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Autore: Lady Aileana    19/04/2015    1 recensioni
"Cosa vuoi che ti dica?"
" Dimmi solo che mi ami"
Lei lo guardò pensierosa.
"Tu mi ami?" rispose lei invece.
"Io non ti amo." disse lui e a quelle parole Hermione si sentì morire dentro.
"Non ci sono parole per quello che provo e una stupida frase come 'ti amo' non mi basta. Io voglio dimostrarlo con i fatti." aggiunse lui.
La ragazza trasse un sospiro di sollievo e accecata dalla gioia gli lanciò le braccia al collo.
"Oh, ma Draco tu lo hai già dimostrato." lo corresse lei. "Ti amo Draco Malfoy"
Lui la prese dalla vita, la trascinò vicino a sè e si abbandonarono a un bacio spassionato, proibito.
E tra un bacio e l'altro mormorò più volte all'orecchio di lei:
"Ti amo Hermione Granger. Sei la mia luce. La mia ancora di salvezza. Sei come la gravità, solo tu mi tieni ancorato a terra. Sei la mia unica ragione di vita."
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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 “Ti prego, non di nuovo!” supplicai disperato.
 
- Ah, ma chi abbiamo qui? La giovane Mezzosangue. – udii dire dalla voce divertita di Bellatrix.
- La nata babbana amichetta di Potter…Bene, bene, bene… - continuò a cantilenare con la sua voce squillante da bambina.
 
Aumentai il passo e salii le scale più velocemente, ma non appena la sentii pronunciare: - Crucius! - il cuore smise di battere e il mio respiro venne smorzato. Mi bloccai a metà scalinata, incapace di muovermi. Terrorizzato attendevo l’arrivo di quelle grida che ormai conoscevo fin troppo bene.
 
Quelle urla che mi affollavano la mente, dopo che Hermione aveva fatto visita a Villa Malfoy; penetravano nei miei sogni per trasformarli in incubi senza fine, costringendomi a restare sveglio la notte.
 
Ma le grida non arrivarono, al loro posto, invece, giunse la voce irritante di Bellatrix.
 
- Come osi sfidarmi, lurida Mezzosangue…? -
 
I rumori di un duello in corso rimbombarono nella tromba delle scale.
 
Il mio cuore iniziò a volteggiare nelle più svariate acrobazie. Pompava adrenalina nelle vene, donandomi l’energia necessaria per reagire.
 
Con falcate enormi feci gli ultimi gradini e sbucai nell’osservatorio.
 
Una scintilla blu cobalto riuscì a eludere le difese di Bellatrix, riuscendo però solo a sfiorarla.
Lei strabuzzò gli occhi. Uno sguardo truce, che emanava rabbia e sdegno, trafisse Hermione.
 
- Colpirmi? Come hai potuto tentare solo? Brutta… - lasciò in sospeso la frase, perché dovette  concentrasi sull’incantesimo da scagliare.
 
Agitò in un movimento fulmineo il polso e sferrò l’attacco successivo. - Avada Kedavra! – squillò.
 
Hermione stesa a terra, rotolò su un fianco, proprio un secondo prima che l’Anatema la colpisse e  un cratere fumante si formò proprio dove si trovava prima.
 
Nonostante fosse provata, Hermione si rialzò e cercò di contrattaccare, ma Bellatrix era più scaltra; dopo tutti gli anni di esperienza che si era lasciata alle spalle, maneggiava l’arte del combattimento meglio di chiunque altro. E una raffica di Maledizioni Senza Perdono si scagliarono su Hermione.  
 
La ragazza riuscì a proteggersi miracolosamente da alcune, ma altre oltrepassarono le sue difese, disarmandola e gettandola a terra.
 
Hermione era percossa da convulsioni e si contorceva a terra, straziata da un dolore inconcepibile.
 
Urla di disperazione si scontrarono con la cupola dell’osservatorio per poi propagarsi in un’eco straziante.
 
Quelle grida mi riportarono con la mente a Villa Malfoy, in quel giorno di primavera che appariva così distante, eppure così vicino. Impotente avevo dovuto rimanere a guardare Hermione che veniva torturata senza pietà. I suoi occhi imploravano solo un briciolo di compassione, cercavano inutilmente di incrociare i miei per potermi comunicare mute supplice di aiuto. Avevo dovuto ignorarla e, dannazione, quanto era stato difficile rimanere indifferente! Ma questa volta non si sarebbe ripetuto.
 
Bellatrix si avvicinò al corpo ancora scosso dagli spasmi della Grifondoro e un luccichio folle illuminò il suo sguardo da predatrice.
 
Un incantesimo partì improvviso dalla mia bacchetta, impedendole di scagliare altre maledizioni.
Ma lei era fin troppo agile e parò senza il minimo sforzo il mio attacco.
 
Alzò lo sguardo e disse: - Draco. - abbozzò un sorriso divertito e cantilenò in domanda: - Vuoi avere l’onore di uccidere la Mezzosangue? - 
 
Si piegò e la afferrò malamente per la collottola, la strattonò e la costrinse a mettersi in ginocchio e a voltarsi. Le prese i capelli, le tirò con un gesto violento la testa all’indietro e il collo nudo venne illuminato dal bagliore lunare. Bellatrix le puntò minacciosamente alla gola la bacchetta e impaziente la rigirava tra le mani. Aveva gli occhi stravolti dalla sete di sangue e scrutava la Grifondoro come se fosse un animale in trappola da torturare.
 
Incrociò il mio sguardo e sorrise.
 
Sarai in grado questa volta di adempiere al tuo compito? - chiese impaziente con gli occhi illuminati dal quella disgustosa astinenza dall’uccidere, quella astinenza straziante che caratterizzava gli alcolisti, ma che per lei consisteva nell’assaporare l’inebriante odore della morte.
- O hai bisogno che zietta ti aiuti? -
 
Cercai di trattenere la rabbia e i singhiozzi che minacciavano di farmi arricciare il mento in una smorfia di sofferenza e di farmi tremare violentemente la mascella. Così, deglutì e ricacciai quel groppo che avevo in gola indietro.
 
Ritornai nuovamente al passato, a quel giorno, e una paura agghiacciante si insinuò dentro di me, facendomi arricciare le viscere e accapponare la pelle.
 
Quella notte, il giorno peggiore della mia vita, il giorno del mio Tradimento.
 
Era tutto programmato, non altrettanto dover abbandonare Hermione. Le sue lacrime, le sue preghiere, i singhiozzi che avevo causato si erano impressi con il fuoco nei miei ricordi. L’avevo spezzata. Ma, soprattutto, avevo distrutto la mia dolce Hermione. Avevo distrutto quella poca fiducia che ero riuscito a costruire.
 
Non era stata più la stessa da allora. Attorno a sé aveva eretto una corazza impenetrabile. Il sangue, che prima scorreva cantando brama per il mio cuore, si era ghiacciato. I nervi sensibili a ogni tocco o parola, si erano anestetizzati. Un meccanismo di difesa per proteggersi dal male della vita, quella parte marcia che io gli avevo fatto scoprire brutalmente.
 
Il fuoco si accese nel mio petto; scoppiettava allegramente, ardendo qualunque sentimento che non fosse la rabbia. Inconsciamente sollevai la bacchetta e con uno sguardo omicida scagliai impassibile il colpo successivo, liberando quell’ira e trasformandola in energia.
 
Bellatrix, investita da quel potente colpo, barcollò leggermente, ma riuscii a mantenersi ugualmente in piedi.
 
Un’occhiata intrisa di sdegno, venne scagliata contro il mio petto. Invece di ferirmi risanò quelle lesioni che ancora mi ricoprivano, dandomi la carica di cui avevo bisogno.
 
- Come osi…! - sibilò sommessamente, adirata.
- Come osi tu, brutta strega! - ribattei spregevolmente sferrando l’attacco successivo, che purtroppo riuscì a parare.
 
Riposi il mio sguardo sul suo volto e venni ammaliato. I suoi occhi stralunati erano come una calamita, riuscivano a catalizzare tutta l’attenzione.
 
Dicono che gli occhi siano lo specchio dell’anima e quelli neri di Bellatrix, vuoti, insensibili, la rispecchiavano pienamente per quello che era: un’anima dannata.
 
Non mi arresi e sferrai un fattura dopo l’altra. Ma era tutto inutile, incantesimi così deboli non sarebbero serviti.
 
Una risata malvagia, squillante rimbombò nelle mie orecchie, assordandomi.
 
- Credi davvero di poter riuscire a battermi con questi incantesimi da quattro soldi? - chiese spregevole. - Dracuccio, non hai nessuna possibilità contro di me. - lei sferrò un potente attacco che mi costrinse ad arretrare.
 
Un sorriso intriso di crudele compiacimento si impresse sul suo volto scannato dalla follia.  
 
- Il sangue da Purosangue che scorre nelle tue vene è sprecato! Perché sei senza valore! Non vali niente! Sei come tua madre e tuo padre! -
 
Un’Avada Kedavra partì dalla sua bacchetta per colpire Hermione, che si trovava stesa a terra, inerme, con le energie completamente prosciugate.
 
Balzai in avanti, eseguii un affondo come se fossi uno spadaccino e deviai la maledizione, che finii a colpire il muro di pietra. Polvere e calcinacci caddero dalla parete a causa del violento impatto.
 
Bellatrix posò lo sguardo sulla Grifondoro e la scrutò a lungo con una strana luce che le brillava negli occhi. Alzò lo sguardo e un sorriso di pura malvagità mi abbagliò.
 
- E così ti sei innamorato di una Mezzosangue? - fece con una dolcezza smielata, shakerata con una punta di disgusto, che rendeva lo sputo della sentenza amarognolo. - La proteggi, ma per quanto ci riuscirai? Sei un illuso Draco. Un traditore del proprio sangue. Come puoi disonorare così la tua famiglia? -
 
Trovai il coraggio di ribattere, per reagire a quell’affronto.
 
- Tu non hai capito niente della vita zia! -
 
Una saetta fulminante zampillò dai suoi occhi per accecarmi, poi la strega si mise a sogghignare beffardamente di fronte alla mia filosofia di vita.
 
- E perché tu sì? Sei un pulcino che non ha ancora spiccato il volo dal nido e vorresti venire a insegnare a me… cosa è giusto? - mi domandò in tono di sfida.
 
- Non sei altro che una bambina capricciosa troppo cresciuta! Sei la parte marcia della famiglia. Tu. Non noi. - sottolineai sibilando con asprezza ogni singola parola che usciva tagliente come una lama dalle mie labbra. - Le tue sorelle e i loro figli hanno imparato a stare al mondo. E, soprattutto, ad amare! - ribattei infine a denti stretti. Non ero mai stato così adirato in vita mia.
 
La bacchetta mi scivolava via e cercavo inutilmente ti mantenere ferme le mani intorno al manico, ma la rabbia non mi agevolata. Sferrai uno schiantesimo, un pietrificus totalus… qualunque malocchio attraversasse la mia mente scaturiva dalla bacchetta, ma Bellatrix parava agilmente ogni colpo. Mi sentii avvampare di calore il viso e mi trasformai in una furia. Continuai ad attaccare senza sosta, riuscendo a farla arretrare.
 
Bellatrix indietreggiò, finchè non raggiunse il cornicione. Sotto di noi infuriava la battaglia, un cortile pieno di nemici pronti ad accogliere a braccia aperte la morte della nuova arrivata. Bastava solo disarmarla e farla precipitare di sotto e il gioco era fatto. Non poteva sopravvivere a una caduta da quell’altezza e nessuno dei maghi nel parco erano disposti a salvarla, né i suoi nemici né i suoi alleati.
 
- Expelliarmus! - esclamai, cercando di inglobare in quel semplice incantesimo la potenza della tempesta di rabbia che infuriava dentro di me.
 
La bacchetta della strega volteggiò nell’aria, per poi essere accolta dal richiamo delle fiamme che, bramose di distruzione, si allungavano su per le mura dell’alta torre di Astronomia.
 
Bellatrix fissò la traiettoria tracciata dalla propria arma, impotente. Con le labbra arricciate in segno di disappunto rivolse l’attenzione dei suoi occhi, sbarrati dall’incredulità, a me. La rabbia e l’ostilità, però, ben presto presero il sopravvento.
 
- Brutto marmocchio insolente! - ringhiò infuriata.
 
La ignorai e facendo qualche passo in avanti mi avvicinai e lei stravolse l’espressione del viso in una che non lasciava trapelare emozioni.
 
Le rivolsi la punta della bacchetta alla gola; la mano ferma e pronta a reagire a ogni suo minimo movimento, come se stessi maneggiando un coltello dalla lama affilata per poterle recidere una delle carotidi.
 
- Non avvicinarti più a lei! - sibilai inferocito, gli occhi stravolti dall’ira e le labbra che sputavano queste parole di avvertimento come se fosse veleno. Per essere sicuri che il concetto le entrasse in quella sua testa bacata, aumentai la pressione che esercitavo sull’arma, conficcandola più a fondo, quasi perforandole la trachea, sottolineando chi fosse adesso il predatore e chi la preda.
 
Mi scrutò attentamente con i suoi grandi occhi neri; poi, un sorriso da bambina viziata, si aprì sul suo viso e iniziò a ridere divertita. La sua risata, che più che cristallina definirei inquietante, penetrò nella carne come un proiettile e quel brivido agghiacciante si propagò ovunque; prima passò dalla colonna vertebrale, poi arrivò alle ossa che tremarono al suo passaggio e infine arrivò ad annebbiare i pensieri della mia mente.
 
- Non ne hai il coraggio. Sei uno smidollato come tuo padre. - disse, tentando di deridermi, mentre i suoi occhi mi squadravano indagatori, come se potessero leggere nella mia mente; come se potesse annusare veramente l’odore della paura che emanava la mia pelle.
 
- Forza, uccidimi! Sarebbe la soluzione migliore per sbarazzarsi di me. - io invece non mi mossi e rimasi a fissarla silenziosamente, indeciso sul da farsi. Allora lei mosse leggermene il collo in avanti e posando le labbra sul mio orecchio mormorò con persuasione. - Fallo! Uccidimi! - il silenzio aleggiò tra di noi e non avendo risposta una risata sgorgò beffarda dalla sua gola.
 
- Non hai il… - ma prima che potesse terminare quella frase le inflissi un colpo al diaframma, costringendola a piegarsi su se stessa dal dolore. Il sorriso le era morto in gola, lasciando posto a un’espressione infuriata.
 
Ringhiò, come se fosse un animale in gabbia, e con le mani tese cercò di saltarmi alla gola. Non riuscii a scostarmi in tempo e Bellatrix penetrò con le sue unghie affilate nella carne del mio collo.
 
- Draco… - sentii chiamarmi da una voce flebile proveniente alle mie spalle.
 
Con la coda nell’occhio, vidi una Hermione scossa e provata alzarsi lentamente da terra e tastarsi la testa dolorante.
 
- Draco! - la sentii strillare spaventata, quando si rese conto della situazione in cui mi trovavo.
 
Riuscivo a respirare a malapena. Bellatrix teneva una mano agganciata al mio collo mentre con l’altra cercava in tutti i modi di disarmarmi.
 
- Reducto! - un’esplosione rimbombò nella torre. Un cratere si formò accanto a me. Ero illeso. Invece, Bellatrix era stata scagliata violentemente contro un muro e ora si trovava accasciata a terra dolorante.
 
Mi voltai e andai incontro a una ragazza spaventata e in lacrime. Mi avvicinai con nonchalance e la avvolsi in un abbraccio rassicurante. Il pianto liberatorio si era trasformato in isterico, facendola tremare violentemente. Ma nulla le impediva di mantenere la bacchetta saldamente tra le mani e puntarla di fronte a sé, per potersi difendere da un eventuale attacco
 
- Hermione, calmati … - le sussurrai dolcemente. La voce era soffocata dai suoi capelli, su cui avevo posato la testa per donarle un leggero bacio rassicurante.
 
Mi allontanai, le presi il mento tra le dita e le scostai una ciocca dal viso, riponendola delicatamente dietro un orecchio.
 
Posai le labbra vicino al lobo e mormorai sommessamente: - Grazie. - regalandole un altro tenero bacio sulla gola.
 
- Draco… - mormorò trafelata. - I suoi occhi… erano folli…Poteva ucciderti a mani nude… -
 
- Shh… - la zittì con una carezza sulla guancia. - È tutto finito. - la rassicurai.
 
- Maledetti marmocchi…! - strillò Bellatrix ansimante. - Vi rimetterò in riga come si deve! -
 
Aveva recuperato la bacchetta di un Mangiamorte caduto e adesso ce la stava puntando contro minacciosamente. Ma prima che avesse il tempo di scagliare una qualsiasi maledizione, io e Hermione ci girammo e attaccammo all’unisono.
 
- Stupeficium! - esclamai. Il colpo venne schivato, ma una Maledizione Senza Perdono, mormorata mestamente, giunse alle mie spalle. - Imperius… - e quasi immediatamente Bellatrix raddrizzò il busto in un portamento rigido, rispettoso.
 
Mi voltai a guardare Hermione stupefatto.
 
- Hai stretto tu un Voto Infrangibile, non io. - rispose malinconicamente. - Non dovresti essere così scioccato. -
 
Evitai di commentare e mi misi a osservare la strega immobilizzata.
 
- E adesso cosa facciamo? - domandai cautamente.
- Cosa vuoi dire? -
- Sa troppe cose su di noi. Non possiamo permetterci il lusso di lasciarla andare così facilmente. –
- E allora cosa hai intenzione di fare? -
- Ucciderla. Mi sembra ovvio. - risposi impassibile.
- No. - la sua risposta mi meravigliò e mi girai a guardarla.
 
Era rimasta nella stessa identica posizione in cui l’avevo lasciata: postura rigida e mani saldamente avvolte intorno alla bacchetta. Conoscevo quegli occhi impossibili da decifrare mentre fissava Bellatrix. Stava valutando accuratamente ogni singola soluzione, prima di poterla scartare definitamene. Quello era uno sguardo calcolatore, uno sguardo che, sicuramente, ci avrebbe fatto uscire indenni da quella terribile situazione.
 
- Così desteremo troppi sospetti. - aggiunse finalmente.
 
- Hermione, sii ragionevole. - dissi. - Bellatrix potrebbe benissimo morire in un combattimento, dopotutto nemmeno lei è infallibile, non è immortale. E in questo modo alleggeriremo le fatiche dell’Ordine della Fenice. Faremo un favore a tutti. -
 
Lei scosse il capo contraria.
 
- Tu non stai considerando l’altra faccia della medaglia. Bellatrix è la suddita più devota a Tu-Sai-Chi e anche la sua preferita. E se lei morisse…sarebbe la fine… .- riferì lei. - La scelta migliore è cancellarle la memoria… - non riuscì a terminare la frase, che gli occhi le si ribaltarono all’indietro. Perse i sensi e si precipitò tra le mie braccia, evitandole il brutale scontro con il pavimento. Mi girai quasi immediatamente alla ricerca della causa di quel mancamento.
 
Avevamo sottovalutato la forza e la tenacia di Bellatrix, che era riuscita a liberarsi dalla prigionia. Dopotutto una Maledizione Senza Perdono per essere ben efficace doveva essere intrisa di odio, malvagità, crudeltà… caratteristiche che Hermione non riuscirebbe mai a riprodurre fedelmente, neppure se volesse.
 
La adagiai a terra delicatamente e mi concentrai sull’avversaria che mi si era parata contro.
 
-Svelato il mistero dell’innocenza del nostro Dracuccio. – disse con voce melodica la strega. – Un Voto Infrangibile, eh? – chiese divertita. – Ti ho sottovalutato, dopotutto… - borbottò con una voce che andava a scendere a ogni parola pronunciata. - … ma io imparo dai miei errori… - mormorò tagliente con gli occhi strizzati in due fessure.
 
-Prima la ragazza, poi tu… È questo il trucco per vincere… -
 
Strabuzzai gli occhi spaventato e preoccupato che l’incolumità di Hermione fosse in pericolo.
 
Puntò la bacchetta sulla Grifondoro stesa a terra e scagliò la prima fattura. Il corpo di Hermione sobbalzò e la sua sofferenza si propagò fino al mio cuore, che sussultò dolorosamente insieme a lei.
 
-Vigliacca! – strillai.
-Vigliacca? – ripetè e le dimensioni del suo ghigno maligno, appena abbozzato, aumentarono. – Direi astuta, più che altro. –
 
Un’altra maledizione raggiunse Hermione, senza che potessi impedirlo, mentre lei già si contorceva sul pavimento. Però, riuscii a parare il colpo successivo e poi ancora quello dopo.
 
La rabbia, ormai l’unica emozione che alimentava la mia voglia di lottare, che mi spronava a non mollare e andare avanti, si impossessò nuovamente di me. Il pensiero che Hermione potesse ancora soffrire per colpa mia mi produceva un dolore fisico, una sofferenza che potevo combattere soltanto sconfiggendo Bellatrix.
 
Il tempo di difendere era terminato, era giunto il momento di attaccare. Mi mossi velocemente, sfuggendo alla vista di Bellatrix; la colsi di sorpresa con un colpo a tradimento, che non riuscì a evitare e gemette per il dolore.
 
Un ghigno beffardo si spinse fino agli angoli della mia bocca.
 
“Non sei invincibile, cara zietta.” Pensai compiaciuto e con determinazione scagliai una raffica di incantesimi che la colsero di sorpresa.
 
Il ghigno beffardo, infantile, era ormai scomparso da tempo dal volto della strega. Pensavo che l’ira lo avrebbe sostituito, invece, scorsi un sentimento, che mai mi sarei immaginato di leggere nelle rughe che solcavano il suo viso senza tempo.  Dubbio, incertezza, paura erano le emozioni che predominavano, emozioni che non si addicevano a quell’essere dannato e senza umanità di mia zia.
 
Bellatrix cercò di parare tutti gli attacchi, ma quella raffica incessante di incantesimi la stavano stancando e già dava segni di cedimento.
 
Lo scontro ci costrinse a girare in tondo, seguendo il perimetro circolare della torre, in una danza mortale, da cui uno solo ne sarebbe uscito vivo. Le colonne erano i nostri scudi mentre le mura le nostre vittime innocenti; scintille zampillavano dalle nostre armi per andarsi a scontrare con la pietra, incidendola di rupestri graffiti, che illustravano la nostra lotta per il bene e il male. L’ultimo incantesimo scaturito dalla mia bacchetta, però, messe finalmente il punto a quella storia, declamato il vincitore.
 
Un semplice schiantesimo scagliato dalla bacchetta che impugnava Bellatrix le si ritorse contro quando si scontrò con il mio incantesimo di scudo, che riflesse il colpo contro la proprietaria. La fattura la prese in pieno petto, proprio dove si trovava quel vano vuoto che doveva ospitare il suo cuore, ormai marcito da troppo tempo per essere recuperato. Bellatrix travolta dalla potenza di quell’incantesimo stramazzò a terra inevitabilmente, con gli occhi sbarrati in un’espressione di incredulità.
 
Tirai finalmente un respiro di sollievo e mi asciugai la fronte imperlata di sudore. Mi aggiustai la giacca e rivolsi un’occhiata furtiva a Hermione, per assicurarmi che stesse bene. Il petto si alzava in un movimento appena percettibile. Ma respirava. Ma, sopratutto, era viva.
 
Solo allora potei tornare a dedicare la mia attenzione al corpo di Bellatrix sepolto sotto alcune macerie in una posizione innaturale. Mi avvicinai e mi accovacciai al suo cospetto.
Tesi la bacchetta e…
 
- Stupido! - uscì dalla bocca della strega. Una mano raggiunse il mio braccio e fece cadere a terra la bacchetta, un’altra, invece, mi cinse nuovamente il collo in una morsa mortale.
 
Non riuscivo a respirare, mi bruciavano i polmoni, richiedevano disperatamente ossigeno.
Con uno sforzo abnorme riuscii ad avvolgere entrambe le mani intorno al suo braccio, nel tentativo invano di liberarmi, ma venni sopraffatto dalla sua forza.
 
“Che ingenuo.” Pensai frustato. “Sarebbe questo il tuo modo eroico di salvare entrambi? Che disonore per un mago morire in questo modo.”
 
Avevo perso ogni fede; non solo sentivo ogni briciola di speranza lasciare il mio corpo, ma lo vedevo riflesso anche negli occhi assetati di sangue di Bellatrix.
 
Mi accasciai a terra, privo di energie, sopraffatto dalla volontà del destino.
Guardai quella strega che si era privata del suo animo umano e mi persi nell’oblio di quei occhi neri.
 
Gradualmente l’oscurità accolse i miei sensi, finchè le palpebre non iniziarono a scendere, calando quel buio totale, che identificai come il benvenuto della morte. Ma prima che cadessi tra le braccia delle tenebre , un lampo di luce incontrò la mia traiettoria. Poi tutto si fece completamente, inesorabilmente buio.
 
 
 
     
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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