando si era reso ormai conto che questo accadeva già da tempo.
Quando non riusciva a concentrarsi perché voleva tenerla d’occhio.
Quando abbassava la guardia per correre da lei e difenderla.
Quando i nervi gli saltavano perché la sua telefonata via den den mushi non arrivava.
Erano così complementari, lui e Koala.
Il nobile rinnegato e la schiava rinata a nuova vita.
Si erano scontrati all’inizio, lei diffidente, lui infastidito.
Si erano scontrati per poi finire per affidarsi completamente l’uno all’altra, in missione come nella vita di tutti i giorni, e ora Sabo sapeva fin dove quell’affidarsi lo aveva portato e non voleva tacere oltre.
Di Dragon si sarebbe preoccupato più tardi.
Raggiunse lo spazio antistante alla base, continuando ad avanzare senza distogliere lo sguardo dalla sua metà, la testa già nel corridoio del dormitorio o fuori dalla porta chiusa della palestra.
Non sapeva dove l’avrebbe trovata, entrambi gli scenari erano possibili.
Non si accorse quasi dei rivoluzionari che si trovavano all’esterno e che si girarono a osservarlo, sgomitando tra loro e indicandolo.
Non si accorse del brusio che si sollevò attorno a lui e non si rese conto di essersi messo a correre, incapace di pazientare oltre, varcando le porte della base a tutta velocità e scartando tra i suoi ex compagni, alcuni dei quali non facevano nemmeno in tempo a riconoscerlo.
-Ehi! Vuoi stare attento?!?-
-Scusa! Ho un po’ di fretta!- si giustificò, girandosi senza smettere di correre né sorridere verso il ragazzo moro che aveva appena protestato e che sgranò gli occhi all’inverosimile nel riconoscerlo.
Quando tornò a voltarsi si ritrovò a mettere a fuoco una testa castana a lui nota, che lo fece rallentare fino a fermarsi.
-Tadashi!!!-
Il rivoluzionario si voltò interrogativo, per poi sgranare gli occhi incredulo nel riconoscere chi lo aveva chiamato.
-Sabo?!- domandò prima di scoppiare a ridere e avvicinarsi in poche falcate per abbracciarlo -Sei tornato!!!- disse prendendolo fraternamente a pacche sulla schiena.
Sabo si distanziò tenendo le mani sulle spalle dell’amico.
-Come va?! State tutti bene?!-
Tadashi annuì convinto, prima di assumere un’espressione grave, facendolo accigliare.
-Sabo, io… mi spiace per la storia di Teach… insomma…-
-Non preoccuparti!- lo interruppe il biondo, tornando a sorridere -Teach non è più un problema!- affermò sicuro.
-Che vuoi dire?!- chiese stranito il ragazzo.
-Più tardi parlerò con Dragon e saprete tutto! Ma ora devo fare un’altra cosa più urgente! Lei dov’è?!- domandò, fremendo d’impazienza.
Forse fu l’irrigidimento che colse Tadashi.
Forse la luce che gli attraversò gli occhi.
O forse ancora il suo deglutire pesantemente.
Un brivido percorse la colonna vertebrale di Sabo, facendogli accelerare il battito cardiaco mentre il panico s’impadroniva di lui.
-Tadashi?!- lo richiamò con urgenza.
-È in missione- mormorò flebile e stavolta fu il turno di Sabo di deglutire pesantemente.
Perché si sentiva così strano e spaventato?!
Non era così assurdo che Koala fosse in missione, era già capitato senza di lui.
La voce di Jinbe gli rimbombò nella testa, dandogli un lieve capogiro.
“Sento che uno dei miei vecchi compagni dei Pirati del Sole è in pericolo”.
-Dove?- domandò, cauto e non così certo di volerlo di sapere.
Vide Tadashi farsi coraggio, prendendo un profondo respiro.
-A Kenkyushitsu Island-
Se c’era un sentimento che l’ex vicecomandante dell’Armata Rivoluzionaria aveva provato una volta soltanto nella vita, era il terrore allo stato puro.
Era successo molti anni prima, quella maledetta notte, la notte dell’incendio al Grey Terminal.
Non ricordava come fosse.
Ora però che il corpo aveva preso a tremare e il cuore a pompare troppo in fretta ricordava fin troppo bene.
Barcollò all’indietro, staccandosi dal suo amico, mantenendo a stento l’equilibrio.
Non poteva essere vero!
Doveva aver capito male!
-Con chi?- chiese, debolmente, rischiando di esplodere nei pochi secondi di silenzio che seguirono.
-Da sola-
Sentì le mani incendiarsi e riuscì a fatica a impedirsi di liberare una fiammata mentre la rabbia prendeva a scorrergli nelle vene.
Partì a passo di carica, furente, con Tadashi alle calcagna.
-Sabo?!-
Ma, proprio come alcune settimane prima, il biondo era completamente sordo a qualsiasi richiamo.
-Sabo fermati! Dove stai andando?!-
-Da Dragon!- ringhiò, senza riuscire a credere che stesse davvero accadendo di nuovo dopo così poco tempo.
Perché?!
Perché doveva costantemente deluderlo?!
Perché gli aveva fatto una cosa del genere?!
Perché proprio lei?!
Si bloccò di colpo, preso alla sprovvista da Tadashi che gli si era piazzato davanti con decisione.
-Spostati!- sibilò, facendolo deglutire in apprensione.
-Sabo non puoi parlare con Dragon!- lo avvisò, facendogli lampeggiare gli occhi marroni.
-Che significa?!- domandò, aggrottando le sopracciglia e cercando di calmarsi.
-Dragon non c’è! È partito anche lui per una missione segreta!-
 
§

La sentì ridacchiare, rigirandosi appena tra le lenzuola arruffate del suo ampio letto e portò una mano ad accarezzarle la schiena nuda.
Era così bella, era così bello sentirla ridere felice, essere guardati da lei in quel modo.
Era così bello sentire il suo calore.
Incapace di resistere si sporse verso di lei, obbligandola a mettersi su un fianco e trascinandosela contro il petto, senza incontrare resistenza.
Lo avevano fatto un numero incalcolabile di volte dal momento che lui non aveva nemmeno bisogno di aspettare per ricaricarsi, essendo un fantasma, e lei grazie al suo potere aveva una resistenza fisica decisamente sopra la norma.
Eppure non appena il suo aroma gli invase le narici e la sentì strusciare la fronte contro la sua gola, mentre con un dito giocherellava con un suo capezzolo, il calore e l’eccitazione tornarono ad invaderlo.
La baciò tra i capelli prima di catturare le sue labbra quando sollevò la testa a cercare i suo occhi e la sentì subito abbandonarsi.
Se la strinse di più addosso ma Perona si oppose, posando le mani sul suo petto e spingendo per allontanarsi, guadagnandosi un’occhiata stranita.
-Che ti prende?!- chiese, sgranando appena gli occhi.
Ma Perona non lo guardava, fissava un punto nel vuoto, attenta e come in attesa di qualcosa, prima di emettere un suono aspirato, gli occhi illuminati di felicità.
-È Drag!!!- esclamò, prima di tirarsi su a sedere, lo sguardo puntato sulla porta -È tornato!-
Ace la guardò litigare con le coperte per districarsi e scendere dal letto, una punta di delusione che pulsava al centro del petto.
-Non possiamo andare dopo da lui?!- domandò speranzoso, imbronciandosi appena.
Perona si voltò verso di lui, le mani sui fianchi e i capelli liberi sulle spalle.
-Portuguese D. Ace sei incontentabile!- lo ammonì, fintamente severa sentendo lo stomaco fare le capriole quando il moro ghignò sghembo alzandosi a metà con il busto e appoggiandosi al gomito sul materasso.
-Non è colpa mia se sei… così- soffiò, guardandola con desiderio e caricando quel “così” di tante di quelle sfumature da mandarle il cervello in pappa.
Si ritrovò a mordersi il labbro mentre si perdeva nei suoi occhi, ipnotizzata, sentendo che stava per cedere di nuovo, e scosse energicamente la testa per riscuotersi.
-Io comunque voglio andare a salutarlo!- affermò indossando le mutandine e rubando la camicia di Ace che la copriva fino a metà coscia senza problemi -Tu se vuoi puoi aspettarmi qui!- aggiunse.
Un attimo dopo, Ace se la ritrovò a cavalcioni, spostatasi fluttuando in tempo zero, le labbra a un soffio dalle sue.
-Appena torno, mi faccio perdonare- mormorò roca e sensuale, gli occhi socchiusi e sornioni, facendolo deglutire pesantemente, prima di scendere da lui e avviarsi alla porta della camera.
Si fermò girandosi solo con il busto e lanciandogli un’occhiata eloquente.
-Se mi accompagni però, magari faccio prima- lo avvisò prima di uscire dalla camera.
Ace rimase immobile a fissare qualche istante il punto dove Perona si trovava poco prima, per poi scattare come colto da uno spasmo improvviso e liberarsi delle coperte, dimenticando che poteva benissimo passarci attraverso, inseguendola nel corridoio e giù per le scale a piedi scalzi, dopo avere infilato velocemente boxer e bermuda, dimenticando la cintura.
La raggiunse in poche falcate, restando solo pochi passi dietro di lei che scendeva lo scalone rapida e in punta di piedi, nudi anche i suoi, lasciando ondeggiare i  capelli e sorridendo a piene labbra.
-Drag!!!- lo chiamò mentre si precipitava dentro il salone principale del castello, per poi bloccarsi di colpo, colta alla sprovvista.
Ace si accostò alla sua schiena, assumendo un’espressione interrogativa di fronte a quella sua reazione e scoprendone subito la ragione non appena puntò lo sguardo davanti a sé.
Perché Mihawk non era solo e il suo ospite non era persona da poco.
E nessuno dei due aveva un’espressione che facesse presagire niente di buono.
-Oh Perona. Pugno di Fuoco-
Non era il solito tono atono di Mihawk, la rosa lo percepì subito, così come non era il suo solito sguardo indifferente.
C’era tensione nei suoi occhi dorati, rabbia nella sua voce.
Rabbia non certo rivolta a loro, lo sapeva con certezza questo, Perona.
-Suppongo conosciate già il nostro ospite- proseguì, togliendo il cappello e il mantello con un gesto stanco e sfregandosi poi gli occhi con pollice e indice in un gesto di sconforto che preoccupò ancora di più la principessa.
-Monkey D. Dragon!-
Il comandante dell’Armata Rivoluzionaria sollevò gli occhi a incrociare quelli di Ace, che aveva appena pronunciato il suo nome più per rispondere a Mihawk che per chiamarlo.
-Il padre di Rufy e Sabo- proseguì il moro, facendolo sobbalzare nell’udire il nome del secondo ragazzo.
Un lampo di sofferenza sembrò attraversargli gli occhi a quelle parole.
-Che cosa succede?!- domandò Perona, al limite della tensione, interrompendo quella ridicola muta comunicazione, spostando lo sguardo sgranato da Mihawk a Dragon mentre Ace si accostava e le posava un mano sulla spalla per tranquillizzarla.
-A quanto pare tuo fratello è minacciato da qualcuno- spiegò Mihawk, sedendosi in poltrona e posando con cura la spada accanto a sé.
Ace sentì Perona rilassarsi a quelle parole.
-Lo sapevamo già, per questo siamo partiti Drag! Per metterli in guardia e ora…- s’interruppe un attimo a cercare gli occhi di Ace, le labbra piegate in un sorriso -…ora non è più un problema! Barbanera è stato sconfitto!- affermò, posando lo sguardo su Dragon e tornando a irrigidirsi nel trovarlo ancora serio e severo.
-Purtroppo non è così semplice- affermò lapidario l’uomo, facendo trattenere il fiato ai ragazzi -Barbanera era solo una delle tante pedine, la minaccia viene da molto più in alto e la morte di Teach non ha fermato il resto dei suoi uomini. I comandanti delle sue flotte si sono riuniti ricomponendo il nucleo originario della sua ciurma per portare a termine la missione del loro capitano. E purtroppo sembrano esserci riusciti- affermò grave, mentre la temperatura di Ace saliva di botto e gli occhi gli lampeggiavano di rabbia.
-Hanno preso Rufy?!- domandò tra l’iracondo e il terrorizzato, sentendo Perona posargli una mano sulla sua.
-No- mormorò cavernoso il rivoluzionario prima di abbassare lo sguardo, prendere un profondo respiro e tornare a guardarli determinato -Non è mai stato Rufy il loro obbiettivo. Tutti lo credevamo e per questo tutti abbiamo abbassato la guardia-
-Ma…- intervenne Perona, in evidente confusione -…Se non erano a caccia di Rufy allora chi…- s’interuppe, sgranando le iridi scure, colta da un orrendo pensiero -No!- mormorò senza fiato, cercando disperata Mihawk.
E il messaggio che i suoi occhi dorati le trasmisero non le lasciarono più dubbi.
“A quanto pare tuo fratello è minacciato da qualcuno”.
Non stava parlando con Ace. Stava parlando con lei.
Rischiò di cadere, trovando il torace di Ace e le sue braccia a sostenerla, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime e portava una mano tremante alla bocca.
No, no, no!
Non era vero!
Non poteva essere, lei…
-Zoro…-
 
§
 
Frantumò  con un calcio un tronco di legno dell’isolotto di Lunas, dove erano approdati.
Lo avevano atteso più del tempo effettivamente necessario per tornare, senza allarmarsi e anzi facendo battute sul suo inesistente senso dell’orientamento, finché la tensione di Nami era diventata palpabile e Rufy aveva deciso di spostarsi per cercarlo, certo di ritrovare la mini Merry intenta a viaggiare in tutt’altra direzione.
Ma quando Usopp aveva notato, con un tuffo al cuore, una polena caprina sulle coste di quel piccolo fazzoletto di terra un terribile presentimento si era impossessato di tutti loro.
Ora il cecchino fissava con occhi vacui la piccola imbarcazione vuota e ammaccata, chiaramente scenario di una lotta senza quartiere, come buona porzione della spiaggia su cui solo lui, Rufy e Sanji erano scesi, ignorando le proteste della navigatrice.
Dove avrebbero trovato le parole per dirglielo?!
Per dirle che Zoro aveva chiaramente lottato ma alla fine era stato sopraffatto?!
Perché non c’era traccia di lui ma c’era del sangue e le sue katane abbandonate nella sabbia.
Non sapevano chi potesse essere il colpevole, dove potessero averlo portato, forse sarebbe bastato addentrarsi più in profondità sulla piccola isola ma qualcosa, l’istinto forse, diceva ai tre pirati che non era così semplice.
Un nuovo urlo di rabbia si levò nell’aria.
-Sanji calmati!- reagì Usopp, incapace di sopportare oltre la sofferenza dell’amico.
Anche Rufy staccò gli occhi dalla mini Merry per portarli sul suo primo ufficiale, dal cui viso traspariva tutta la sua rabbia.
-Non dovevamo mandarlo da solo!- esclamò ai limite.
-Non potevamo immaginarlo Sanji- gli fece notare ragionevole Rufy.
-Quell’imbecille di un Marimo! Cosa gli costava per una volta seguire la rotta giusta?!-
-Lo avrebbero preso comunque-
-Non puoi saperlo questo!!!- reagì il biondo, puntando l’indice verso i suoi Nakama e sgranando poi l’occhio visibile nel ritrovarsi le mani del capitano sulle spalle e il suo sguardo comprensivo e determinato addosso.
-Zoro è ancora vivo! Lo sai! Lo senti tu come lo sento io!- gli disse, parlando deciso e fermo -Ho bisogno di te! Ho bisogno di te e Usopp, ho bisogno che siate lucidi! Qualunque cosa sia successa, ti prometto che lo ritroveremo!-
Sanji lo fissò senza parole e senza fiato.
Ma era davvero Rufy quello?!
Era davvero lo stesso che mangiava di nascosto tutte le loro scorte di cibo e che trovava divertente le situazioni quasi mortali?!
Lo guardò negli occhi, gli occhi del suo capitano.
Il suo capitano, di cui era impossibile non fidarsi.
Lo vide sorridere quando annuì lentamente.
Lo vide sorridere e poi voltarsi verso Usopp senza liberarlo da quello strano abbraccio.
-Andiamo, torniamo alla Sunny. Dobbiamo partire immediatamente- 









Angolo dell'autrice: 
Ed eccoci alla fine anche di questa seconda long! Io vorrei davvero ringraziare tutti voi che avete letto, seguito e preferito la storia e in particolare Gibutistan, Lady di Inchiostro, Panda11, IceandFire_chan, LysL_97, Cat, Metal ma soprattutto Emy, Zomi, Vivian e Kiko! 
Gibutistan cara, io spero di cuore di riuscire a pubblicarla al più presto la prossima long della serie, potrebbe volerci un po' ma sappi che è tutto nella mia testa e il seguito arriverà! 
Grazie ancora di cuore a tutti voi! 
Un bacio enorme. 
Piper. 

 
  
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