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Autore: RegalGina    18/04/2015    0 recensioni
La consapevolezza è il peggior peso da portare. Perché quando sai e credi che il tuo futuro dipenda interamente dalle scelte che fai, sai anche che qualsiasi cosa accadrà sarà interamente colpa tua.
Ora però, nel giro di qualche singola ora, la sua intera vita era stata totalmente rimessa in discussione. Solo perché, per una volta, aveva deciso di scegliere lei stessa cosa fosse meglio per il suo futuro. Dev'essere buffo vedersi portare via tutto solamente perché si decide di prendersi in mano. Buffo, sì… O forse triste.
Doloroso.
Maledettamente straziante.

La storia di una ragazza alla continua ricerca di se stessa.
La storia di una ragazza che cercò di prendere in mano la sua vita.
La storia di una ragazza in continua lotta col mondo.
La storia di una ragazza che venne salvata da un cavaliere...
Genere: Angst, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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CAPITOLO 1

Aveva iniziato a piovere da qualche ora ormai e Jane era allo stremo delle forze. Decise così che era giunto il momento di fermarsi. Dopotutto aveva corso di più in quella mezza giornata che non nella sua intera vita ed inoltre si stava facendo buio. Si appoggiò con la schiena al tronco di un albero e si lasciò scivolare fino a terra, incurante della pioggia che le sferzava il volto. Rimase lì per qualche istante, cercando di riprendere fiato. Piano piano la sua mente iniziò ad offuscarsi, era stanca, parecchio, e non aveva mangiato da due giorni. Mentre il sonno prendeva lentamente il sopravvento, la sua mente ritornò a ciò che era successo soltanto qualche ora prima…
 
Dopo il violento litigio con Kevin, che era sfociato in un orribile omicidio, Jane non si era immediatamente resa conto di quello che realmente aveva fatto. Rimase immobile per qualche minuto sotto il corpo inerme del marito, gli occhi fissi rivolti al soffitto, lo sguardo vuoto, la mente sgombra. Poi, quando si riscosse, fu come tornare di nuovo a vivere: il buio totale che l'aveva pervasa fino a quel momento si dissipò improvvisamente, lasciando che una miriade di emozioni si impadronissero della sua mente e del suo cuore.
Per prima cosa si sentì sollevata. Sollevata da un fardello che qualcuno aveva posto sulle sue spalle fin da quando era nata. Il peso insopportabile di una responsabilità che non aveva mai voluto e che mai sarebbe riuscita a gestire. Spostò il corpo rigido e freddo di Kevin e si mise seduta con le ginocchia al petto, fissandolo.
Poi, si sentì libera. Libera da un legame infondato che non aveva mai desiderato, libera di poter finalmente remare con le sue proprie forze senza che ci fosse qualcuno al timone a decidere la rotta giusta per lei.
Poi, si sentì forte. Sentì di poter essere in grado di affrontare la vita da sola senza l'aiuto di nessuno. Se era riuscita a resistere a Kevin fino a quel momento per poi arrivare a rivoltarsi, se era riuscita a trovare dentro di sé la forza di ucciderlo, lo doveva solo a lei stessa.
Poi, ebbe paura. E la paura fu forse il sentimento più forte di tutti. Paura di quello che sarebbe successo ora, delle conseguenze delle sue azioni.
Ebbe paura di dover dipendere solo da lei stessa. Non aveva desiderato altro, certo, ma ritrovarsi improvvisamente scaraventati in acqua senza saper nuotare, dopo non aver fatto altro che  vivere per tutta la vita a bordo di una barca non era affatto una situazione semplice da affrontare.
Ed infine, ebbe paura di lei stessa. Di quello che aveva scoperto di essere in grado di fare. Non rimpiangeva ciò che aveva fatto, no. Non si biasimava per aver finalmente trovato la forza di reagire, no. Ma ciò nonostante rimaneva il fatto che aveva appena ucciso un uomo. Rimaneva il fatto che un mostro che non sapeva di avere dentro di lei aveva preso il controllo e l'aveva portata a commettere qualcosa di orribile. Qualcosa che mai si sarebbe sognata di fare. E ora che sapeva veramente chi era e cosa poteva fare, sarebbe riuscita a sopportare quella responsabilità? Sarebbe riuscita a controllare quell'indole che aveva scoperto essersi liberata dentro di lei?
Il sollievo che aveva provato poco prima ben presto sparì ed il peso delle responsabilità di una vita non sua fu sostituito da un fardello ben maggiore: il peso delle sue azioni.
Improvvisamente fu colta dal bisogno di alzarsi e fare qualcosa.
Ma cosa?
Le tornò in mente il ritornello che continuava a girarle nella testa mentre lottava con Kevin: fuggire.
Ecco quello che doveva fare, fuggire. Da quella casa, da quel villaggio. Perché non appena qualcuno avesse scoperto l'accaduto, si sarebbero immediatamente messi tutti contro di lei, la sua famiglia per prima. Ed indubbiamente la sentenza sarebbe stata ferrea: condanna a morte. Per tradimento.
Tradimento. Suonava quasi ironico in quel contesto.
Si alzò e corse in camera, doveva cambiarsi. La vestaglia che indossava era troppo ingombrante, sarebbe dovuta scappare nei boschi e doveva trovare qualcosa di più comodo. Frugò in uno dei bauli dove teneva i vestiti che non usava mai e trovò un paio di pantaloni scuri di pelle abbinati a degli stivali che usava quando ancora qualche mese prima andava ad allenarsi con suo padre. Ritrovò anche il vecchio corsetto nero che le aveva regalato anni prima. Si cambiò in fretta, poi, sempre nello stesso baule, cercò il suo vecchio pugnale e se lo assicurò alla vita.
Nel frattempo aveva iniziato a piovere.
Gettò un ultimo sguardo su quella camera dove aveva vissuto solo infelicità e dolore. L'ultima cosa che voleva era rimanere anche solo un altro secondo in quella stanza che tanto aveva odiato.
Uscì ed imboccò la porta.
Cercò di passare inosservata percorrendo vicoli dove nessuno passava mai, in questo modo ci mise poco a raggiungere la foresta ai piedi della montagna. Si inoltrò nel bosco, la strada era in salita. Sentì che sarebbe stata veramente libera solo quando sarebbe arrivata in cima. Ed era determinata a farlo. Guardò un'ultima volta il villaggio alle sue spalle, poi iniziò a correre inoltrandosi nella vegetazione.
Le gocce di pioggia si confondevano con le lacrime che rigavano il suo volto. Ma non erano lacrime di tristezza. Erano lacrime di dolore, dolore che finalmente stava abbandonando la sua anima per lasciare posto a qualcosa che finalmente avrebbe avuto la possibilità di nascere.
Qualcosa di bello questa volta. 
  
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