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Autore: lady hawke    26/12/2008    5 recensioni
Storia prettamente natalizia, ma non troppo sdolcinata. Albus Severus Potter deve affrontare le sue responsabilità e le sue scelte, e vedere come si vive nella casa di Salazar. Riuscirà a farsi amico anche Scorpius Malfoy, sempre accompagnato dal suo piccolo Ferret, il furetto domestico?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Dedico questa storia a Alektos, Freddy Mercury, Lady Black, Ranessa, Roby e Rowena. Amiche indispensabili per giornate demenziali e conversazioni via msn al limite della realtà! Buon Natale!


Albus era ancora piuttosto traumatizzato dall’essere finito a Serpeverde, quando i ragazzi si alzarono dai tavoli per raggiungere le loro Sale Comuni.
- Che pensi scriverai a casa, eh? – l’apostrofò James avvicinandosi a lui.
- Be’… - balbettò lui – Che sono finito a Serpeverde, e che mi mancano, che altro?
- Che diavolo hai detto al Cappello, si può sapere?
- Niente, ha fatto tutto lui, io non c’entro. – si difese Al. Già aveva i suoi problemi al momento, un fratello pronto a vessarlo non faceva proprio al caso suo, ecco.
- Serpeverde, di qua! – gridò un Prefetto imboccando una rampa di scale a scendere.
- Devo andare James, ci vediamo domani a colazione, ok?
- Sì come vuoi, buonanotte. – lo liquidò il fratello maggiore, andando a confondersi con la massa di studenti che saliva verso i piani alti.
Sospirando Albus Severus si accodò ai suoi compagni di Casa, notando che stavano prendendo la direzione dei sotterranei. Non gli piaceva l’idea di dormire là sotto, ma ormai il danno era fatto: che fosse stato un errore dire al Cappello Parlante che voleva provare qualcosa di nuovo? Forse aveva peccato di superbia; se fosse stato Smistato a Grifondoro non avrebbe certo avuto questi problemi, anche se non gli avrebbe certo garantito la buona condotta di James. A Rose forse era andata meglio, finendo a Corvonero, ma probabilmente zio Ron non sarebbe stato soddisfatto dello Smistamento.
Serpeverde non era più il covo dei maghi oscuri, gli aveva assicurato suo padre, e un mago coraggioso come Severus Piton vi era stato Smistato, ma guardandosi attorno gli pareva di vedere un sacco di ragazzini snob; probabilmente tutti Purosangue di vecchio stampo. Si fermarono tutti davanti ad un muro di pietra dall’aria particolarmente triste, e un Prefetto disse a gran voce: - Petardo Cinese!
Il muro scivolò letteralmente via, lasciando intendere che ci fosse una porta scorrevole, e Albus si ritrovò immerso nell’atmosfera umida e verdastra della sua Sala Comune. Storse il naso all’idea di passare sette anni lì dentro, mentre attorno a lui giungevano mormorii eccitati. Il sotterraneo era lungo e dal soffitto basso, da cui scendevano lampade color smeraldo. Anche le sedie erano ricavate dalla pietra, ed avevano un’aria piuttosto elegante. La cosa più allegra era il fuoco che scoppiettava nel camino dai decori elaboratissimi: Albus lo trovò di suo gusto. - Primo anno di qua, vi mostro le vostre stanze. – chiamò il Prefetto, che Al presto imparò a chiamare Buster.
Anche le stanze da letto erano nello stesso, inconfondibile stile della sala che avevano appena attraversato. Le testate dei letti erano state scavate nella parete, e dal basso soffitto pendevano pesanti tende verdi, che fungevano da baldacchino.
- Questa stanza è assegnata a: Lerring Giles, Malfoy Scorpius, Palmer Cody e Potter Albus. I vostri bagagli sono già stati consegnati. – e con queste parole Buster si congedò.
Seguirono quindi le prime, fredde e imbarazzate cortesie di conoscenza. Albus non conosceva nessuno di quei tre ragazzi, e nemmeno ricordava di averli incrociati sul treno, ad eccezione di Malfoy, perché zio Ron l’aveva indicato sulla pensilina.
Era un cognome pesante da portare, stando ai racconti che aveva sentito in casa, e vecchie inimicizie segnavano i Potter e i Weasley contro i Malfoy. Al rimase ad osservare Scorpius con sospetto mentre si presentava frettolosamente e si tuffava nel suo baule a cercare il pigiama. - C’è qualche altro figlio di babbani qui? Tutti quelli con cui ho parlato vengono da una famiglia di maghi. – disse il ragazzo che rispondeva al nome di Cody, imbarazzato. Sembrava alquanto fuori luogo, ma nessuno in quella stanza sembrava particolarmente a proprio agio.
- Mia zia è una nata babbana, e a scuola andava benissimo. – disse Al, tranquillamente.
- Davvero? – chiese Cody sgranando i suoi occhi castani.
- Anche io devo avere qualche parente non mago. – disse Giles, - Sai, cugini di chissà che grado… ci mandiamo giusto gli auguri di natale. Tu sei il figlio di Harry Potter, vero?
Al non parve sorpreso; anzi, semmai lo era perchè non gliel’avevano chiesto prima. Molti a cena l’avevano guardato con aria curiosa da tutti i tavoli in Sala Grande. Come aveva fatto James a farci il callo?
- Sì.
- E’ strano che un Potter finisca a Serpeverde. – commentò Scorpius, titubante. Non aveva una gran voglia di parlare, e già sentiva mancanza di casa, ma non poteva fare il musone.
- Be’, credo di essere il primo della mia famiglia, o roba del genere… - balbettò, nervoso.
- Io intendevo per la guerra.
- Oh, sì, me l’hanno spiegato. Serpeverde era la casa dei cattivi, vero? – chiese Cody.
- E la casa di molti purosangue. – disse Giles. – Il nome Malfoy è purosangue, no?
- Sì, e tutta la famiglia di mio padre è sempre stata a Serpeverde. – ribattè, gelido. Sua madre gliel’aveva detto che non sarebbe stato facile, visti i trascorsi. In effetti era strano pensare a suo nonno come al cattivo della situazione, nonostante la sua aria estremamente severa.
- Comunque sono passati tanti anni, ora c’è un po’ di tutto anche qui. – continuò Giles.
Scorpius sapeva che quel misto sarebbe stato definito feccia, da suo padre.
- Se tuo padre era a Serpeverde stava dalla parte di Lord Voldemort, vero? – chiese Cody, rivolto a Scorpius. Albus si limitò ad osservare in silenzio. Pesante eredità essere imparentato con dei mangiamorte, e decisamente più infamante della sua involontaria notorietà.
- Sì è ravveduto, lo stesso Harry Potter ha testimoniato in suo favore. – rispose meccanicamente Malfoy.
Albus si guardò intorno, pensando ad un modo per salvare la conversazione. Non aveva voglia di passare la serata a disquisire di screzi che non gli appartenevano e a parlare di una guerra di cui gli avevano parlato un’infinità di volte. E soprattutto sapeva che doveva quanto meno convivere civilmente con chi divideva la stanza. Notò poi che Scorpius aveva una gabbietta accanto al suo baule, per quanto coperta dal panno.
- Cos’hai lì? – domandò, curioso.
Scorpius, già teso per l’involontario impicciarsi dei suoi compagni di stanza si voltò a fissare negli occhi Albus Potter con un’aria alla “cosa diavolo vuoi?”, trafiggendo il ragazzino con il suo sguardo tagliente, identico a quello di suo padre Draco. Albus non abbassò lo sguardo, né si fece intimidire: non aveva chiesto nulla di male, in fondo.
- E’ il mio animale domestico, l’ho chiamato Ferret. – rispose, diffidente.
- Per caso dorme o possiamo vederlo? Io ho un gufo che si chiama Elric, ma naturalmente è in Guferia. – disse Giles.
- Io ho quello di mio fratello, Edvige. È una civetta delle nevi. – rispose Al.
Scorpius riflettè un attimo sulla convenienza o meno di mostrare la sua unica, affidabile compagnia, mentre gli altri ragazzi parlavano. Era improbabile che Ferret stesse dormendo; il panno serviva solo a tenerlo tranquillo.
- Eccolo qua. – disse infine scoprendo la gabbietta e posandola sul letto.
- Carino, cos’è?
- A me pare un furetto. – considerò Cody.
- Lo è. – rispose Scorpius, gonfiò d’orgoglio. Non solo era l’unico con un animale in stanza, ma ne aveva uno veramente degno di interesse. Ferret, dal canto suo, rimase fermo ad osservare gli sconosciuti con i suoi occhini curiosi.
- Sei sicuro che sia un furetto? – s’informò Albus. Conosceva Hagrid da che era nato, e lui gli aveva impartito un mucchio di lezioni sugli animali magici: quello non sembrava affatto un banale furetto.
- Sì, perché? – forse aveva ragione suo padre a dire che i Potter erano dei piantagrane.
- Aspetta, non sono sicuro. – Albus si tuffò in direzione del suo baule e ci trafficò dentro fino a che non estrasse la sua copia di Animali fantastici, dove trovarli.
- Senti qua: “Jarvey. Il Jarvey si trova in Gran Bretagna, Irlanda e Nord America. Assomiglia per molti versi ad un furetto molto cresciuto, tranne per il fatto che sa parlare. Un’autentica conversazione, tuttavia, travalica le capacità del Jarvey, che tende a limitarsi a frasi brevi (e spesso volgari) in un flusso quasi ininterrotto. Il Jarvey vive soprattutto sottoterra, dove va a caccia di gnomi, ma si nutre anche di talpe, ratti e topi campagnoli.” – recitò il ragazzino.
- Ma Ferret non ha mai parlato. – protestò Scorpius.
- Oh, però sarebbe bellissimo se lo facesse, non trovate? – rise Giles, - Potremmo insegnargli un sacco di frasi stupide.
- Be’ sai, da cuccioli non parlano, ci mettono un po’ ad affinare questa capacità. Per ora è grande come un furetto autentico, ma dovrebbe crescere ancora un po’.
Ferret era autentico, pensò Scorpius. Suo padre non avrebbe mai sborsato uno zellino per una volgare imitazione.
- Scusa, ma se è grande come un furetto come fai a sapere che non lo è? – chiese Palmer.
- Perché ha le zampe un po’ più grandi della media, il che significa che crescerà ancora. – spiegò Al imbarazzato. Non gli piaceva granchè mettersi in mostra, ma gli era sembrato cortese avvisare, prima che Ferret cominciasse a blaterare improvvisamente.
- Cos’è, sei amico dell’insegnante di Cura delle Creature Magiche, forse? – chiese Malfoy.
- In effetti è un amico di famiglia.
- Ah. – fu l’unico commento di Scorpius. – Sai anche dire quanto ci vorrà perché parli?
- So solo che ce ne accorgeremo. – rispose Al, mentre una voce da fuori urlava di mettersi a dormire.

***

Nonostante le pessime premesse Albus dormì profondamente e come un ghiro. Quando aprì gli occhi, la mattina dopo, si sentì pronto per affrontare la sua prima giornata di scuola, e perfino James.
Gli fece uno strano effetto, comunque, indossare la divisa e annodarsi la cravatta verde e argento; l’aveva temuto così tanto, ma alla fine non doveva essere molto diverso che avere addosso un’altra cravatta qualsiasi di altro colore. I compagni di stanza dopotutto non erano male, e scherzò volentieri con loro; Scorpius sembrava sempre molto trattenuto, ma non dava noia, perciò gli andava benissimo.
- Dormito bene nella cripta? – lo salutò il fratello, attraversando con lui la porta della Sala Grande.
- Sì, nonostante l’umidità. – rispose.
- Secondo me sei circondato da ragazzini con la puzza sotto al naso, buoni solo ad imparare fatture.
E dai col disco… l’aveva tormentato per tutta l’estate con quella storia, trasformando l’idea di andare finalmente a Hogwarts in un’agonia; stavolta avrebbe risposto per le rime.
- Mi stanno chiamando i miei compagni di stanza, devo andare. Ah, sai, uno di loro è Malfoy. – e, sorpassato un paio di suoi coetanei non meglio identificati, filò verso il suo tavolo con un sorriso stampato in faccia.
James, perplesso, andò a sedersi, deciso a scrivere ai suoi alla prima occasione utile.
- Sono arrivati gli orari. – lo informò Scorpius, passandogli la sua copia.
- Prima ora: Incantesimi. Wow, sarà divertente! – commentò Giles – Chi è il nostro professore?
- Berbery, quel tizio allampanato. – indicò Al – James ne parla sempre come di uno molto simile ad un palo della luce, deve essere per forza lui.
- Useremo subito le bacchette? – domandò Cody.
- Probabile. È tutta la vita che aspetto questo momento. – disse Lerring, immergendo con solennità il suo cucchiaio nel porridge.
I quattro ragazzini, insieme a tutta la loro classe, più il primo anno di Tassorosso, scoprirono presto che non solo Berbery era davvero somigliante ad un palo della luce, ma era anche altrettanto rigido. Gli unici movimenti fluidi che si concedeva erano quelli del polso, e vederlo far svolazzare con eleganza la sua bacchetta era disarmante.
- Non ce la farò mai. – pigolò una Tassorosso seduta davanti a loro.
Se Incantesimi aveva subito messo alla prova le loro capacità di controllo magico, Trasfigurazione fu peggio, e montagne di complicati appunti riempirono le borse nuove di zecca.
Ben presto Al si abituò alla routine scolastica, anche se i compiti erano sempre molti di più rispetto a quello che si era immaginato. Sua cugina Rose, abituata ai ritmi da stacanovista della madre, invece, sembrava non averne mai abbastanza. Le materie ad ogni modo gli piacevano, soprattutto volo, in cui riusciva alla grande e perfino la Sala Comune cominciava ad assumere un aspetto amichevole. L’unica cosa che lo inquietava un po’ era il quadro di Severus Piton, posto nell’aula di Pozioni, nei sotterranei. Considerando che gli doveva il suo secondo nome aveva tentato di fare amicizia, ma quel musone aveva un’aria sempre così maledettamente accigliata, e non perdeva occasione per rimbrottare studenti e perfino professore!
Be’, se a lui doveva l’onore di dividere la casa di Salazar… gli crollava un po’ il mito dell’eroe, insomma.
Per fortuna c’era Ferret a tenere tutti su di morale. Quando rientravano la sera, stanchi e mezzi assonnati, il furetto non disdegnava affatto la loro compagnia e, avvezzo com’era alle coccole, diventò presto il beniamino della camera. Scorpius si tolse la soddisfazione di dormire con il suo animaletto, cosa che a casa gli era sempre stata tassativamente proibita, e questo aiutò a scioglierlo un po’.
- Mia mamma mi ha scritto che non è igienico dormire con Ferret. – disse Cody una sera, mentre leggeva coricato sul letto. – Ma non è qui per impedircelo, per cui le scriverò che lo abbiamo rimesso in gabbia.
- I tuoi cosa dicono per via dello Smistamento?
- Ah, niente Giles. A loro non importa, mi hanno detto che James gli ha scritto una mezza filippica, ma come mi ci sono rassegnato io dovrà farlo anche lui. Mia sorella vi saluta, “chiunque voi siate”, cito testualmente.
- I tuoi, invece? – domandò sempre Lerring.
- Sono molto felici, mia madre ha detto che mio padre se ne va in giro col petto in fuori come i pavoni di nonno. – rispose Malfoy, orgoglioso.
- Carino. – commentò Giles.
- Voi non lo trovate cresciuto? – chiese poi d’improvviso Cody Palmer, chinandosi ad osservare Ferret.
- Dici? Non siamo qui da molto, possibile che sia così veloce? – Scorpius non aveva notato nulla, e sì che era il suo padrone.
- Cresceva così velocemente a casa? – domandò Al.
- Be’, non ce l’ho da tanto, circa un mese… però ora che mi ci fai pensare. Credevo fosse perché lo trattiamo molto bene.
I quattro si misero a guardare il furetto con intensità tale che il piccolo si sentì accerchiato. Cercò di appallottolarsi su se stesso, ma capì presto che solo il panno sulla sua gabbietta, o il lenzuolo del suo padroncino avrebbero potuto metterlo al sicuro. Sgattaiolò sotto le coperte del letto di Scorpius, deciso a farsi ignorare.
I ragazzi delusi fecero per mettersi a dormire a loro volta quando, improvvisamente…
- Villani!
- Chi l’ha detto? – chiese Scorpius saltando in piedi.
- Io no. – fu il coro unanime degli altri ragazzi. Rapido come il vento, il giovane Malfoy tirò via le coperte dal suo letto, scoprendo Ferret.
- Ridillo. – ordinò. Non successe nulla. – Avanti Ferret, parla, devo chiamarti palla di pelo come mio padre?
- Non provarci Fellone! – strillò Ferret con voce chiara.
- Ve l’avevo detto che ce ne saremmo accorti. – sospirò Albus, sorridendo. – E ora chi lo terrà zitto?
- Non certo tu, secco! – strillò il Jarvey con un ghigno che sembrava proprio quello tipico dei Malfoy.
- Oh wow, questo coso è divertente.
- Ehi, Ferret, li sai dire i nostri nomi? – chiese Scorpius.
- Scorpius Malfoy, Cody Palmer, Albus Potter e Lerring Giles, signor padrone. – replicò compito l’animaletto indicando di volta in volta col muso i presenti.
- E’ pure intelligente.
- Non sono mica uno zotico come te, Palmer. – sbottò il Jarvey, prima di andarsi ad infilare in fondo al letto, tracciando un piccolo tunnel tra le coperte.
- Oh, a Natale ne voglio uno anche io. – esclamò Giles, estasiato.
Da quel momento la loro camerata divenne la più rumorosa di tutta la casa di Serpeverde, e zittire il buon Ferret spesso era un’impresa che andava al di là delle possibilità dei ragazzini, che si ingegnarono per imparare al più presto qualche semplice Incantesimo Tacitante. Le giornate, comunque, cominciarono a ruotare in attesa del rientro in Sala Comune, quando i quattro ragazzini si precipitavano a sincerarsi delle condizioni del fortunato Jarvey, pronti ad insegnarli nuove frase idiote coniate durante le ore di lezione.
Si accertarono presto della sua capacità di infastidire notevolmente gli elfi domestici che in un paio di occasioni minacciarono lo sciopero, perché, giustamente, non gradivano di essere ripetutamente insultati e appellati “orecchie da elefante” o “occhi belli”, durante la loro opera di pulizia.
I mesi che separavano i quattro Serpeverde al rientro a casa per le vacanze passò in un lampo, e quasi senza accorgersene si ritrovarono, più di due mesi dopo dalla prima parola di Ferret, sull’Hogwarts Express, verso casa.
- E così quello è il Jarvey? – chiese James, affacciandosi allo scompartimento dei ragazzini. – Che gli dai da mangiare, è enorme.
- Fatti i cavolacci tuoi, secco! – lo rimproverò Ferret, aggrappandosi alla sbarre della sua gabbietta.
- E’ sempre così? – chiese James, accigliato.
- Dà il meglio di sé con gli elfi. – replicò pomposo Scorpius. Il maggiore dei Potter lo squadrò a sua volta con superiorità, prima di ridacchiare.
- Mio zio George andrebbe fuori di matto per avere uno, lo adorerebbe, eh Al? – e senza aspettare conferma sparì in direzione dei suoi amici. Si era fatto contaminare anche troppo. Arrivarono a Londra nel pomeriggio inoltrato, e fuori faceva già buio. Cody, che abitava lontano dalla capitale e che doveva sorbirsi un altro lungo viaggio, scese di corsa dal treno salutando, e sparì nel fumo della locomotiva.
Giles rimase a chiacchierare un po’, prima di essere trascinato via da sua madre, che aveva una fretta del diavolo.
- I tuoi non sono puntuali? – chiese Al a Scorpius.
- Credo non mi abbiano visto, sennò sarebbero qui. Si sta avvicinando tuo fratello con della gente, devono essere i tuoi.
Malfoy non fece in tempo a finire la frase che Albus era stato arpionato dalla sorella minore, con il preciso intento di soffocarlo lì, in mezzo alla folla.
- Fa così con tutte. – spiegò James a Malfoy con un sorrisino.
- Non essere strafottente. – lo redarguì sua madre.
- Strafottente repellente! – urlò Ferret.
- Questo è il Jarvey di cui vi ho scritto. – spiegò Al, rivolto al padre, che si chinò leggermente per vedere la fonte di tanto divertimento per suo figlio e i suoi amici. Che strano modo di solidarizzare con un Malfoy.
- Scorpius, siamo qua! – urlò una voce femminile, avvicinandosi al gruppetto. Con imbarazzo il bambino subì coccole e saluti da parte di padre e madre, sotto lo sguardo vago della famiglia Potter.
Draco, resosi conto in un secondo momento di chi aveva di fronte si cristallizzò in una posa assai rigida, e parlò il meno possibile. Harry fu ben felice di accontentarsi delle chiacchiere dei suoi figli.
- Padre, guarda, abbiamo scoperto che Ferret è un Jarvey, come ti ho scritto volevo che tu lo sentissi parlare. Saluta Ferret! – disse Scorpius, felice.
Draco Malfoy avrebbe voluto mettere quel coso sotto le rotaie, ma la stretta di Astoria sotto il mantello lo fece desistere.
- Ciao stempiatone! – urlò l’animale guardandolo con un’espressione di autentico affetto. Lily, James e Astoria cominciarono a ridere scompostamente, mentre il resto della truppa tentava di dissimulare mordendosi le labbra con forza. Draco era cinereo.
- Ehi, Harry, mia madre ci aspetta per cena, non fare notte! – urlò Ron da una certa distanza, rendendo Draco un unico blocco di ghiaccio per l’umiliazione pubblica, l’ennesima, a cui si sentiva sottoposto.
- Non rompere Ron, arriviamo! – sbraitò Ginny in risposta, mentre Rose si avvicinava al gruppetto.
- Finalmente vedo anche io il Jarvey. Non me l’ha mai fatto vedere nessuno, stava sempre in Sala Comune giù dai Serpeverde. Al me l’aveva detto. – disse la ragazzina rivolta a nessuno in particolare, tutta d’un fiato.
Scorpius notò con apprensione che ad ogni persone che sopraggiungeva il padre perdeva colore. Ormai la sua pelle era della stessa tinta dei suoi capelli.
- Dobbiamo andare, su Albus, saluta. – disse gentilmente Harry.
- Scorpius può venire a trovarmi durante le vacanze come promesso?
Harry guardò il figlio, poi posò lo sguardo sulla coppia Malfoy. – Ma certo. – commentò, prima di salutare cortesemente Astoria e il pezzo di marmo Draco, e allontanarsi con la famiglia.
- Fraternizzi col nemico? – chiese Ron ridendo, quando Harry fu alla sua portata.
- Al sì. – spiegò James. – Vuole invitare Scorpius a casa nostra per le vacanze e mamma e papà hanno detto di sì.
- Che sei impazzito, Harry? – chiese il signor Weasley, mentre Hermione gli tirava una gomitata.
- E’ splendido che i ragazzi facciano amicizia, vero Ginny?
I Malfoy, intanto erano ancora immobili, sulla pensilina.
- Tutto bene, Draco? – chiese la moglie, amorevolmente.
- Sicuro di voler andare dai Potter, prossimamente? – chiese Draco, gelido, al figlio.
- Ma certo! – replicò il ragazzino, sorridendo.
- Ehi, Buon Natale, mummia!
  
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