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Autore: CookieKay    21/04/2015    1 recensioni
«Riusciva a sentire la magia.
La percepiva con tutti i suoi sensi.
Nell'aria che respirava.
Nel suolo sotto i suoi piedi.
E nella melodia.
La mia melodia.
In me.»

C'è qualcosa di magico nei carillon. Qualcosa che affascina e incanta. Qualcosa che va al di là delle semplici parole. Una melodia dolce e al tempo stesso malinconica che ti accarezza l'anima. E' pura poesia che ti fa danzare anche solo con il pensiero. Staresti ore ad ascoltarla. Ma hai mai fatto caso alla piccola ballerina sospesa nel carillon che si muove a tempo di questa melodia? Tu lo sai perché si trova lì?
*Vi suggerisco di leggere questa "storia" con il sottofondo di Fireside Dance di Danny Elfman (piano version)... Diventa più suggestiva*
Genere: Fantasy, Malinconico, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia non ha luogo, né tempo.
Potrebbe essersi svolta ieri, come domani.




Mi trovavo su quella polverosa mensola da troppo tempo.
Nessuno badava a me.
Ero vecchio e mi sentivo piuttosto solo.
Poi sentii un soffio, una leggera brezza che mi scosse l'animo.
Mi scrutava come se non avesse visto niente di simile in vita sua.
Sentivo il suo tocco, quasi impercettibile, come se avesse avuto paura di rompermi.
Non funzionavo da anni, ma non perché ci fosse qualcosa che non andasse in me.
Ero io che non volevo condividere ciò che avevo.
Nessuno era all'altezza della mia magica melodia.
Nessuno, a parte lei.
Non le era interessato del mio aspetto logoro e malandato.
Nemmeno del fatto che non funzionassi.
Mi aveva portato con lei, per prendersi cura di me in qualche modo.
Era stato il suo sguardo ad incantarmi. Curioso. Paziente. Dolce.
Non voleva ripararmi ad ogni costo per poi stufarsi di me.
Aspettava. Era ferma e aspettava.
Aspettava me.
Aspettava che fossi io a fare il primo passo, che mi sbloccassi e che condividessi con lei la mia magia.
Lei lo sapeva che ero un oggetto magico.
Non so come facesse a saperlo.
Ma era così.
Sorrise un attimo e accarezzò il mio dorso.
Girò la piccola manovella e fu in quel preciso momento che decisi di fare ciò per cui ero stato creato.
Riuscivo a leggere l'estasi meravigliata nei suoi occhi.
Quella melodia che mi ero così tanto tenuto dentro iniziò timidamente.
Dolce, come lei.
Malinconica, come me.

Stavo condividendo ciò che mi era più caro, tutto quello che avevo.
Lei danzava come un angelo.
Una piuma nel vento primaverile.
Affascinante, come la più bella tra le dee.
Non volevo che smettesse.
Volevo guardarla muoversi con quella grazia per sempre.
Riusciva a sentire la magia.
La percepiva con tutti i suoi sensi.
Nell'aria che respirava.
Nel suolo sotto i suoi piedi.
E nella melodia.
La mia melodia.
In me.
Non avrei mai permesso che una simile creatura smettesse di danzare al suono della mia melodia.
Volevo che rimanesse sempre con me.
Sempre.
Con me.
Le sue mani si muovevano come se volesse accarezzare l'aria che la circondava.
La magia.
La magia mi aiutò.
La vidi trasformarsi nella cosa più bella che avessi mai visto.
Bianca come il petalo più delicato di un'orchidea.
In posa come se volesse toccare il cielo con le proprie dita.
Meravigliosa.
Avrebbe danzato per me ogni qualvolta ne avessi sentito il bisogno.
Chiunque avrebbe potuto ascoltare la mia melodia, ora.
Non volevo più tenerla per me.
E mentre gli altri si sarebbero limitati al solo senso dell'udito, io avrei guardato.
Avrei guardato quella creatura danzare per me e con me.

Per sempre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non so bene quale sia effettivamente il mio problema mentale. Ho appena toccato un nuovo livello di instabilità psichica, a questo punto. Sì, ho scritto dal punto di vista di un carillon. Avete capito bene. Perché scrivere di persone, di esseri umani o animali, quando invece si può entrare nella psicologia di un oggetto inanimato? *ironia*
Vorrei precisare che da piccola ero fermamente convinta che i carillon fossero oggetti magici, perché ogni volta che ascoltavo la melodia ne rimanevo incantata, come se entrassi in trance. *infanzia disturbata*
Il titolo di questa COSA (non saprei come altro definirla) è una melodia di Danny Elfman, usata come intro ne “Il Grande e Potente Oz” (ed inizia con un carillon), di cui mi sono perdutamente innamorata. Provate ad ascoltarla come sottofondo mentre leggete la mia COSA, magari vi sembrerà più magica di come effettivamente è.

 

 

  
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