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Autore: Tia Weasley    17/04/2015    1 recensioni
Victoria non è una semidea qualunque... Quante volte avete sentito questa frase? Troppe per potervelo ricordare ve lo dico io. Posso dirvi anche un'altra cosa, che la mia storia è simile a quella di moltissimi altri semidei con la sola differenza che io sarei dovuta morire molto prima della mia presunta nascita e che il mio genitore divino è il dio dei mari, ma non porta il nome di Poseidone. Il seguente racconto narra la lotta degli oceani contro se stessi, avvenuta prima che gli dei cominciassero a diventare bipolari, prima che Percy Jackson sparisse. Sono Victoria Clarck e questa è la mia storia.
Questa storia è ambientata dopo "gli dei dell'olimpo" e prima de "gli eroi dell'olimpo". E' la mia prima fan fiction su Percy Jackson e spero di non fare errori. Buona lettura ;)
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Connor Stoll, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Percy/Annabeth, Quasi tutti, Travis & Connor Stoll
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Riesco ad inquietare il re degli spettri.


-Shhh, fate silenzio.- Sussurrò una voce divertita.

-Connor ti devi avvicinare.- Mormorò qualcun altro. Si alzarono le risate.

-Sul serio, così la svegliate.- Un altro brusio.

- La Clark imparerà che se qualcuno mi bagna dalla testa ai piedi ci sono sicuramente conseguenze.- Sentì un ghigno. Un momento... cosa aveva detto? Troppo tardi. Udì uno scrosciare di acqua. Che l'Olimpo mi aiuti, non volevo bagnarmi. E... niente. Ero ancora asciutta nel mio caldo sacco a pelo. Seguirono un insieme di sussurri sorpresi. Poi qualcuno più vicino a me sbuffò.

-Avrei dovuto pensarci.- Senza farmi notare aprì un occhio e mi venne un'idea malvagia. Richiusi le palpebre e mi concentrai sull'acqua versata per terra, sentì una stretta allo stomaco seguita da qualche gridolino e imprecazione. Non potei fare a meno di sorridere.

-La nostra Clark era sveglia!- Esclamò Travis raccogliendomi da terra e issandomi sulla sua spalla come un sacco di patate.

-Stoll! Mettimi subito giù!- Urlai picchiando sulla schiena del ragazzo improvvisamente molto sveglia. Solo allora notai quello che avevo fatto: gran parte delle persone che avevo accanto avevano la faccia bagnata, qualcuno più sfortunato anche gran parte della maglietta, qualcuno tra cui...

-Connor, ora che abbiamo scoperto la sua impermeabilità come la puniamo?- Si riferì al fratello, ignorandomi totalmente mentre io continuavo a dimenarmi, inutilmente aggiungerei. Poi la faccia di Connor sbucò alla mia sinistra guardandomi divertito.

-Che ne dici di fare un giretto per il campo mentre è conciata così?- Propose non staccando i suoi occhi blu dai miei, che ora guardavo cercando di mascherare una smorfia di sfida. Detto questo Travis si avviò verso la porta.

Passammo a bussare ad ogni cabina ed io mi limitai a nascondere la faccia nel sacco a pelo che d'altronde avevo ancora a dosso. Facemmo tutto il giro con il numero di semidei al nostro seguito che aumentava pian piano, per ammirare le facce che avrebbero fatto i loro amici che non mi avevano ancora visto. Passando per le Cabine Sette e Sei si aggiunsero anche Annabeth e Katerina. La prima che cercava di convincere i fratelli Stoll a lasciarmi andare, la seconda che rideva a crepapelle indicandomi, ricevendo alcuni sorrisetti da Travis, probabilmente felice di averla fatta ridere.

Ma dopotutto cominciavo a divertirmi anche io, sostenendo che fosse tutto normale e chiedendo alle persone a cui davo il buon giorno il perché avessero quegli sguardi sorprese. L'imbarazzo venne alla fine, quando giungemmo all'ultima casa abitata: la Tre.

-Buon giorno Percy.- Esclamò Travis allegramente appena il ragazzo, assonnato, aprì la porta. Mi studiò per qualche secondo con lo sguardo ancora dormiente poi finalmente sgranò gli occhi capendo la situazione.

-Perché quella faccia Percy? Non possiamo venire a dare il buongiorno alla nostra stravagante famiglia?- Chiesi divertita, cercando di ignorare le mie guance che probabilmente mandavano fiamme.

Percy fece un sorriso sbilenco. -Scherzo dell'ultimo arrivato?- Domandò guardando i fratelli Stoll.

-A dire la verità: no.- Proclamò Connor.

-Gliel'ho fatta in beffa due volte da ieri, e non vogliono... anzi, non vuole accettare la sconfitta.- Risposi io con un ghigno di superiorità, guardando Connor sbuffare. Al suono del corno Travis mi mise giù e gran parte dei semidei che avevamo intorno si diressero verso la mensa. Solo in quel momento notavo che ero ancora in pigiama e, per la stagione molto calda, ero piuttosto scoperta. Arrossì violentemente sotto lo sguardo dei tre ragazzi, al quale gli Stoll risero indicando le mie guance mentre Percy distolse lo sguardo e sorrise imbarazzato grattandosi dietro la nuca.

-Va bene, lo scherzo è finito Stoll. Fareste meglio a prepararvi per la colazione.- Disse Annabeth prendendomi per le spalle e allontanandomi dala situazione. Cominciavo ad adorare quella ragazza, sapeva sempre che cosa fare. Katerina ci raggiunse ai bagni, supposi fosse rimasta a parlare con Percy, Travis e Connor.

Quando fui pronta con indosso la maglietta del campo, dei pantaloncini e le mie vecchie converse, Annabeth si rivolse a me. -Vicky, noi non abbiamo parlato molto e ancora non ci conosciamo bene. Ma voglio che tu sappia che sono felice che tu sia qui al campo. Mi dispiace per ciò che stai passando per via del tuo genitore divino, ma puoi contare sul mio aiuto per riuscire a scoprire chi sia.- Sorrise.

Intuì che probabilmente quella era la solita storia che rifilava ai nuovi semidei per rassicurarli ma non mancai di rispondere cortesemente. -Sono sicura che il tuo supporto sarà molto utile Annabeth, anche io sono molto felice di averti conosciuta. Credo che diventeremo ottime amiche.- Feci un sorriso smagliante. -E, bè, grazie per avermi tirato fuori da quella situazione mooolto imbarazzante.- Aggiunsi, più grata per questo che per il supporto che aveva appena promesso di darmi. 

Lei scacciò il tutto con un movimento della mano guardandomi divertita. -Non ti preoccupare, posso capire che a volte Travis e Connor fanno scherzi non molto...ehm.. adeguati?


Risi. -Comincerò a stare più attenta.- Notai Katerina mordersi il labbro, la guardai interrogativa ma non ricevetti risposta.

-Che ne dite di raggiungere gli altri in mensa?- Propose Kate. In quel momento si sentì il mio stomaco brontolare, alle altre scappò una risata mentre io sorridevo imbarazzata. Ci dirigemmo alla mensa e ognuno prese il proprio posto. Passai la mezz'ora seguente cercando di ignorare molte occhiate abbastanza ambigue da parte degli altri semidei riferite al mio "buon giorno" di qualche minuto prima.

-Siete detestabili.- Dissi a Travis e Connor mentre uscivamo dal padiglione, cercando di evitare quegli sguardi alcuni divertiti, altri persino maliziosi.

-Clark, se fradici metà della casata di Ermes non puoi credere di passarla liscia.- Si giustificò Travis. Stavo per rispondere quando Katerina si infilò tra i due fratelli poggiando le braccia sulle loro spalle e prese parola. Questo suo comportamento mi sorprese, di solito non era una ragazza molto espansiva e così svogliata, soprattutto con i ragazzi. Ma a quanto pare non era un comportamento nuovo da parte sua. Anzi, i due Stoll non fecero una piega, come fosse un fatto quotidiano. A questo punto compresi che Katerina mi aveva nascosto una parte di se e le lanciai uno sguardo per farle intendere che più tardi avrei preteso spiegazioni.

-Allora, i complimenti ve li ho fatti prima. Ma volevo ripeterli in presenza di Vicky: siete stati geniali!- Esclamò ricevendo un bacio sulla guancia contemporaneamente dagli Stoll.

-Vedi Clark, siamo molto rispettati e ben voluti.- Si vantò Connor.

-Non ti montare la testa Connor, lo dico solo perché sono vostra amica e voglio far rodere il fegato a Vicky. Però, davvero, bella pensata.- Ripetè Katerina togliendo le braccia dalle spalle dei due fratelli e sorridendo.

-Solo amici? E io che volevo farti una dolce dichiarazione d'amore.- Si lamentò Travis.

-Idiota.- Sbuffò la mia amica incrociando le braccia, cercando di nascondere il rossore sulle guance spostandosi i corti capelli biondi sul viso, mentre il ragazzo trasformò la sua smorfia triste in un ghigno divertito. Purtroppo il suo sguardo fu catturato da qualcuno che passava accanto a noi. Sfortunatamente non notai chi, al contrario di Katerina che si irrigidì immediatamente, poi forse fu solo la mia immaginazione, ma vidi Connor lanciare uno sguardo strano a suo fratello. Katerina si ricompose subito, facendomi dubitare persino di quel suo repentino cambio d'umore. Quei tre mi stavano nascondendo qualcosa.

-Vi devo rubare per un attimo Victoria. Che ne dite di andare ad allenarvi, magari evitando di far infuriare gli altri sgraffignando altra roba?- Domandò sarcasticamente fermandosi e prendendomi per un braccio. Dopo aver sventolato la mano in segno di saluto con un sorriso in volto si allontanò.

Katerina mi obbligò a seguirla verso la foresta dove, dopo esserci inoltrate per un po', salì su un albero e mi suggerì di fare altrettanto. Kate era sempre stata così, aveva quelle abitudini strane che però accostate a lei potevano risultare interessanti. Come quella, sin da piccola ogni volta che ce n'era l'opportunità saliva su un albero, trovava curioso poter osservare tutto da un altro punto di vista. -Sono venuta qui innanzi tutto per una spiegazione. Ieri te ne sei andata dalla Casa Grande sconvolta e scompari per ore. Poi torni allegra e sorridente con Connor alle calcagna, tra l'altro fradicio, e non mi hai ancora spiegato il perché. E poi... per darti io delle spiegazioni.- Iniziò.

-Sai, da quando ho scoperto di essere una semidea, molte domande hanno avuto una risposta. Con la mia situazione familiare, bè la conosci...- Si, la conoscevo. La madre di Katerina era una cantante lirica di bell'aspetto, che tra l'altro non potevo negare avesse trasmesso a sua figlia, sempre che non ci fosse lo zampino di Apollo. Dopo la sua nascita aveva perso ogni interesse per il suo lavoro e per la figlia, aveva sposato diversi uomini di carriera importante, che puntualmente la tradivano. E negli ultimi anni era Katerina a prendersi cura di lei, poiché era caduta in depressione dopo l'ultimo matrimonio fallito. Aveva un problema con l'alcool e si rifiutava di uscire di casa. Riuscivano ad andare avanti solo grazie agli alimenti dei due ex mariti di sua madre, che le mantenevano.

-...qui ho trovato una casa, con diversi fratelli e sorelle con cui parlare, come una vera famiglia. Travis e Connor sono i miei migliori amici da quando avevo nove anni. Il rapporto tra Ermes e Apollo non è ben definito. Naviga dall'odio alla gratitudine, per il fatto che il primo rubò il bestiame a mio padre che decise di abbandonare i suoi rancori in cambio della lira creata da Ermes. Quasi tutti i miei fratelli detestano gli Stoll e la restante casa di Ermes per i loro piccoli furti e i vari scherzi. Ma per me non è lo stesso, li trovo simpaticissimi. Diciamo che il nostro rapporto è abbastanza strano, non saprei descriverlo. Io figlia del dio delle arti e della musica, loro figli del dio dei ladri e dei burloni. Anche perché negli ultimi anni Travis ha cominciato a chiamarmi 'Katie' e naturalmente Connor fa lo stesso per non creare sospetti, come se non avessi capito e mi considerino una totale deficiente. Si comporta in maniera diversa, per non dire strana e questo mi manda ai nervi. Poi continua a guadare con occhi imbambolati la Gardner... la figlia di Demetra di cui ti parlavo ieri.- Rispose al mio sguardo interrogativo. -Io gli voglio davvero molto bene, come se fossero miei fratelli. Inoltre ci conosciamo molto bene, da quasi otto anni...

Ascoltai in silenzio, notando i cambiamenti di Katerina durante il suo racconto. Inizialmente malinconico al ricordo degli anni passati. Poi stranito, forse al pensiero che i suoi fratelli non sopportassero gli Stoll. In seguito avrei giurato sul fatto che fosse gelosa dei comportamenti di Travis riguardo ad una ragazza che, ovviamente, non era lei. Questo avrebbe spiegato molte cose, come il suo atteggiamento del giorno prima a cena. Non riuscì a trattenere un risolino al fatto che Katerina, la ragazza intelligente e divertente, la ragazza strana e piena di risorse, la ragazza che negli anni fosse stata immune al fascino di molti ragazzi a scuola e che avrei visto molto bene affiancata nella vita da un uomo di successo, si fosse presa una cotta per un tipico burlone. Ma dal suo sguardo, capì che lei ancora non fosse arrivata alla mia stessa conclusione.

Rimanemmo in silenzio, poi Katerina, che si era sdraiata su un ramo e guardava attenta una sottile striscia di cielo, riprese a parlare. -Ora mia cara, sei tu quella che deve parlare.- Mi disse puntandomi l'indice contro. Così le raccontai delle varie fasi seguite alla rivelazione: sorpresa, curiosità, rabbia, tristezza e sclero totale. Poi le spiegai il salvataggio di Connor e di come mi sentì di conoscerlo da anni, al che capì perché Katerina fosse così affezionata a lui e suo fratello, ma in particolare le raccontai del fatto che era accertato che fossi figlia di un antico dio del mare.

-E quando avevi intenzione di dirmelo?!- Esclamò Katerina.

-Scusami, è che mi è sfuggito di mente e..- Katerina alzò gli occhi al cielo.

-Va bene, ho capito.- Sorrise. -Dopo chiederò a Percy di farti una lezione su come si può manovrare l'acqua e annessi.- Disse. Ero elettrizzata da quell'idea, ma nello stesso tempo non mi sentivo di farlo.

-Sei sicura accetterà? Ci conosciamo a malapena e forse è abituato ad essere l'unico con quelle capacità.- Katerina sorrise.

-Stai tranquilla, sarà sicuramente molto felice. E poi, se ti può aiutare a convincerti, probabilmente lo vedrai senza maglietta.- Quel commento mi lasciò senza parole, al che la mia amica rise di cuore. Era sempre stato così, ogni situazione che mi metteva in imbarazzo la faceva sbellicare dalle risate. Poi si fermò di colpo.

-Cosa è successo?- Chiesi preoccupata, di solito continuava così per svariati minuti. Ma si limitò a tapparmi la bocca mettendosi un indice sopra la sua ad intimarmi silenzio. Poi si girò di scatto, oscurandomi la vista con i suoi corti capelli biondi. Trasformò il suo anello in un arco e solo ora lo notavo, ma non si era mai tolta la faretra dalla schiena.

I miei pensieri furono interrotti da un "crack" proveniente da un luogo non molto lontano da noi, qualcuno si stava avvicinando. Guardai Katerina che si era arrampicata quasi fin sopra la cima dell'albero per avere visuale migliore e per evitare di essere vista. Con un'agilità che credevo non possedesse, si inginocchiò contro il tronco, con entrambe le mani a tenere l'arco teso, pronto all'utilizzo, lo sguardo che vagava per il sottobosco.

Poi una figura scura apparve da dietro un cespuglio e continuò ad avvicinarsi, totalmente ignaro della nostra presenza. Mi sporsi un po' di più per riuscire a vedere chi fosse, o cosa fosse. Ma, per mia sfortuna, non ero agile come la mia amica e caddi dall'albero precipitando accanto ai piedi di quell'oscura presenza, esattamente quando Katerina scoccò la freccia.

La 'presenza' si allontanò di scatto da me con un suono di sorpresa evitando la freccia della mia amica, che in caso contrario lo avrebbe colpito in pieno.

-..Umpff..- Fu l'unico suono che uscì dalla mia bocca in risposta alle grida di Kate. Grazie agli dei ero caduta solo da un paio di metri da terra e non mi ero fatta molto male.

-Victoria!!- Urlò Katerina cominciando a scendere dall'albero. Nel frattempo un ragazzo aveva aiutato ad alzarmi.

-Grazie...

-Di niente, piuttosto come hai fatto a cadere?- Domandò con sguardo duro.

-Mi sono sporta troppo e... non fa niente, comunque mi chiamo Victoria.- Mi presentai allungando una mano, puntando il mio sguardo negli occhi neri e contornati da occhiaie molto scure del mio interlocutore.

-Nico di Angelo, piacere.- Rispose stringendomi la mano provocandomi dei tremiti lungo la schiena e no mi dispiace ma non in senso buono. Il suo sguardo penetrante metteva i brividi e la sua mano era a dir poco congelata.

-Nico!- Esclamò Katerina, saltando giù dal ramo più basso dell'albero. -Quando vaghi per la foresta potresti evitare di comportarti come un ladro in fuga e di vestirti totalmente di nero?!- Gemette esasperata, ma il ragazzo sbuffò.

-Guarda che sono seria. Se Vicky non ti fosse caduta praticamente addosso facendoti spostare ti avrei preso in pieno.- Continuò. Era molto autoritaria se si parlava di certi pericoli.

-Senti santarellina, se non riesci a distinguere un essere umano da un mostro non sono affari miei.- Disse Nico riprendendo a camminare. Questo non lo potetti sopportare, nessuno poteva trattare una mia amica così, soprattutto vedendo il volto offeso di Katerina. Così presi il ragazzo per il colletto della giacca da aviatore e lo costrinsi a guardarmi. Nonostante sembrasse più piccolo di qualche anno ed alto come me, che sicuramente non spiccavo per altezza, era indubbiamente più forte, ma fece resistenza solo per un attimo prima di osservarmi. Puntò semplicemente i suoi occhi d'ossidiana nei miei cristallini, lanciando una muta sfida ad andare avanti. Ma ancora non aveva capito che sfidarmi non fosse una buona idea.

-Di Angelo, chiedi subito scusa.- Lo pronunciai come a sgridare un bambino piccolo. Lui fece un leggerissimo sorriso, se non avesse avuto fino a quel momento lo sguardo imbronciato e duro non me ne sarei accorta. -Nico, non si trattano così le persone che ti avvertono di stare più attenti. Ed ora te lo ripeto: chiedi scusa.- Dissi sibilando le ultime parole con una strana luce negli occhi. Vidi delle figure muoversi accanto a me, ma non vi feci caso. -Non te lo dirò un'altra volta.- Lo avvertì, al che negli occhi di Nico passò un velo di stupore.

-Scusa.- Sussurrò rivolto a Katerina, poi se ne andò. Mi sentì improvvisamente stanca e priva di forze, dovetti combattere per non perdere l'equilibrio.

-Come hai fatto?- Esclamò sbigottita Katerina.

-A fare cosa?

-Lo sai benissimo.- Indicò delle figure accanto a me. Solo ora notavo che ai miei fianchi si erano formate delle statue di fango armate di lance e armatura greca che supposi fossero animate fino a qualche secondo prima.

-Non lo so.- Risposi guardando istintivamente le mie mani. Mi sentì mancare e probabilmente sarei caduta a terra se Kate non mi avesse tenuta.

-Ehi, tutto a posto?- Chiese. Annuì un poco. -Aspetta...- Con la mano libera sfilò un pacchetto di gomme da una tasca dei suoi pantaloni. -Mangia.- Disse autoritaria porgendomi una gomma da masticare.

-Sa di catrame!- Mi lamentai pronta a sputarla per terra, ma Kate me lo impedì suggerendomi di continuare a masticarla.

-Non ti lamentare, è una medicina.- Mi osservò attentamente mentre io facevo strane smorfie con la faccia. -Va bene, in marcia.- Così dicendo mi lasciò e prese a camminare verso il Campo.

-Come hai fatto a far cambiare idea a Nico?- Chiese dopo un po'. Notai che mi stava portando all'ormai familiare casa a tre piani azzurra.

-Non sono state quelle sculture arcigne?

-Nico non si sarebbe mai fatto impressionare tanto.

-Non lo so, volevo che ti desse delle scuse per il su comportamento tutto qui.

-Non è tutto qui Vicky, non avete interrotto il contatto visivo, potresti avere qualche altra abilità oltre al manovrare i fluidi. Forse qualcosa di simile alla lingua ammaliatrice di Afrodite.- Le sue parole mi fecero pensare ma le mie idee sfumarono all'arrivo dei miei genitori.

-Ottimo, ti stavamo cercando.- Incominciò mio padre.

-Vicky, sei al sicuro qui. Nonostante il tuo sia un caso particolare penso che ti troverai bene.- Disse mia madre.

-Noi stiamo tornando in città, ti verremo a prendere alla fine dell'estate. Probabilmente non riusciremo a stare qui per il tuo compleanno.- Continuò mio padre. Solo ora quelle parole mi fecero ricordare due cose. Il mio genitore divino e quindi mi tornò l'ansia, e il fatto che fra un paio di settimane avrei compiuto gli anni. Di preciso il 15 luglio.

Katerina mi lanciò uno sguardo che poteva significare solo: "Non puoi lasciarli andare ora che abbiamo scoperto queste tue nuove capacità" ma io mi limitai a sorridere.

-Mi mancherete. Se ci riesco vi farò avere notizie.- Li abbracciai, la mia amica mi guardò facendomi sentire un mostro per quello che avevo detto ma ormai era fatta. Una volta che se ne furono andati aprì la bocca per parlare ma lei mi batté sul tempo.

-Non voglio scuse.- Disse. Arrivammo da Chirone pronte a rivelargli le ultime scoperte interrompendo la sua partita a pinnacolo con  il Signor D, che sbuffò nel vederci.

-Chirone abbiamo delle notizie.- Disse Katerina e cominciò la narrazione degli avvenimenti di quella mattina e del pomeriggio precedente. Il centauro ci sembrò piuttosto pensieroso. Per non dire preoccupato.

-Per quanto ne so, esiste solo una divinità con tali poteri, ma spero solo di sbagliarmi.- Ammise. Poi si rivolse a me ignorando totalmente le lamentele di Dioniso. -Victoria, ti consiglio di partecipare ai corsi. Questa mattina già ne hai saltati due e non ho trovato necessario la tua assenza. Devi allenarti e capire al pieno le tue abilità, inoltre devi trovare un'arma...- ma gli si bloccarono le parole in bocca, con lo sguardo rivolto sopra la mia testa.

-Che cosa ho?- Domandai preoccupata sventolando le mani sopra il mio capo come a cacciare una mosca. Il Signor D rinunciò alla sua partita a carte e se ne andò borbottando, totalmente insensibile a ciò che aveva colpito il centauro. Alzai lo sguardo. Un'onda in movimento di un celeste chiaro si ergeva sopra il mio capo.

-A quanto pare sei stata riconosciuta, per quanto possa risultare impossibile, tuo padre è Taumante.

 

 

 

PICCOLA INTRODUZIONE SU TAUMANTE
Taumante (in greco Θαύμας) è nella mitologia greca una divinità marina, figlio di Ponto (il mare) e di Gea (la terra) e fratello di Nereo, Forcide, Ceto ed Euribia e quindi lo si può considerare uno tra gli dei marini primordiali. Con l'Oceanina Elettra generò le Arpie e Iride, l'arcobaleno, messaggera degli dei e in particolare di Era. Inoltre Taumante come molte altre divinità marine era in grado di predire il futuro. Essendo figlio di Gea aveva l’influenza sulla terra, anche se limitata. Come i fratelli rappresentava gran parte dei mostri marini. Era in grado di confondere i marinai a tal punto da fargli fare quello che voleva, una delle poche interpretazioni spiega che Taumante prendesse la forma di una donna mentre attirava con l'inganno i marinai in acqua per darli in pasto ai suoi mostri. 
Non vi sono miti particolari legati alla figura di Taumante. Il nome Taumante deriva dal greco antico θαῦμα, che vuol dire "meraviglia", "stupore", ma anche, "sbigottimento" e "terrore”.

  
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