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Autore: Sciabola di Avorio    20/04/2015    2 recensioni
Aiden Crawford è solo un ragazzo di 17 anni quando le certezze della sua vita incominciano a vacillare. Sua sorella Deanne contrae una misteriosa malattia che sta incominciando a dilagare in tutto il mondo, e dovrà lottare se vuole mantenere unita e viva la sua famiglia. Nel frattempo, mentre caos e distruzione si impadroniscono della Terra, la magia sembra tornare sul pianeta, come emblema di pace.
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Tematiche delicate
Capitoli:
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<< Mamma? >>
Aiden non vedeva nulla, ma poteva sentire i rumori. La donna si agitò nel buio, lottando con le lenzuola, lasciandosi sfuggire un sospiro.
Il sogno, vuole rimanere nel sogno.
"Mamma, mamma, ti prego, non so cosa stia succedendo."
<< Aiden. >> la voce di lei non era come la ricordava. Sembrava avesse la gola secca, come se unghie si aggrappassero feroci alle sue corde vocali, graffiando, stridendo. << Torna in camera tua. >>
Aiden ebbe paura. Affacciato in quell'oblio nero, dove gli occhi ormai non avevano più alcuna importanza, solo le orecchie erano la sua guida. E non gli piaceva, non gli piaceva per niente.
Voleva davvero tornare in camera sua. Certo che lo voleva. Lo aveva voluto un sacco di volte quando correva a perdifiato via dal bagno lasciandosi dietro una scia di acqua, sperando che quella donna non lo fermasse per fargli ritirare (e di conseguenza lavare) tutta quella moltitudine di asciugamani che metteva a terra per evitare di allagare l'intera casa. Era il difetto di non avere una doccia decente.
Ma comunque, anche se si voltava, sembrava di non averlo fatto per nulla. Era tutto buio attorno a sè. Il nero, senza sfumature, senza ombre. La Notte nella sua completezza.
Un tempo credeva di averla amata, la notte. Amava le notti nere senza luna e con le stelle coperte da coltri così spesse di nuvole che lasciavano solo immaginare quel che ci fosse oltre.
Ma ora, ora la Notte la conosceva, e non era così attraente. Era viscosa, densa quasi come acqua, pesante, opprimente. Sotto i suoi piedi avvertiva un pavimento. Ma c'era? O era semplicemente vuoto? Faceva freddo, o caldo?
Si rese conto di essere caduto carponi, a quattro zampe su quel pavimento d'ossidiana.
"Mi manca il fiato..." si ritrovò a pensare, prima che avvertisse una lancinante fitta alla schiena.
Gridò più di terrore che di dolore. Chi esattamente lo aveva colpito? Che cosa?
Cercò di voltarsi, come per cercare di vedere in faccia il suo aggressore.
Nulla, solo due enormi occhi viola.

<< L'ha uccisa. >>
<< U-uccisa? Ma...>>
<< Le ha tagliato la gola, da parte a parte. >>
Aiden spalancò gli occhi. Sentiva il suo corpo completamente addormentato. I muscoli non rispondevano ai suoi comandi, e si limitavano a tremare convulsamente.
Deglutì. Sentì il sapore del sangue tra le labbra. Si ricordò di essere caduto, forse. Ma era caduto? O lo avevano spinto? O lo avevano colpito? Cos'era successo?
Deanne.
<< Ehi. >> fu un sussurro. Non aveva voce. Era come il debole pigolare di un uccellino che muore di fame.
Di fronte a sè c'erano uomini girati di schiena. O meglio, ragazzi. A parte quello grosso di cui già si era scordato il nome, gli altri sembravano dei mocciosi.
"Volevano uccidere lei, e tengono in vita questi scarti umani".
La rabbia gli diede vigore.
<< Ehi. >> qualcuno lo udì. Uno di quegli stupidi mocciosi lo indicò con un moncherino sanguinante. Era stato medicato con una garza, ma ormai questa era imbrattata di sangue. Aiden sentì le sue viscere attorcigliarsi, ma non fece una piega.
Il ragazzo grosso si avvicinò a lui.
<< Oh, guarda. Sei sveglio. >> Aiden era adagiato su un qualcosa di molto scomodo, sdraiato sul fianco sinistro. Doveva essere qualcosa come una cassa, messa in modo da creare un tavolo di fortuna. Sopra era stata distesa una tovaglia bucata in più punti, in modo da renderla più comoda, ma Aiden, man mano che recuperava la sensibilità nel suo corpo, sentiva solo dolore. E l'omaccione non faceva nulla.
<< Tirami su. >> ordinò, cercando di puntare i gomiti, ma tutto sembrava così faticoso...
<< Sei quello con la sorella. >> rispose invece l'altro, incrociando le braccia muscolose sul petto. Ora che lo guardava meglio, i suoi occhi non erano poi così verdi, e i suoi capelli dovevano essere stati lavati, perché erano di un ramato quasi delicato per un giovane uomo dai lineamenti duri come i suoi.
<< Deanne? >> domandò Aiden, sentendo il cuore accellerare.
<< Sì, quella. La malata. >> frugò tra le tasche dei suoi luridi pantaloni della tuta e ne tirò fuori un pacchetto di sigarette accartocciato. Aiden si domandò come facesse il suo contenuto ad essere ancora integro. << Un bel problema, ma la capa ha deciso così. >>
<< Così come?! >> Aiden si era tirato in piedi senza nemmeno accorgersene, preso dall'impeto, ma ora le sue gambe ne pagavano le conseguenze: le ginocchia tremavano incontrollabilmente, mentre i suoi occhi chiari emanavano lampi. Il ragazzone scoppiò in una risata sommessa, mentre si accendeva la sigaretta. Un pesante odore di tabacco si diffuse nel piccolo cortile cintato.
<< Fumo qui dove stanno quelli messi peggio perché la capa non vuole che fumo nei locali chiusi. Dice che le fa venire mal di testa. >> poi, abbassando la voce. << Io dico che non capisce un cazzo e le serve una bella scopata. >> Aiden arricciò le labbra. Si stava incazzando, eccome.
<< Non me ne fotte un cazzo di come tu ti voglia scopare questa tipa che odia l'odore delle tue fottute sigarette. Voglio sapere di mia sorella, stronzo. >> l'uomo rise un po' più forte.
<< Chiamami Zander. E tu vedi di darti una calmata, Pulcino. Non vorrei mai che ti venisse una convulsione e mi ritrovo a guardarti mentre ti contorci a terra e sbavi. >> tirò una lunga boccata di fumo. << Ne ho visti tanti finire così, sai? >>
Aiden sospirò. Era inutile con le domande. Si issò nuovamente sulla cassa, nonostante le sue natiche gridassero di dolore.
<< Chi è la capa? >>
<< Una che ce l'ha un pochino con te. >> il fumo che uscì dalle labbra di Zander colpì in pieno viso Aiden, che tentò invano di scansarsi. << E' quella a cui hai tagliato la testa. >>
Per un attimo Aiden rimase immobile, come pietrificato.
"L'ho uccisa." pensò, mentre l'angoscia tornava a giocare con il suo intestino. "Non può essere viva!"
<< Ma io l'ho... >>
<< Sì, ma vedi, non è così... normale. >>
<< Normale...? >> indagò Aiden, cadaverico in volto. "No..."
<< Non è umana. >> se solo non avesse visto quella donna (evidentemente "la capa") alzarsi dopo che lui stesso le aveva tagliato la gola, se solo non avesse sognato quegli odiosi occhi color ametista, ci avrebbe addirittura riso sopra. Ma Zander sembrava troppo sempliciotto anche solo per riuscire a dire una balla.
"Quella cosa mi troverà e mi ucciderà, chiunque lei sia"
<< E cosa sarebbe? >> se sapeva cos'era, magari poteva conoscere qualche mito, o qualche storiella per tenerla alla larga. Se era un vampiro, sarebbe bastata una croce e un po' d'aglio per neutralizzarla. O così si diceva.
<< Pulcino, ti sembro uno che sappia cosa sia? >> aveva finito la sigaretta. Gettò il mozzicone a terra e lo calpestò con i suoi stivali sporchi di fango. << La capa si sta occupando di tua sorella. Mi aveva mandato a guardare come stavi. Beh, sei sveglio. Lo farò sapere. >>
<< No, ti prego! >> Aiden si aggrappò repentino al grosso braccio di Zander. Lui lo guardò con quegli occhi verdastri, quasi divertito.
<< "No, ti prego!" >>, lo imitò, e ridendo si chiuse la porta alle spalle.

Nell'attesa, Aiden non era riuscito a stare fermo. Quando Zander si era chiuso alle spalle al spessa porta di legno che collegava alla grande casa a tre piani, Aiden si era trovato solo. Non solo fisicamente: con lui, in quel cortile, c'erano altri ragazzi. Alcuni erano veri e propri bambini sui sette o otto anni, altri potevano avere la sua età, ma erano così magri e smorti che ne dimostravano molti meno.
In quel cortile non c'era via d'uscita. Era a cielo aperto, ma presso le mura c'erano delle tettoie dove la gente andava a ripararsi dalla pioggia. Effettivamente lì pioveva spesso, all'incirca ogni ora, ma nonostante ciò si trattava di una pioggia leggera, e Aiden non correva ai ripari. Rimaneva seduto sulla sua cassa, mentre il legno si gonfiava d'acqua man mano che il tempo passava.
Erano ormai passate tre piogge, quando Zander tornò, seguito dalla donna mascolina dagli occhi viola.
I capelli corvini di lei sembravano più fluenti e neri di prima, e la sua pelle alla luce della sera, bagnata dalla pioggia, sembrava di un pallido innaturale.
Quando la ragazza lo raggiunse, Zander gli fece l'occhiolino e si allontanò a passo deciso dal cortile.
<< Aiden. >> lo salutò lei, abbassando il capo. Lui si rese conto con orrore che sulla sua gola era ancora presente il taglio scarlatto che lui le aveva inferto. Aiden non rispose. << Il mio nome è Acantha. >> sorrise, mettendo in mostra una dentatura perfetta.
"Ha un piercing sul labbro inferiore", notò solo in quel momento Aiden, trovandola all'improvviso così diversa da quando l'aveva incontrata la prima volta. Ora sembrava effettivamente una donna, e non un maschiaccio. I suoi lineamenti erano rigidi, ma armoniosi, e le forme appena accennate in realtà, con il nuovo abito, sembravano molto più piene ed attraenti.
"Indossa anche degli stivali alti, e i suoi abiti sono molto, molto aderenti". Vestiva di nero, e in qualche modo quello sguardo, quella pelle così chiara, lo facevano immaginare. "Non lasciarti ingannare, Aiden. E' la troia che voleva uccidervi."
Nonostante gli stivali avessero un buon tacco, la ragazza continuava ad arrivargli solo fino alle spalle. Aiden trovò buffo quel dettaglio.
<< Acantha. Sì. >> annuì distrattamente. << Mia sorella? >>
<< Io... Ho provato a fare qualcosa. >> Aiden notò che la ragazza evitava il suo sguardo. << Ma non credo andrà a buon fine. >>
Aiden afferrò Acantha per le spalle. Era un peso quasi nullo. Leggera come una piuma, la carne così fragile sotto le sue dita... Nonostante ciò, non mollò la presa. Al contrario, strinse di più. Lei strinse i denti. "Ti faccio male, puttana?"
<< Cosa le hai fatto? >> Aiden la fissava, ma il volto di lei era contratto dal dolore e i suoi occhi chiusi. "Aprili. Fammi vedere la tua paura. Fammela conoscere."
<< Non è il posto migliore per parlarne. Sta ricominciando a piovere. >> era vero. Quando Acantha era arrivata stava smettendo, ma ora sembrava più intensa e fredda.
Aiden ridacchiò.
<< Uh, non è il posto adatto, sta per piovere... Non me ne fotte un cazzo. Adesso parli. >> la pelle sotto la ragazza incominciò a tremare. Ma non era tremore di paura, assomigliava di più a rabbia.
<< Ti avverto, ragazzo. >> Aiden la lasciò andare. La sua voce era la stessa che aveva sentito nel suo incubo! Era quella di sua "madre". << Non dare mai ordini a me. >> aveva timore a guardarla. I suoi occhi erano magnetici, come al solito, ma le sue labbra si stavano arricciando, e sotto ad esse i denti sembravano aguzzarsi, e la sua figura ingobbirsi. Aiden indietreggiò, incontrando la sua cassa e afferrandola come se fosse un ancora. << Tua sorella ha una settimana di tempo. Allora, proverò a salvarla. >>
<< Una settimana? >> domandò confuso Aiden.
<< C'è solo un modo per salvare Deanne dalla Malattia. >> rivelò Acantha, mentre tornava alla porta. Aiden azzardò una corsa verso di lei. << E mi serve la luna piena. >>
   
 
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